Gianfranco FINI - Ministro degli Affari Esteri - Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
XI Legislatura - Assemblea n. 26 - seduta del 20-07-1992
Informativa urgente del Governo sugli sviluppi relativi alla vicenda del sequestro di Daniele Mastrogiacomo e dei suoi collaboratori afgani
1992 - Governo II Prodi - Legislatura n. 15 - Seduta n. 143
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , colleghi, il signor ministro dell'Interno non ha avuto l' onestà intellettuale che ieri ha avuto un segretario di un partito di governo che ha detto testualmente: « io mi vergogno » . credo che i rappresentanti del potere politico debbano nutrire innanzitutto questo sentimento, il sentimento della vergogna, nel momento in cui, presentandosi alla nazione, hanno sotto gli occhi, come tutti gli italiani, le scene tragiche che ieri abbiamo visto tutti quanti, e ricordano il sacrificio di un uomo come Borsellino e dei cinque agenti di scorta. vergogna, signor ministro dell'Interno , per l' incapacità che questo sistema politico ha dimostrato in questi quarant' anni di lotta — a parole — alla mafia che uccide quando vuole, dove vuole, chi vuole e come vuole! vergogna per le compiacenze, per le collusioni, per le contiguità, per le complicità che il sistema politico italiano ha avuto e ha nei confronti del sistema mafioso! signor ministro, voglio leggere anch' io una frase tratta da una intervista del giudice Borsellino, una frase certamente molto meno gratificante per lei e per gli uomini come lei di quella che ha letto poc' anzi : « non c' è mai stata da parte della classe politica la volontà di reagire alla mafia. la mafia è infiltrata nelle istituzioni, che vengono corrose dall' interno, ma ciò è possibile in quanto questa tecnica si è incontrata con il sistema dei partiti che hanno interpretato il rapporto con lo Stato come rapporto di occupazione, che rende lo Stato, e in particolare gli enti locali , permeabili a logiche diverse da quelle del pubblico interesse » . Paolo Borsellino pronunciò queste parole a Siracusa il 30 settembre 1990. credo che in questa frase vi sia tutta la tragedia del popolo siciliano, che ha scoperto e scopre sulla sua pelle che interi « pezzi » dello Stato — e, in particolare, i partiti del potere in Sicilia — non rappresentano l' antimafia ma, in molti casi, il miglior alleato della mafia. Paolo Borsellino ebbe a dire in un' altra occasione che sono almeno 200 mila i voti che i partiti di potere controllano ogni qualvolta si va alle urne, il che autorizza me a sostenere che in quest' Aula c' è certamente qualche deputato eletto nei partiti di potere con i voti mafiosi. in questa frase c' è non soltanto la tragedia della Sicilia, ma anche l' esasperazione degli agenti che l' hanno contestata e la contesterebbero, se ne avessero la possibilità; in questa frase c' è anche il senso profondo del dolore di una famiglia che ha rifiutato al sistema politico italiano l' ennesima farsa dei funerali di Stato. la famiglia Borsellino ha, infatti, ritenuto che per onorare la memoria di Paolo e dei cinque agenti di scorta fosse necessario chiamare a raccolta il popolo siciliano, ma fosse del tutto inutile consentire al sistema di mettere nuovamente in mostra le solite facce ed i soliti metodi. ecco quindi perché il sistema politico italiano difetta, a nostro modo di vedere , di quella credibilità morale cui ieri il Capo dello Stato ha fatto riferimento; una credibilità morale che non c' è anche per il permanere di una ipocrisia, che è francamente intollerabile: quell' ipocrisia con la quale ella, signor ministro dell'Interno , ha voluto porre la linea del Piave della lotta alla mafia nell' eventuale approvazione del decreto Scotti-Martelli. un decreto che noi voteremo; un decreto, però, che ieri era in vigore , e che non ha impedito l' uccisione di Borsellino, un decreto che non può essere spacciato come una panacea perché tale non è ma che, soprattutto, non può divenire sinonimo di inganno nei confronti della gente perbene! ecco quindi perché è intollerabile l' ipocrisia di chi a caldo dice che siamo in guerra, ma poi non ha il coraggio di essere conseguente; l' ipocrisia di chi dovrebbe spiegare ai siciliani onesti che, se la mafia ha dichiarato guerra, questo Stato, senza ricorrere a leggi eccezionali ma applicando il codice penale militare di guerra in tempo di pace, ha il dovere morale di rispondere ad atti di guerra con atti di guerra: abbiamo il dovere di far sì che le condanne a morte non siano eseguite soltanto dai mafiosi! signor ministro dell'Interno , voglio forse rivelarle un piccolo segreto: il giudice Borsellino pochi giorni prima di morire si era confessato, perché era un credente — onorevole Forlani — e perché aveva saputo che era giunto in Sicilia il tritolo che era a lui destinato. quella era una condanna a morte, che è stata eseguita! e credo che di fronte a una simile ferocia questo Parlamento abbia il dovere non soltanto di difendere quel poco di credibilità dello Stato che c' è ancora, ma di passare definitivamente all' azione e di rispondere alla guerra — ripeto — con atti di guerra.