Bettino CRAXI - Ministro della Difesa Maggioranza
XI Legislatura - Assemblea n. 231 - seduta del 04-08-1993
Sugli euromissili
1993 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 115
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

onorevole presidente , onorevoli colleghi , ho chiesto la parola per svolgere poche considerazioni di carattere generale e qualche considerazione di carattere personale. innanzitutto per smentire ancora una volta e senza possibilità di smentita che il partito socialista o la sua amministrazione abbiano mai concordato o ricevuto la maxi-tangente di cui si parla o si è parlato per sentito dire e che, per quanto ci riguarda, non è mai esistita. tutta questa vicenda Enimont si è svolta e tutte le decisioni relative sono state adottate esclusivamente nell' ambito delle responsabilità governative e degli amministratori. personalmente in nessun momento sono mai intervenuto in nessun senso, né sulle autorità di Governo né sugli amministratori, per influenzare in qualche modo le loro decisioni. in tutto questo affare di fondi neri e di altro noi siamo i primi interessati a che si faccia chiarezza fino in fondo, che emerga la verità dei fatti, che siano fissati i suoi contorni reali in luogo di versioni assurde, inverosimili ed interessate. per il resto, nel corso degli anni, tanto la Montedison che il gruppo Ferruzzi hanno certamente versato contributi in varie occasioni elettorali, tanto ai partiti che alle attività politiche in corrispondenza di loro attività interne od internazionali o per considerazioni politiche generali. di questi contributi l' amministrazione del mio partito ha beneficiato in passato, cosi come ne hanno certamente beneficiato esponenti, movimenti, partiti e gruppi, dentro e fuori l' area di Governo. questa è la realtà delle cose, che può e deve essere accertata. su di essa mi ero soffermato parlando alla Camera il 29 aprile scorso. ricordavo allora che al sistema del finanziamento illegale dei partiti e del sistema politico nel suo complesso avevano partecipato, in forme diverse, tutti i gruppi economici del paese, quelli di cui erano già emerse almeno in parte le responsabilità e quelli che si nascondevano ancora dietro un dito menzognero. nessuno di loro era una vittima che subiva una prepotenza o a cui veniva imposta una taglia cui non si poteva sottrarre. si trattava e si tratta di gruppi economici potenti, di grande influenza anche sulla vita pubblica , protetti ed assistiti dallo Stato e in certi casi e in certe circostanze super protetti e super assistiti. si trattava di gruppi ben organizzati, ben attrezzati nell' organizzare le loro attività di lobbies e la loro capacità di penetrazione e di influenza sulle decisioni pubbliche cui erano interessati. e tutto questo avveniva attraverso un insieme di interventi, lungo una catena della quale il partito politico spesso non era il primo ma l' ultimo anello, e sovente neppure quello essenziale, preceduto dal ruolo di funzionari, amministratori, tecnici, singoli esponenti politici, e in qualche caso anche da ben aggiustate campagne di stampa. se si vogliono ricostruire le caratteristiche di un sistema di rapporti e di corresponsabilità del sistema politico con quello economico, che si era venuto consolidando ai margini o in violazione di leggi dello Stato, con tutto il carico di degenerazioni ulteriori e di corruttele che ne sono derivate, questo deve avvenire in modo completo e tale da mettere in luce tutti i fatti, tutti gli aspetti salienti, tutte le responsabilità, e non in modo parziale o addirittura discriminatorio. da quando ne parlai, allora, usando subito il linguaggio della verità, si è fatto in questo senso un tratto di strada, sono emersi nuovi fatti e nuove responsabilità, ed altre ne debbono emergere ancora. abbiamo assistito alla vergogna persino comica di illustri personaggi che si nascondevano dietro un velo di ipocrisia, e che ora non possono più farlo, e di altri ancora che mentivano spudoratamente, e ora non possono più farlo. prendiamo un esempio tra i più significativi. l' Ansa del 30 aprile, all' indomani di un voto alla Camera che mi riguardava e che aveva suscitato il finimondo, riportava questa dichiarazione: « sono fatti sconcertanti: il colpo di coda del vecchio regime morente con possibili intrusioni di mestatori d' occasione, che vogliono rendere difficile quello che è stato definito il miracolo democratico italiano » . è una dichiarazione dell' ingegner Carlo De Benedetti . il signore in questione era un principe della corruzione pubblica, era alla testa di un sistema collaudato di influenze su funzionari, amministratori, tecnici, politici, partiti, giornalisti: un sistema che in genere egli ha guidato personalmente. se collaborando con la giustizia avesse detto tutte le verità che andavano dette e che naturalmente, cercando, si possono ritrovare, la sua situazione avrebbe dovuto essere forse un poco più complessa di quanto non sia. era talmente estraneo al regime morente che ancora dagli ultimi governi riceveva provvedimenti straordinari ed eccezionali di assistenza, e financo nella definizione di affari tra privati si avvaleva dell' assistenza e della rappresentanza di chi non era propriamente estraneo alle influenze del regime morente. ma l' ingegner De Benedetti è anche legato ad altre forze, ad altri esponenti politici con i quali ha rapporti di influenza personali, stretti e diretti. ma soprattutto è proprietario di uno dei maggiori gruppi editoriali italiani: guarda caso , il più impegnato ed il più aggressivo nella creazione di una nuova Italia che, se deve sorgere, vi è da sperare che non sorga a sua immagine e somiglianza! a differenza di altri casi, invece, un trattamento speciale è stato riservato a grandi managers pubblici: un trattamento particolarmente odioso per la sua inumanità e per la sua assai dubbia legalità e che nessuna loro eventuale responsabilità può in ogni caso giustificare. mi auguro che a nessun altro venga fatta l' ingiustizia fatta a loro, ma questo non cancella il fatto odioso delle discriminazioni che si sono verificate in numerosi casi, sui quali spero si avrà modo di ritornare. della lettera di addio di Gabriele Cagliari alla moglie mi hanno colpito alcuni passi. il primo, che apre la lettera: « la criminalizzazione di comportamenti che sono stati di tutti, degli stessi magistrati, anche a Milano, ha messo fuori gioco soltanto alcuni di noi, abbandonandoci alla gogna ed al rancore dell' opinione pubblica . la mano pesante, squilibrata, ingiusta dei giudici ha fatto il resto. ci trattano veramente come non persone, come cani ricacciati ogni volta al canile » . e ancora: « sono qui da oltre quattro mesi, illegittimamente trattenuto. tutto quanto mi viene contestato non corre alcun pericolo di essere rifratto, né le prove relative a questi fatti possono essere inquinate in quanto non ho più alcun potere di fare né di decidere, né ho alcun documento che possa essere alterato. neppure potrei fuggire senza passaporto, senza carta di identità e comunque assiduamente controllato. per di più ho 67 anni e la legge richiede che sussistano oggettive circostanze di eccezionale gravità e pericolosità per trattenermi in condizioni tanto degradanti. ma come sapete i motivi di questo infierire sono ben altri e ci vengono anche ripetutamente detti dagli stessi magistrati, seppure con il divieto assoluto di essere messi a verbale, come invece si dovrebbe fare regolarmente » . e ancora: « ciascuno di noi, già compromesso nella propria dignità agli occhi dell' opinione pubblica per il solo fatto di essere inquisito o, peggio, essere stato arrestato, deve adottare un atteggiamento di collaborazione che consiste in tradimenti e delazioni che lo rendano infido, inattendibile e inaffidabile; e che diventi cioè quello che loro stessi chiamano un infame » . e ancora: « non è dunque possibile accettare il loro giudizio, qualunque esso sia. stanno distruggendo le basi di fondo e la stessa cultura del diritto, stanno percorrendo irrevocabilmente la strada che porta al loro Stato autoritario, al loro regime della totale asocialità. io non ci voglio essere » . onorevoli colleghi , io ne traggo due riflessioni. la prima: la prigione è piuttosto un supplizio che la custodia del reo. la seconda: l' opinione sola di poter impunemente essere oppressi ci spoglia della libera facoltà di valerci dei nostri diritti. sono riflessioni di Beccaria e di Pagano, liberi pensatori di altri tempi. penso che l' azione della giustizia debba compiere il suo corso, ma nel rispetto dei principi della Costituzione, dell' eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, delle regole che garantiscano i diritti della persona . leggo invece che, secondo alcuni, l' inchiesta Enimont dovrebbe essere considerata un capitolo conclusivo e finale. e per quale ragione? già un magistrato del pool milanese aveva dichiarato che una volta chiarite le responsabilità della Democrazia Cristiana e del partito socialista l' inchiesta poteva considerarsi conclusa. opinione curiosa! se si è messo mano, come si è messo mano, allo scoperchiamento del sistema del finanziamento illegale della politica non penso ci si possa fermare per strada. la chiarezza deve essere fatta sino in fondo, giacché tanta parte non è ancora emersa e deve essere ricostruito tutto ciò che è ricostruibile nelle proporzioni e nelle responsabilità. i colpevoli, una volta accertate le loro colpe, ne risponderanno secondo le leggi: ma tutti i colpevoli. le forze politiche che per finanziare le proprie attività hanno partecipato a pratiche illegali ne risponderanno; ma tutte le forze politiche che si trovano in questa condizione, e non solo una parte, e ciascuno per le sue responsabilità. se un cambiamento radicale e generale della politica deve essere realizzato, e non solo della vita politica, mi auguro si tratti di un cambiamento vero e non parziale, discriminato o simulato a seconda dei calcoli, delle convenienze e delle viltà. se si è dato il via ad una criminalizzazione del sistema politico , le nomenklature che ad esso hanno partecipato con responsabilità di primo piano , e che non possono non aver conosciuto le pratiche ed i metodi di cui il sistema era intriso, di fronte alla rivoluzione non potrebbero non farsi in disparte e men che meno potrebbero alla lunga cavalcarla senza il timore di essere un giorno o l' altro disarcionate. vengo a qualche aspetto concreto. leggo in un' intervista a V L'Unità del coordinatore del pool dei magistrati di Milano questa affermazione: « questo cancro alterava il gioco democratico perché poneva in condizioni di assoluto vantaggio i partiti che prendevano le tangenti » . un argomento che potrebbe essere usato solo da un militante politico dalla vista corta; un argomento che solo una opposizione cieca o una opposizione vulnerabile non avrebbe a suo tempo mai usato. sta di fatto che per quanto riguarda il partito socialista e la sua amministrazione centrale , la raccolta di contributi presso società, imprese, cooperative, imprenditori, secondo indicazioni lasciate dal defunto amministratore, onorevole Balzamo, e relative al periodo 1987-1991, era all' incirca di 50 miliardi l' anno, cui si aggiungevano entrate per sponsorizzazioni e sottoscrizioni in occasione di congressi e di campagne elettorali . l' insieme delle risorse disponibili veniva destinato al mantenimento di una struttura burocratica e quindi a spese generali, a stipendi, collaborazioni, rimborsi spese, organi di stampa e di informazione, iniziative promozionali e di propaganda, a riviste culturali, centri, fondazioni, associazioni ed attività di carattere politico, culturale, sociale, sindacale, assistenziale. a tutto questo si aggiungevano contributi ad organizzazioni periferiche, acquisti di sedi e di strutture per attività pubbliche, contributi personali a candidati nelle campagne elettorali e contributi di solidarietà a partiti, gruppi, movimenti e personalità democratiche di altri paesi che si trovavano in difficoltà, che normalmente transitavano attraverso banche estere. del complessivo sistema di finanziamenti del partito, o almeno della sua natura, ivi compresa quindi la componente illegale, erano a conoscenza — e non potevano non esserlo — i maggiori dirigenti, centrali e non, e comunque tutti coloro che in qualche forma ne beneficiavano, a cominciare dai candidati alle elezioni che ricevevano dei contributi anche dall' amministrazione centrale . a partire dal 1956, per quanto io ne sappia, il partito socialista non ha ricevuto contributi da Stati o da partiti esteri, mentre non escludo che questo possa essere avvenuto per singoli esponenti e per gruppi organizzati. in ogni caso, è certo che dal 1976 il partito socialista non ha ricevuto alcun contributo da nessuno Stato e da nessun partito estero. la stessa cosa non possono dire né i comunisti né gli ex comunisti; né del resto solo loro. ma è a loro che io mi rivolgo in primo luogo, perché è anche tra di loro che si sono levate voci particolarmente severe, sprezzanti e indignate. checché ne dica l' illustre coordinatore del pool dei magistrati milanesi, il maggior partito di opposizione ha potuto contare su risorse di gran lunga superiori alle nostre. il finanziamento illegale di cui ha potuto disporre era tanto di natura interna che di provenienza internazionale. è evidente che in questa scabrosa materia, sul piano interno, la posizione di influenza del maggior partito di opposizione, per quanto tendenzialmente consociativo, era molto inferiore a quella dei partiti di Governo. ma quando questa influenza c' è stata, e dove c' è stata, esso non ha mancato di esercitarla. mi riferisco al flusso di risorse provenienti da tangenti nazionali e locali e da quella sorta di tangente sui generis costituita da una quota di appalti riservati sistematicamente a società cooperative, che a loro volta fornivano contributi diretti o indiretti sotto forma di prestazioni di personale o di servizi. ma naturalmente il flusso più importante, cari colleghi , era di provenienza estera, il che aggiunge all' illegalità un fattore di immoralità, salvo forse per chi, con un atto di fede, poneva la sua moralità politica al servizio della ideologia di una rivoluzione mondiale. sta di fatto che il rapporto con l' Unione Sovietica e con gli Stati comunisti dell' est era un rapporto intimo anche sul piano finanziario. e l' onorevole Occhetto è stato tanto segretario del Pci che del Pds. le fonti erano molteplici, ed erano costituite o direttamente dai bilanci del partito comunista sovietico e del Kgb o da attività dirette, indirette, partecipate di import export e in relazione ad attività e progetti di imprese italiane in Unione Sovietica e in altri paesi del COMECON. di traffici ce ne sono stati tanti; e di documentazione da portare alla luce ce n' è certamente tanta, come sono persino tante le voci, le più curiose: dalla vendita di partite di vino siciliano all' Unione Sovietica a quella di cereali americani tramite un gruppo italiano, dalla fornitura all' Unione Sovietica di materiale strategico in violazione delle regole dell' Alleanza Atlantica alla vendita di partite di petrolio a prezzi scontati a industriali progressisti — italiani — , alle fatturazioni manipolate, dopo debita autorizzazione, allo scopo di creare fondi neri su banche estere. del resto, tutto quello che è avvenuto si spiega con il fatto che il potere comunista sovietico, anche di fronte a situazioni di dissenso, continuava a considerare il partito italiano come un amico privilegiato e protetto, come si evince senza ombra di dubbio dalla lettura della lista dei contributi erogati nel corso di un ventennio dal partito comunista sovietico in cui i comunisti italiani, per ciò che ricevevano, figurano largamente in testa rispetto a decine di partiti e movimenti di obbedienza sovietica in tutto il resto del mondo. questo spiega, almeno per un aspetto, certamente insieme alla passione, ai sacrifici e alle lotte di tanti militanti di fede, la presenza non solo di un forte movimento politico ma della più grande e più costosa macchina burocratica di partito esistente nell' Occidente democratico. se si debbono allora ricostruire vita, morte e miracoli della nostra democrazia e dei suoi mali, bisogna farlo in modo corretto. tutto allora è bene che venga alla luce senza falsità e senza menzogne, senza bugiardi e senza extraterrestri, che giungono tra di noi interamente vestiti di nuovo. io ne ho parlato e ne parlerò ancora perché trovo del tutto intollerabile che salga con disinvoltura sulla tribuna degli accusatori chi per finanziamenti politici illegali dovrebbe semmai stare, al pari di altri, sul banco degli accusati. nell' animo mio penso che la forte denuncia di una degenerazione, perché ad essa fosse posto un fine ed un rimedio, sia stata un bene. penso che il modo violento in cui si è voluto procedere sia stato un male e che tutti gli elementi di esasperazione violenta che sono stati introdotti, spesso per faziosità politica, per calcoli miopi o per deliberate volontà estremiste ed avventuristiche, creino una grande incognita per il futuro. è assai erroneo il pensiero di certuni che vogliono guadagnare la gloria di grandi ministri a forza di rigore e di severità; « che quando il castigare si piglia per gusto o per proprio interesse vi è molto pericolo di andare all' eccesso » : è un padre gesuita del Seicento, ma anche lui certamente fuori del tempo. penso che la correzione di un sistema non debba avvenire in un modo violento: è una delle critiche che ho mosso e che muovo a quei magistrati — a quei magistrati — che hanno usato in modo violento il potere giudiziario , forzando l' interpretazione delle leggi, ignorando principi fondamentali della Costituzione, violando leggi, procedure e diritti del cittadino garantiti dalla Repubblica e solennemente sanciti dalle convenzioni internazionali. in nessuna parte, in nessun paese di alta civiltà giuridica si sono verificati gli eccessi che ad opera di alcuni magistrati sono stati compiuti in Italia. critico anche gli eccessi di esibizionismo che non hanno precedenti, la logorrea politica, la discriminazione arbitraria, l' uso di espressioni demagogiche che mal si addicono all' alta e severa funzione del magistrato e, in alcuni casi, la mancanza di obiettività, di prudenza, di controllo, di indipendenza ed anche di umanità. critico non la pretesa di interpretare e di applicare la legge, che è il suo fondamentale dovere, ma la pretesa di dettare la legge al Parlamento. la cosa più grave, però, e che tutti possono constatare ogni giorno, è il comportamento di una parte almeno della stampa e della televisione. anche una parte almeno di coloro che esercitano questo potere lo hanno usato e lo usano in modo violento. i motivi di accusa vengono, in questo caso, esaltati, amplificati, ripetuti e non di rado manipolati; le ragioni della difesa sono sottaciute, seguono ad un canto (quando seguono); le voci dell' accusa sono, così, mille, quelle della difesa dieci. la potenza della televisione è micidiale. lo è in generale rispetto alla comunità televisiva nella quale crea dipendenze di ogni sorta; lo è in modo particolare quando organizza processi sommari senza la presenza degli imputati e dei loro difensori, quando pronuncia condanne con l' aria di dire verità incontestabili ed inappellabili, mentre chi subisce tutto questo, anche quando ha ragioni da far valere, è perfettamente impotente a farlo e non può in nessun modo difendersi. parlando alla Camera il 29 aprile, io avevo già denunciato tutto questo, che non fa onore ad un paese civile che si vanta del suo rispetto per i valori umani e delle tradizioni della sua civiltà giuridica. sempre il 29 aprile avevo a voce alta riflettuto sul fatto che la violenza è destinata a generare violenza e che il rischio che comportava un certo modo violento di procedere, un linguaggio violento che eccitava gli animi e che incitava all' odio, era quello di esasperare le tensioni. da reti televisive dello Stato sono piovuti persino inviti al suicidio e invocazioni della pena di morte per i corrotti o presunti tali. che la situazione stesse allora per entrare in una fase di violenza era ai miei occhi assolutamente evidente, e lo dissi già allora; e purtroppo così è stato quasi subito dopo. chi sono i criminali che hanno messo bombe di fronte a monumenti d' arte, basiliche, luoghi storici e che probabilmente tenteranno di metterne ancora? chi sono gli assassini che hanno provocato stragi di cittadini innocenti e di servitori dello Stato? tre tornate di bombe, non tutte forse collegate tra loro, delle quali tuttavia può essere tentata una lettura in relazione con gli avvenimenti che si succedevano. la legislatura prende avvio con l' assassinio di Falcone e la strage di Capaci, cui seguirà l' assassinio del giudice Borsellino; una campagna elettorale attraversata da una tornata di bombe; tre bombe esplodono a Roma e a Milano subito dopo i tragici suicidi di Cagliari e di Gardini, che avevano suscitato un' enorme emozione in tutto il paese. niente in questo campo è affidato al caso: c' è una strategia, una tempistica, degli obiettivi che vengono perseguiti con violenta determinazione. una tesi ed una retorica sostanzialmente falsa attribuisce questo ad un vecchio sistema che resiste. e chi sarebbe questo vecchio che resiste? i vecchi responsabili dei partiti? i vecchi responsabili dei governi? poteri occulti ed i loro bracci criminali che farebbero capo alla vecchia classe politica ? se così fosse, converrebbe allora essere più precisi e più rigorosi, come lo scenario drammatico e pericoloso che sta sotto i nostri occhi richiede. sono vecchi il Capo dello Stato , che è stato per lungo tempo il ministro dell'Interno del Governo Craxi, il presidente del Senato , che è stato ministro della Difesa del medesimo Governo e ancor prima presidente del Consiglio , il segretario della Democrazia Cristiana Martinazzoli, già ministro della Giustizia nel medesimo Governo, Zanone, anch' esso ministro del Governo Craxi? sono vecchi i presidenti del Consiglio succedutisi nel decennio trascorso, e cioè Forlani, Cossiga — che diventerà presidente della Repubblica — e ancora Spadolini, Craxi, Fanfani, De Mita , Goria, Andreotti? rappresentano il vecchio i segretari viventi dei partiti di Governo: Piccoli, ancora De Mita , Forlani, Martinazzoli, Nicolazzi, Cariglia, Vizzini, Zanone, Altissimo, Spadolini, La Malfa ? e Azeglio Ciampi non è stato sempre un leale collaboratore dei vecchi governi? quella era la vecchia nomenklatura del pentapartito, ridottasi poi per un anno a quadripartito. è in quest' ambito che va ricercato il responsabile delle bombe, perché da solo o in associazione con altri sta cercando di resistere a colpi di bombe poste di fronte a monumenti nazionali? lo potrebbe credere solo un' opinione pubblica stordita da una propaganda falsa, spregiudicata e persino nazistoide. io non voglio certo con questo dire che le bombe siano state messe dai cosiddetti novisti, dai rinnovatori, dai rivoluzionari in cerca di rivoluzione. ritengo che non da oggi agisca nella crisi italiana una mano invisibile che punta ad esasperare tutti i fattori di rottura e per ottenere questo scopo non esita a ricorrere al classico metodo criminale del terrorismo; terrorismo mercenario e professionista, non terrorismo ideologico. penso ad un ambiente che è alla ricerca di rotture violente, ad un' ala golpista ed avventurista che si muove all' interno della drammatica crisi che ha investito la società politica italiana e che calcola che da un massimo di confusione, di disorientamento, di tensione e di ribellione si potrà trarre il massimo profitto, potrà forse prendere corpo anche il progetto di uno sbocco traumatico della crisi in atto. e così come in altre epoche avevo avvertito che nella frattura determinatasi in una realtà giovanile tutta nostra si era inserita l' azione di un grande vecchio, che i fatti dimostrarono essere tutt' affatto che un fantasma, così oggi avverto la presenza di una mano invisibile, che forse si incontra con una manovalanza criminale nostrana e che ha già inaugurato una strategia del terrore che c' è da temere sia destinata a continuare e forse anche in forme diverse. trasferiamo per un momento una situazione di questo tipo nell' autunno che ci aspetta. la situazione economica ed occupazionale è quanto mai incerta e claudicante e rischia di precipitare. se la paralisi o la semiparalisi di interi settori dovesse continuare, se esplodessero insieme una crisi economica ed una crisi occupazionale nel quadro esacerbato di conflitti, di proteste, di animosità e di odi che sono stati seminati a piene mani, temo che l' Italia potrebbe trovarsi di fronte ad una situazione esplosiva. chi, in una situazione così complessa, parla di elezioni come di un toccasana è semplicemente un irresponsabile o è qualcuno che cerca a tutti i costi i rischi dell' avventura. il grande argomento che viene agitato è che questo sarebbe il Parlamento degli inquisiti. se si stabilisse un precedente di questa natura, in futuro basterebbe un' ala politicizzata della magistratura per delegittimare qualsiasi Parlamento a raffiche di avvisi di garanzia . più consistente, semmai, è l' argomento secondo il quale c' è ormai la prova della perdita di rappresentatività di diverse forze presenti in Parlamento. questo naturalmente potrebbe consigliare e rendere necessarie una verifica ed elezioni anticipate ; ma sarebbe sempre bene che ciò avvenisse in un momento più utile e più sereno della vita democratica . in ogni caso, comunque, per ora, onorevoli colleghi , vale un fondamentale principio della Costituzione che sancisce per ogni cittadino, sino a condanna definitiva, una presunzione di innocenza; vale per i cittadini e vale per i parlamentari. si è fatta invece sorgere la categoria degli inquisiti, che sono divenuti subito una sorta di appestati, posti cioè in una condizione ancora peggiore dei condannati. questa è ad un tempo una grande illegittimità ed una grande ingiustizia. di contro si invoca, allora, una costituzione della rivoluzione, che avrebbe il diritto di cancellare i principi e di ignorare le regole vigenti, senza dire quali siano le regole nuove che si intendono far valere. la maggioranza del Parlamento liberamente eletto, cui è stato conferito un mandato di cinque anni, non credo si sia già piegata a questa costituzione della rivoluzione. c' è, allo stato delle cose , tra i sostenitori della costituzione della rivoluzione, il disegno di una potenziale maggioranza alternativa che sa di poter uscire vittoriosa dalle urne e assumere poi la responsabilità di guida del paese? o, al contrario, c' è ancora la più grande incertezza, un moltiplicarsi delle divisioni e, insieme, la più grande promessa di instabilità? d' altro canto, una situazione come l' attuale, di sostanziale vuoto politico, è difficilmente sostenibile, è dannosa per il paese e persino pericolosa, data la situazione di grave crisi che stiamo vivendo. è ancora più pericolosa in rapporto ad un' Europa in cui esplode una crisi economica e monetaria senza precedenti, una lunga fase di logoramento con ondate successive di destabilizzazione in vari paesi, che sembra giungere ad una sua prima conclusione. il vuoto politico fa nascere, da un lato, poteri confusi e incontrollati e, dall' altro, accelera un processo di paralisi e di disgregazione. l' Italia avrebbe bisogno subito di un governo politico fondato su una maggioranza parlamentare , e non di un Governo — mi si perdoni — anonimo, minimo, non sufficientemente autorevole. si facciano avanti subito degli uomini nuovi, dei leaders democratici che mantengono un grado di credibilità e ricerchino il sostegno della maggioranza dei parlamentari. si ricerchi l' alleanza con tutte le forze disponibili e si faccia strada la consapevolezza che tanti calcoli e tattiche fatti a tavolino possono essere travolti dalla forza degli eventi, in modo che alla fine, dopo un cammino disastroso, anche i vincitori potrebbero trovarsi a raccogliere, e per lunghi anni, soltanto delle macerie. onorevole presidente , intendo svolgere poche considerazioni conclusive di carattere personale. seguendo un metodo sbrigativo, pregiudiziale ed automatico, nei miei confronti tutto viene basato essenzialmente sul teorema secondo il quale io dovrei sempre rispondere, a titolo di concorso, in vari e gravi reati per un complesso di atti, veri o presunti che sono o sarebbero stati compiuti dagli amministratori del partito, loro collaboratori o fiduciari. un teorema secondo il quale io ero consapevole ed a conoscenza diretta di tutte le operazioni a scopo di finanziamento poste in essere o attribuite all' amministrazione del partito e quindi di tutte le somme vere o presunte — probabilmente, in molti casi, più presunte che vere — raccolte in quest' ambito. si tratta invece, al contrario ed in tutti i casi, di fatti in cui io non ho personalmente concorso in alcun modo e in alcuna forma, né diretta, né indiretta. sono fatti per i quali non sono neppure in grado di confermare se, in che misura e in che modo ne sia stata effettivamente responsabile l' amministrazione del partito e, con essa, altri esponenti del partito. la morte improvvisa dell' onorevole Balzamo ha fatto purtroppo venir meno un testimone essenziale. egli non può pronunciarsi sui tanti fatti e misfatti che gli vengono attribuiti, non può fare precisazioni circa la loro natura, in relazione alla consistenza dei contributi che egli avrebbe raccolto e circa le somme che molti dichiarano di avergli versato, probabilmente, in molti casi, mentendo. nei miei confronti viene fatto valere un rigoroso automatismo, sino ai limiti del paradossale e dell' assurdo. piove così su di me un getto continuo di informazioni di garanzia, e quindi di richieste di autorizzazione a procedere , che hanno costituito nell' insieme una vera e propria campagna di persecuzione giudiziaria. per quanto mi riguarda vengo sistematicamente chiamato in causa, pubblicamente accusato di gravi reati e persino pubblicamente condannato dai magistrati, cui non spetta in alcun modo di pronunciare sentenze di sorta, e sempre per fatti ai quali sono personalmente estraneo! non posso non notare ancora come negli interrogatori degli indagati si è ancora una volta trovato in più casi il modo, per un verso o per un altro, di far emergere il mio nome — sempre in un contesto infarcito, almeno nei miei confronti, di illazioni, di millanterie, di sentito dire — senza che affiori alla fine un solo fatto, una sola circostanza, un solo atto da me compiuto che possa avere un qualche valore ed una qualche rilevanza penale. una disponibilità ed una propensione a chiamarmi in causa sollecitata, premiata ed addirittura resa necessaria come prova concreta di un encomiabile volontà di collaborare con la giustizia. per quanto riguarda il mio ruolo di segretario, mi sono già assunto tutte le responsabilità politiche e morali che avevo il dovere di assumere, invitando — in qualche caso senza successo — altri responsabili politici a fare altrettanto, con il medesimo linguaggio della verità. una legge non scritta sembra che abbia falsamente decretato che segretari politici, dirigenti responsabili di primo piano di altri partiti non vedevano nulla, non sapevano nulla, non portano alcuna responsabilità né storica, né politica, né morale. qualcuno, io spero, prima o poi ristabilirà il valore della verità, della giustizia ed il quadro reale di tutte le responsabilità. per quanto riguarda la materia in esame, signor presidente , onorevoli colleghi , ancora una volta non posso rinunciare a difendermi da accuse viziate di manifesta infondatezza e non posso non tornare a respingere il quadro di responsabilità dirette che mi si vuole a tutti i costi attribuire con una costruzione del tutto artificiosa. ogni accusa di concorso è manifestamente infondata, così come lo erano tutte le precedenti. complessivamente nelle nuove richieste di autorizzazione a procedere vengo chiamato in causa per rapporti diretti o indiretti con 36 imprenditori e 66 imprese. di questi 36 imprenditori ne ho conosciuti personalmente due soli; quanto alle 66 imprese, con nessuna di esse ho mai avuto rapporti di alcun genere. respingo quindi tutte le accuse che mi vengono rivolte di un mio concorso personale e diretto in episodi, fatti e rapporti specifici, cui sono estraneo. per questo ho già subito e continuo a subire una grande violenza che ha colpito e colpisce la mia persona, la mia famiglia, la mia vita. anche se tutta questa violenza ha già pronunciato una sentenza di condanna ed ha provocato un danno irreparabile al lavoro al quale ho dedicato tutta la mia vita, non rinuncio a difendermi contro tutto ciò, che considero del tutto inaccettabile e profondamente ingiusto. sulla esistenza di un fumus persecutionis e sulla manifesta infondatezza di gran parte delle accuse che mi venivano rivolte il Parlamento si è già pronunciato: le nuove che seguono sono ancor più — se possibile — manifestamente infondate. tuttavia, io ricordo bene che il giorno stesso di quel voto, con una impressionante campagna di reazioni organizzate la maggioranza del Parlamento, che si era espressa a mio favore, fu messa alla gogna: un libero voto di un libero Parlamento fu trattato alla stregua di un atto vergognoso, di una provocazione (cito testualmente: « un infame baratto » ): niente meno che una manovra diretta contro la formazione del Governo per la destabilizzazione di tutto, Parlamento compreso. il fatto era così grave, onorevole presidente , che si è passati immediatamente — forse dopo più di un secolo (Camera dei fasci e delle corporazioni compresa) — dal voto segreto al voto palese . per queste considerazioni io prego gli onorevoli colleghi di lasciare il caso Craxi al suo destino e di evitare altre aggressioni. investito da campagne di aggressione senza precedenti, fatto oggetto di azioni persecutorie che saranno ancora una volta tutte ricostruite e ripercorse — episodio per episodio — , io mi sono difeso come ho potuto. non sono stato difeso da una parte di coloro che avevano il dovere di difendermi; molti hanno invece sentito la tentazione del capro espiatorio , mito pagano di tradizione antichissima che è sempre equivalso alla illusione temporanea ci allontanare da sé una colpa, un male, e: di dare in questo modo una soluzione ai problemi posti dalla realtà. per parte mia, naturalmente, continuerò a difendermi nel modo in cui mi sarà consentito di farlo, cercando le vie di difesa più utili e più efficaci e senza mai venir meno ai miei doveri verso la mia persona, la mia famiglia e verso tutte le persone che stimo e rispetto, siano essi amici o avversari.