Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 174 - seduta del 29-04-1993
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1993 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 262
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , colleghi, Giulio Andreotti con molta convinzione — ne sono sicuro — ha dichiarato alcune settimane fa di avere paura di quelli che potrebbero o dovrebbero essere i suoi giudici. per la verità lo comprendo e penso che egli non abbia ragione, ma che le ragioni per avere nel nostro paese paura dei giudici siano forti e serie. il nostro collega Bettino Craxi denuncia un complotto di giudici; e che complotti vi siano mi pare addirittura probabile. il problema è vedere se sia un complotto di giudici nell' esercizio delle loro funzioni o se di altro si tratti, e se noi dobbiamo pronunciarci sul complotto o sulla richiesta di autorizzazione a procedere . il nesso tra le due cose è forte, ma bisogna approfondire la questione. i dati storici ma anche — colleghi legislatori — giuridici e legali si collocano in un contesto spaventoso. la partitocrazia e il regime partitocratico — che vi sono stati e vi sono ancora — hanno rappresentato la negazione costante dello stato di diritto a favore di un' affermazione etica di Costituzione materiale, di leggi materiali e di norme materiali. e il regime è andato in crisi quando si è applicata alla Costituzione materiale (opposta alla Costituzione scritta), alle leggi materiali, alle norme materiali, agli statuti materiali dei partiti, la novellistica frenetica che avete imposto al nostro Parlamento. non si è capito più nulla! i comportamenti, se erano del potente, erano legge materiale, molto spesso in contraddizione con la norma e il potere materiale, di giuridicità propria, di common law , mafiosa o meno. a lungo l' ordine mafioso è stato un ordine di common law ; feroce, classista, criminale, ma è stato un ordine. le norme regnavano sovrane, e chi diceva giustizia — il grande capo — credo fosse molto meno chi faceva giurisprudenza che chi esplicava norme indiscusse, di classe, feroci, criminali rispetto all' ordinamento dello Stato, rispetto a chi volesse realizzare un ordine sociale diverso, di giustizia o di democrazia. il contesto storico e giuridico-materiale che noi ereditiamo è il prodotto mostruoso di utopie parziali, irresponsabili, mostruose anch' esse e bellissime, come i mostri, come il mostrum, ma mostruose! del principio dell' obbligatorietà della sanzione penale, grande conquista pseudo illuministica — perché gli illuministi avevano una ragion critica rispetto anche a se stessi — dell' ideale della giustizia perfetta, si faceva un dogma acritico contro le verità pragmatiche ed empiriche della storia del nostro paese. sotto l' usbergo dell' obbligatorietà dell' azione penale, in Italia, si è affermato l' arbitrio strutturale, ideologico e pratico di un ceto, di una casta di chierici e di clericali; sotto l' usbergo dell' obbligatorietà dell' azione penale, quello che altrove è sottoposto al giudizio politico estremo e democratico del cittadino (perché eserciti o meno quella determinata azione penale che può svolgere il procuratore, la parte e l' accusa pubblica), quello di cui si risponde — in altri casi ne risponde direttamente l' Esecutivo o il ministro di grazia e Giustizia — e che ricade sotto la regola democratica che chi ha ed esercita potere di esso risponde (e tale dialettica diventa quindi la via per eventuali alternative di persone, di poteri o di gruppi), da noi, invece, diventa la menzogna feroce, quotidiana — colleghi legislatori — , la menzogna costante di una obbligatorietà dell' azione penale che si è trasferita nel passaggio assoluto, arbitrario in sede tecnico-giuridica, senza alcun fondamento, senza alcun riscontro, dell' autorità giudiziaria e del momento della pubblica accusa (dei pubblici ministeri, ma non solo di loro), senza alcun controllo, dando l' esercizio della politica criminale e giudiziaria all' arbitrio, alla sensibilità, alla cultura, all' antropologia, alla nomina, alle cosche, alle ragioni di partito, di parte o politica nelle quali in modo naturale si costituiva anche il ceto e il corpo giudiziario e giurisdizionale. sicché, dinanzi ad un Parlamento che dagli anni 50 ha legiferato sempre più freneticamente sul piano fiscale, magari attraverso regimi irresponsabili di proroghe, deroghe o altro, ma comunque continuando a tenere al centro dell' attività legislativa e del dialogo con l' Esecutivo la politica fiscale , vi è stato un ordine giudiziario che ha avuto una politica giudiziaria criminale, secondo la quale il reato fiscale non doveva o non poteva avere priorità. poi, si è detto, è vero, che il legislatore si adeguava e, se volete, depenalizzava o attutiva il momento della sanzione, che la giurisdizione doveva prendere in considerazione. sta di fatto, però, che sotto l' obbligatorietà dell' azione penale non vi è stata politica criminale e giudiziaria attiva, consapevole e responsabile; una politica che noi, non più come legislatori, ma come organi di controllo, di vigilanza, di indirizzo, di controllo dei bilanci politici ma anche di altra natura, ogni tanto anche storica, della vita delle nostre istituzioni e della nostra società, non abbiamo esercitato. è evidente che, se vi fosse stato il sorteggio delle azioni giudiziarie che i procuratori dovevano effettuare, dinanzi a centinaia di migliaia, a milioni di processi, avremmo pur avuto, prima o poi, casi di reati fiscali particolarmente gravi che si sarebbero tradotti nell' evidenza e nell' immagine di arresti di grandi o di piccoli personaggi della finanza, o del cittadino qualsiasi, con scandalo, semmai, ma anche consapevolezza. la distruzione dell' ambiente, la cementificazione trovano una causa nella tangentocrazia; sappiamo infatti che si costruivano grandi opere pubbliche a seconda che si dessero o meno tangenti. questo era il criterio. è indubbio, però, che da Vittoria, in Sicilia (tanto per fare un nome: bisogna farlo sempre!), a mille altre località abbiamo assistito a qualcosa che ictu oculi era un tremendo reato penale di distruzione dell' ambiente, di cementificazione della vita e di cose notoriamente non cementificabili. strutture di affari e delinquenziali erano alla base di tutto questo; e i procuratori della Repubblica, i procuratori generali, percorrevano con le loro scorte centinaia di chilometri senza esercitare la loro capacità ed i loro obblighi, costringendo alla terzietà il Parlamento. altro che la balla di un ordine giudiziario che deve essere guardato con tolleranza perché lo costringevamo a terzietà in un caso o nell' altro! il pessimo sistema, con il quale mi si risponderà, di opporre i morti ai morti non lo seguo! l' abitudine di dire, ogni tanto, che abbiamo avuto i nostri martiri è vergognosa, perché è sfruttamento di quegli episodi, di quelle vite e di quelle cifre che non sono riducibili oggi alla contrapposizione di interessi molto reali di un ordine giudiziario che è fuori legge e, rispetto alla lettera della Costituzione, è letteralmente sovversivo. e la sovversione del Csm è letteralmente sovversiva! ma, amici legislatori, se mi consentite, siete e siamo in una posizione difficile. quando noi, con la nostra capacità di governo delle cose del nostro paese, non potendo avere qui il vostro ascolto, andammo nelle piazze d' Italia, dinanzi alle donne e agli uomini, raccogliemmo, quattordici anni fa, 800 mila firme perché fossero mutati i criteri di elezione del Csm. ottocentomila firme hanno significato, per noi, mesi e mesi di sacrifici e denaro, che non avevamo. e lo abbiamo fatto! poi, grazie ad Elia e agli altri, il cui ritorno non saluto sicuramente in banchi che in questo momento non possono essere coperti, per la concezione da cupola mafiosa della Corte costituzionale si è fatto strage di giustizia sui referendum. le leggi che noi abbiamo sui referendum non hanno nulla a che vedere con la facoltà costituzionale che ci è stata data. le interpretazioni successive farebbero impazzire anche la Corte, se fosse in buona fede . allora, certo, qualcuno può avere paura di addentrarsi da imputato o da imputando in questo universo che è padrone della legge (e non serve la legge), in cui centinaia di magistrati, che possono essere in qualche misura equiparati alle decine di noi di questo trentennio, sono stati rimossi, sono stati ridicolizzati perché volevano semplicemente attuare in coscienza la legge, dinanzi a quelle vere e proprie associazioni criminali che erano costituite da procuratori della Repubblica, che erano elementi costitutivi della criminalità rispetto alla costituzione partitocratica, che ne erano istigazione costante, che hanno scoraggiato nel corso dei lustri i cittadini i quali credevano nelle denunce che potevano fare, che invece andavano regolarmente ad essere sepolte. dinanzi a questa realtà, comprendo che si abbia paura di costoro perché bene li si conosce, e comprendo anche le cautele. ma dobbiamo pure avere, colleghi legislatori, colleghi deputati, anche il senso sia dello Stato, sia delle istituzioni, sia dell' opportunità, che è la nostra regola (non dell' opportunismo). dobbiamo chiederci se sia possibile oggi non avere sufficiente lungimiranza e forza per reagire comprensibilmente a quell' ordine giudiziario che abbiamo ed avete creato con le leggi, le protezioni, con i procuratori che volevate avere, i questori, i prefetti ed i commissari che avete voluto, giorno dopo giorno, ed in tutte le regioni, quelle bianche e rosse. sicché, quando poi un nostro collega dice che forse non era proprio necessario a via Fracchia sparare in un certo modo, lo si manda ad Ancona; non si ha il coraggio di chiedergli conto dei suoi giudizi e lo si manda via. abbiamo fra di noi come senatore, ma non processato, quell' agente Carmine Mancuso la cui gloria era di avere sputato contro il ministro dell'Interno Scalfaro arrivato a Palermo; egli era giunto in quel momento per ricordare il senso dello Stato e difendere la polizia, anche nei comportamenti di coloro che criminalmente e con cultura mafiosa intendevano fare un uso mafioso in termini di difesa. era colui che diceva ai colleghi: « non mi fate parlare questa sera in Assemblea perché gli ho sputato tanto addosso che non ho più saliva per parlare » . queste cose accadono, e sono accadute; solo l' attuale Capo dello Stato , unico ministro dell'Interno fino allora, dinanzi all' episodio Marino ebbe il coraggio di riaffermare che un giovane, per colpevole che potesse essere, non poteva entrare sano a ventidue anni in una questura della Repubblica per uscirne torturato, distrutto ed assassinato, con in più la pretesa che invece fosse morto altrove. tutto questo ha significato in realtà che se quel ministro dell'Interno non è durato a lungo dopo questo episodio credo che qualche rapporto tra le due cose esista. ma andiamo oltre. noi abbiamo, e lo ripeto (il collega Senese l' altro giorno mi sembrava che mi dicesse di no; gli manderò i documenti) gli elaboratori, gli ideologi, i teorici di regime, che vi sono sempre, in qualsiasi regime, anche quello democratico (ed il nostro regime democratico non era). caro Formica, il regime partitocratico ha rappresentato una cosa terza rispetto ai regimi totalitari ed a quelli democratici; una cosa terza che l' osservatore, lo scienziato della politica saprà individuare nella storia dei paesi come prodotto della caduta dei regimi totalitari e dell' incapacità di edificare secondo democrazia e secondo unicità delle leggi, nel rispetto delle leggi scritte, e di esercitare il Governo del paese e della giustizia, garantendo il diritto alla vita di ciascuno di noi, all' immagine, che è la vita, e tutelando la vita del diritto. da questo punto di vista , amici, abbiamo forse compiuto — ve l' ho già detto — un errore grave; e lo commetti, Bettino. lo commette Craxi. dinanzi alle richieste di autorizzazione che ci vengono presentate, a 41 richieste di autorizzazione, io penso che la nostra reazione debba essere e doveva essere l' opposta di quella che avete avuto. così come quasi burocraticamente confondevate immunità con impunità nei decenni precedenti, quasi burocraticamente adesso occorreva non respingere al mittente, ma dire alle procure della Repubblica di oggi che l' appuntamento veniva dato al processo, come facemmo con Tortora, come facemmo con Toni Negri , come noi facemmo sempre! Tortora si dimise dal Parlamento europeo non per essere subito giudicato ma per andare in carcere per poi essere giudicato in appello, con procedimento forse socratico, radicale, nostro. ricordate i millantati sputi di un collega scomparso, di questa parte, perché noi avevamo, per un nostro eletto, determinato, attraverso la nostra decisione di non partecipare al voto in quella legislatura, veramente l' iniqua, l' impensabile autorizzazione al suo arresto. se ci fossimo mossi secondo modi comuni... ma il gioco maledetto nel quale siete e siamo caduti è che contestando qui quelle richieste, la stampa a questo punto viene legittimata a fare di queste nostre sedute, in realtà un pre-processo, un elemento di processo. altro è lasciare bene scritto nei nostri atti che si avvisa il Parlamento, si avvisano i cittadini che si ritiene che sia in corso un complotto, che si ritiene che questa autorizzazione servirà ad aprire, come per migliaia di cittadini italiani, un percorso di ingiustizia, dire che c' è questo timore, e quindi armare l' opinione pubblica , se stessi , noi, con i nostri poteri di controllo al riguardo; e altro è chiedere al Parlamento italiano, oggi, in queste condizioni, di far uscire domani i giornali con questo titolo: su 41 imputazioni — quali che esse fossero — il Parlamento ha detto no! servizio al Parlamento! servizio alla giustizia! quante altre richieste di autorizzazione a procedere arriveranno da qui a 4 mesi, a Parlamento chiuso (perché in questo caso accelereremmo — ma non importa — la chiusura)! a chi non sarà ancora candidato quante ne arriveranno in quei due mesi, se c' è non solo complotto ma quell' accanimento che è tuttavia fisiologico nella norma aberrante dell' obbligatorietà dell' azione penale affidata all' arbitrio e alla discrezionalità del ceto giudiziario costituito così come lo è oggi. allora, come altre volte i democratici, in momenti difficili (non quando è accaduto qua, ma la cosa è ormai sepolta), hanno lanciato l' urlo: « alle urne! mie urne! alle urne! » , ebbene, ora è il momento di urlare: « ai processi! ai processi! ai processi! » . che ci si vada! mi auguro che non sarà solo Radio Radicale , come per decenni, ad essere testimone nei processi che devono essere occultati! mi auguro che il processo Cirillo, nel suo appello, venga fuori con la realtà di un terrorista come Senzani, a mezzo servizio anche con i servizi di lì, un terrorista che era poi, da illustri padroni della politica napoletana, e non solo napoletana, in fondo legittimato a presentarsi come un democratico addetto alle formazioni professionali dei giovani. e pensiamo alla vicenda incredibile dell' associazione per delinquere che nasce con la « Valenzi — 2 » e che prosegue ancora oggi. pensiamo ai tentativi di consentire ad uno dei due magistrati, non collaudatori, di fare forse 1 i sedute nei giorni prossimi. ma questo pericolo lo abbiamo scongiurato. quindi c' è da avere paura. ma occorre anche scegliere il luogo dello scontro. in Italia è praticamente legale un fatto che invece per me non lo è affatto. in applicazione di un principio teorico, in Italia, unico paese al mondo, della politica criminale e giudiziaria non è titolare l' Esecutivo, in quanto la politica criminale e giudiziaria è potere diffuso di ogni singolo magistrato. si ha così una sacralizzazione etica del valore del giudice e del magistrato, anche quando in realtà ha sequestrato il lavoro di poliziotto alla polizia, non volendo il corpo di polizia giudiziaria che la Costituzione pure prescriveva, perché è comodo e bello poter scegliere fra i finanzieri, i carabinieri e tutti gli altri. si è così venuto a creare un mostro strutturale. e vi è un altro mostro aggiunto, legislatori, compagni e compagno Bettino Craxi, il mostro aggiunto di quella legge anticostituzionale sulla quale voglio i processi di regime. mi riferisco alla firma anticostituzionale del presidente Cossiga sulla legge Vassalli. essa anticostituzionalmente violava l' esito del referendum sulla responsabilità civile dei magistrati che l' 80 per cento dei cittadini di questo paese aveva votato a difesa dei giudici capaci ed onesti contro quelle bande di magistrati criminali (criminali di regime!) che, molto prima dei politici che sono andati o stanno per andare in galera, devono ricevere almeno un avviso di garanzia . sono assolutamente sicuro che nell' ambito della politica giudiziaria così intesa il giudice non sia titolare fino in fondo. poi viene il capo della procura. ricordo il processo Braibanti (che a voi non dice nulla): una cosa mostruosa e vergognosa, nella quale riuscii ad inserirmi con i pochi soliti miei compagni imbecilli, radicali storici (non radicali, che forse in Aula siamo la maggioranza, siamo il gruppo più numeroso). e allora: « il capo mi ha detto che potevo tenerlo tre anni, anziché tre mesi, senza processo; il capo mi ha detto che è ordinatoria la disposizione che prevede la pubblicazione entro sessanta giorni delle motivazioni della sentenza... » . poi però restano solo quaranta giorni alla parte per opporsi ai libri e ai volumi presentati! tutto ordinatorio, amici! ecco quello che hanno fatto i giudici felloni di questa Repubblica! felloni, in gran parte, per una fellonia ideologica e voluta! è tutto ordinatorio, amici, quello che li riguarda e tutto perentorio quello che riguarda i cittadini! ma voi, noi legislatori; voi, noi, Governo... ah, ne parleremo con Ciampi! vedremo domani se la politica giudiziaria va o no! non una parola! ma la politica di riforma, quella che dovremo far scattare, magari, nel 1998... nel 1998 deve però scattare qualcosa che umilmente si adegui a quello che le democrazie conoscono nell' organizzazione della giustizia e del diritto della politica, non a questa stolta provincialità italiana per la quale abbiamo ritenuto di aver creato un nuovo ordine della giustizia da proporre al mondo! ben venga adesso la trovata! questo non significa, amici, che noi dobbiamo qui giudicare. non è un problema di giustizia politica; è di giudizio politico: noi dobbiamo qui esprimere un giudizio politico su un problema di giustizia. non è — lo ripeto — un problema di giustizia politica da esercitare bene o male. il giudizio politico è questo: se sia interesse del Parlamento (ecco perché non possiamo rinunciare, mi pare, alle nostre immunità), se sia interesse dell' istituzione, in un dato momento, concedere o meno quella eccezione rispetto alla generalità dei cittadini, quella prerogativa che non è del parlamentare. sono laico in questo, non ho l' eticità di nulla perché ho troppo rispetto della religiosità che, quando viene antropomorfizzata, mi fa paura. non ci credo! non vale la pena, allora, credere in qualcosa, se noi riconduciamo sempre tutto alle fattispecie per poi violarle! io credo che il deputato, il cittadino, il collega Craxi, come ognuno di noi, debba e possa, nel suo interesse, essere giudicato. ci si denuncia il complotto? sapremo essere rigidi, noi che lo siamo stati a favore dei nostri avversari! cosa vuol dire, Bianco, libertà di coscienza ? forse che i democristiani hanno bisogno che la libertà di coscienza gliela dia burocraticamente la presidenza del gruppo? significa che non avete il coraggio di difendere la delibera politica (non di coscienza) della Giunta, una delibera di opportunità politica, rispetto ad una richiesta di tipo giudiziario? al riguardo, personalmente, non ho un' oncia di dubbio, perché saremmo in contraddizione con le tantissime autorizzazioni che è nostro onore aver concesso. poi però, amici, continuate a non essere aggregati in questo Parlamento (come sarete anche nel Governo) secondo le regole di un Parlamento, il nostro, che la sorte vuole, per la prima volta in trent' anni , essere divenuto sovrano per mancanza di volontà dei referenti esterni o per carenza della capacità di dettarci i comportamenti; non vi organizzate, come vi ho chiesto e suggerito da un mese e mezzo, in base a diversi criteri. se fossimo stati quaranta o cinquanta, in occasione di questa crisi, quanto meglio avremmo potuto difendere anche le aspirazioni e le fedeltà ideali di ciascuno! ma se la responsabilità penale, come giustamente riconoscete, non è oggettiva, ma è personale, anche la responsabilità parlamentare, la responsabilità politica ha una sua valenza. a tale riguardo è vile — vile come si dice del bronzo — l' argomentazione che non mi avete opposto ora, ma che in fondo costantemente adducete fra di voi: non è il momento, ma bisogna comporre le varie cose. no, il voto dovrebbe essere quello di un Parlamento che si organizza anche nel timore di quello che accade, nella volontà di ricondurre l' ordine giudiziario — come sta accadendo: ed è una nostra vittoria — in determinati ambiti. come il Parlamento, la Presidenza della Repubblica e i governi, anche l' ordine giudiziario deve essere sottoposto a leggi certe e non deve svolgere un ruolo di manipolatore o di arbitro assoluto e necessario nei confronti della legge scritta, con i suoi vuoti ed i suoi straripamenti. ecco perché questo è un grande momento; e io ho pochissimo da aggiungere. vorrei obiettare (con affetto, se mi fosse lecito; ma in questa sede credo che i sentimenti privati non debbano avere spazio, perché proviamo sentimenti più ampi, che includono quelli privati), a proposito del punto della memoria in cui si dice: « un grande velo di ipocrisia, condivisa da tutti, ha coperto per lunghi anni i modi di vita dei partiti e i loro sistemi di finanziamento » , che non credo si renda omaggio alla verità. non è vero che un grande velo di ipocrisia, condivisa da tutti, ha coperto per lunghi anni i modi di vita dei partiti e i loro sistemi di finanziamento. in questi decenni sono riuscito a sopravvivere, insieme con i miei amici. voglio fare un esempio. dieci anni fa, nel 1983, se non erro, appresi che Enzo Scotti era diventato vicesegretario della Democrazia Cristiana . di fatto non lo conoscevo, ma lo chiamai da Roma, in un albergo dove si trovava per vicende elettorali, dicendogli: « tu sei il vicesegretario della Democrazia Cristiana . credi veramente che mi possa presentare nelle vostre televisioni, sul vostro giornale? questa non è democrazia. puoi darmi un aiuto? » . ebbene, vorrei ricordare e dire che allora, per un anno intero ed anche in anni successivi, Enzo Scotti, nei momenti in cui la polemica era più forte, ha fatto quello che voi potevate, non io, perché mi fosse data la possibilità, magari a mezzanotte o all' una, di informare gli elettori napoletani e di metterli in condizioni di conoscere per deliberare. ma potrei andare a tempi molto più vicini. se ho potuto fare un annuncio pubblicitario su un giornale che rifiutava anche il danaro pur di non far conoscere il mio punto di vista agli elettori, in una circoscrizione per me importantissima nelle ultime elezioni, ciò è stato possibile perché, non a livello contrattuale, Bettino Craxi, con il quale parlavamo, discutevamo ed eravamo in profondissimo dissenso, è intervenuto in quel momento, dicendo: « non è possibile che ti trattino in questo modo » . ha fatto due telefonate e io sono potuto andare in quel momento alle televisioni, fatto che per me rappresentava una boccata di ossigeno. ciò è avvenuto grazie all' umiltà, alla liberalità, alle contraddizioni... vorrei scrivere queste cose, vorrei andare in tribunale a raccontarle... amici, volete raccontare allora come vivete nelle università! vuoi raccontare, tu, come si svolgono i concorsi! rivendico qui, con umiltà, di avere da non violento chiesto pubblicamente a volte di essere aiutato ad esercitare un diritto; a volte digiunavo, a volte facevo tutto ciò contemporaneamente. ma la vita è questa, non è che il potente sia tutto nero e noi siamo in ogni momento tutti bianchi! quante volte ho chiesto anche al partito comunista , in anni di feroce contrapposizione, di tenere presente la necessità per tutti di non andare oltre nel massacro, e l' ho ottenuto! onorevole collega, dovrebbero andare in galera quei demagoghi criminali che prima, per demagogia criminale, hanno impedito la conversione di quella situazione, come chiedeva Ernesto Rossi nel 1957, e che poi criminalmente, con demagogia criminale, ne hanno voluto la riapertura con tutti voi che, per debolezza rispetto alla demagogia, non vi siete opposti. come quando i sindaci di Napoli, anche il mio amico Lezzi, con i caschi gialli andavano a difendere Bagnoli, sapendo che difendevano in realtà un' impossibilità e una menzogna, trattando i minatori ed i lavoratori di Bagnoli come sottoproletariato che si poteva ingannare con la demagogia e non come attori di una storia di governo della trasformazione della loro e dell' altrui economia. ecco quindi perché io potrei in tanti casi testimoniare delle tante contraddizioni con un sistema, con quello che vi avevano insegnato Riccardo Lombardi, Lelio Basso e Ugo La Malfa , Bettino, i padri nobili che dinanzi al sentimento di un' amministrazione dello Stato che finiva per essere ancora quella fascista, vi davano il senso del dovere di difendere i partiti e le loro correnti di fatto e in ogni modo contro l' apparente neutralità nei confronti delle leggi. figli degeneri di nulla, amici, ma di principi che nel corso dei decenni hanno finito per rivelarsi ciò che erano: forse efficaci sull' istante, ma infecondi nelle prospettive dei decenni. non so se ho parlato di questo, ma rivendico non il dovere...... e non il diritto, ma l' opportunità che io dica queste cose a questo Parlamento, che ho avuto la faccia di difendere... oggi tutti lo possono fare, ma io ho cominciato a dichiarare al paese ed alla televisione che questo era il Parlamento migliore degli ultimi trenta anni. e infatti c' è ancora qualche intelligente che sghignazza e ride! probabilmente tu sei cattivo nei confronti di te stesso. probabilmente perfino tu sei migliore di quello che credi, dal momento che sei fra di noi, invece che dove evidentemente sei abituato a stare! adesso, amici, e credo di poterlo suffragare con i fatti, il senso di opportunità, non dell' opportunismo, che gli intransigenti sanno praticare credo esiga che il nostro Parlamento oggi non dia prove di debolezza o di difesa ultronea. affidiamoci, come se non avessimo legiferato in modo ignobile e irresponsabile, alla logica profonda della democrazia e della giustizia. accingetevi ai processi, ed andremo a controllarli, perché nella stragrande maggioranza dei casi (parlo dei procuratori generali della Repubblica, dell' Iri, dell' Eni, di tutto quello che ancora deve accadere, perché, come sapete, non è accaduto nulla nelle vicende importanti) tutti dovrebbero comunque prima di noi entrare, se ci si deve entrare, nei luoghi di giustizia o nei penitenziari. diamo questa prova di fiducia nei confronti del paese e del Parlamento e non commettiamo l' errore che mi pare venga compiuto quando, in nome di un comprensibile timore o di un' interpretazione possibile, ma che non è ictu oculi l' unica possibile, ci si rifiuta di consentire che le indagini procedano in questi quarantuno casi. evitiamo che questo accada perché vi è il sospetto che la giustizia non sarà serena. noi dobbiamo rendere la giustizia forte con un voto forte, abituandoci però a non commettere questi errori, per gridare forte all' opinione pubblica che concedere l' autorizzazione a procedere in presenza di un avviso di garanzia significa consentire al processo di tornare alla sua primitiva ragione, quella nella quale senza la costituzione in parte della difesa la ricerca della verità non è possibile, né giudiziariamente, né storicamente. accingiamoci dunque ad andare a costituirci come difesa nel processo, come persone quindi che, attraverso questo, assicurano che la giustizia funzioni come non è avvenuto nella stragrande maggioranza dei casi in questi decenni.