Achille OCCHETTO - Deputato Astensione
XI Legislatura - Assemblea n. 176 - seduta del 07-05-1993
Sugli attentati dinamitardi di Milano e di Roma
1993 - Governo II Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 234
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , vorrei subito ricordare, signor presidente del Consiglio , che quando ella sciolse la riserva sull' incarico che il presidente della Repubblica le aveva affidato e presentò la lista dei ministri, noi esprimemmo una valutazione attenta e ponderata, rilevando come, accanto al permanere di vizi del passato, emergessero novità degne di apprezzamento per la scelta di nomi nuovi, di personalità di grande e riconosciuto valore e per la presenza tra quei nomi di tre ministri del Pds. poi ci fu il giovedì nero del Parlamento italiano, con le autorizzazioni a procedere negate. quell' evento scandaloso ha suscitato, come lei ha ricordato con alta sensibilità democratica, un moto di protesta popolare non certo contrapposto al Parlamento. a quel punto la nostra decisione era obbligata, perché vincolata ad un principio politico e morale da tempo fissato e che era stato da noi posto come condizione per la formazione di qualsiasi governo. e se da molti cittadini siamo stati sollecitati a partecipare al Governo, ciò è avvenuto proprio perché si erano intesi il senso e la portata dell' atto da noi compiuto. alcuni, anzi, hanno capito solo allora qual era la nostra chiara ed onesta intenzione. ma non sarebbe stato serio, anzi sarebbe risultato incomprensibile, contraddire platealmente, sulla base di pur significative considerazioni politiche, un' impostazione di principio. per questo abbiamo dichiarato indisponibile il nostro voto favorevole ed abbiamo atteso con viva attenzione, signor presidente , il suo discorso programmatico; un discorso — lo dico sinceramente (lo ha fatto anche ieri l' onorevole Bassanini) — che abbiamo preso in considerazione in primo luogo per l' obiettivo fondamentale che noi affidiamo a questo Governo, l' obiettivo cioè di guidare in tempi brevi la transizione, il passaggio dal vecchio al nuovo. vediamo che c' è irritazione e disagio in una parte della vecchia maggioranza per un Governo essenzialmente impegnato sul terreno della riforma elettorale , che vincoli quindi la propria opera al tempo necessario per varare la riforma. questa è tuttavia per il paese e per la democrazia una necessità ineludibile e voglio dire, dopo aver ascoltato la sua replica, che considero il modo in cui ella ha affrontato la questione dei tempi, nel pieno e commosso rispetto delle prerogative del Parlamento, non solo encomiabile, ma anche ineccepibile. per ciò che riguarda, invece, i problemi economici e sociali, credo siano stati giusti i rilievi severi e circostanziati mossi dall' onorevole Reichlin, anche perché posso adesso sottolineare con soddisfazione che sono state accolte nella replica alcune delle nostre sollecitazioni critiche concernenti la preminenza dei problemi dell' economia reale, la necessità di salvaguardare i salari reali e la questione della sanità. malgrado questi significativi riconoscimenti, devo comunque precisare che, soprattutto se non vi sarà una netta discontinuità rispetto alle politiche economiche precedenti, la nostra autonomia parlamentare sarà totale e quindi ci opporremo a tutti quei provvedimenti che ci sembreranno in contrasto con le esigenze di equità, di tutela dei diritti dei cittadini e di riforma che sono patrimonio essenziale del nostro partito, di una forza di sinistra legata ai lavoratori. naturalmente auspichiamo che ciò non debba avvenire perché al gusto dell' opposizione preferiamo la difesa effettiva, in forme nuove e più avanzate, delle condizioni di vita di donne e di uomini in carne ed ossa . ma qui arriviamo, onorevoli colleghi , al problema politico più delicato. voglio dire alla vecchia maggioranza che operare per tempi più lunghi al fine di rimarginare le proprie ferite è un calcolo miope. comportandoci così si perde di vista il problema storico-politico centrale, vale a dire la crisi di un sistema politico che scava un solco sempre più profondo tra cittadini ed istituzioni. il dilatarsi di questa crisi non consente l' autoriforma dei partiti, ma al contrario mette in campo pericolose tendenze populiste e giustizialiste che non saranno raccolte nemmeno dalla sinistra e quindi per davvero autoritarie. non è un calcolo di parte il nostro, ma un calcolo per la democrazia. il nostro atteggiamento di astensione sta a significare che per il bene della democrazia, per l' esigenza che sale dal paese di voltare al più presto pagina, occorre un Governo che ci metta nelle condizioni di affrontare le elezioni con nuove regole. non creiamo dunque inutili e dannose lacerazioni a sinistra. il paese ha capito benissimo che noi non ci asterremmo di fronte a un Governo che intendesse, come si dice, riorganizzare con la nostra copertura i poteri forti del paese. ma se davvero qualcuno a sinistra pensa questo, perché allora chiedere tempo per un Governo che si prefigge, secondo voi, di realizzare un nuovo centrismo tecnocratico ed autoritario? come si fa a pensare che questo Governo rappresenti un organico blocco conservatore che si insedierebbe sullo sfascio della società italiana e poi contemporaneamente respingere procedure d' urgenza, tuttavia rispettose del Parlamento, per la legge elettorale , fornendo così una mano a chi vorrebbe insediare per lungo tempo un nuovo blocco autoritario? suvvia, lo ripeto, non precostituiamo divisioni dannose o, peggio, grottesche! ho apprezzato gli accenni finali dell' intervento di Lucio Magri. accetto dunque il suo invito e la sua sfida: aiutateci allora a fare una buona legge elettorale a due turni. il rischio di un potere governativo autonomo, tecnocratico, che si erga al di sopra di un Parlamento indebolito, risiede casomai nel prolungamento indebito di una situazione democraticamente insostenibile. per questo abbiamo detto dopo il voto di giovedì che, se ci fossero già state le nuove regole, avremmo chiesto elezioni anticipate . ma, per rispetto della volontà popolare , vogliamo votare con le nuove regole dopo i conseguenti adempimenti tecnico-istituzionali. questo è il tempo politico del Governo, questa è la sua funzione di servizio. qui e non altrove stanno le ragioni del nostro atteggiamento. noi ci proponiamo dunque con il nostro voto di collaborare al progetto deciso dal popolo italiano attraverso il referendum per creare una democrazia dell' alternanza. questo tempo politico deve essere utilizzato dalla sinistra e dalle forze nuove del progresso per prepararsi all' appuntamento delle alternative, per dimostrare di sapersi muovere in mare aperto, illuminate da una nuova cultura riformatrice e di Governo. voglio dunque rivolgermi a tutte le forze del innovamento. non commettiamo errori irreparabili: badate, la riorganizzazione di un nuovo centro moderato e conservatore si batte solo con una sinistra che non sterilizzi la propria iniziativa, che sappia, prima di ogni altro, parlare anche alle vaste componenti di un riformismo moderato. ciò può avvenire solo se si è animati dalla voglia di vincere una battaglia storica, se non si coltiva più la mistica della sconfitta — come ha detto giustamente l' onorevole Rutelli — e se, per vincere, si vuole aprire un' autentica costituente programmatica per il Governo nuovo del paese. la nostra astensione, pertanto, non è una manifestazione di equidistanza tra il sì e il no; è il segno di una forte e lungimirante iniziativa politica, un' iniziativa meditata e seguita da alcuni nostri compagni — cui va tutto il mio rispetto politico e morale — con sofferto senso di responsabilità , malgrado l' assunzione di posizioni contrarie; un' iniziativa che assumiamo con la consapevolezza della difficoltà estrema e dei rischi tra i quali siamo costretti ad operare in virtù del nostro senso di responsabilità nazionale. il professor Ciampi ha chiesto, indipendentemente dalle caratteristiche tecniche del voto, la fiducia morale del Parlamento. noi, con la nostra astensione, intendiamo concedere tale fiducia morale, riconoscendo la necessità e l' umiltà dello sforzo del Governo. questa fiducia morale ci rende però creditori di azioni positive per una transizione rapida che ci faccia finalmente uscire dal vecchio sistema ed apra la strada alle alternative programmatiche, ad una fase nuova della vita della nostra Repubblica.