Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 293 - seduta del 18-12-1993
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1993 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 265
  • Attività legislativa

signor presidente , colleghi, a questo punto, è bene che alcune cose siano ricordate in modo chiaro: noi denunciamo da molti anni e decenni una cultura, che ci viene dal precedente regime, organicistica e strutturalistica che produce superfetazione di leggi. è una concezione quasi etica di qualsiasi norma. quelle che dovunque, storicamente sono banali norme amministrative, e che devono rientrare nei poteri e nelle responsabilità dell' Esecutivo, vengono sequestrate da un legislativo che presenta caratteristiche ben precise, per ragioni essenzialmente di monopartitismo imperfetto , di eguale cultura postfascista, erede non dell' antifascismo al quale ci si richiama, ma erede, come dire?, in piccolo, della cultura fascista. avete sacralizzato qualsiasi momento di amministrazione esecutiva del potere, sequestrandola e dandole una configurazione legislativa. tutto è legge! fate migliaia di leggi e i presidenti delle Camere, quando ricevono il « ventaglio » , dicono: « ne abbiamo votate 270 » ! dovrebbero vergognarsi e dire invece: « purtroppo, continuiamo ancora a sfornare leggi come panini » . la politica delle istituzioni è una politica che dovrebbe essere innanzitutto apolitica! la nostra posizione è stata semplice: l' articolo 68 della Costituzione, nel suo divenire e alla luce del nuovo processo, è altra cosa rispetto a prima. noi proponiamo una mutazione semplice del regolamento (che si può realizzare nello spazio di un pomeriggio): stabiliamo che è solo per impulso eventuale del membro della Camera o del Senato, investito da una vicenda giudiziaria (ho detto « per impulso » , non a sua difesa!), che il Parlamento può essere chiamato a pronunciarsi se non vi sia lesione dei diritti della istituzione. da ciò risulterebbe una cosa molto chiara: innanzitutto il parlamentare che così opera rinuncia all' ipocrita e necessario rito cui oggi è condannato e che lo costringe a dire: « ma io ho chiesto che venisse concessa l' autorizzazione...! » . dichiarazione senza alcuna efficacia, spesso senza alcuna esattezza e priva di alcuna verità! dunque, chi parla da questi banchi vi ha chiesto e vi chiede, colleghi, di non avviare un processo pericoloso di peggioramento (infido e pericoloso) del testo costituzionale: le due votazioni, le ripetizioni di votazione, l' esposizione a referendum, a questo punto demagogici, che sicuramente voi state istigando (perché — lo ricordo a me stesso — il secondo comma dell' articolo 138 della Costituzione recita: « le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecento mila elettori o cinque consigli regionali » ). voi state avviando una procedura irresponsabile di legislazione abusiva, di superfetazione e di modifica addirittura della Costituzione per quanto riguarda questo aspetto! quel che dite è falso ed è difesa a posteriori di una politica di criminale irresponsabilità consociativa! non è vero che con l' articolo 68 accadano le cose che avete deplorato e che deploriamo: non era imposizione della legge, ma viltà necessaria di una politica che non era e non poteva essere di difesa della Costituzione repubblicana, nemmeno al livello della difesa del diritto e dei diritti di ciascuno, anche del parlamentare. quindi c' è questa menzogna che fate circolare: il contrasto sarebbe tra chi vuole rinnovare e chi vuole conservare. no, noi diciamo che è inutile mettere in atto questo meccanismo di revisione della Costituzione, perché sarebbe sufficiente una revisione (che possiamo attuare in poche ore!) dei nostri regolamenti per ottenere invece un capovolgimento totale, un elemento di trasparenza e di limpidità, di impulso di questa procedura che potremmo appunto — senza pericoli e chiacchiere — attivare. dovete però dire a voi stessi che se avete abusato anche in questo non è per scelte politiche della vostra consociazione. ed è normale — lo dico al carissimo collega De Pasquale — che abbiate ricostituito l' unità del Pci: oggi in Aula siete Pci, con due ali, una di Rifondazione e l' altra del Pds, perché vi trovate a tutelare (l' intervento di Violante lo ha detto chiarissimamente) una concezione partitocratica della democrazia, quella pluralistica, proporzionale e via dicendo, al di fuori della quale Violante nega che vi sia il grande perimetro della democrazia classica anglosassone, per continuare a dire (come solo trent' anni fa si aveva il coraggio e l' impudicizia teorica di fare) che non vi è alternativa al modello continentale, proporzionalistico e pluralistico, se non l' assenza di partiti e il caos, non certo la limpidità del bipartitismo o tripartitismo della democrazia classica anglosassone. è vero che dietro questa visione c' è adesso il fatto che vi siete messi d' accordo stanotte per riproporre — grazie alla complicità della Presidenza ed in violazione flagrante e senza precedenti del regolamento — un testo già bocciato dalla Camera. quando nella miseria si ha bisogno anche di metodi sbagliati o di piccoli e grandi soprusi e se una causa per essere difesa richiede questi metodi, è la causa stessa che si qualifica...! noi abbiamo dimostrato quello che volevamo dimostrare, ciò che questo Parlamento rivendicava rispetto alla demagogia dei nuovi potenti o dei nuovi capiplebe: Scalfari di Repubblica, la rivolta plebea, la diffamazione quotidiana, la messa alla gogna; spesso i baroni o il cardinale Ruffo ricorrevano alla plebe contro il sovrano, se quest' ultimo rappresentava il diritto e lo Stato! non sono nemmeno dei Ciceruacchio: sono i baroni (una volta avremmo detto: di una certa classe) contro il terzo stato, più cinici, più corrotti, più perbenisti, più moralisti e più sentenziosi... vi è poi naturalmente la sinistra crispina e trasformista, quella di Dodo Battaglia che si esprime in ogni alito: il trasformismo costante, l' uso forcaiolo delle circostanze, la presunzione perbenista, l' offerta alla destra di essere unita nel disprezzo della destra storica e del senso del diritto a favore di quello della falsa opportunità. il senso non dello Stato ma della ragion di Stato , il senso non del proprio partito ma della ragion di partito e di parte e dell' interesse di ogni momento. ecco perché, contro un procedimento costituzionale aberrante nel merito, un procedimento di revisione complicato ed infido, contro questa perdita di tempo, contro le demagogie contrapposte, contro le imprudenze che adesso ci porteranno avanti per anni rispetto a qualcosa che invece potremmo chiudere in pochi giorni mediante una revisione del regolamenti, ci assassineremo nei referendum: ma li promuoveremo, li promuoverò io stesso ed a questo punto ci potete credere! ci volete costringere a ciò e allora andiamoci! assistiamo a questo « accanimento terapeutico » del collega Casini; stanotte vi siete messi d' accordo su una sola cosa: quella clausola battuta che riguardava la maggioranza assoluta del componenti dell' Assemblea era quella che rendeva necessario il Pds e chi voleva aggregarsi a questa situazione. su questo avete ritrovato l' accordo e subito — piatto ricco, mi ci ficco! — la « grande opposizione » repubblicana ha fatto un tuffo dentro l' immediato (piatto ricco, mi ci ficco!). credo — Enzo Bianco — che questo, da Catania a Roma, sia sempre e comunque un criterio. qualche volta, come a Catania, il piatto ricco era anche quello della legalità, e quindi vi ci siete buttati; ma se dovete scegliere tra piatto ricco e legalità, scegliete sempre il piatto ricco, anche se dovete abbandonare la legalità! è bene dirlo con chiarezza, perché certi moralismi non vanno. dunque, signor presidente , voterò con convinzione contro questa proposta di revisione costituzionale, perché superflua, dannosa nei suoi contenuti, imprudente, mistificante rispetto alla realtà. la verità è che sul piano tecnico-giuridico — quante volte ve lo abbiamo detto e vi abbiamo messi sull' avviso! — la partitocrazia era associazione per delinquere contro i beni tutelati dalla Costituzione, quelli dell' informazione e non solo del denaro. è solo per motivi di opportunità che oggi il giudice Di Pietro non contesta quello che è evidente: il reato associativo. ma se andiamo avanti, questo reato associativo, su Moro, sull' attentato alla Costituzione negli anni di piombo per consentire la messa a morte di Moro... avete dietro non grandi armadi di cadaveri, ma una storia che si risolve o assieme, legiferando bene e rinnovando le regole, o dovendo ancora una volta ritrovare le vecchie divisioni. mi auguro che questa sera siano molti coloro che qui si espongano alla gogna del linciaggio dei baroni e dei cardinali Ruffo del nostro Stato, di La Repubblica e via dicendo. mi auguro che molti dicano con fierezza di voler essere iscritti nell' elenco di coloro che vengono apparentemente messi a morte nella loro immagine da uno dei poteri non regolamentati della vita dello Stato. con questo voto contrario dimostriamo di saper fare quello che un democratico che rispetti lo stato di diritto deve saper fare, signor presidente : assumere la responsabilità del passato che eredita, anche se contro quel passato aveva lottato a fondo ed anche se di quel passato non è colpevole, se di colpa si tratta. rivendicando ciò, abbiamo — credo — tentato di interpretare la Camera ed il Parlamento in tutte le sue parti e non solo nella parte che ci onoriamo di rappresentare. grazie.