Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 45 - seduta del 09-09-1992
Norme sull'aborto
1992 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 77
  • Attività legislativa

chiedo di parlare sull' ordine dei lavori . signor presidente , senza avanzare alcuna formale richiesta, vorrei rimanesse a verbale che io sarei molto interessato a partecipare a questa fase dei lavori dell' Assemblea — come del resto lo sono numerosi deputati, per quello che vedo, ma la convocazione della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali , che si riunirà fra qualche minuto, mi costringerà, così come costringerà molti altri colleghi, a non partecipare ai lavori dell' Aula. chiedo che ciò rimanga almeno a verbale, poi lei ne trarrà ovviamente le conseguenze che crede. signor presidente , la ringrazio moltissimo. forse la prudenza vuole che non si dia totalmente per scontato che tutto funzioni come un orologio. signor presidente , temo che i tempi si accelerino e si vada per il momento nella direzione opposta a quella che molti credono o annunciano di voler percorrere. vengo dalla Sala della Lupa e non sono riuscito ad ascoltare — e le chiedo scusa — la lettera del collega Colombo. lì, con la benedizione comprensibile dell' ex presidente prestigioso e nobile della nostra Camera dei Deputati nel periodo in cui secondo la sua cultura egli ha vissuto l' unità nazionale e consociativa come un imperativo kantiano o come un « atto puro » gentiliano, si è avuta l' elezione di Ciriaco De Mita , probabilmente subito, a — come dire? — presidente della Costituente antifascista. ciò ha significato eleggere il « Gran Consiglio » invece di consegnare alla giustizia monarchica o repubblicana il capo del proprio partito, indicandolo invece a presiedere la Costituente antifascista. è quanto sta accadendo lassù con il voto convinto degli amici e colleghi del Pds e Verdi. torniamo al 1976; gli schieramenti tornano ad essere quelli. ora ci troviamo qui a discutere in maniera un po' spicciola un « problemino » di second' ordine. come al piano di sopra si sta compiendo una riforma che è una controriforma, così viene millantata qui dentro e nel paese da parte di coloro che l' hanno avallata un' operazione partitocratica: imporre al regime parlamentare l' impossibilità di andare al Governo per il parlamentare eletto proprio per andare al Governo. un' operazione di bassa cucina, violenta e partitica al proprio interno, viene presentata e millantata, come sicuramente farete per l' elezione di De Mita , chiamato a presiedere il comitato precostituente e nuovo-costituente. le analogie, signor presidente , importano. a proposito delle sue dimissioni Colombo dice — e ci dice — che politicamente è falso quello che si presenta e che non è d' accordo: non è vero che in un regime parlamentare sia possibile — senza offesa alla Costituzione, alle regole ed alla riforma — proclamare che vi sono 60 milioni di italiani che possono essere ministri tranne i mille parlamentari; ma proprio ciò si è voluto sostenere. a questo punto, mentre la Camera dei Deputati al piano di sopra sta votando il suo 25 luglio del rinnovamento partitocratico (non dico Benito Mussolini, che era più importante, ma comunque Ciriaco De Mita è il Terracini della situazione), qui stiamo per accettare — io mi auguro di no — le dimissioni di un collega che dice: se, come la Costituzione prescrive e mi consente, voglio servire la Repubblica da ministro, io che sono stato eletto deputato (perché in un regime parlamentare nel 99 per cento dei casi è quella la via obbligata per divenire ministro) devo cessare di appartenere al Parlamento per ordine del mio partito. capisco che, per il senso di disciplina partitocratica della Dc, a questo punto anche coloro che dissentono magari accetteranno le dimissioni di Colombo, ma bisogna sottolineare che in tal modo, collega Bianco, continuate a smentire in modo cinico le vostre tradizioni, quelle per le quali abbiamo spesso ricordato insieme che respingere per cortesia almeno una volta le dimissioni di un nostro collega è dovere ed è obbligo. vi siete preoccupati di attuare e dimostrare il vostro trasformismo e cinismo nel caso di Scotti. non avete avuto nemmeno la prudenza e la cortesia, perché dovevate mettere in banca e presentare allo sconto delle vostre liti interne quella cambiale. allora, signor presidente , io sono fiero di aver votato contro l' accettazione di quelle dimissioni, ma oggi devo pur sottolineare che un vecchio parlamentare, eletto già alla Costituente, il quale è oggi ministro degli Esteri , ci dice chiaramente in una lettera non ipocrita che per la prima volta dopo oltre quarant' anni , non in ossequio alla Costituzione, al Parlamento o alla sua coscienza, ma perché è lo scotto che questo regime ed il modo di essere del suo partito gli fa pagare, si dimette dal Parlamento, del quale ha voluto invece far parte proprio per poter continuare, se del caso, ad esercitare funzioni di Governo, servendo i suoi elettori ed il suo paese. quindi, il « no » del gruppo federalista europeo è coerente e lucido; con esso si tiene presente il contesto gravissimo nel quale passano queste « cosettine » , indice di ben altro. fra tanta « saggezza » che oggi vediamo essere stata la follia delle associazioni per delinquere (non sul denaro, amici, ma contro la Costituzione, contro le leggi e contro i diritti), ci ritroviamo ancora come siamo stati fra il 1976 ed il 1979, a rappresentare con intransigenza e forse con speranza quella posizione. « no » alle dimissioni così presentate e motivate del ministro degli Esteri e collega Colombo, per le ragioni che sono scritte nella sua lettera e per quelle che la Democrazia Cristiana ha insegnato a lungo a se stessa e agli altri: il cosiddetto voto di cortesia è in realtà denso e pieno di mille altre motivazioni e di una profonda ragionevolezza. « no » a queste dimissioni anche perché — ahimè — è pur necessario che qualcuno testimoni che certe nuove linee di alternativa non crollano puntualmente ogni volta che qualche piccola illusione mistificatoria di nuove unità costituzionali o consociative giustifica il sacrificio di piccole cose. ancora una volta queste Parigi non valgono una messa! del partito, non dello Stato! prima salvavate Andreotti, adesso salvate De Mita ! continuate con il vostro sistema!