Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 30 - seduta del 23-07-1992
Sulla situazione della giustizia
1992 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 53
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , colleghi, noi siamo molto attenti a quanto i presidenti della Repubblica dicono e, soprattutto, a ciò che dice, ovviamente, l' attuale presidente, così come a quello che diceva il suo predecessore; per cui, incidentalmente, vorrei dire che aspetto che le Camere siano di nuovo perfettamente costituite, per tornare ad affrontare subito e d' urgenza il problema posto dagli attentati alla Costituzione, sicuramente realizzati dal predecessore dell' attuale Capo dello Stato , poiché ovviamente gli attentati alla Costituzione non si prescrivono. anche questo è un modo per dimostrare seriamente attenzione e rispetto per quello che si fa. se il nostro attuale presidente della Repubblica rivendica con fierezza e — ritengo — con legittimità i suoi 45 anni di appartenenza alla Democrazia Cristiana (ripeto, lo fa a mio avviso legittimamente) in quello stesso momento marca, legittima e in qualche misura mi costringe ad essere ancora più coerente alle radici e alla storia del movimento al quale appartengo ed ho appartenuto. chi ha questa prerogativa, colleghi, non si è illuso sul carattere della partitocrazia! abbiam pagato con l' isolamento e la solitudine, anno dopo anno, il tentativo di condurre tutti nella direzione opposta a quella verso la quale adesso tutti riconoscono di essersi temerariamente incamminati. ma io non ho, ovviamente (altrimenti, forse sarei democristiano anch' io), fiducia nel sistema partitocratico, nel partito che nel bene o nel male ne costituisce il perno, la Democrazia Cristiana , circa la possibilità di autoriformare quel sistema nel quale i partiti in questione sono caduti, non che abbiano voluto. questa capacità demiurgica non posso riconoscerla; d' altra parte, i voti che stanno intervenendo dall' inizio della legislatura lo confermano: quante volte, colleghi, in realtà saremmo pressoché unanimi nel votare in un certo modo e siamo poi indotti dalle larve del potere dei nostri partiti a votare contro la nostra convinzione, a cominciare da ieri sera? signor presidente , se comprendo l' atto di deferenza alle parole, agli annunci ed alle richieste presidenziali che la stragrande maggioranza di gruppi hanno inteso compiere, non per questo noi riteniamo di dover dare fiducia al cammino che si è prescelto. d' altra parte, per ragioni quasi specularmente opposte a quelle che il lucido intervento di Lucio Magri ha denunciato, noi crediamo nella tradizione democratica classica anglosassone più che in quella — della quale Magri è apologeta — della democrazia proporzionalista d' Europa. l' unica cosa che non comprendo è come mai Magri non si renda conto che essa ha prodotto puntualmente solo i mostri di questo secolo, che altrove non sono comparsi se non come indotto della crisi (da Weimar alla Repubblica spagnola , a quella francese, all' Italia del 1919, 1920 e 1921, alla Cecoslovacchia del 1945 e 1946). si tratta infatti di una concezione di democrazia fondata sulla fiducia nelle fazioni e sulla consegna a queste ultime dei processi rivoluzionari, cosa sulla quale credo il collega Magri nella migliore delle ipotesi — dico davvero! — , stia per impegnarsi. non nutriamo quindi alcuna fiducia verso l' opera cui ci si sta accingendo, ma neanche compiamo alcun ostracismo verso di essa. riteniamo che le cose sulle quali potete mettervi d' accordo in modo operativo saranno in realtà quelle che comporteranno il mero ed astuto tentativo di autoconservazione del vostro sistema comune. trovo del tutto normale che il partito dei Verdi — oggi devo dire forse con una capacità che non avete più — riesca ad arricchire questo istinto di autodifesa ed essere vigilante come Rifondazione — e per gli stessi motivi — contro i rischi del passaggio all' uninominale e comunque al punto di riferimento anglosassone. senza drammi, amici: se fra sei mesi doveste dimostrarci il contrario, al quale tenteremo eventualmente di collaborare, ne saremo molto felici! ma ve l' immaginate — quando non riuscite neanche a convocare un Consiglio nazionale per fare magari una riforma od un' elezione — che ad un tratto invece il Parlamento riesca ad essere nuova Costituente? no. pur tenendo presente quello che Lucio Magri, che Francesco Rutelli, che la Lega — nella sua lucida scelta, anche se troppo limitata e di fatto proporzionalistica e delle fazioni come via per il bene generale — auspicano, dico che solo quando saremo riusciti, sulla via delle grandi battaglie per i diritti civili (divorzio, aborto ed altri) e per i referendum, a realizzare anche il passaggio ad un sistema elettorale di tipo anglosassone e ad una società politica organizzata secondo quel modello, solo allora potremo probabilmente pensare di attuare anche la riforma federale o federalista. per il momento sarebbe molto meglio non ritenere — pallacordianamente — di poterla avere pronta per febbraio, e sarebbe molto più liberalmente intelligente recuperare insieme magari il « via i prefetti » di Luigi Einaudi e portarci a casa man mano questo tipo di risultati. ad ogni modo, tanti auguri, colleghi. il mio « no » (è il mio: dobbiamo sottolineare che le varie sensibilità portano a diverse accentuazioni del tema in ciascuno di noi) è molto più convinto di quello espresso per la Commissione Bozzi. è un « no » di sfiducia a quello che volete fare, di non concordia su quello che proclamate di voler fare, di timore che nemmeno quello farete e che quello che eventualmente si farà sarà ancora peggio. d' altra parte vi è da parte mia una volontà fermissima di impedire che nel buco nero di queste riforme costituzionali voi facciate cadere quella riforma elettorale che non appartiene a questa Commissione ed al settore delle riforme costituzionali ma alla via di una riforma avanzata e molto precisa, quella che appartiene alla nostra storia di riforma della società italiana ed europea.