Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 26 - seduta del 20-07-1992
Sulla politica economica del Governo
1992 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 37
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signor ministro, colleghi, ma esiste un Governo, in questi frangenti? io capisco che ciascuno di noi si trovi, nella sua inadeguatezza individuale, a ripetere parole che in realtà sono irresponsabili e stolte; ma questo non è possibile nel momento in cui si pretende e si ha il dovere di governare il proprio tempo, le istituzioni, il paese, le ore che ci incalzano. dunque, amici del Movimento Sociale Italiano (ma un po' anche di tutti i gruppi), noi saremmo in guerra; dunque, vi sono due parti in guerra; dunque, vi sono due gruppi di combattenti; dunque, vi sono, da una parte e dall' altra, donne, uomini, figli, famiglie fiere delle bandiere che si contrappongono. dunque, i morti da una parte e dall' altra saranno ugualmente onorati in questa tragedia! questa, nel suo orrore, è guerra? ma voi tornate, dopo l' aberrazione del terrorismo, a ridare a gente di questa fatta la patente di belligeranti, voi del Governo? e qui voglio dire alle donne e agli uomini d' Italia e di Palermo che ci ascoltano: non è vero! sono dei criminali disperati! le loro donne, i loro uomini hanno vergogna di loro! non saranno onorati dai loro figli! non avranno onorata sepoltura! non avranno ricordo! le donne accanto a loro hanno paura della bestialità e della disperazione alla quale sono condannate! guerra? no, per infame che sia, questa non è guerra! e non sono soldati i cinquecento o i mille morti, uccisi da queste bande di disperati, armati dalla legge criminogena che è la vostra, signori del Governo di questa società, che attraversa tutti questi banchi! credo di poterlo dire senza iattanza, perché abbiamo avuto il coraggio di essere inermi, senza rivendicare, noi di area radicale, un' oncia di potere in questi decenni. noi abbiamo compreso che gli averi erano una bestemmia per chi voleva riforme e capacità di governare. noi vi diciamo: non abbiate timore, se voi riuscite a riacquistare, in questi momenti di disperazione, la responsabilità della speranza, se riuscite a guardare e a pensare a quello che accade nelle famiglie degli assassinati e in quelle degli assassini! noi sappiamo farci forti di questo, non nella vostra pochezza e impotenza, signor ministro, che giustamente ha portato, istintivamente, il presidente del Consiglio a fare qualcos' altro di importantissimo, anziché venire in quest' Aula! noi, signor presidente , la ringraziamo perché, se parliamo, lo dobbiamo a lei, in questa mendicità che ci consente solo cinque minuti, mentre i facitori e i disfacitori delle menzogne di regime, i La Volpe e i Vespa, hanno avuto nove ore per insultare il Parlamento, per mentire, per dire al Parlamento intero che è sua, la colpa! e subito, vilmente (perché quando si è pochi, nel numero e nella qualità, si diventa vili), il presidente del Consiglio , ieri, ha cercato di ricattarci e ha detto una sola frase: « che il Parlamento voti i decreti » . mentitore e vile, il presidente! andatevene, dovete andar via! ho ben sentito, Occhetto, quando tu hai detto: oggi all' opposizione e domani al Governo. no! oggi al Governo, oggi al Governo! andate via, perché non rappresentate nemmeno le speranze di ciascuno di voi! non è vero, Di Donato , che questo è il Governo di chi ha accettato di esserci! non è un caso se avete messo il veto, se avete impedito, se avete creduto di poterci insultare nel silenzio! noi abbiamo sempre, con fierezza, dal 1976, mendicato la possibilità di governare con voi, avendo visto per tempo (e lo abbiamo dimostrato) quello che avrebbe travolto la Repubblica, e le coscienze, e la vita. oggi siamo noi a difendere, contro la demagogia vile, per esempio quell' istituto dell' immunità parlamentare che state mollando per viltà, invece di rivendicarlo con decenza. spero di essere domani, colleghi (ma siete troppo pochi), quello che, col voto segreto o no, riuscirà a dare il senso della decenza. noi abbiamo lottato per essere processati: ne siete stati sempre testimoni e ci avete anche insultati per questo. domani diremo al paese che non è questa la risposta! non è, ministro Mancino (perché dicendolo mentite a voi stessi), con 113 leggi che sono state approvate una dopo l' altra, in dieci anni, mentre in Francia ce ne sono state cinque, in Spagna tre e in Inghilterra nessuna, che potete pensare di ricostruire il processo, la giustizia, la forza dello Stato! ogni vostra richiesta di innovazione, per il momento, dà qualche illusione di maggiore efficacia, nella quale lo stesso Borsellino, forse, era caduto. ma lo avete consegnato al boia per quella efficacia senza garanzie! non c' è processo! noi rivendichiamo agli occhi del paese, sulla droga, sull' unificazione delle forze di polizia , la nostra grande capacità di governo! se siamo pochi è perché abbiamo avuto pochi averi: ma l' essere profondo della democrazia riposa in questi banchi, non esclusivamente, ma anche per questo. grazie, signor presidente . esprimo solo il dolore, non l' amarezza, che le italiane e gli italiani debbano vedere, impunemente, per dieci ore i La Volpe , i Vespa e i Tg3 rovinare con le loro stupide ed inadeguate menzogne, mentre i parlamentari della Repubblica possono parlare al massimo cinque minuti, grazie al presidente, cercando anche di rivolgere alle donne e agli uomini di Palermo e di tutta Italia una parola di speranza, di amore, di forza, di superiorità di coloro che rischiano di essere assassinati rispetto agli assassini, di superiorità nella vita ed anche nella vittoria. così si governa, signor ministro, trovando la forza e le ragioni del Governo nel diritto, e non le « arlaccate » impotenti, che virilmente ricordano che forse si dovrebbe contrapporre violenza a violenza. sono cose, Occhetto, delle quali è bene che ci sbarazziamo assieme. credo che le sinistre crispine, da La Malfa agli altri, non serviranno troppo, né a noi, né al paese. grazie.