Umberto BOSSI - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 31 - seduta del 24-07-1992
Misure urgenti per il risanamento della finanza pubblica
1992 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 31
  • Attività legislativa

ho letto con attenzione l' introduzione al decreto legge di cui si sta discutendo la conversione in legge. innanzi tutto, debbo esprimere non solo perplessità, ma fortissimi dubbi sulla costituzionalità intrinseca del provvedimento. era prevedibile che la I Commissione desse il suo assenso per il solito gioco dell' omertà tra le maggioranze. basterebbe però, sollevare l' eccezione del mancato rispetto dell' articolo 81 della Costituzione, il quale sancisce, al quarto comma, che ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte: questo disposto non è certo stato rispettato. tra l' altro, non si tratta neppure di pochi spiccioli, dal momento che sono già stati approvati il bilancio e la legge finanziaria e considerato che sempre l' articolo 81 della Costituzione recita: « con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese » prive di copertura. nel provvedimento in esame è previsto qualche taglio alle spese (agli articoli 2 e 3), ma si tratta di misure di poco conto . ci troviamo, quindi, di fronte ad una grassazione, come io la definirei, ufficialmente calcolata intorno ai 30 mila miliardi. considerato che, se ricordo bene, fino a poco tempo fa si è detto — e bisognerebbe chiamare a testimoniare l' ex ministro del Bilancio Cirino Pomicino — che risultavano mancare 20 mila miliardi, divenuti poi 30 mila, per banali errori ai conteggio, si deve rilevare che tale cifra potrebbe ritenersi formata soltanto da numeri cabalistici, ossia mutabili a piacimento. ha ragione Goria, allora, quando sostiene che si tratta solo di un pezzetto rispetto a quello che si abbatterà sugli italiani subito dopo le vacanze estive. insomma, le entrate previste per 30 mila miliardi potrebbero in realtà equivalere a pasticche di aspirina, mentre il trattamento chirurgico che subiranno i contribuenti italiani è tuttora in fase di studio. intanto, però, si ha l' impressione che il Governo stia procedendo a tentoni. si parla di un complotto contro la lira, di una manovra organizzata — non si è ben capito da chi — per impedire all' Italia di rispettare gli accordi di Maastricht e di sedersi alla pari accanto ai suoi partners comunitari. l' ex senatore Andreatta, indubbiamente esperto di finanza ed economia, ha dichiarato in un' intervista che il Governo dispone al massimo di cento giorni per completare la manovra illustrata dal presidente del Consiglio Amato. abbiamo poi sentito il governatore della Banca d'Italia Ciampi affermare che è assurdo tentare di sostenere l' equilibrio generale, economico, finanziario, produttivo e sociale del paese manovrando soltanto la leva monetaria. ci hanno detto, inoltre, che l' aumento dei tassi rappresentava un atto dovuto, e nelle condizioni in cui ci troviamo può darsi che Ciampi abbia anche ragione. intanto, però, il ministro del Tesoro Barucci ha chiesto che la manovra si snodi nell' arco di almeno un triennio ed ha ritenuto di cavarsela sostenendo che le regole confermate a Monaco, « pur in un' atmosfera di simpatia » — cito le sue parole — « di incoraggiamento e di comprensione, non transigono » . insomma, l' Italia deve fare da sé. probabilmente dovrà fare ricorso al paradosso Del Barone di Münchausen il quale, caduto in uno stagno e sul punto di affogare, sarebbe riuscito a salvarsi tirandosi fuori per i capelli. il Governo, proprio adeguandosi a questo umoristico paragone, ci dice che, siccome finora gli italiani non sono stati né casti né virtuosi, adesso devono affrontare un periodo strettissimo di digiuno e di verginità. ma chi non è stato virtuoso? chi ha speso senza alcun controllo il denaro degli italiani? chi ha scialacquato, chi ha rubato a man bassa durante questi anni. qui non si tratta neppure più di chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti, perché mi pare che sia scomparsa anche la stalla! mi meraviglia, allora, l' ottimismo del presidente del Consiglio Amato quando, al rientro da Monaco, ha detto che, con il diminuire dei rischi di inflazione, risultato della politica dei sette, sarà sempre più possibile avere una riduzione dei tassi d'interesse . proprio per dimostrare la lungimiranza dell' onorevole Amato, Ciampi gli ha consegnato l' ulteriore aumento dello 0,75 per cento dei tassi, allo scopo di evitare un pauroso deragliamento della nostra economia nello scontro con la locomotiva tedesca. se vogliamo essere seri, occorre dire con chiarezza che non si riuscirà a tener basso il tasso di inflazione , in primo luogo, se non si procederà sempre più severamente nella selezione della spesa pubblica ; in secondo luogo, se non si fermerà l' emorragia rappresentata dall' assistenza cronica per accumulare e pagare i voti destinati, più spesso di quanto non si creda, ad estendere il dominio delle mafie; in terzo luogo, se non si abolirà il sistema delle cattedrali nel deserto — mi riferisco logicamente alle partecipazioni statali — , del pizzo, degli appalti-tangenti, delle grassazioni burocratiche, delle concussioni, dei ricatti corporativi, eccetera. né, direi, sono straordinarie coincidenze le vicende giudiziarie che illuminano a giorno nella cronaca nomi eccellenti, magari di tutti i partiti, collegati direttamente o indirettamente alle truffe del palazzo. e allora, se è vero che esiste un complotto contro l' Italia, e contro la lira italiana in particolare, mai come in questo momento mi pare che Ciampi sia lasciato solo sul terreno dove potrebbe aver luogo l' imboscata. infatti, la Banca d'Italia sembra l' ultimo baluardo italiano ed anche l' ultima spiaggia . e di certo non vale a determinare un minimo di rinvigorimento della nostra situazione generale il rinvio delle leggi delega al prossimo autunno. se il Governo pensa agli esami di riparazione, sbaglia di grosso! vale la pena ricordare ancora la relazione della Corte dei conti così come vale la pena consigliare al presidente dei Consiglio Amato di fare una ricognizione a fondo al suo interno, invece di guardare fuori dalle finestre del palazzo. questo Governo non può difendere con le unghie e con i denti il « manuale Cencelli » e, contemporaneamente, pretendere di imporre al paese lacrime e sangue . non dovrebbe essere la Lega Nord , che è liberista, a ricordare ad Amato, che è socialista, che in uno dei suoi scritti, Engels — stretto collaboratore di Marx, ma anche capitalista, in quanto industriale — analizzando il mercato del lavoro , elaborò una formula che taluni definirono delle proporzioni invertite. questo lo schema estremamente semplice. in periodi di ricchezza e di benessere, i profitti crescono per i capitalisti — utilizzo logicamente parole di Engels — in proporzione geometrica e, per i lavoratori, in proporzione aritmetica, in rapporto al miglioramento dei salari, all' aumento dell'occupazione e al miglioramento dei servizi sociali . in periodi di depressione, invece, tale rapporto si inverte: i profitti dei capitalisti, per la loro maggiore resistenza economica, diminuiscono in proporzione aritmetica (in termini di minori introiti, minori profitti e minore produzione), ma per i lavoratori la crisi aumenta in proporzione geometrica (parlo di diminuzione dei salari, di aumento degli indici di disoccupazione e di esuberanza dei licenziamenti). mi pare che la Lega Nord , liberista, sia qui a ricordare ad un socialista che certe scelte sono evidentemente durissime per il paese, durissime per i lavoratori e per le categorie più povere e più deboli del paese. una delle ricette alternative, onorevole Amato, sarebbe la lotta agli evasori. sono almeno trent' anni , per esempio, che sentiamo parlare di manette agli evasori; finora, però, come avviene per gli spacciatori di droga — giacché cadono nella rete della polizia solo i pesci più piccoli — così accade per le evasioni fiscali. ma la peggiore delle continue aggressioni fiscali, la più aguzzina, è quella che continua ad operare sulle classi a reddito fisso e sui piccoli e medi risparmiatori; ed è facile rendersi conto della differenza tra risparmiatori e speculatori, perché la maggior parte del risparmio finisce nei depositi bancari e postali e nei titoli di Stato . probabilmente si tratta, se non di prediche, di domande inutili, per parafrasare o ricordare Einaudi. bisognerebbe chiedere a questo Governo come giustifichi la stangata sugli immobili. non esiste più nulla di lecito e di protetto in questo saccheggio continuo che il Governo sembra volere o ha legalizzato. è un assalto, direi, banditesco a mano armata contro chi paga le tasse (altrimenti, ti accusano anche di rivolta fiscale, basti vedere quel che succede al nostro movimento). il Governo non ha neppure esitato a colpire la casa, il bene più caro degli italiani. il colpo inferto alla cieca dal Governo non ha neppure esonerato la prima casa e quella con mutuo ancora in corso . ciò conferma le condizioni disperate del palazzo che, con cinismo, continua a ripetere che il popolo italiano è ricco e che il nostro è uno dei sette paesi più industrializzati del mondo. un capitolo a parte, altrettanto infamante, è rappresentato dal nodo delle pensioni. si tratta di un capitolo infamante per responsabilità non solo dei partiti, ma anche dei sindacati di regime: sembra che tutto quello che passa per le mani di questi signori divenga sporco...! qui non si tratta soltanto di discutere sul limite dell' età pensionabile o sulla determinazione della retribuzione media rapportata ai cinque o ai dieci anni precedenti all' inizio del trattamento di quiescenza ! la giungla delle pensioni è solo la conseguenza del disordine mirato, necessario al Governo per mescolare subdolamente il capitolo previdenziale con quello assistenziale. la libertà sindacale prevista dalla Costituzione è stata manovrata, assicurando tutto il potere a Cgil, Cisl e Uil, dando insomma ai confederali — a turno — la guida e la presidenza del carrozzone Inps. eppure, oggi questi sindacati, dopo aver provocato ed esasperato spinte corporative (rappresentate dai Cobas, dalle varie UCTA, dai GILDA, dagli autonomi insomma), hanno il coraggio di atteggiarsi a giudici dei loro complici ed a padroni della nomenklatura! al di là delle mere dichiarazioni, credo che questo Governo, onorevole presidente , non riuscirà mai (o non vorrà mai, che è la stessa cosa) ad impostare una seria politica dei redditi . in particolare, non farà nulla, o quasi, per le piccole o medie imprese , che pure rappresentano la parte più viva dell' attività produttiva, ma non posseggono i limiti di resistenza dei colossi pubblici e privati per difendersi adeguatamente dalle conseguenze dell' attuale recessione. il presidente della Confindustria Abete si è lamentato per gli effetti del trattamento riservato da questo Governo al risparmio ed alla lotta all' inflazione. il senatore Agnelli, però, ha votato la fiducia al Governo Amato e considera questo Governo come il migliore possibile oggi! del resto, Abete e gli altri grandi managers privati possono sempre usufruire — mi si consenta il termine — della cassa integrazione guadagni , del prepensionamento e, magari, di rilevanti aiuti sotto banco a fondo perduto per trasferire aziende dal nord al sud: certo, grazioso incoraggiamento per una rinascita del Mezzogiorno, che, in questo modo, continuerà ad essere al di là da venire! per quanto riguarda il sud, ritengo necessario ricordare le vittime delle cosche, ultima in ordine di tempo il giudice Borsellino. le definirei vittime predestinate del sistema, vittime cioè di un terrorismo politico che fa esplodere le bombe a Palermo non solo per interrompere una catena conoscitiva di giudici esperti di mafia, ma perché il boato delle bombe di Palermo risuoni fino a Milano, dove Di Pietro e la procura della Repubblica , sfruttando al meglio il cambiamento politico del 5 aprile, colpiscono il nodo della commistione politico-affaristico mafiosa. certo, onorevole Amato, oggi vanno all' incasso cambiali sempre più onerose per il paese. direi che la mancata previsione della riforma della Pubblica Amministrazione , della lotta all' evasione e del rilancio dei settori produttivi comporterà costi sempre più alti. purtroppo, se adottassimo oggi tali misure, i risultati non sarebbero immediati. capisco quindi i motivi di reticenza e di paura del Governo ad operare determinate scelte. viene da pensare ad una sorta di nemesi storica: chi ha troppo approfittato ed abusato dei propri privilegi e della propria potenza ai danni del paese e dei cittadini, oggi ha timore di adottare provvedimenti incisivi e di lungo respiro, perché questi ultimi potrebbero far venir meno il consenso elettorale, almeno per un certo numero di anni. tutto ciò anche se tali misure potrebbero aumentare le aspettative, restituire la fiducia nell' economia italiana , pur se in tal caso non vi sarebbe più bisogno di promettere alti tassi d'interesse che, più che attrarre capitali esteri, mi pare che a questo punto servirebbero ad evitare la fuga dei nostri capitali all' estero. viene spontanea una considerazione: chi vive da cicala d' estate, in inverno muore! vi è inoltre da considerare — va sottolineato — la beffa delle privatizzazioni. il ministro Guarino in un' intervista ha affermato che le due superholdings (una industriale, comprendente l' Eni, l' Enel e forse l' Iri e l' altra finanziaria, comprendente l' Ina, la Banca nazionale del lavoro e TIMI) nasceranno con un patrimonio netto di 60 mila miliardi complessivi, già depurato dei debiti degli enti trasformati in società per azioni . inevitabile sorge, a questo punto, qualche domanda. chi pagherà i debiti, ad esempio? soltanto TIRI ne ha per ben 66 mila miliardi. come potranno essere imboscati quei debiti, che pure esistono? chi sottoscriverà quelle azioni e quelle obbligazioni convertibili in concorrenza con buoni del tesoro e titoli di Stato ? contrordini, patetiche smentite si accavallano su tale manovra; Iri ed Eni non si scioglieranno più e, da ultimo, anche le due superholdings sono sfumate: tutto va al Tesoro, insomma! lo Stato-padrone crolla all' est, ma non da noi; da noi questo Stato-padrone fatica a diventare Stato regolatore, Stato liberista. padrone resterà il ministero del Tesoro , che non potrà mai possedere meno del 55 per cento delle holdings. è ridicolo! il problema non è certo quello di ripartire le quote di capitale delle partecipazioni statali ma è, al contrario, quello di stabilire — una volta per tutte — se si voglia o non si voglia andare in Europa: se la risposta è « sì » , se scegliamo di andare in Europa, allora le partecipazioni statali non sono più strategiche e vanno liquidate. vi saranno nel futuro magari partecipazioni statali europee, ma queste vanno eliminate! capisco bene che si viene ad aprire un interessantissimo capitolo che definirei della proprietà federalista, un capitolo molto affascinante ed interessante, su cui il mio movimento sta lavorando. se non si vuole andare in Europa, evidentemente bisogna scegliere tra le partecipazioni statali quelle che sono più efficienti e tenersele. ricordo che qualcuno (direi molto a sproposito), nell' ambito di chi ritiene possibile trovare formule ottimali per risolvere qualunque problema, anche il più difficile, ha esaltato il sistema keynesiano del deficit-spending. secondo Keynes, invece di stringere i freni, bisogna lasciar progredire l' inflazione per aumentare la produzione e i consumi, diminuendo, quindi, il risparmio. ma questa formula (che pure incontrò un certo successo e che fu inserita nel New Deal di Roosevelt) ha un carattere, direi, eccezionale e temporaneo. è lo stesso Keynes che lo ha confermato, quando ha dichiarato che la sua formula doveva agire come una cura da cavallo, ma, evidentemente, per salvare il cavallo, non per ucciderlo, e per restituirlo quindi alla sua attività normale. direi che è questo l' equivoco sul quale invece stanno ripetendosi pedissequamente da quarant' anni i governi del persistente centralismo e, per sopravvivere a se stessi , questi stereotipi multicolori si mascherano dietro le formule più varie: dal compromesso storico , all' arco costituzionale , al consociativismo all' istituzionalizzazione del « manuale Cencelli » . altro che storie, direi che questa è la nemesi, signor presidente ! i dissipatori di ieri implorano aiuto oggi per attuare misure di emergenza improrogabili: misure per pagare i debiti enormi e i privilegi della nomenklatura che sta arroccata nel palazzo. il ministro delle Finanze Goria ha avuto il coraggio di affermare con arroganza: « o passa la manovra, oppure ci dimettiamo! » . ed ha aggiunto che il Governo ha fatto scelte importanti, che non riguardano questa manovra solamente, ma un' intera politica, della quale proprio questa manovra è solo un pezzetto; e che se il pezzetto dovesse venire contraddetto dal Parlamento ciò significherebbe che non vi è più fiducia in questo Governo. a parte il fatto che, secondo me, il ministro Goria avrebbe già dovuto essersi dimesso, vorrei ricordare che la nostra è stata la prima forza politica a chiedere di non mettere un ministro inquisito nel nuovo Governo. direi che è addirittura strabiliante questo suo tono ricattatorio — o mangiare questa minestra o saltare dalla finestra — , come se fosse il Governo la vittima ed il popolo italiano il carnefice. eppure le cifre della voragine — o per meglio dire della bancarotta fraudolenta — parlano chiaro: basta scorrere la memoria del procuratore generale della Corte dei conti Di Giambattista per vedere un paesaggio pieno di infinite macerie, mentre continua a dilagare il fiume in piena dei buoni del tesoro, la consistenza dei quali è ormai pari a 343.148 miliardi (ho voluto ricordare una cifra che è lievitata rispetto al 1990 di più del 4 per cento ). quindi, mentre in quest' Aula abbondano i discorsi, su ogni italiano che nasce pesa un debito (crescente!) di un milione e mezzo; su tutta la comunità pesa un debito che sfiora — anche se l' ipocrisia tipica della nomenklatura lo nega — una cifra astronomica. mi pare quindi che Craxi, ad esempio, sia troppo ottimista quando si limita ad affermare che l' Italia sta rischiando un processo di sudamericanizzazione: in questo processo direi ci siamo già da un pezzo. e Craxi, che è stato ed è tuttora tra i responsabili del palazzo — soprattutto dopo che la tribù del garofano ha conquistato uno degli Oscar delle tangenti — , non può assumere ipocritamente la veste di Catone il censore; non solo lui, ma tutti i suoi compagni di cordata , dovrebbero rinunciare al condizionale — « perderemmo » , « scenderebbe » , « non potrebbe sostenere » e via dicendo — e usare l' indicativo, passato o presente...! ma voglio essere obiettivo: non è solo Craxi il responsabile di tutto ciò; ecco perché è impeccabile la sua chiamata di correo proclamata in Aula durante il dibattito sull' articolo 68, vista la lunga fraternizzazione del partito socialista con la Democrazia Cristiana , con il Psdi, con il partito liberale ed il lungo idillio romantico anche con il partito repubblicano . signor presidente , la Lega Nord voterà contro la conversione in legge di questo decreto presentato dal Governo, non solo perché è anticostituzionale ma soprattutto perché non è escluso che possa costituire — per come stanno oggi le cose — un ulteriore contributo a favore della criminalità organizzata . vi sono poi altri motivi per votare contro, ed il collega che ha parlato prima di me ne accennava alcuni. per quanto riguarda gli enti locali ad esempio, secondo noi, che siamo federalisti ed autonomisti, è evidente che quello in esame è un provvedimento che blocca pesantemente i trasferimenti agli enti locali e alle regioni. altro che autonomia impositiva, altro che autonomia delle regioni! questo decreto mi pare spinga verso una scelta che definirei centralista aberrante: per questo la Lega Nord voterà contro la conversione in legge del provvedimento in esame.