signor presidente , colleghi, ieri di nuovo abbiamo sentito — e non accade spesso — un grande intervento parlamentare, non so se migliore, di uguale livello o meno efficace rispetto a quello che il collega Craxi aveva già pronunciato in quest' Aula. e la nostra Assemblea, con oltre 520 presenti, ha ascoltato in silenzio; altrove si direbbe in religioso silenzio, ma io vorrei dire semplicemente con religiosità anche laica rispetto alla parola che si ascolta e che si pronuncia. un paio di zanzare si sono sentite per un istante, e non di più; e questo per quarantacinque minuti. tutto ciò forse proprio perché quell' intervento, essendo durissimo, essendo fazioso — da fazione, da partito — ha raccolto il rispetto che normalmente molti di noi ritengono sia invece da riservare a chi non eccede, non sembra eccedere o non ha durezza di proposizione. non è vero! ci si può convertire anche nei propri punti di vista , nelle proprie costumatezze o scostumatezze di comportamento di fronte a qualcosa per cui ne valga la pena. e l' intervento di Craxi ripropone una lettura della situazione nella quale vi trovate e ci troviamo, che ha tutta la suggestione e la suggestività dell' esattezza. Craxi con puntualità, non raccolta ovviamente da chi non è capace di puntualità in proprio quando riferisce — e cioè gran parte della stampa italiana — , a più riprese ha detto « in alcuni casi, alcuni giudici » . ha detto una cosa esatta ed anche vera. naturalmente all' esterno si è affermato che Craxi ha attaccato i giudici! era importantissimo. Craxi passa da un attacco generale o generico all' evocazione puntuale di alcune cose che sappiamo e sanno loro: alcune dichiarazioni di Di Pietro ed altre assai tardive, come quelle di Borrelli alla stampa dell' altro giorno, dimostrano che senza dubbio interventi gravemente patologici corrispondono ad alcune delle più decantate azioni processuali nel nostro paese. da qualche tempo, però, colleghi, signor presidente , io ho cercato, come sempre inutilmente... cari colleghi , il limite mio non è il vostro, perché a me accade, per vostra bontà, di sentirmi dire molto spesso che avevo ragione, come ieri; e magari domani potrei averla di nuovo. in realtà, nei comportamenti e nei fatti questa mia capacità di dare umilmente il contributo della ragione, o della ragionevolezza in alcuni casi, finora non è stata mai riconosciuta. vi è stato forse, su un piano politico diverso, all' inizio della legislatura, un momento di ascolto, nella costituzione degli organi dello Stato , nella novità della situazione nella quale ci trovavamo. sono sei mesi, un anno, un anno e mezzo che lo dico, e torno a ripeterlo. se esiste una iniziativa parlamentare, non dell' istituzione in quanto tale, ma che ne caratterizzi il connotato di un attimo, rilevo che io cinque mesi fa, già da qui, vi dicevo « ai giudici, ai giudici, ai giudici » , come si dice « alle urne, alle urne, alle urne » . già nella defatigante e sbagliata lotta meramente difensiva e vittimistica (da vittime, anche) nei confronti delle iniziative dell' ordine giudiziario, del potere giudiziario — che naturalmente, essendo anche l' eccesso una manchevolezza ed una inadeguatezza, è stata per un trentennio il fondamento della degenerazione associativa criminale, in termini tecnici, del nostro sistema — il ceto politico ha mostrato delle aperture e delle fragilità democratiche. ma la giurisprudenza è stata in termini di regime feroce, senza eccezioni. si è proclamato che Iri, Eni e Rai dovessero sottostare a considerazioni di tipo privatistico, contro le nostre denunce. quindi, questo ordine giudiziario oggi, nella sua stessa qualità, è una parte di quel regime che cerca di seppellire gran parte di voi o di noi (personalmente, per eleganza mi metto fra di voi), in alleanza con una parte di noi o di voi, anzi di voi, perché in questo non ho eleganza! l' accordo è con l' opposizione di regime. io ero contro. definivamo la nostra posizione opposizione alle maggioranze e opposizione alle opposizioni. come era prevedibile, attraverso l' opposizione di regime e l' alleanza con l' ordine giudiziario, fondamento della legalità illegale, si sono avute leggi che vigevano, alle quali tutti, da Prandini all' ultimo di voi, potete richiamarvi. le leggi vigenti dicevano che non si toccava l' Agip, che non si toccava l' Eni; con Spagnuolo e con le sue alternative di sinistra, se noi denunciavamo per peculato o altro, si rispondeva per Bernabei (o, oggi, magari per Curzi o non so chi!), per TIRI e per l' Eni che, non essendo quegli enti amministrazioni pubbliche o a queste equiparabili, non vi erano peculati, né concussioni, né altro! è vero, e Craxi lo dice forse senza chiarezza adeguata: in Italia vigevano leggi che erano fuori legge rispetto alle leggi scritte. allora, vi è una parte del regime perdente, il ceto politico ufficiale, Dc, Psi e connessi! c' è poi l' altra parte, quella che faceva leggi ladre (invece di essere ladri nell' ambito delle leggi vigenti), le grandi leggi della dissipazione dello Stato: i comuni e gli enti locali come luoghi della spesa pubblica dissipata, dell' assistenzialismo più impossibile, del volontariato (e potevamo usare i telefoni dei comuni!), di una certa visione della società assistenzialistica, provvidenzialistica e solidaristica (tanto per usare un termine che mi pare peggiore dei primi due e che sta tornando di moda). o questa lotta interna ritrova, come ha fatto con Craxi, dignità, decoro, risposta, manifestazione patente dei suoi limiti, o altrimenti ci troviamo scompensati, non sappiamo come andare avanti. in realtà, il regime riesce a vincere e a rigenerarsi nel peggio: sostituiremo al vostro lassismo la loro virtù e avremo, al posto dei santi che non ci hanno più dato fastidio da almeno una ventina d' anni (l' ultima volta, forse, è stato nel 1948, quando si facevano piangere le Madonne), i Falcone e i Borsellino ridotti a santini, e qualcuno che si mette la virtù di chi non ha rubato (o pretende di non aver rubato) anche se ha fatto le leggi che erano leggi di dissipazione, quindi di furto della realtà. concludo con una sola frase; devo farlo perché ieri non sono potuto intervenire nel dibattito. vorrei ricordarvi come non sia vero che non abbiamo mai concesso l' autorizzazione all' arresto . con il nostro comportamento determinante è stato concesso l' arresto di un parlamentare, Tony Negri, inseguito da cinque anni e mezzo (la più grande vergogna illegale) dalla magistratura italiana, che come tenta di fare adesso formulava 17, 18 imputazioni successive pur di tenerlo in carcere speciale. ero oggi determinato a votare a favore della tesi della Giunta. una proposizione mi convince, anche contro la predisposizione che avevo nel non riaprire un problema che va riaperto. si dice: ma se Prandini è in piena libertà, e tutti i suoi collaboratori hanno detto e fatto, che necessità c' è... mi pare che tale ragionamento non sia di senso comune, ma di buon senso , e sono quindi d' accordo nel non concedere l' arresto. è l' ultima volta, così come ho detto: « ai giudici, ai giudici, ai giudici! » , dovete avere, dobbiamo avere un certo tipo di capacità e statura. l' ha avuta Tortora che a ciò non era designato! penso a questa cascata di accuse nei confronti di Rino Nicolosi. contro Rino ho anticipato sul piano politico le cose che gli vengono oggi ignobilmente addosso a cascata. ma ci si faccia arrestare! si vada allo scontro, perché altrimenti decine di migliaia di cittadini si troveranno in queste condizioni. dichiaro quindi di votare contro l' arresto, ma per l' ultima volta, in nome di una tradizione che ha già avuto le sue eccezioni. personalmente ho sostenuto per quindici anni che per il caso Margherito avrei dovuto essere arrestato in flagranza di reato. hanno ottenuto sei autorizzazioni a procedere nei miei confronti e, in sedici anni, non mi hanno mai processato. sei autorizzazioni a procedere : tre dal Parlamento europeo , tre dalla Camera. l' ordine giudiziario rappresenta il peggio del regime che vogliamo sostituire. i badogliani, i novisti, i bottaiani, i superficiali, le nuove mode, le alleanze, così come oggi si configurano, non hanno intelligenza storica della gravità del momento che attraversiamo, e per questo forse diventano di moda. credo però, amici, che la lotta vada affrontata. in fondo, per uno che si farà arrestare, si potrà bloccare un degrado che è tale che non so se sia possibile fermarlo perché è il degrado peggiore della società italiana nel quarantennio che abbiamo alle spalle.