Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 175 - seduta del 06-05-1993
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1993 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 264
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , signor presidente del Consiglio , colleghi, il presidente del Consiglio ha sottolineato che viviamo un momento che resterà sicuramente iscritto nella cronaca politica — e forse anche in altro — di questi nostri difficili anni. sappiamo bene — poiché la consuetudine anche in questo sistema pluralistico, proporzionalistico, che appiattisce tutto nell' anonimato, ci consente, nel passare dei decenni, di conoscerci o di riconoscerci — che quando il cittadino Ciampi ha qui professato la sua emozione per vivere ed incarnare in modo preminente un fatto nuovo, ma assolutamente in ordine con l' antica legge della Repubblica, cioè la Costituzione della Repubblica (il fatto nuovo consisteva nell' essere capo del governo un semplice cittadino, per quel che riguarda le responsabilità istituzionali, e non un parlamentare), si è trattato sicuramente di un evento da marcare — ritengo — con un sassolino bianco piuttosto che con uno nero; comunque da sottolineare. cosa sta accadendo, colleghi? vi chiedo scusa se all' inizio del mio intervento dirò alcune cose sicuramente scontate e delle quali avete forse maggiore consapevolezza di quanta non ne abbia io, di quanta non ne abbiamo noi. stiamo scoprendo che la Costituzione della Repubblica, la Costituzione dell' Assemblea costituente , la Costituzione scritta nelle sue regole contiene, conteneva, avrebbe contenuto una possibile fecondità, fantasia e rigore che invece si sono persi ben presto nel cammino di un regime divenuto altro e alternativo a quello della legge scritta: il regime della filosofia, della cultura, dell' antropologia partitocratica, della doppia, tripla, quadrupla legge, per moralità instaurate e applicate sempre a scapito del diritto scritto. avrebbe potuto farlo un altro presidente della Repubblica già venti-trent' anni fa; ed io vorrei rendere omaggio a colui che fra di noi apparve il più conservatore di tutti nel difendere la lettera dei nostri regolamenti e la lettera della nostra Costituzione: il collega — allora — Oscar Luigi Scalfaro. egli a più riprese disse che occorreva ben guardarsi dal dare colpa alla legge scritta per la realtà, per le realtà fuorilegge che vivevamo; e a più riprese ricordò la limpidità della norma che avremmo dovuto seguire contro, invece, la complessa e complicata scelta di altro, che sempre il nostro regime andava a compiere. oggi abbiamo quindi la prova provata. cosa vietava già in passato di esplorare queste strade? nulla! vi è qualcosa di anticostituzionale o di men che costituzionale? no! una legge si rispetta assolutamente perché la buona legge che si rispetta contiene tesori di fantasia nel suo rigore apparente, che nessuno può comprendere se non compie quest' atto di moralità politica, che sta nel rispettare la legge anche nei momenti in cui ciò può apparire difficile. pertanto, la ringraziamo, signor presidente del Consiglio , per aver voluto marcare l' idea del cittadino. e si consenta di dirlo a me, qui, come cittadino di un antifascismo di libertà e di diritto, che ha serbato sicuramente in sé, facendo altro al servizio delle proprie idee e del paese, limpide ed intatte, forse in una torre eburnea (anche con quest' aiuto), le idee per le quali si era antifascista sotto il fascismo e lo si fu per pochi anni ancora dopo il fascismo stesso, prima che il ceto antifascista divenisse erede del ceto fascista e che questo Parlamento venisse costretto dalle filosofie concorrenti e dalle esigenze ad inchiodare la Repubblica e i codici fascisti; fin quando ogni tanto la i primissima Corte costituzionale , a colpi di sentenza, non aprì un varco contro quei codici fascisti ai quali era stata crocifissa per almeno due decenni la nostra Repubblica. ben venga, quindi, questo cittadino e ben venga anche questo monito al Parlamento, a questa Camera! ma allora, per umiltà, sapendo che la sorte è quella che determina i destini di ciascuno, dobbiamo tentare quel poco che ciascuno di noi può fare come se fosse tutto, come se da questo dipendesse tutta la vita e tutta la storia, senza lasciare nemmeno un briciolo di inesplorato. allora è un nuovo inizio. dobbiamo riscoprire — noi stessi, il Governo, il Parlamento, singolarmente ciascuno di noi, cittadine e cittadini — che siamo qui con funzioni istituzionali diverse. occorre allora guardarsi da un modo di vedere la politica che è proprio, in genere, di chi, in alte funzioni non politiche, vede la politica — diremmo in Francia — come l' arte fiorentina, l' arte dell' intrigo, del machiavellismo, del compromesso, e via dicendo. su Mitterrand è gravata, nel suo periodo d' oro, proprio questa sorta di anatema moralistico, le florentin , perché era abile nel manovrare ma nel rispettare, in realtà, le leggi, gli impegni e i patti. l' ultima cosa della quale abbiamo bisogno, signor presidente del Consiglio , è la scarsa lealtà, non foss' altro che per reticenza nell' esprimerla. guai se proprio in questo momento noi dovessimo sfruttare, con illusione ingenua di machiavellismo politico e di governo politico delle circostanze, gli equivoci che vi sono. guai, signor presidente del Consiglio , se anche in un solo italiano o in un solo amico e collega della Lega restasse il dubbio che le proclamazioni fatte dalla delegazione della Lega uscendo da Palazzo Chigi fossero frutto anche di una sua furbizia o di una sua condiscendenza. guai se gli amici e colleghi della Lega dovessero pensare che il nostro dibattito non serva a chiarire qual è la verità, quando il collega Umberto Bossi, uscendo da Palazzo Chigi , ha detto a chiare lettere: « ormai siamo certi che questo Governo è a termine e si faranno le elezioni » (lo ha riferito a tutte le televisioni nazionali; il collega Maroni si è espresso in modo leggermente diverso e più prudente). ci hanno ingannato o si sono ingannati coloro che sono venuti da voi in questi ultimi giorni? e ne hanno tratto, dicendolo al paese, la motivazione del loro repentino cambiamento di atteggiamento, dall' insulto gratuito, che si ripercuoteva su chi lo pronunciava, di « Ciampi piduista » , all' espressione, usata l' indomani con letizia abbastanza stolta: « evviva, Ciampi fa le elezioni! » . io sostengo che alcuni di noi dovrebbero essere costretti a guardare la televisione tutti i giorni, almeno due ore, e che le scolaresche dovrebbero avere l' obbligo di ascoltarla. vorrei questo soprattutto per l' amico e collega Bossi... sì, ma lo vorrei per l' amico Bossi: ha tante cose delle quali dobbiamo compensarlo! a parte Radio Radicale , per sette anni è stato muto rispetto al paese; e sono passate solo le caricature di quello che era o faceva. questo, quindi, glielo dobbiamo; e sarebbe prezioso per vedere le cose che va dicendo, gravi a sé ed agli altri. quindi, signor presidente del Consiglio , anche altri, moltissimi colleghi del Pds, ritengono legittimamente di poter dire che in realtà, oggettivamente (ma non solo), questo è un Governo che vive se stesso , senza un impegno notarile di un termine ad un giorno dato, ma vive se stesso come un Governo a termine. un termine apparentemente indeterminato, a preferenza: dopo che si siano votate alcune leggi, o comunque in autunno. le elezioni non prima dell' autunno diventano elezioni non oltre l' autunno, nella constatazione, nella speranza del calcolo politico di moltissimi, del collega La Malfa , del collega Occhetto e degli altri colleghi che, più o meno ad intermittenza, più o meno una sera sì o una sera no (per esempio, i colleghi repubblicani), chiedono le elezioni subito, anche con le attuali leggi, oppure chiedono altre cose. cercherò, signor presidente del Consiglio , nella testarda determinazione di tentare di votare domani sera per questo Governo, di far sì che il dibattito sia senza omissioni e senza l' imprudenza di prudenze tattiche. diciamocele tutte. ed io subito oggi l' ho interrotta. mi pareva non superfluo; se lo è, ne chiedo felicissimamente scusa. guardi che nella Costituzione, alla quale lei si richiama, un Governo governa il paese, governa l' amministrazione pubblica , ma non governa il Parlamento. e certi toni, con certi contenuti, hanno dato oggi la sensazione che forse su questo non vi fosse abbastanza chiarezza e limpidezza; anche perché vi è un concetto che il segretario generale della Presidenza del Consiglio , in altre epoche non sospette, aveva già evocato in termini giuridici generali: quello di un Governo che è parte, ma è anche vigile dell' equilibrio fra le istituzioni. questa mi sembra una di quelle audacie di chierici che corrispondono a pericolose imbecillità sul piano dell' uso politico, se sono lasciate troppo facilmente circolare. non sta al Governo né essere garante né essere vigile sull' equilibrio delle istituzioni; non sta al Governo in quanto tale. altri — e non solo il Capo dello Stato — di questo ben prima del Governo sono necessariamente investiti. ed un Governo che intenda porsi come parte attiva dell' attuazione della volontà popolare ricordi che l' Esecutivo non conosce la volontà popolare se non attraverso la volontà del Parlamento! Cossiga di fatto, dalla Presidenza della Repubblica, in vario modo, ha teso a contrabbandare come esigenza di un regime allo sfascio, nel quale occorreva quindi assumersi delle responsabilità anticostituzionali e contro la legge; per moralità di cittadino che non crede più alla strutturazione costituzionale ed all' ordine costituito. un Governo non può non essere su questo più chiaro. credo che qui vi sia stato un punto non soddisfacente, quando appunto con il tono solenne che giustamente lei ha usato per leggere queste pagine, ci dice che il Governo intende porsi come parte attiva dell' attuazione della volontà popolare . questo richiamo alla volontà popolare è foriero di tutti gli antiparlamentarismi, di tutta la storia, di tutte le pretese di contrapporre un sovrano diretto — che sia il popolo o che sia altro — nella vita faticosa, drammatica e contraddittoria delle istituzioni. e infatti l' onorevole La Malfa , da buon neofito — perché per vent' anni è stato sempre contro lo scasso referendario — adesso crede di interrompermi per dirmi: tranne quando ci sono i referendum. ma devo anche dire che a mio avviso il punto più avanzato della teoria costituzionale e democratica è quello che molti di voi per demagogia e neofitismo volete buttar via. io sono contro i referendum popolari diretti e a favore di quelli abrogativi, perché ritengo che la saggezza di costituenti, che hanno sperimentato ed offerto al nostro paese la prima possibilità di dialogo fra il popolo, legislatore indiretto, ed il Parlamento, con le sue funzioni di legislazione diretta, abbia avuto qualcosa da salvare contro i plebiscitarismi ed i semplicismi che qui circolano: referendum popolare, referendum non più abrogativo, ma istitutivo. « il Parlamento deve legiferare » dice l' amico Claudio Petruccioli; di questa scoperta dell' acqua tiepida lo ringraziamo calorosamente. vi è però un altro problema, Petruccioli: il popolo legifera, malgrado quella Corte costituzionale la cui memoria (non venerata da me) viene qui oggi rappresentata anche in questo momento nel banco del Governo , malgrado quella selva di posizioni della Corte costituzionale che hanno inteso massacrare la chiarezza del dettato costituzionale sui referendum per fare di questi ultimi dei mostriciattoli nei quali era praticamente impossibile muoversi, perché una giurisprudenza di regime, negli anni dell' unità nazionale e dell' attentato continuo alla Costituzione, cercò di garantire e di proteggere il regime da questa espressione democratica, almeno in linea di principio . ma non vorrei perdermi in questo. ecco quindi la prima citazione sulla quale, signor presidente , credo che questo Parlamento abbia da chiederle conto, con amicizia e con fiducia, ma comunque da chiederle conto. il Parlamento non intende (mi auguro che sia così, colleghi) tollerare quello che pur fu tollerato. e mi auguro che mercoledì prossimo, nella sede acconcia, rispetto all' attentato alla Costituzione che certamente allora fu realizzato da parte del presidente della Repubblica Cossiga non si intenda essere corrivi, come lo si fu allora, rispetto anche a lontanissimi sospetti di improprie sensibilità su questo tema di fondo. ancora, il presidente del Consiglio dice: « il Governo faciliterà e solleciterà per quanto ad esso compete — in rispettosa intesa con i presidenti delle Camere (...) » . no: in rispettosa intesa non con i presidenti delle Camere (certo anche con loro), ma con le Camere! e prosegue: « ... l' attività parlamentare volta all' approvazione di una nuova normativa elettorale. farà ciò con tutti gli strumenti posti a sua disposizione dalla Costituzione e dai Regolamenti parlamentari » . certo, o è l' acqua tiepida (le chiedo scusa) di Petruccioli, o altrimenti... l' acqua tiepida è piacevolissima! è per questo che ti evoco sempre, per avere un elemento di gradevolezza: un' acqua non troppo ghiaccia e non troppo bollente! e al riguardo ho la garanzia che queste cattive sorprese da te non mi verranno mai! da quarant' anni non mi vengono! il Governo dunque « farà ciò con tutti gli strumenti posti a sua disposizione dalla Costituzione e dai Regolamenti parlamentari » . ebbene, signor presidente , io aggiungerei un altro elemento. perfino il laicissimo che sono io — nei confronti dei chierici, non nei confronti dei clericali — può dirlo con la fiducia che lei mi intenderà subito (altrimenti avrebbe, dopo le dimissioni, dopo il rimpasto di Governo, forse l' accolta di chierici più illustri per spiegarle quello che io sto per dire male). « con tutti gli strumenti posti a sua disposizione dalla Costituzione e dai Regolamenti parlamentari » ; e, aggiungerei: dalla consuetudine. vorrei chiarire ciò. la prassi, come sappiamo, è qualcosa che si forma. la consuetudine è una legge non scritta, ma che ha il valore del consenso, costitutivo di legalità. questa è la consuetudine. e la consuetudine vuole che i governi democratici in tema elettorale si tengano distanti, quanto è più possibile, e neutrali. a meno che, certo, il Parlamento, che ogni tanto ha gli strumenti delle leggi delega , non intenda regolarsi diversamente; ma non credo... nemmeno Mussolini, con la legge Acerbo , usò una certa procedura. in quel caso, a livello strettamente formale, fu la Camera ad essere investita direttamente del compito. è dalla Camera che venne fuori una certa infausta iniziativa di riforma elettorale . ebbene, la consuetudine a mio avviso tollera molto male che un Governo dica: « siamo pronti a presentare un disegno di legge » quando di già vi sono molte proposte di legge sul tavolo. perché ciò già significa una sfiducia preventiva nei confronti di questo Parlamento, nel quale tra l' altro (come avrà sentito), nell' ambito di un' attenzione verso l' articolo 49 della Costituzione che tutti dobbiamo avere, circolano varie opinioni. il segretario della Democrazia Cristiana addirittura, pubblicamente, avantieri, dinanzi — mi pare — a 5 milioni e 200 mila cittadini italiani ha fatto una proposta: il Parlamento, in pochi giorni, voti la fotocopia del referendum! signor presidente , che bisogno c' era di questi suoi toni? o di costituire in funzione di questo — come lei ha fatto — il suo Governo? nel rimpasto, è così evidente, un Governo, che aveva la sua caratteristica soprattutto di presentare, in équipe di Governo, e il governatore della Banca d'Italia e scienziati politici, per lo più dell' economia, con grande esperienza e con la moralità di economisti iscritti ai loro partiti, in genere, non indipendenti di questo o di quell' altro... io appartengo ad un razza che ha sempre ritenuto che l' indipendenza dai partiti è stare perfino sotto di loro. sono sempre stato fiero della tessera. certo, fatta in un certo modo. magari per televisione, e non per decreto come i 10 milioni di tesserati al vostro sindacato e i 3 milioni di pensionati (cioè, attraverso una tassa estorta)! prova ad andarci tu, in televisione, vediamo quanti soldi ti manderanno! probabilmente ti manderanno qualche altra cosa! allora, signor presidente , prudenza, attenzione, rispetto ed esortazione alla Camera, al Parlamento che vuole e sta dimostrando di voler subito attivare procedure straordinarie. presidente, io sono un esperto delle procedure: ne sono stato soggetto passivo per anni! persone che oggi sono al Governo avranno il ricordo di quell' eruzione di interpretazioni regolamentari divenute poi regolamento della nostra Camera ad hoc per governare contro quattro parlamentari (visto che non lo si poteva fare secondo i vecchi regolamenti)! quindi ripeto, ne sono esperto. riuniamoci — lo dico al collega Bianco, ai colleghi Ferri, Battistuzzi, La Ganga (non sono aggiornato sugli attuali presidenti di gruppo, ma è a loro che mi rivolgo) — e diciamo al collega Ciaffi che mercoledì mattina saremo lì: apriamo una seduta fiume ! il Governo è così preoccupato e terrorizzato da quest' evenienza che vuole fare il nostro mestiere, se è necessario. be', noi avviamo subito una seduta fiume in Commissione affari costituzionali! ma lo dico seriamente, è una proposta politica. perché? noi diciamo che la seduta fiume è possibile perché non faremo una ricerca, ma prenderemo la fotocopia dell' esito referendario e l' applicheremo alla Camera: poi, daremo vita ad un provvedimento migliore. quindi, emendamenti niente, nada. certo, il diritto di emenda c' è; ma come maggioranza politica che si costituisse su questo disegno, niente emendamenti. staremo giorno e notte e si arriverà a votare in sette... io sono felice di vedere che il collega Petruccioli ridiventa in qualche misura, portavoce o portagesti del suo gruppo! mi tardava, da molto tempo, la fine del suo accantonamento, sicuramente « auto » ma non per questo meno reale! signor presidente , poi però cominciano altre cose, come — devo dirlo — l' essere lei il presidente del suo Governo. « l' iniziativa avrà per base il principio dello scrutinio maggioritario uninominale con correzione proporzionale secondo le linee fondamentali risultanti dal referendum » . dunque, lei, signor presidente del Consiglio , traccia identikit dell' esito referendario e parla del principio dello scrutinio maggioritario uninominale con correzione proporzionale. ma, signor presidente del Consiglio , lei in questo caso dimentica quasi il naso di Cyrano: ad un turno! chi l' ha detto? io dico che se noi guardiamo il « naso » di quella cosa, se si dice che è con correzione proporzionale... certo, solo che qui è il naso di Pinocchio e la bugia è da te! e crescerai tu, tra poco, se non stai zitto. un po' di onestà intellettuale, presidente: la chiedo in nome della semplicità e della nobiltà della politica! si possono onestamente trarre in modo oggettivo i connotati dell' esito referendario quando da due, tre, cinque, sette, dieci, dodici anni io e Valerio Zanone andiamo dicendo: un turno, due turni, un turno; quando Sartori un giorno sì e un giorno no — sembra un osanna di qualche bel requiem — dichiara: due turni, non un turno! due turni, non un turno! ebbene quello era ad un turno, con correzione proporzionale! non è un caso, signor presidente del Consiglio : se è un lapsus freudiano — meglio — lo si supera, ma se è un lapsus politico (lei sa che con il Pds, o con non so chi altri, questi argomenti non si possono toccare)... presieda da governatore il suo Governo! lo presieda assumendosi le responsabilità! questa manca! quella sopra... ma questa è dolosa, presidente, sottovalutata! se lei dice: noi opereremo in attuazione di quello, i connotati di quello sono rappresentati da un solo turno! l' unico motivo per cui lei non l' ha ammesso è perché sulla correzione proporzionale, al limite, vi è solo la riserva di Pannella e di quattro amici, mentre sul turno unico vi è la riserva del Pds e degli specialisti dell' « avanti-ndré » nelle coalizioni e nei governi in questo periodo. allora, le chiedo proprio questo. o il Governo invoca il seguente criterio: mi atterrò ai connotati dell' esito referendario e aiuterò il Parlamento perché presto ciò avvenga, ed allora qui vi è semplicemente un' omissione materiale, e il punto si chiarisce. vedrà che noi riusciremo, malgrado le perplessità del collega Ciaffi, a fare la legge in otto giorni qui e in otto giorni al Senato, se ce ne assumiamo la responsabilità politica , certo, senza complessi. perdinci! dovrei preoccuparmi di dire: « lavoriamo giorno e notte » , quando per noi lo si è fatto? quando si è fatto contro quattro deputati per un anno e mezzo e per otto giorni in una commissione (ma sarebbe potuto avvenire anche in Aula)? e bene ha fatto Martinazzoli ad evocare anche l' eventuale concessione di una modifica del regolamento per poter procedere in sede redigente . ma la volontà politica era chiara: facciamola! e allora, presidente del Consiglio , ci troveremo il 30 maggio, il 5 giugno... sarebbe interessante un po' prima del 6 giugno, perché i demagoghi che si preparano alle elezioni fissate per tale data con la loro iattanza — stanno dentro, stanno fuori; e poi, ancora: il Parlamento si è sputtanato per sempre e a vita, con quella cosa, e poi un' altra, e la piazza, e i soldi, e l' indennità — arriverebbero forse al 6 giugno in una posizione un po' difficile, in quanto la bandiera referendaria l' avremmo noi, e non chi ha saputo agitarla fino ad ora meglio degli altri. perché sarebbe ad un turno! ecco dove possiamo lavorare insieme, signor presidente , nel senso che possiamo lavorare e lasciarla libera di fare un po' di più con i suoi collaboratori, prima del rimpasto, quello per cui lei è presidente del Consiglio : governare l' economia, governare il diritto dell' economia, governare. lei con gentilezza ci ha detto: invieremo pochi decreti, così il Parlamento potrà lavorare meglio sulla riforma; non si preoccupi, le rinviamo la cortesia. si occupi meno, per un mese, della riforma che noi faremo ed emani invece un po' più di decreti, nelle materie per cui lei è lì, a governare il paese. ed anche con più audacia di quanto non risulti dalla parte economica, perché lei qui può chiedere di più di quanto non chiedesse dal suo seggio prestigioso, dal quale doveva centellinare le parole, gli annunzi ed i programmi, perché se non l' avesse fatto si sarebbe trovato ogni giorno esposto alle bufere mondiali delle Borse e dei sistemi speculativi. qui, invece, all' opposto, lei deve annunciare sempre più alto, aggregare e così, sì, parlare anche al paese, parlando a noi... e fare quindi! ma se non hai l' annuncio dell' obiettivo, l' urgenza e la moralità del fare è difficile trovarle e farle comprendere. quindi, presidente, un' altra correzione: ci mandi molta dell' altra roba, di quella che ci ha promesso di mandarci poco, e credo che noi le invieremo... mi auguro che il Parlamento saprà dare una dimensione politica di sé! non lo avete fatto, amici, nel voto dell' altro giorno! abbiamo rischiato di rimetterci le penne, come avevo previsto: è superata, avevo fiducia che i demagoghi avrebbero avuto, in realtà, in questo paese, un' accoglienza di qualche momento, e per il resto si sarebbero ritrovati soli con gli « avanti-ndré » e le altre tattiche. mi ero permesso anche in altra sede, signor presidente , di esprimere un voto: non ripeta — oggi lei non l' ha ripetuto, ma ha richiamato di averlo detto — che la riforma elettorale è una priorità del Governo. dica ciò che è vero: che per le dichiarazioni del presidente della Repubblica al momento della sua elezione, nel suo primo messaggio al Parlamento, con la costituzione della Commissione bicamerale — contro la quale avevo votato, ma che è stata istituita in ossequio a quell' invito — , con il lavoro della stessa, che non ho seguito con particolare enfasi, soddisfazione ed affetto, noi invece, signor presidente , abbiamo un Parlamento che può e deve fare anche le riforme non elettorali. lei disse che il Governo ha questa priorità assoluta. no, il Governo no. se intende dire — la prego di annotarlo, perché nella replica aspetto una risposta — che il Governo prende atto che la priorità assoluta (ci ho messo dieci o dodici anni per conquistarla) è una riforma elettorale diretta a creare un diverso sistema politico che consenta di meglio governare i problemi del paese, lei mi riempie di gioia e la applaudo. ma non è una priorità del Governo, è una priorità per il paese e per le istituzioni: e il Governo, consapevole di ciò, si mette a disposizione del Parlamento, se questo dovrà essere necessario. capisco, signor presidente , che dopo il rimpasto lei rischia di avere un nucleo prestigiosissimo di nuovi ministri un po' disoccupati. mi pare, infatti, che questo Governo — e non si comprende perché — abbia fatto deperire la grande potenzialità economica, che comunque resta, per far aumentare quella giuridico-costituzionale. per farne che? per aiutarci a fare che? io guardo le cose, e molte volte le cose si fanno per un motivo e poi ce le si trova cresciute per un altro. se è vero quello che dico, quindi, mi pare che a seguito del rimpasto si rischi che vi siano ministri disoccupati che tenderanno, per logica naturale, a trovare di che fare ed a impegnare il Governo in cose per le quali potrebbe invece non preoccuparsi troppo. se poi, fra un mese e mezzo, avremo dimostrato di essere incapaci, per carità, commissariate, come voleva l' editore del partito che ha per organo un giornale che si chiama La Repubblica — partito irresponsabile in senso formale — , il quale sette anni fa aveva chiesto il commissariamento della Repubblica. per poco. e stia tranquillo che qualcuno si illude che lei sia così ingenuo da commissariare il Parlamento e la Repubblica. si illude, presidente, ma il mio compito è anche di portare questo granellino di sabbia per ricordare la continuità degli atteggiamenti, da quando dalle colonne de La Repubblica si affermava che era necessario commissariare il nostro paese per un certo periodo, prima di... e non hanno cambiato opinione, perché sono opinioni non ideali, sono opinioni di un gruppo di potere in cui non c' entrano gli ideali, ma la convenienza, come è anche legittimo. è meno legittimo che si mascherino di moralismi e di docenza di democrazia. prendo atto, dunque, che il suo richiamo al lavoro della Commissione bicamerale è positivo. lei conferma i 630 membri, cioè lei già avanza: siamo nei regolamenti di attuazione delle riforme. e questo va bene , rispetto alla demagogia dei 400 parlamentari. io sono d' accordo con Westminster, dove sono più numerosi che da noi: il deputato che viene troppo spesso in Parlamento lo ingombra inutilmente. la logica nostra, secondo la quale in Parlamento si firmano i cartellini, non vale a Westminster; sappiamo che se tutti i colleghi volessero partecipare ad una seduta non troverebbero posto a sedere. per quel che mi riguarda voglio che ognuno di noi — con buona pace di Sartori — non abbia a che fare con più di 60-65-70 mila elettori; voglio che la maggior parte di noi sia eletta da 27-28-29 mila elettori che sappiano essergli fedeli. per questo non c' è bisogno delle mafie e delle camorre. lei, comunque, parla di 630. le abbuono, perché questo fa parte del senso comune, il richiamo, che per me può essere solo polemico quasi ideologicamente, al pluralismo politico, perché io ritengo che il pluralismo politico come noi lo intendiamo, cioè partitico, sia estraneo alle grandi tradizioni classiche della democrazia. c' è qualcos' altro che mi preoccupa molto, signor presidente del Consiglio , in quello che lei ha detto, in quello che ha omesso di dire. nella costruzione perfetta del suo intervento dice, ad un certo punto, che sulle riforme elettorali è necessario agire in un certo modo, ma che poi è necessario dare attuazione anche agli altri referendum. su una cosa — ahimè — lei ha un punto di riferimento quasi obbligato ed intollerabile: « per quanto riguarda il referendum sul finanziamento pubblico dei partiti, il Governo utilizzerà i risultati dei lavori svolti in sede parlamentare » — al Senato, di notte, come 14 anni fa — « per un' iniziativa legislativa che ridisegni su nuove basi il sistema per far fronte ai costi della politica » . di quale politica? con calma, presidente, perché dobbiamo sapere, dalle riforme che faremo, che tipo di partiti avremo dinanzi. se infatti si facesse come al Senato, dove hanno già operato la riforma come se i partiti fossero quelli di ora, passeremmo da 83 miliardi a 1.000-1.500 miliardi attraverso i servizi per nutrire infauste burocrazie che — come giustamente diceva il presidente Amato — sono il residuato storico della concezione statalista del partito, apertasi altrove con il leninismo, in Italia con il fascismo e che ha fatto sì che il Gran Consiglio del fascismo, del partito, si tramutasse, al tempo del caso Moro, in un Gran Consiglio dei partiti che ha funzionato non solo per le tangenti, ma soprattutto per la legiferazione anticostituzionale come tale. per il finanziamento pubblico, dunque, aspettiamo di vedere quali saranno i partiti, e di che tipo. anche in questo caso, perché farsi carico di questo? perché, altrimenti, alcuni ministri restano disoccupati? ci sono i lavori a regia; li avevamo inventati per altri, ma si possono fare anche per alcuni ministri. nel suo intervento, il presidente del Consiglio ha parlato anche del ministero dell'Agricoltura e delle foreste, di quello dello spettacolo e delle unità sanitarie locali; si è dimenticato un altro referendum, quello sulla droga. perché è stato così distratto, signor presidente , anche quando in Consiglio dei ministri qualcuno si è permesso di farlo notare? vede, allora, cosa intendo quando parlo di chiarezza, lealtà e costruttività? e di certi toni sul riferimento diretto e popolare del Governo, del togliere in modo violento un connotato all' esito referendario e del dimenticare un referendum tra i più combattuti ed importanti? perché tutti gli altri e questo no? come vede, non credo che il Governo debba e possa fare molto anche se lo spero ma toglierlo! il problema è quello di acquistare fiducia e non credere alla schiavitù della politica come schiavitù un po' politicante, di reticenza, eccetera. la logica con cui lei ha vissuto in modo prestigioso va dunque rovesciata. quello che lì è necessario che sia non detto, qui è necessario che sia detto. mi auguro che ciò valga anche per la droga; ma a tale proposito svolgeranno interventi i miei compagni di gruppo, che forniranno anche alcuni suggerimenti. avviandomi alla conclusione, è indubbio che molto di quanto ho affermato vale se il Parlamento, organo politico, saprà farsi valere. lo ripeto: ad un amico al quale guardo con fiducia — e lo sa — come De Lorenzo , dissi che probabilmente ero responsabile dell' esito del voto sull' autorizzazione a procedere (cinque voti di scarto), ma dissi (lo ricordi, Franco?) che forse mi avrebbe ringraziato perché sarebbe stato un errore enorme. dissi a Bettino Craxi, un mese fa, che se io fossi stato nemico della Repubblica e suo avrei cercato qualche miliardo per corrompere qualcuno (non ce n' è stato bisogno, ci sono gli imbecilli volontari che lo fanno per vizio invece che a pagamento, ed è ancora più grave) perché l' autorizzazione nei suoi confronti non fosse concessa; avrebbe così rischiato di saltare il Parlamento e lui sarebbe stato criminalizzato come non mai, andando al processo già battuto. politicamente non abbiamo capito nulla. certo, i peggiori fra noi sono quegli ottanta mentitori che credendo di essere nuovi e diversi dai vecchi partitocrati hanno votato contro quello che hanno detto. quegli ottanta hanno preso una pillola di concentrato di trent' anni di corruzione; gli è stata messa in bocca, e loro, certo. dovrebbero uscire da questo Parlamento! senza di loro avremmo quanto segue: in fondo, mi avete ascoltato! la maggioranza — forse anche la maggioranza dei compagni socialisti — senza mancare di lealtà alla sostanza delle cose amate e sperate ha, o avrebbe, votato forse in un modo diverso. quindi, noi dobbiamo aiutare nella dialettica il Governo! ma allora... son passati già due giorni — lo dico al collega Bianco, agli altri colleghi, a tutti — da quando il segretario del partito di forte maggioranza relativa ha annunciato, urbi et orbi , che avrebbe adottato quella legge di iniziativa popolare sottoscritta da 700 mila cittadini — che abbiamo depositato il 29 maggio dell' anno scorso — , fotocopia dell' esito referendario (perché noi facemmo con una mano il referendum e con l' altra questa cosa). ricordo che l' avevamo già presentata insieme, nell' altra legislatura, con Ciccardini e altri compagni, amici e colleghi di allora, che fanno parte del comitato. quindi, c' è un' iniziativa in tal senso. è vero che — mi pare il 10 o il 12 ottobre — ci fu negata l' urgenza per tale provvedimento; eh, l' aveste invece accettata, una mattina...! adesso questa cosa c' è, e allora? abbiamo perso 36 ore di lavoro prezioso del Parlamento, ma questo verrà deciso? cominciamo da mercoledì prossimo; se si agirà in tal senso, l' ombra di un Governo condannato ad essere equivoco su tale argomenti... sull' immunità la questione è regolata, amici; la gente è più saggia di quanto si creda. voglio vedere quelli che sono andati in televisione ad urlare quando l' abbiamo restaurato, quel voto palese che fino a cinque anni fa abbiamo praticato, quando si sa che ormai anche lì l' appello (che credo con qualche « naso politico » , se non con saggezza, vi avevo rivolto) ai processi, ai processi, ai processi troppo facili...! non fare... dare qui valore di processo a quella cosa che invece dovevamo: darla via, cosi! salvo predisporre una riforma — questa sì, signor presidente , siamo tutti interessati! — sul tipo delle regole in vigore a Westminster: dove si danno le autorizzazioni, ma se si negano, ope legis , immediatamente, il magistrato è incriminato per oltraggio. questa è la logica da seguire e dobbiamo realizzarla. ed oltre all' oltraggio vi possono essere la colpa e la colpa grave, oltre al dolo. possiamo attrezzarci, da questo punto di vista . tanto più che, per opera di alcuni sapienti di allora, abbiamo tolto al cittadino italiano giudice la responsabilità civile del suo operato, a discapito degli onesti e dei capaci. signor presidente del Consiglio , lei avrà capito, tutti l' hanno capito, che la situazione è apparentemente paradossale. io voglio, vorrei, spererei che con un rimpasto — da attuarsi magari a settembre, che rimandi i disoccupati a casa e acquisisca qualcun altro alla compagine governativa: grosso modo, con la prima formulazione c' eravamo quasi! si rimandassero i disoccupati a casa a settembre, dicevo, dando vita però ad un Governo che duri una legislatura! è una provocazione? boh, poi vediamo! e vorrei che questo Parlamento meritasse di rendere possibile il dettato costituzionale. certo, non ci siamo arrivati prima...! ma certo, ora è un' altra cosa. però quando mi si dice se il Parlamento vota le autorizzazioni a procedere e le riforme elettorali ci mandano a casa... voglio vederlo, un Parlamento che in venti giorni e in un mese realizza questo! ho sempre detto — mi si riconoscerà una certa onestà intellettuale — che è proprio il Gran Consiglio dei partiti che può preparare la Costituzione repubblicana; e ho aggiunto poi che in Spagna abbiamo assistito a questo e ad altro! ma noi siamo già molto in avanti per proporre e realizzare un lavoro costituente in questa legislatura. pensate forse che se io sono « avvisato » perda la mia scienza giuridica — se ce l' ho — e il mio senno? certo, posso essere gravemente preoccupato: il problema c' è. ma l' altro sarebbe un Parlamento ideale? e ancora: noi realizziamo un mutamento radicale e, come abbiamo fatto per i sindaci, chiamiamo il paese dopo quaranta giorni — senza norme transitorie e finali — a votare? in un paese che per quarant' anni si è organizzato secondo quel sistema elettorale e quei partiti che sappiamo, si approva la legge e poi si va a votare con l' uninominale? allora saranno solo i chierici burocrati di quattro partiti, esperti, che « raffazzeranno » le cose. no: ci vuole un anno di congressi straordinari, di formazione di nuovi partiti, di costituente democratica, per realizzare, dopo un anno o due, la riforma ed inverarla attraverso un voto che sia espressione di coscienza popolare, di informazione e di dibattito su alcune regole. preferisco davvero, al limite, essere sciolto per votare un' ennesima volta nella disastrosa forma proporzionale, che creerebbe un Parlamento prodromo di una dittatura. un Parlamento di diciotto partiti, dei quali solo due o tre tra il 15 ed il 20 per cento , non eleggerebbe neanche il suo presidente. altro che fare le riforme! e quando il Movimento Sociale Italiano , la Rete o Rifondazione dicono questo, credo che essi davvero vivano la vocazione suicida di minoranze piccole non numericamente, ma per altri motivi. certo, se avete ancora — e ve lo auguro — lo schema rivoluzionario per cui si fa un Parlamento con diciotto partiti il quale dimostra l' inutilità della democrazia borghese e si passa ad altro, va bene . ma se eliminate questo passaggio, siete semplicemente dei poveri sfascisti di voi stessi o i testimoni di visione troppo povera per poter consentire anche a voi di sopravvivere. per il resto, presidente, chieda al paese riforme e sacrifici infinitamente maggiori. aggrediamo, anche in modo diretto, la montagna del debito pubblico ! oggi la sua è stata una lezione ineccepibile su come possiamo — attraverso i bilanci annuali — operare già in modo significativo per rovesciare la tendenza. si comprima la crescita del debito stesso: siamo ancora sotto il limite, come lei ha giustamente detto. quindi si comprima il mostro. ed a proposito di piani Marshall e di altre cose, se queste non sono assistenziali, si potrà forse convocare la Moody's (e gli spiegherà lei qualcosa), la Banca mondiale o altri grandi interessi non al nostro capezzale, ma al tavolo intorno al quale si tratterà la grande ricostruzione di un mondo nuovo per uscire da una situazione che gli altri paesi stanno per conoscere. se noi ci troviamo per il debito pubblicò, in base al nuovo metodo di calcolo del Pil, al 102 per cento (secondo il vecchio ci troveremmo già al 118 o al 119), gli altri paesi — che quasi non conoscevano tale fenomeno — si trovano ormai in numero cospicuo fra il 40 ed il 50 per cento . se saranno privi di strumenti adeguati — come fummo noi — , sottovalutando la gravità del fenomeno, questa diventerà una caratteristica, come lo sarà il pluralismo partitocratico (vediamo l' Assia in Germania), di tutta l' economia europea. io sarei stato felice (ora posso dirlo: non ne conosco neanche uno) se Padoa Schioppa , che si era tanto occupato di Europa, avesse avuto qualche incarico — non uno in particolare — di rilievo. gli accenni che lei ha fatto su Maastricht sono pertinenti, ma inadeguati ed interni allo sfascio della costruzione. lei sa benissimo che, in base alle direttive che ci verranno da questo punto di vista , noi non parteciperemmo all' Unione Europea se questa vi fosse, ma probabilmente non ci sarà neanche nella visione piccola, alla Maastricht. sul piano dell' ordinamento lei ha notato, per esempio, lo sfascio della giustizia penale, ma il vero sfascio nel nostro paese è quello della giustizia civile, del quale nessuno mai parla. in relazione a questo aspetto la formazione di nuove mafie è essenziale e fondamentale: lo Stato non c' è più e così la mediazione fra interessi che si confrontano attraverso la giustizia civile può essere assicurata solo dal malaffare o da un utilizzo malaffaristico di istituti ad altro destinati. la Banca d'Italia si è trovata spesso in difficoltà — penso — nel vigilare sui metodi di alcuni sportelli o di nuovi sportelli, che nascevano proprio in funzione dell' inesistenza della giustizia civile, dell' impossibilità di recuperare crediti e, insomma, dell' impossibilità di avere una vita e una contrattualità civile. su questo nulla, signor presidente del Consiglio . nulla anche su un altro aspetto (ma non glielo rimprovero): o il nostro paese torna ad essere allineato con i paesi democratici ed abbandona la triste e mortale utopia di essere di avanguardia nell' organizzazione democratica dell' ordinamento giudiziario , o andrà a sconfitte, in modo sempre più pericoloso. Consiglio superiore della magistratura , autogoverno: tutto questo ha creato una realtà mostruosa che rende ogni palazzo di giustizia un palazzo dei veleni. si è compiuto l' atto, provinciale, di presunzione di voler fare dell' Italia il luogo in cui si insegnava il modo per organizzare l' ordine giudiziario in libertà ed indipendenza dal potere politico : ma a chi lo si insegnava? agli USA, al Canada, alla Francia, all' Inghilterra; sicché tutti gli sfascisti e gli utopisti di mala sorte degli altri paesi si richiamano in effetti all' esempio italiano... bell' esempio! noi dovremmo avere un nuovo ordinamento, magari solo a partire dal 1999; ma occorre cominciare subito a lavorarci, perché le capacità sediziose e sovversive che vengono dall' ordinamento giudiziario , così come oggi si articola ed articola i suoi potentati interni, è il più grave pericolo per la Repubblica italiana . lo ripeto: le potenzialità sovversive interne all' ordine giudiziario, potenzialità incontrollabili ed incontrollate che possono fare del lavoro splendido di magistrati che hanno iniziato da alcuni anni il fondamento per ulteriori disegni politici. io ritengo che sia stato un atto di saggezza politica il fatto che il procuratore della Repubblica di Milano abbia convocato la FIAT ai massimi livelli ed abbiano concordato politicamente. perché? perché il problema della giustizia è il problema della politica criminale , della politica giudiziaria come si diceva un tempo; è evidente che l' organizzazione italiana è progredita in modo tale che ogni procuratore della Repubblica è titolare della politica criminale dell' intero paese: non più — per carità! — il ministro di grazia e Giustizia. le distorsioni, quindi, sono immense: il potere che alcuni magistrati, alcuni procuratori — magari di Teramo o di Avellino — possono acquisire sono tremendi: possono convocare coloro nei confronti dei quali lo Stato è stato spesso in ginocchio e farli mettere a loro volta in ginocchio. l' onestà intellettuale esige che questo aspetto sia evidenziato. non ci aspettavamo che lei lo facesse subito; magari lo annoti per il « Ciampi II » , sempre se domani sera sarà consentito a me ed al Parlamento di votare la fiducia a questo Governo. io non lo so. a me pare difficile, presidente, che questo Governo governi non costringendo al voto positivo o negativo il Pds e la Lega. sarebbe un' illusione. un' altra questione: è un Governo che esprime una coalizione? è o non è un governo di coalizione ? capisco che su queste cose bisogna riflettere, magari durante la notte! se il Governo è di coalizione, per esempio, si tratta di trovare qualcuno che dia il voto... una « ruota di scorta del regime » , come sono stato da cinquant' anni , adesso di nuovo ed ancora, una ruota di sei o sette quanti siamo: in realtà non è neanche un rotellino piccolino, non è niente! delle dimensioni di quelle che politicamente spesso mancano nelle vostre teste... dipende dalla qualità della materia grigia! quanto al grigiore, in prospettiva, voi assicurate al nostro paese un' inondazione: un' inondazione di grigiore, dalla quale non vi sarebbe foglia o filo d' erba che sorgerebbe! il paesaggio sarebbe lunare! come vede, presidente, un tantino ci divertiamo anche: siamo un po' a Westminster anche noi in certi momenti! e lo è soprattutto chi non sa di esserlo, perché in fondo ha guardato per tutta la vita ad altro tipo di parlamenti o di partiti. allora, domani sera vi sono dei rischi. per quanto riguarda la Lega, è evidente che se lei chiarisce una volta per tutte... posso esprimermi tentando di interpretare la sua onestà e anche la sua politica? questo Governo non è a termine; questo Governo, secondo Costituzione, se avrà la sfiducia del Parlamento, che riterrà che il suo mandato è concluso, se ne andrà, ma non si dimetterà, dopo che saranno state compiute alcune cose, sua sponte ; non provocherà procedimenti di crisi che possano trasformarsi anche in crisi del Parlamento. a parte il fatto che il presidente della Repubblica ha già detto tempo fa — ricorda? — che il Governo non è ultimo, è penultimo. io dico che finché un Parlamento è sovrano qualsiasi governo è penultimo e non è mai ultimo fino a quello dell' ultimo giorno dell' ultima legislatura. questa è la verità. quindi hanno mentito Bossi e gli altri quando hanno affermato: a seguito di quello che il presidente del Consiglio ci ha detto, noi ci asterremo invece di votare contro. e sia chiaro a La Malfa e agli altri che voi non siete il Governo che porta i suoi doni allo scioglimento del Parlamento e ad elezioni affrettate, sconsiderate, magari secondo il nuovo sistema; e certo non perché non avrete più da fare perché, come lei giustamente dice, quello che lei fa vale se sarà continuato (ed aggiungo: se sarà continuato dagli stessi che lo hanno avviato). dovete lottare perché così sia; non solo in Bergson la durée è un valore costitutivo della forma delle cose. un Governo che domani sera ci faccia ascoltare che, per quanto sta in lui, vuole incarnare questa durée bergsoniana, un Governo che vuole durare non per sopravvivere ma perché di qui ad allora avrà appena potuto mettere i primi pilastri di una delle cose che deve fare, andando avanti con sempre maggiore ambizione, otterrà in quest' Aula un certo risultato; se lei dirà questo signor presidente del Consiglio , penso che, al di là delle coalizioni, vi sarà un voto in questo Parlamento che, se qualcuno tentasse di impedirlo, si troverebbe ad accorgersi di non avere più truppe ma deputati. non più truppe alle proprie dipendenze ma deputati, tanti quanti gliene bastano per andare avanti, signor presidente Ciampi. la terza Repubblica francese andò avanti con un solo voto ed è quella che è durata più a lungo. signor presidente , volevo dirle sulla politica estera : catastrofe... anche un ministro così importante... volevo solo dire che un ministro pregevole, che però non voleva farlo, già in questo momento funziona poco. credo che sulla difesa Cicciomessere farà un intervento. lei sa che cosa abbiano rappresentato nel sistema industriale italiano, come tumore contro il sistema stesso, l' industria militare e compromissioni di quel tipo. non ha detto nulla; ci sforzeremo di dare non sottosegretari agli Esteri (non ne abbiamo di abbastanza piccoli), ma suggerimenti e opere a nome di un Parlamento; spero in futuro a nome di un gruppo parlamentare nuovo di questo Parlamento.