Nichi VENDOLA - Presidente del Consiglio Maggioranza
XI Legislatura - Assemblea n. 33 - seduta del 28-07-1992
1992 - Governo II Prodi - Legislatura n. 15 - Seduta n. 6
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi (o almeno onorevoli banchi di onorevoli colleghi ), a guardare bene dentro le cifre nude e crude della crisi economica e sociale che investe la società italiana , a cogliere il risvolto concreto di ciascuna di quelle cifre, a leggerne in filigrana il senso drastico di perdita di qualità della vita per le classi subalterne , a sporgersi sull' orlo di quella voragine anche finanziaria che rischia di inghiottirci, si comprende che non si tratta solo di cifre, di arida aritmetica, di grafici e tabelline percentuali a cui opporre ricette di mero virtuosismo contabile e ragionieristico. quei numeri, che evidenziano il deficit e l' affanno dello Stato, non sono neutrali, non sono il prodotto meccanico di processi oggettivi. viceversa, rappresentano l' indicatore, innanzi tutto politico, di una qualità del governare che giunge oggi ai suoi rendiconti più aspri; sono la moneta che paga il mantenimento ed il perpetuarsi di un sistema di potere che ha progressivamente assunto i caratteri del regime; sono il prezzo dell' avventurismo, talora persino eversivo, delle nostre classi dominanti . a queste cifre, all' inquietudine che esse suscitano nella pubblica opinione , il Governo Amato, erede legittimo di tutti i governi che lo hanno preceduto, risponde con un confuso intruglio di mistificazioni, di palliativi, di minacce, ma anche con il non confuso intendimento di recidere i residui legami di protezione sociale, con la scelta odiosa di infierire sul lavoro dipendente , sul piccolo risparmio, sulla vita quotidiana di chi è meno garantito, di chi sente solo sul proprio capo addensarsi tutte le nubi di una stretta economica che non intacca minimamente i territori della ricchezza e del privilegio. è un vento di classe quello che soffia spostando a piacimento le nuvole. per questo piove sempre sul bagnato. per questo i vostri bollettini meteorologici, signori del Governo, mentono sulle cause e sui responsabili dell' incombente tempesta e i vostri prelievi — quelli che, con linguaggio aulico, chiamate « sacrifici » — sono nel contempo indiscriminati e discriminanti, sottraggono tanto, ma solo dalle tasche di chi ha poco. questo è il significato più semplice ed immediato del vostro decreto. ma, a leggerlo insieme ai disegni di legge di delega al Governo in materia di sanità, di previdenza, di pubblico impiego , di finanza locale , balza agli occhi il tratto di fondo di quella che si presenta tutt' altro che come una manovra congiunturale. siamo al redde rationem con quella forma peculiarmente italiana di stato sociale che non è consistita soltanto in rigonfiamenti burocratici sommati agli sprechi ed alle clientele, ma anche in tutela dei più deboli, in diritti sociali, in conquiste di equità strappate con le lotte del movimento operaio . il compimento arrogante di questo disegno liberista avviene in totale sintonia con i progetti di Agnelli ed in singolare sintonia con la libanizzazione di pezzi del nostro paese. il trasferimento di risorse e di potere dal lavoro al profitto ed alla rendita; una modernizzazione senza sviluppo e spesso compatibile con la penetrazione mafiosa; la delegittimazione dei poteri locali, della partecipazione orizzontale delle sedi proprie del dibattito e delle scelte democratiche e, contemporaneamente, l' esaltazione di forme spurie di democrazia autoritaria, di delega in bianco, di — come si diceva — decisionismo; il sabotaggio organizzato, quotidiano e capillare, del pubblico, a tutto vantaggio di un privato che — alla faccia dell' etica protestante e dell' amore per il rischio! — veniva abbondantemente sovvenzionato dal pubblico e, quindi, la socializzazione dei costi di tutte le ristrutturazioni industriali e tecnologiche e la privatizzazione di tutti i profitti; infine, quel rampantismo sociale le cui figure dirigenti — come dire? — , i dannunziani della Borsa certo sobillavano le ambizioni sbagliate di tanta borghesia proprietaria (ma la loro fortuna ha coinciso con quel processo di finanziarizzazione dell' economia che ha costruito l' illusione ottica di una ricchezza non misurata in termini di lavoro, di produzione, di servizi, di infrastrutture, ma misurata solo dalla carta dei soldi): questi sono stati gli anni 80! voi, signori del Governo, siete una protuberanza oltranzistica dei nostri anni 80. quella filosofia autoritaria e padronale che fu il contraltare prosaico alle frizzanterie del decennio scorso, voi la portate alle estreme conseguenze, perché ciò vi è chiesto per entrare nei salotti buoni dell' Occidente capitalistico, per sedervi al tavolo di quella integrazione europea eterodiretta dalla grande impresa sovranazionale e dalla potenza imperiale del marco tedesco. e questo voi potete farlo, e farlo impunemente (e impunemente persino strozzare i tradizionali ammortizzatori del disagio sociale), e alla gente, invece delle scuole e delle mense aziendali, offrirete nuovamente un qualche « Dio — patria — famiglia » , perché pullula di arcaismi questa vostra modernità! potete fare tutto ciò per due ragioni. in primo luogo, per la vostra storica mancanza di capacità di egemonia, cui avete sopperito con la tutela paternalistica e con l' assistenzialismo clientelare; ma quel deficit di egemonia vi porta a cercare legittimazione in forme anche inedite di dominio. in secondo luogo, perché la sinistra nel suo complesso non solo non ha retto l' urto degli anni 80, non solo si è fracassata le ossa, ma ha persino introiettato quella sconfitta storica e ha perso la bussola fino al punto da far proprie le filosofie autoritative della governabilità e del primato della decisione. ed eccoci dunque, signor presidente , onorevoli colleghi , ai giorni nostri, alla crisi italiana che precipita, all' Italia che affonda come il Titanic mentre le classi dirigenti curano la propria eleganza e danzano nei saloni liberty, mentre lo Stato, impossibilitato per le note connivenze e collusioni a combattere la mafia, imbottisce i propri muscoli di anabolizzanti e manda l' esercito in Sicilia a combattere una impossibile guerra. credo infatti che se vi sarà guerra tra questo Stato e il potere mafioso, non potrà che essere una guerra civile . i vostri decreti antimafia e la vostra manovra economica sono due facce della stessa medaglia e ci dicono tutta la insostenibile leggerezza del vostro Governo... le conseguenze di quei tagli (di quelli di oggi e di quelli ancora più corposi che annunciate per domani) non offriranno una sola risposta alla drammatica crisi industriale che stiamo vivendo, non una risposta alla penuria di lavoro e all' abbandono del Mezzogiorno d' Italia. davanti ai cancelli delle fabbriche che chiudono, i volti dei lavoratori, degli operai che hanno perduto o che rischiano di perdere il posto di lavoro sono pieni di un' ansia cui questo Governo non sa offrire alcuna sponda. la decurtazione del salario reale dei lavoratori, questo vortice crescente di licenziamenti o di cassa integrati e di prepensionamenti, le proporzioni impressionanti di una disoccupazione endemica e lo strozzamento della finanza locale , rappresentano l' avvio di quelle privatizzazioni che trasformeranno il bene costituzionale del diritto alla salute e del diritto alla pensione in una polizza di assicurazioni. non è così, signori del Governo, che si perde il controllo del territorio? non è con queste scelte di politica economica e sociale che si offre ai poteri criminali una sponda straordinariamente penetrante per poter determinare il proprio primato su quello dello Stato nel controllo del territorio? quanti altri bambini delle periferie di Napoli, di Catania, di Palermo o di Bari, che è la mia città — o meglio, è la città degli onorevoli Degennaro e Matarrese, per essere più precisi — , quanti altri bambini, difficilmente riacciuffabili all' obbligo scolastico (anche perché le aule sono poche, quelle nuove non verranno costruite o non verranno aperte e quelle che ci sono risultano fatiscenti), sospingerete sulla strada a cercare una risposta deviante alle troppe domande inevase, a cercare un' identità distorta anche perché era stata loro offerta solo la disidentificazione delle periferie e dei ghetti metropolitani? certo, signori della maggioranza e del Governo, sarà davvero difficile portare quei bambini all' appuntamento di Maastricht; avranno altri appuntamenti cui presentarsi. soltanto la mafia — non certo lo Stato — sarà capace di essere contemporaneamente a Maastricht e tra quei bambini, ad offrire una protezione a suo modo efficace. ho avuto modo di ascoltare in Commissione cultura gli intenti programmatici del ministro Rosa Jervolino Russo . faceva un certo effetto la contraddizione stridente che esisteva tra la pomposa solennità di quegli intenti programmatici ed il carattere aspramente prosaico del decreto e di quella parte di esso che concerne la scuola, una parte molto affilata e tagliente per quanto riguarda la decurtazione reale che essa opera, come or ora ci ricordava la collega e compagna Marida Bolognesi. il ministro Jervolino Russo ha incentrato tutto il suo discorso sulla centralità della scuola; era incredibile udire quel tono e pensare a quella realtà. è incredibile che ci sia un Governo che nel suo primo atto, quello che ne contraddistingue filosofia, intenti, strategia e progetto — per esempio a proposito di scuola e di università — , compie tagli che complessivamente si caratterizzano come una vera e propria aggressione al diritto allo studio , all' edilizia scolastica ed al diritto al sapere, e che come contraltare il ministro rivendichi — sia pure a parole — la sua antica concezione sulla centralità della scuola. ma, a leggere bene, questa centralità della scuola nelle parole del ministro Jervolino conteneva un trabocchetto, che era ad un certo punto svelato da una frase: la pari dignità tra scuola pubblica e scuola privata . era proprio lì il trabocchetto: non siamo inveterati e trinariciuti nemici della scuola privata , ma semplicemente abbiamo qualche dubbio che sia proprio la presenza della scuola privata a garantire quel pluralismo che dovrebbe invece essere assicurato dalla scuola pubblica. crediamo poi che, dinanzi ad una politica di sabotaggio della scuola pubblica, non si possa usare tale realtà — la responsabilità della quale è tutta dei governi di questi anni — per finanziare la scuola privata debellando definitivamente quella pubblica. inoltre — se posso permettermi — tutto ciò è stato detto da un ministro tristemente famoso, dal mio punto di vista , per quell' altro provvedimento « a favore della gioventù » — se così possiamo dire con un qualche sarcasmo — che è la legge contro i drogati ed a favore della droga (la famosa legge Jervolino-Vassalli), un ministro che con il suo moralismo invadente parla di asili, di scuola elementare , di scuola media . in realtà c' è da tremare dinanzi a quella che si configura come una sorta di « mucciolizzazione » — se posso usare questa parola — della scuola stessa, caratterizzata da un rientrare invadente di una precettistica autoritaria e gerarchica in ogni ordine della scuola. la verità è che voi — signori del Governo — concepite la spesa scolastica come improduttiva e ciò spiega quell' arida e feroce contabilità per la quale vi siete permessi di stabilire quanto avete previsto nel decreto: avete tagliato 150 miliardi di spesa per l' università nell' anno in corso , rispetto ad una spesa totale di 290 miliardi. si tratta, cioè, di un dimezzamento effettivo delle risorse per il settore. ciò non indica un accidente o una scelta legata al contingente, ma una linea che necessita di un giudizio storico-politico: voi, classi dominanti e di Governo, a partire dal 68 avete risposto alle domande di massa, ma anche di qualità, dei giovani che entravano nella scuola pubblica con la dequalificazione degli apparati formativi. il fatto che non riusciate a rinnovare il contratto con gli insegnanti significa che la dequalificazione passa anche attraverso la svalorizzazione di quella professionalità che poi invocate ad ogni piè sospinto , della quale avete fatto mito e tempio e che, invece, quando si tratta di passare al concreto mortificate quotidianamente. allora, lo scenario che abbiamo di fronte è il seguente: dequalificazione, svalorizzazione delle funzioni docenti, forte ritorno di selezione e di autoritarismo in tutti gli ordini e gradi della scuola. in proposito, fa impressione osservare i dati sulle bocciature nella scuola dell'obbligo , vedere come sono ripartite territorialmente e a cosa alludono dal punto di vista del disagio sociale. ecco la vera mira di tutta la vostra politica: la privatizzazione o, per dirlo in maniera più comprensibile ed efficace, la « berlusconizzazione » del sapere. sono tempi cupi e duri per la scuola, tant' è vero che sui giornali della borghesia fricchettona di questi tempi va di moda attaccare don Lorenzo Milani , considerandolo in qualche modo imparentato a coloro che hanno fatto la lotta armata e quasi associandolo ad una specie di terrorista pedagogico; si dimentica, invece, ciò che di straordinario vi è stato in quegli anni anche per merito della presenza di personaggi veramente profetici, ma oggi cancellati e rimossi, come don Lorenzo Milani . i contenuti sociali, politici e culturali di questa stretta autoritaria fanno davvero paura, almeno a me che, oltre ad essere un parlamentare, sono anche abbastanza giovane. devo dire che sono stupito ed amareggiato che ai ragazzi del coro delle culture repressive si unisca oggi una campana davvero stonata: quella del Vaticano. mi riferisco al documento della Congregazione per la dottrina della fede del cardinale Joseph Ratzinger, che contiene veri e propri suggerimenti prescrittivi nei confronti dei governi. in un momento in cui nel mondo vi sono un bel po' di guerre ed anche sul fronte interno tutti hanno motivi per combattere — qualcuno ha l' elmetto, qualcuno fa stragi di chi vuole — , il cardinale Ratzinger ritiene di individuare il nemico pubblico numero uno nei portatori del cosiddetto « disordine morale » . in base a ciò, i governi vengono intimati ad assumere provvedimenti di giusta discriminazione; ma il linguaggio gesuitico (in senso antico) e da Sant' Uffizio del cardinale Ratzinger è più raffinato: così egli parla di « non ingiusta discriminazione » . anzi, dice che questo atteggiamento è talvolta obbligatorio, allorché si tratti di impedire, per esempio, che omosessuali possano essere insegnanti, medici o allenatori di atletica. sono molto curioso di sapere come intenda comportarsi il Governo di fronte a questo suggerimento insinuante e così intimamente razzista, visto che in questa compagine ministeriale siedono uomini e donne tanto sensibili al richiamo non solo della Chiesa in generale — non parlo del cristianesimo, perché mi pare si tratti di un' altra cosa! — , ma anche a quello delle supreme gerarchie che siedono in Vaticano. sono addolorato, perché mi piacerebbe competere come comunista con un cattolico sul terreno della critica delle forme di secolarizzazione, di mercificazione globale che hanno distrutto la possibilità di una convivenza fondata sull' idea di comunità, sulla valorizzazione delle persone, delle creature. invece è come se la Chiesa cattolica , se questo Papa, avendo creduto di aver vinto, con il contributo che indubbiamente ha offerto alla sconfitta di ciò che fu l' impero dell' est, improvvisamente si fosse scoperto ancora più sconfitto di prima, perché quelle società si erano abbondantemente secolarizzate e avevano usato la Chiesa più come metafora del disagio politico che per autentico sentimento religioso. oggi, allora, dinanzi al problema — che ha il Papa, come molti di noi — di questa americanizzazione invadente della vita, di ogni brandello di pianeta, di questo consumismo unico e dispotico misuratore di tutte le relazioni tra individui e gruppi, il Papa, o meglio il cardinale Ratzinger, o meglio le gerarchie a volte in odore di medioevo, che fanno? ripristinano il culto di un passato cattivo! non sfidano gli altri, noi laici su un terreno più avanzato, sul modo di aggredire le strutture di peccato di cui pure il Papa ha parlato in un' altra enciclica. no, si ripristina semplicemente qualche rogo, qualche forca, si rimette il filo spinato dei propri pregiudizi intorno a coloro che non la pensano e che non vivono alla stessa maniera di chi occupa il soglio pontificio. penso che la prova generale di questa nuova stagione autoritaria sia stata proprio la legge sulla droga Jervolino-Vassalli, come ho detto in precedenza. non so se, oltre ai colleghi Verdi e del Pds, che incontro spesso nelle carceri, qualche altro dei partiti della maggioranza abbia passione, curiosità e abbia mai messo piede a Rebibbia, Regina Coeli o in altre carceri italiane. potrebbe rendersi conto in maniera palpabile degli effetti della legge Jervolino-Vassalli, misurandoli in termini di sovraffollamento. nelle carceri, infatti, vi è il doppio della popolazione che potrebbero contenere. questi colleghi potrebbero accorgersi che lì ha trionfato la legge Craxi-Jervolino-Vassalli: una quantità sterminata, migliaia e migliaia di ragazzi e ragazze tossicodipendenti, gli anelli più deboli di questa infernale catena, patiscono. il loro disagio era come una mano tesa e noi abbiamo offerto non la mano ma la manetta della vostra cultura repressiva. visto che i ragionamenti si tengono, l' emergenzialismo, la cultura dell' emergenza, repressiva, diventa un paradigma di regolazione del conflitto. è molto più facile al conflitto, al disagio o a qualunque forma di devianza offrire un ghetto, le manette, piuttosto che una risposta. l' emergenzialismo è sempre un modo di intervenire a valle. cosa fa la legge sulla droga? droga gli umori dell' opinione pubblica , costruisce un' incredibile nube tossica che fa pensare alla gente che qualcosa si muova. tuttavia, a monte c' è il traffico della droga, che è la principale forma di accumulazione di ricchezza del sistema mafioso. perché non si può aprire una discussione, che è economica, politica, sociale e culturale su come intervenire, al di là di tutti i palliativi e di tutte le fesserie proibizioniste, a monte, colpendo davvero il traffico? sapete che all' estremità della valle c' è il riciclaggio del denaro sporco . credo che non vi sia esercito o pena di morte che potrebbe essere efficace quanto una reale abolizione del segreto bancario o una politica antiproibizionista. noi comunisti non abbiamo nessun cedimento nei confronti di tentazioni giustizialiste, sia quelle di destra sia possibili tentazioni giustizialiste di sinistra. il giustizialismo è sempre giustizia sommaria ed è un modo di non cogliere la radice sociale, la produzione sociale del malessere, di non leggere la mappa di questo dolore che voi invece provate a narcotizzare. contro tutto ciò, signor presidente e onorevoli colleghi , occorre ricostruire l' opposizione, il che significa — dal mio punto di vista — ricostruire le ragioni della sinistra. non perché la sinistra non abbia ragioni, ma perché se l' è perse per strada tante volte. infatti, il virus dell' omologazione ha ammorbato tanta sinistra in molte parti del mondo; forse è questo il motivo per cui la parola « sinistra » appare spesso un guscio vuoto, un guscio senz' anima. bisognerà pure interrogarsi sul fatto che Tangentopoli ha messo le sue tende anche a sinistra, e non mi riferisco a quella sinistra che è il cuore di Tangentopoli, cioè il Psi di Bettino Craxi; parlo di un' altra sinistra. e il consociativismo è stato non soltanto una filosofia, persino con un suo fascino ed una sua nobiltà; è stato una pratica politica che spesso ha preso la via della tangente. ho un sogno: che vengano in sogno al compagno Achille Occhetto, oltre che i leaders di un trasversalismo confuso e talora pericoloso anche quei soggetti sociali ai quali il Governo toglie oggi la parola. ma la sinistra non ha saputo ascoltare quei soggetti sociali quando hanno parlato, e neanche quando hanno balbettato. non c' è opposizione che possa essere efficace, non c' è realismo politico che non sia mero e vile pragmatismo — quello che è moneta corrente in quest' Aula — per una sinistra che voglia tornare a vincere, se non si riparte da quei soggetti sociali, se non si riparte dalla solitudine operaia, dalla solitudine degli studenti, dal Mezzogiorno abbandonato ad un destino nel quale modernizzazione capitalistica e mafia sono assolutamente compatibili. ebbene, se non si riparte da qui è difficile credere che la sinistra possa tornare essa, oltre che l' onorevole Occhetto, a sognare. concludendo vorrei dire che le lenzuola bianche, stese ai balconi della nostra indignazione dinanzi a questa Italia che sprofonda ed è pianta da tutti — dalle persone oneste, ma anche con le lacrime dei coccodrilli di regime — , da sole a volte non bastano se indicano un' indignazione generica, se non chiamano per nome e cognome i nemici veri dell' altra Italia, di quell' Italia onesta che lavora, che paga le tasse. dobbiamo dunque stare molto attenti, perché quelle lenzuola bianche possono diventare bandiere bianche, se non sapremo riattivare con forza, senza vergognarci delle nostre ragioni, una lotta grande contro il Governo e contro la filosofia, la cultura e persino la civiltà — si fa per dire — che dal disegno di legge di conversione del decreto legge che questo Governo ci ha proposto si riverberano con una violenza che mette i brividi: una violenza antioperaia, antipopolare e — io credo — anche antidemocratica.