Gianfranco FINI - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 296 - seduta del 12-01-1994
Sfiducia al Governo
1994 - Governo IV Berlusconi - Legislatura n. 16 - Seduta n. 407
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

onorevole presidente , colleghi, onorevole presidente del Consiglio , il gruppo del MSI-Destra Nazionale è uno dei pochi gruppi presenti in quest' Aula che, dal giorno in cui lei siede a Palazzo Chigi , non le abbia mai mostrato segni particolari di disponibilità. il suo Esecutivo è vissuto in momenti particolari — come del resto ella stessa ha ricordato — tra benevole astensioni e sostegni più o meno sinceri, ottenendo un consenso di forze pari a circa F85 per cento delle forze presenti in questo Parlamento. noi siamo stati fra i pochi a non aver mai subito una sorta di attrazione fatale nei suoi confronti: non le abbiamo votato la fiducia (non ci siamo nemmeno astenuti), ci siamo sempre comportati da opposizione; e riteniamo in tutta franchezza che ciò sia stato un bene. è stato certamente un bene per noi, così come dimostra il fatto che ogni qualvolta si è andati alle urne siamo stati ripetutamente premiati dagli elettori, che evidentemente hanno dimostrato di apprezzare in qualche misura la nostra opposizione, specie nei confronti di alcune iniziative del suo Governo in materia economica e sociale culminate poi nella recente legge finanziaria . ma ritengo, con altrettanta sincerità, che il ruolo di opposizione svolto dal Movimento Sociale Italiano nei suoi confronti sia stato sostanzialmente positivo, signor presidente della Camera, anche per il Parlamento, che in alcuni momenti di fortissima indignazione della pubblica opinione — derivata soprattutto dall' esplosione della questione morale — ha potuto a nostro modo di vedere conservare ancora il suo ruolo di depositario della volontà popolare , soprattutto per le posizioni assunte anche in quest' Aula dalla opposizione al suo Governo, e specificamente dalla nostra opposizione. quindi, senza averle mai fatto sconti particolari, ed anzi avendo cercato di farle pagare il conto tutto e per intero, credo di essere sincero forse più di altri in quest' Aula nel momento in cui non ho alcuna difficoltà a riconoscere al suo Governo ed alla sua persona in particolar modo una buona dose di dignità: non di dignità umana della persona, che ovviamente è al di fuori della nostra discussione, ma di dignità politica. ricordo a me stesso il precedente dibattito in quest' Aula, in cui da più parti ci si sforzava di dimostrare ciò che non era dimostrabile, vale a dire che il Governo Ciampi fosse di legislatura e non a termine. invece il suo Governo, nato nei fatti come un Governo a termine e con un duplice intendimento — da un lato, quello di varare la legge elettorale maggioritaria , così come avevano voluto largamente gli italiani il 18 aprile; dall' altro, quello di non far naufragare l' economia nazionale nel disastro della bancarotta dello Stato prodotta in qualche modo dagli eccessi e dai guasti della partitocrazia nei decenni scorsi — ha sostanzialmente raggiunto entrambi gli obiettivi. tuttavia, non le riconosco questa dignità tanto nel modo in cui ha assolto al doppio compito per il quale aveva avuto la fiducia del Parlamento, perché specie sull' affermazione che ella abbia avviato davvero la ripresa economica ci sarebbe forse molto da discutere, quanto nel fatto che ella, signor presidente del Consiglio , è stato il primo a ricordare, dopo l' approvazione della legge finanziaria , che il suo mandato era, per quello che la riguardava, sostanzialmente adempiuto. voglio cioè darle atto di essere stato onesto con se stesso e per certi aspetti con gli italiani, perché in una fase molto difficile della nostra vita, in cui nessuno sembra ricordarsi dell' esistenza di un istituto pure importante come le dimissioni (che diventa addirittura moralmente doveroso in tante circostanze, specie quando non si è al di sopra di ogni sospetto nemmeno nei confronti di ipotesi gravi), ella ha avuto il buon senso di ricordare che il suo compito era finito e che quindi, tutto sommato, lei si rimetteva alle decisioni del Parlamento, attendeva dal Capo dello Stato una chiara indicazione, ma certo non sarebbe rimasto aggrappato alla poltrona di presidente del Consiglio . un comportamento, insomma, che per certi aspetti potremmo definire da cittadino, non da partitocrate della prima Repubblica . e se non fosse stato — io credo — per l' azione molto spregiudicata e certo molto intelligente (ma anche direi piuttosto spudorata) di un uomo politico della prima Repubblica qual è l' onorevole Pannella, un' iniziativa subito raccolta al volo dai tanti naufraghi più o meno disperati di Tangentopoli che sono in quest' Aula, molto probabilmente l' Italia si sarebbe risparmiata la brutta pagina — me lo lasci dire — che stiamo scrivendo quest' oggi, vicenda al cui confronto Pirandello e Bisanzio sono capolavori di linearità e di chiarezza. l' invito che le rivolgo a nome del Movimento Sociale Italiano quindi, onorevole presidente del Consiglio , è quello di non smentire se stesso . tributato il doveroso omaggio al Parlamento e alla sua centralità con questo dibattito, tributi un omaggio altrettanto doveroso e ancor più urgente agli italiani: si rechi dal Capo dello Stato e rassegni le dimissioni, senza attendere di vedere che cosa uscirà dal cappello magico, ma per certi aspetti un po' impazzito, della partitocrazia, se una mozione di finta sfiducia, da cui qualcuno vorrebbe farla risorgere come l' araba fenice , oppure una mozione di finta fiducia, con cui allungare l' agonia del Governo per qualche settimana. non si presti, cittadino Ciampi, alle finzioni; mostri per davvero l' indipendenza dai partiti con la stessa chiarezza con cui, nel corso del suo intervento iniziale, ha voluto sgomberare il campo dall' ipotesi di una sua eventuale disponibilità a partecipare alla campagna elettorale , che ci auguriamo si apra quanto prima, come candidato in pectore di uno degli schieramenti che, ai sensi del sistema maggioritario , si contrapporranno dinanzi agli italiani nelle prossime settimane. faccia quel che le compete per far calare rapidamente il sipario su questa commedia poco edificante. si assuma le sue responsabilità e metta il Capo dello Stato nella condizione di fare altrettanto. siamo certi che il presidente della Repubblica abbia presenti in modo evidente i rischi gravissimi che l' Italia correrebbe qualora dovesse perdurare l' attuale fase di progressiva delegittimazione delle istituzioni, di ogni istituzione. in tante altre circostanze da questi banchi, e in qualche occasione anche da parte mia, si è auspicata chiarezza, e in molte circostanze anche un' accelerazione della crisi del sistema. credo che forse qualcuno potrebbe meravigliarsi nel momento in cui dovesse sentirsi dire, come mi accingo a dire, che in questo momento ci preoccupa in particolar modo un rischio di corto circuito, che in qualche modo ravvisiamo, per la democrazia italiana, un rischio di corto circuito che è reale, per annullare il quale non vi è che una cosa da fare: staccare la spina, decretare la fine della XI legislatura e votare subito, entro Pasqua, perché solo un Parlamento nuovo, rinnovato, effettivamente espressione della volontà popolare quale essa è oggi, può avere l' autorità necessaria per garantire gli italiani e per ricostruire la credibilità delle istituzioni. credo che non si possa aspettare molto e non si debba attendere neanche qualche settimana in più per chiamare gli italiani al voto. certo, vi sono alcune leggi che andrebbero approvate, in particolare quella sul voto degli italiani all' estero, che un voto del Senato che non esito a definire infame ha sacrificato sull' altare degli interessi inconfessabili di alcuni partiti. ma temo che l' Italia non possa permettersi di rinviare neanche di qualche settimana il momento dello scioglimento delle Camere , perché se è vero, come tutti diciamo, che la situazione sta degenerando e che per certi aspetti sta addirittura marcendo, nessuno può escludere che altri fattori possano, nelle prossime ore, renderla ancora più grave. chi può escludere, onorevoli colleghi , che vi siano altri velenosi sospetti pronti a dilagare, altre rivelazioni più o meno esplosive, altri coinvolgimenti eccellenti nella cosiddetta questione morale ? perché continuare un gioco al massacro che non risparmia ormai neanche il Quirinale? è un gioco al massacro che domani potrebbe colpire anche il potere giudiziario , l' unico potere al quale al momento gli italiani ancora guardano con una certa fiducia; ma fino a quando? e non è forse arrivato il momento di dire che a un potere giudiziario che in Italia è oggi l' unico potere abbiamo il dovere di affiancare subito un potere legislativo credibile, che sia rispettato dalla nazione, un potere legislativo rinnovato, da cui tragga a sua volta consistenza e legittimità un Esecutivo rinnovato, credibile, capace di governare? del resto, tutti — perché nessuno prima di me e nessuno dopo di me ha parlato della necessità di tenere in vita la legislatura fino al termine naturale — a parole concordano sulla necessità di rinnovare le Camere. per queste ragioni oggi è importante definire non tanto quale Governo ci porterà al voto — e forse, a ben vedere, non stiamo nemmeno discutendo di questo — , quanto la data in cui andremo a votare. noi — lo ripeto — chiediamo che lo si faccia entro Pasqua e che sia lo stesso Governo Ciampi, dimissionario, a portare gli italiani alle urne. un Governo Ciampi-bis o un qualsiasi altro governo elettorale avrebbe solo un compito evidente quanto non dichiarato: allontanare di qualche mese la data delle elezioni, giungere forse a giugno, dar modo a qualcuno di riorganizzarsi, soddisfare certamente esigenze legittime — le esigenze dei partiti — , ma facendo correre rischi gravissimi, a nostro modo di vedere , per la stessa credibilità delle istituzioni. credo che non nascerebbe assolutamente nulla di nuovo e di positivo se al termine del dibattito dovesse in qualche modo nascere un nuovo Governo elettorale o se si tenesse in vita, in modo tutto sommato ipocrita, l' attuale Esecutivo. penso, al contrario, che il nuovo possa nascere che sia in procinto di essere evidente a tutti, ma che debba nascere ridando la parole alle elettrici e agli elettori e che ognuno di noi abbia il dovere di presentarsi al giudizio delle elettrici e degli elettori assumendo la propria quota, la propria dose di responsabilità, auspicando quel confronto sereno e civile che, pur nell' asprezza, già ha caratterizzato le ultime competizioni amministrative, tra modi diversi di concepire in alcuni casi la vita, certamente la società. non credo che faremmo cosa buona per il paese se individuassimo nel nemico soltanto il ricorso alle urne e magari nell' obiettivo che unisce la possibilità di rinviare quel ricorso di tre o sei mesi. altrettanto francamente dico che non si può pensare di dar vita a coalizioni o aggregazioni in funzione alternativa a qualcuno se non si ha la capacità di fondare quelle coalizioni o quelle aggregazioni su ciò che unisce, su valori comuni, su obiettivi in qualche modo assimilabili, su un progetto che ognuno di noi ha il dovere e il diritto di presentare agli elettori. ecco perché riteniamo, signor presidente del Consiglio , traghettatore oltre che cittadino, che sia il momento di far approdare il suo Governo dall' altra parte del fiume di torbide acque che ha caratterizzato questi ultimi tempi. credo che dall' altra parte vi sia soltanto il responso che le urne daranno per fare in modo che il nuovo nasca, che l' Italia sia davvero una Repubblica in cui il confronto è tra schieramenti diversi, ma anche e soprattutto per fare in modo che una pagina certamente brutta degli ultimi tempi sia archiviata quanto prima, perché in quella brutta pagina nessuno penso si possa ravvisare e riconoscere se non con qualche rimorso e, in molti casi, con molta cattiva coscienza.