Umberto BOSSI - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 171 - seduta del 22-04-1993
1993 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 171
  • Comunicazioni del governo

onorevole presidente , onorevole presidente del Consiglio , onorevoli colleghi , il travolgente esito dei referenda non ha bisogno di particolari commenti; esso conferma che è finita un' epoca tumultuosa e vergognosa, dominata da una classe politica cinica che ha distrutto — anche deliberatamente — ogni valore democratico e che, in sostanza, ha infangato la Resistenza! una classe politica che per l' arroganza che la distingue, certa di un' immunità perpetua, è spinta inesorabilmente dalla ribellione popolare nella palude di Tangentopoli. l' Italia vuole rinascere! la forza del suo popolo le ha fornito l' energia necessaria per superare il buio di questo quarantennio. nasce sulle rovine della prima Repubblica , della partitocrazia, del centralismo politico e mafioso la seconda Repubblica . l' irresistibile risposta popolare del 18 aprile ha determinato una svolta storica. la Lega, che legittimamente si attribuisce molto di tale risultato, comincia fin da oggi a scrivere, sulla nuova Costituzione, il nuovo articolo 1: « l' Italia è una Repubblica democratica federale, fondata sul lavoro. la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione » . a lei, onorevole presidente del Consiglio , do atto della sua sensibilità per essere salito al Quirinale subito dopo la chiusura delle urne. la fine del suo Governo — formato da cocci malamente incollati — è irreversibile, ma non posso esimermi dal ricordare che proprio lei, enfaticamente, ha dichiarato all' ultimo raduno degli industriali che la ripresa è in atto anche per le sue iniziative, aggiungendo, però, se non domani, magari dopodomani... la invito quindi ad eliminare immediatamente qualunque dubbio sull' inammissibile eventualità che sia il suo Governo, che siano i suoi compagni di cordata nell' ambito del palazzo a restare, attraverso magari qualche manipolazione predisposta da qualche apprendista stregone , alla guida del paese. il popolo italiano non lo permetterebbe e non lo permetterà, e ciò deve essere ben chiaro per chiunque tentasse di eludere il risultato ed il responso dei referenda! in nessun caso accetteremo il riciclaggio del suo Governo! né accetteremo che Tangentopoli si dissolva immediatamente dopo la creazione di un Governo con i giorni contati. ogni giorno che passa, la vostra presenza e permanenza al Governo fa aumentare il disagio nel paese; è la conseguenza della vischiosità del vostro regime, degli ultimi soprassalti del centralismo partitocratico che spudoratamente ritiene immaginabile e possibile una resurrezione mediante il cambio di alcuni segretari politici, oppure mediante la sistemazione — perché no? — in « cassa integrazione guadagni » di personaggi celeberrimi nella nomenklatura dello sfascio. qui, invece, il popolo italiano chiede un intervento immediato, per superare definitivamente le trappole nascoste nei vari slogans: ad esempio, la Dc che ha sempre vent' anni ; ad esempio, il partito socialista che è l' ancoraggio solido della sinistra riformista e — più falso di tutti — « largo ai giovani » ! signor presidente , onorevoli colleghi , il trionfo referendario ha fatto crollare tutti i sepolcri imbiancati della nomenklatura, ha ridotto in pezzi le formule del manuale Cencelli ; e lei, onorevole presidente del Consiglio , è integralmente seppellito sotto quelle rovine! il quadripartito — ricordiamolo — , nato come formula contro il risultato elettorale del 5 aprile 1992, vediamo bene dove ci ha portati; e, adesso, deve finire! quindi l' uscita di scena del suo Governo è l' ultimo atto della tragedia che lei e i suoi complici hanno imposto per quaranta lunghi anni al paese. ecco perché la Lega chiede subito un governo provvisorio che sulla base dei reverenda provveda ad indire insieme con le nuove elezioni per il Senato quelle per la Camera. né si tenti di rinviare questa soluzione blaterando attorno alla necessità di impostare riforme costituzionali : dopo l' infelice esperienza della Commissione bicamerale spetterà al nuovo Parlamento la funzione costituente. è per questo che noi chiediamo le elezioni subito: se possibile, per il prossimo luglio. tale è il nostro programma, che verrà confermato a Pontida, per mobilitare tutto il popolo italiano . solo agendo senza ulteriori ritardi si possono salvare il paese e la democrazia, si può rifondare lo stato di diritto : garante forte di esso è la Lega. i processi storici — lo sosteneva Machiavelli, lo ripeteva Tommaseo durante l' esilio a Parigi nel 1835 — maturano come le spighe: ma per ottenere nuovi e copiosi raccolti occorre usare semi forti e non inquinati, quelli stessi che la Lega ha piantato dovunque per predisporre la grande raccolta federalista. qui mi piace sottolineare la confusione dei clan politici che, pur dicendosi meridionalisti, hanno fatto e continuano a fare del Mezzogiorno la loro bandiera o, peggio ancora, la loro colonia. aveva ragione don Sturzo, che per la sua intuizione politica aveva posto come base elettorale programmatica del Partito Popolare italiano il sistema maggioritario attraverso l' autonomia regionale e, come struttura costituzionale, il federalismo. al suo rientro, dopo l' esilio negli USA, Sturzo rifiutò la rigida impostazione centralistica e partitocratica della Democrazia Cristiana , tanto che quando fu nominato senatore a vita, nel 1959, non si iscrisse al gruppo della Democrazia Cristiana , ma a quello misto: si era convinto che la Democrazia Cristiana avesse ben poco a che fare con l' ispirazione ideale del Partito Popolare . nella Democrazia Cristiana Sturzo vedeva i tre grandi mali dell' Italia: lo statalismo, la partitocrazia, lo sperpero del denaro pubblico ! dopo questa travolgente indicazione del popolo italiano si apre una nuova fase storica. non ha più ragione di esistere il centralismo cavouriano ed il corporativismo giolittiano in difesa di un liberismo immobile, chiuso e selettivo; io lo chiamerei il centralismo corporativistico « blindato » e soffocante che abbiamo conosciuto in questi quarant' anni . se non vogliamo ingannare noi stessi e vogliamo dare un' interpretazione esatta alla storia, l' Italia, anche dopo la cosiddetta unità del 1870 e dopo la prima guerra mondiale , è comunque rimasta un agglomerato di etnie, erede del vecchio modello medioevale. è una menzogna che la Lega basi il suo programma sulla divisione fra nord e sud. non scopro nulla, quindi, affermando che solo il federalismo riuscirà finalmente a dare al nostro paese quell' autentica unità nazionale che i patrioti risorgimentali hanno vaticinato: unità nazionale travolta prima dal non expedit e poi dal giolittismo che tramite Vittorio Emanuele III ha consegnato l' Italia al fascismo. qualcuno obietterà, per contrastare queste mie affermazioni, che generalizzo, che semplifico, a vantaggio della Lega, l' interpretazione degli eventi storici che hanno informato il nostro Risorgimento. ma questa polemica contro la Lega si è già rivelata per i nostri avversari politici un vero e proprio boomerang: le statistiche confermano che moltissimi italiani condividono i nostri programmi. più ancora: l' unanimità degli italiani condanna senza remissione e senza attenuanti le innumerevoli imprese truffaldine compiute da quarant' anni di regime centralistico e partitocratico consumati — come confermano i fatti — sulla pelle degli italiani. qualcuno ha detto che se non fosse sorta la Lega si sarebbe dovuto inventarla. ma la Lega in realtà è nata naturalmente dalle radici della sovranità popolare , per impegnarsi in una lotta a fondo contro i distruttori del nostro paese e contro i protagonisti di Tangentopoli. qui voglio confermare una volta di più che, ove la Lega non fosse stata presente in forze in Parlamento durante questa legislatura, Tangentopoli non sarebbe mai nata; né Di Pietro avrebbe potuto iniziare il suo lavoro di pulizia se la Lega, ferma nei suoi programmi e nei suoi principi, non gli avesse fornito un input politico, non avesse sempre ribadito la sua decisione irremovibile di non fare mai in alcun modo parte del sistema o, peggio, di farsi integrare nel sistema. qualcuno ha accusato la Lega e me personalmente di superficialità culturale. qualcuno ha affermato che il nostro federalismo sarebbe solo un pretesto per conquistare il potere e gestirlo a nostro uso e consumo. a parte il fatto che la Lega è oggi in Italia l' unica, autentica espressione di un' attiva opposizione democratica, che la Lega è la solida difesa pronta a mobilitarsi istantaneamente, se ce ne fosse bisogno, in difesa della democrazia e della libertà, è giunto il tempo di mettere tutte le carte in tavola . i vecchi partiti, signori della stanza dei bottoni , sono in crisi di disfacimento e proprio lei, onorevole Amato, con il suo Governo arlecchinesco ne è l' esempio più vistoso e degradante, che pur sopravvive in un sistema che si dice parlamentare. il Capo dello Stato ha ribadito che, nel rispetto della Costituzione, dovrà essere il Parlamento a decidere non solo la crisi ma anche l' immediato futuro del nostro paese. sul piano giuridico l' onorevole Scalfaro ha pienamente ragione. Montesquieu non ne era un improvvisato, e non lo era neppure Rousseau, quali padri della democrazia. però, quando si parla di massimi sistemi, vi è sempre qualcuno che cerca cavilli per continuare nella tattica gattopardesca. noi della Lega siamo espliciti: la legislatura in corso aveva solo un modo per giustificare la sua sopravvivenza e per dimostrare che non si trattava di un espediente della partitocrazia centralista per continuare come e peggio di prima. sulla base delle previsioni aveva compiti precisi: non solo promettere ma rendere operanti autentiche riforme costituzionali . invece la montagna ha partorito il topolino: la Commissione bicamerale, un' iniziativa andata verso il più completo fallimento. dopo una serie di Commissioni bicamerali tese a rinnovare la Costituzione (da quella del senatore Bonifacio alla Commissione Bozzi), ci troviamo anche oggi non solo con un nulla di fatto ma, peggio, alle prese con litigi da comari provocati dall' elezione nelle cariche e per consentire ad alcuni zelanti parlamentari di esibirsi in elucubrazioni tortuose degne forse dei concili bizantini. l' unica proposta, quella di Labriola, intesa ad avviare le autonomie regionali , collegando direttamente gli articoli 117 e 132 della Costituzione, per dare il via quindi ad un discorso concreto che alla fine sboccasse nel federalismo senza provocare fratture costituzionali, è stata subito bloccata. non voglio insistere sul fatto che il federalismo fu l' anima del nostro Risorgimento. a tutti coloro che in malafede combattono l' autonomia regionale pur dichiarandosi a parole favorevoli, rammenterò le dichiarazioni di Salvemini, che non era lombardo: se non sbaglio era nato a Molfetta, in Puglia. « oggi l' intervento del governo centrale » — sono parole di Salvemini — « è sempre a vantaggio dei più forti, cioè di quelli che dispongono di maggior numero di voti alla Camera e di un regime unitario. il governo centrale non potrebbe fare diversamente, per non rimanere in minoranza nelle votazioni di fiducia. in un regime federale, invece, qualora le lotte fra i partiti di una regione degenerassero in modo da richiedere l' intervento delle altre regioni, di qualunque colore siano, non avendo interessi diretti nelle lotte altrui ed essendo interessati a ristabilire saldamente l' ordine turbato, deciderebbero secondo giustizia e darebbero a ciascuna il suo » . non basta, incalza Salvemini, che l' idea federalista venga affermata nelle pagine di un libro; bisogna che diventi programma politico dei partiti democratici. il federalismo è economicamente utile alle masse del sud, politicamente utile ai democratici del nord, moralmente utile a tutta l' Italia. per quanto riguarda l' immediato, ritengo di essere stato esplicito in tutte le mie dichiarazioni, in tutti i miei interventi ed in tutti i miei comizi. la Lega considera l' attuale legislatura in coma irreversibile e punta, quindi, sulla nascita di una nuova legislatura che sia in senso concreto costituente. ci opporremo, dunque, ad ogni tentativo di rinviare le elezioni; lo dico senza arroganza ma con decisione. dopo l' esito dei referenda, lo debbo dire in nome di tutti gli italiani che rifiutano questo regime. sia ben chiaro: noi non tollereremmo un escamotage dei vecchi partiti di ricorrere a continui rinvii per ricostituirsi al meglio, facendo rivivere le vecchie strategie basate sulle omertà politico-mafiose. oggi si aprono le porte della seconda Repubblica italiana ed essa sarà certamente federalista. se consideriamo le scadenze che ci attendono e che sono ormai a portata di mano per il Duemila, se consideriamo Maastricht non come un balletto diplomatico — come sostenne il Metternich durante il congresso di Vienna quando metteva a punto la restaurazione dopo la caduta di Napoleone — , non possiamo sottrarci ai nostri impegni. indubbiamente in Europa resistono forti nazionalismi, tra i più accesi quelli tedesco, francese ed inglese. tuttavia la storia procede per conto suo e quindi nella realtà immediata e futura italiana esiste una scelta obbligata, quella federalista. ciò non vale solo per l' Italia ma, direi, per tutto il mondo, considerato che la terra è ormai un pianeta che necessita di maggiore amicizia, di collaborazione cooperazione tra i popoli per superare i conflitti interni ed ogni forma di razzismo, di attrito etnico nonché per costruire necessari spazi di convivenza. il federalismo, a mio giudizio, è la medicina adeguata ad evitare tali conflitti. il 18 aprile 1993 può essere considerato per molti aspetti la conferma di una nemesi. mentre il 18 aprile del 1948 determinò, con la vittoria della Democrazia Cristiana , l' avvento del regime centralistico e partitocratico (la Democrazia Cristiana , infatti, ha corrotto, trasformandosi in un sistema di potere, la ricostruzione della democrazia italiana consacrata dalla Resistenza), il 18 aprile del 1993 rappresenta una sentenza di condanna di tutti coloro che , boiardi nel quarantennio, popolano oggi Tangentopoli. inoltre questo 18 aprile 1993 rappresenta, nell' ambito di una rinascita democratica, una profonda rivoluzione del costume politico che supera anche i nostri confini. dopo la sconfitta della nomenklatura, l' Italia sta risalendo dall' oscurità della sua quarantennale schiavitù per riacquistare tutto il suo prestigio e tutta la sua forza determinante, la sua immagine autentica di popolo fatto di cittadini onesti, con voglia di lavorare, capaci di battersi, traditi da una classe politica di ladri. in questa prospettiva la Lega si dichiara disponibile a trasferire la sua forza in un futuro Governo. ciò tuttavia può accadere — e accadrà certamente — solo dopo nuove elezioni, quando le istituzioni saranno nuovamente operanti in un clima sicuro di legittimità, di certezza costituzionale, di onestà e di efficienza amministrativa; quando, attraverso l' opzione federalista, verrà attuato un sistema di rappresentanza popolare aderente agli schemi della democrazia compiuta. ecco perché non bisogna perdere altro tempo, ecco perché la Lega, nell' interesse del popolo italiano , non chiede ma pretende che si proceda subito a nuove elezioni, salvo rivedere tutta la struttura istituzionale nel corso della nuova legislatura. a mio parere il bicameralismo perfetto è non solo superato, ma addirittura antidemocratico. appare superato perché limita la possibilità di accelerare gli itinera delle leggi, più ancora perché tale sistema si oppone alla divisione dei poteri che è alla base della democrazia. il bicameralismo perfetto, oltre a provocare con le navettes infinite perdite di tempo, ha generato una esasperata proliferazione di leggine ed ha annullato, con l' abuso della decretazione d' urgenza , il potere di sindacato del Parlamento sull' Esecutivo. d' altra parte, il bicameralismo perfetto è ormai un reperto storico in molti paesi. in Gran Bretagna , ad esempio, secondo alcuni progetti attualissimi, la Camera alta , la Camera dei lords — che non ha poteri di deliberazione legislativa paragonabili a quelli della Camera dei Comuni, la Camera bassa — dovrebbe trasformarsi in un organo con funzioni consultive specialmente su problemi regionali e amministrativi. da noi, invece, ho sentito levarsi grida di sdegno quando si è accennato alla trasformazione del Senato nella Camera delle regioni. ebbene, io considero irrazionali queste levate di scudi, queste opposizioni; non credo che siamo di fronte ad una perdita del potere del Parlamento se al Senato si affida l' esame dei problemi regionali, insieme al compito specifico di presentare soluzioni di raccordo tra le autonomie regionali e il sistema federale. sono altrettanto certo della necessità di continuare il dibattito sulla scelta del nuovo sistema elettorale , ma ovviamente durante la prossima legislatura. dopo le esperienze consumate finora, ritengo che il sistema elettorale migliore per le due Camere sia quello maggioritario corretto. sul numero di novembre-dicembre del 1988 di Democrazia e diritto , l' onorevole Barbera ha scritto che bisogna creare una cultura del regionalismo, e per rimuovere le difficoltà occorre innanzitutto riformare le politiche di programmazione, riformare il Parlamento, il Governo, le amministrazioni centrali e locali, riformare le regole della politica, compreso il sistema elettorale nel quadro nazionale, regionale e locale. il che significa una stretta correlazione tra autonomia regionale e programmazione; significa specialmente — aggiunge Barbera — non ridurre le regioni e gli enti locali ad un ruolo tendenzialmente subalterno e residuale, ma elevare le politiche regionali a livello macroeconomico (ossia monetario, fiscale, valutario e così via ). lo stesso Barbera riconosce così che proprio la democrazia ed il centralismo partitocratico sono stati e restano i veri nemici delle autonomie regionali (e simili considerazioni vengono anche da altri studiosi, quali il Brancati, il Fichera e il Cammelli). e ancora il Barbera scrive, nel suo saggio Introduzione alle istituzioni , che di qui traggono origine le migliaia di leggine microsettoriali che hanno inviluppato in una rete paralizzante le regioni, sostituendosi alle poche leggi-cornice previste dalla Costituzione e costringendo quasi il 92 per cento — il 92 per cento , attenzione colleghi! — della spesa regionale in vincoli microsettoriali che scompongono ciascun settore in decine e decine di interventi, spesso corrispondenti a specifici uffici ministeriali o a specifiche organizzazioni di interesse. come si vede, potremmo dire che già due anni or sono Barbera preannunciava l' esplosione di Tangentopoli! infatti, egli conclude il suo saggio dicendo che, su circa 28 mila miliardi di lire complessivi di previsioni di entrate per il 1987, solo circa 5 mila miliardi possono considerarsi liberi da vincoli. è necessario inoltre considerare, signor presidente , che gli stessi schemi sociali sono adesso considerevolmente mutati. ritengo inutile soffermarmi su un' analisi particolarmente puntigliosa a proposito di tali argomenti (che io ho letto su Electoral change , un libro che potrebbe servire moltissimo a tanta gente che qui parla senza capire bene le cose). dalla comparazione dei maggiori mutamenti costituzionali, dal 1960 ad oggi, in tutti gli Stati occidentali si evince che l' Italia resta tuttora la più decrepita e conservatrice. direi che la conclusione generale è che il sistema proporzionale puro, anche se teoricamente il più rappresentativo, è il meno indicato per assicurare una selezione organica e per impedire quindi la frammentazione del tessuto politico, la formazione di oligarchie partitiche, le quali di fatto elidono, cancellano l' alternanza al potere, base essenziale della democrazia compiuta. senza insistere sulle cause dei grandi mutamenti sociali (che i vari autori costituzionali studiano e documentano), dal 1960 in poi le cause più indicative appaiono l' aumento della pressione consumistica, la progressiva obliterazione del concetto di famiglia (e non solo in senso patriarcale), l' indebolimento dei nuclei di sostegno centrale, specialmente borghesi, sotto la pressione degli opposti estremismi . secondo un' analisi elaborata dall' università del Michigan, la caduta dell' idealismo politico sarebbe stata sostituita dall' ansia del potere a qualunque costo, da raggiungere con la minima fatica. in sostanza, si affievoliscono molti ideali e il subentrare di spinte integralistiche (sia laiche sia religiose, intendiamoci!) è alla base della partitocrazia e della rovina della democrazia. per quanto riguarda il nostro paese, a me sembra questa la spiegazione più razionale. pensiamo alla contrapposizione rigida tra Democrazia Cristiana e comunismo sul piano politico e, su quello economico, alla permanenza talvolta conflittuale, ma più spesso collaborazionistica, tra grande capitale privato e grande capitale pubblico, a tutto danno, sul piano politico, delle autentiche forze democratiche e, sul piano economico, delle piccole e medie imprese . sono questi i dati estremamente negativi che emergono dalla politica degli ultimi quarant' anni , che ancora viene portata avanti e alla quale bisogna porre fine. al riguardo, devo dare ancora ragione a Barbera, il quale scrive: « si è ritenuto di procedere solo superficialmente sul versante regionale, senza incidere in modo significativo né sul versante locale né su quello centrale » . tutto questo a svantaggio del Mezzogiorno, inteso, lo ripeto, come colonia e come Vandea per i voti di scambio ; ciò è confermato dalle cifre elettorali della Democrazia Cristiana . la Dc, che in genere (almeno finora) presenta il più alto tasso di preferenze, raggiunge appena il 36,6 per cento a livello nazionale , che è comprensivo del 22,9 per cento nel nord est , del 23,8 per cento nel nord ovest e del 34 per cento al centro. ma la percentuale sale al 54,3 per cento nel sud e al 52,3 per cento nelle isole. queste sono le cifre ed anche le ragioni, ad esempio, della campagna diffamatrice contro la Lega Nord , accusata di razzismo antimeridionale. lo credo bene: se avanza la Lega Nord , avanza la cultura europea e perde la cultura della commistione politico-mafiosa. altroché, aver paura della Lega! sono queste le cifre che la Lega Nord intende capovolgere nella sua battaglia per redimere, attraverso le autonomie regionali ed il federalismo, non solo il nord ma anche il Mezzogiorno del nostro paese. torniamo al problema di fondo consolidato dall' esito referendario. noi vogliamo un Governo transitorio, per organizzare subito nuove elezioni: in questo quadro, la Lega Nord non è disposta ad accettare un Amato-bis o un Amato-ter o quater. nessun governo, secondo la prassi costituzionale, avrebbe retto. in base a quest' ultima, quando un presidente del Consiglio ha ministri che rifiutano di rimettere la loro delega di solito si dimette, passa la mano. questo non è stato fatto dal nostro presidente del Consiglio . certo, spetta al Capo dello Stato , al fine di impedire vuoti di potere, adottare le misure più idonee e garantire il rispetto della volontà popolare , che preme per un mutamento immediato. solo così sarà possibile superare la profonda crisi interna che logora tutti i vecchi partiti. bisogna agire senza ulteriori ritardi, ma senza sacrificare i destini del paese agli egoismi di quanti sanno che non torneranno più in questo Parlamento. non possiamo continuare nell' incertezza! basta ricordare che in Italia, nonostante tutte le formule escogitate dalla Democrazia Cristiana (perché senza alternanza), la durata media dei governi è stata di nove mesi: abbiamo avuto cinquanta governi in quarantacinque anni. la Lega Nord dice basta con i rimpastini, con i gabinetti balneari e quelli di parcheggio, che sono esclusivamente strumenti di potere e di corruzione! Berlinguer, su Critica marxista , nel 1982 scriveva: « è importante l' attitudine della democrazia politica al fine di esplicare i conflitti, al fine di offrire una regolamentazione certa e trasparente, con la definizione di regole non fungibili. se invece i conflitti sono disciplinati e risolti in forma sotterranea ed implicita, la struttura è paternalistica e brutalmente autoritaria » . l' invito a meditare su queste parole va rivolto soprattutto alla sinistra. dal canto suo, Lanchester rivela, ad esempio, che « i cittadini nella democrazia della delega, ossia quella dominata dal sistema proporzionale , senza controlli e garanzie, in sostanza vengono privati di ogni decisione, mentre vengono favoriti interessi settoriali e microsettoriali. l' intreccio di potere economico e potere politico , dovuto al determinante intervento dello Stato dominato dai partiti nell' economia ed in ogni settore sociale, ha provocato particolarismo, immobilismo, corruzione, inefficienza. lo Stato e l' amministrazione appaiono occupati da una classe politica ormai sufficientemente omogenea per caratteristiche sociali, aspirazioni e modo di agire e che sembra ormai capace di sviluppare puri strumenti di autoconservazione » . direi che una simile descrizione è quella della realtà italiana; si attaglia perfettamente ad essa, anche se è estremizzata, e contribuisce a far divenire sempre più allarmanti i segnali del distacco tra quelli che una certa pubblicistica del secolo scorso chiamava, forse rozzamente, il paese reale ed il paese legale . alcuni sintomi sono evidenti: la disaffezione verso la politica, il cosiddetto ritorno al privato unito alla repulsione ed alla sfiducia per l' azione collettiva a fini pubblici; ciò si è sostanziato nella crisi dei partiti con l' aumento dell' astensionismo elettorale e del voto di protesta . vorrei ricordare un pensiero dell' onorevole Amato; l' ho tratto da Quaderni costituzionali del 1981, onorevole presidente del Consiglio . lei sosteneva la necessità di inserire nel sistema elettorale italiano meccanismi mediamente selettivi perché il sistema elettorale vigente era incongruente. ecco perché appare inutile prolungare il coma di questa legislatura. spetta certamente al Capo dello Stato decidere. mai come in questo momento le sue responsabilità appaiono determinanti, addirittura crudeli, magari, anche perché un suo errore di tempi, sia pure minuscolo, considerate le tensioni in agguato da parte di coloro che intendono restare al potere a qualunque costo, potrebbe dare il via ad avventurosi tentativi. il presidente Scalfaro ha oggi nelle sue mani, davanti a sé, tutti i pezzi del gioco; spetta a lui muoverli tempestivamente e, speriamo, bene. la pazienza del popolo italiano , sollecitato e sensibilizzato dalle ondate di Tangentopoli, dalle arroganti manifestazioni dell' omertà politica e mafiosa, ha superato da troppo tempo il limite di rottura. ho finito, signor presidente . i nuovi punti di riferimento , onorevole presidente del Consiglio , dell' immediata storia italiana sono due: Pontida ed il referendum del 18 aprile. sono questi i due punti a cui dovremo guardare fermamente. la Lega non tradirà mai il « sì » referendario. vi sono alcuni partiti che evidentemente non girano e tengono coperte le loro carte. se questo fosse conseguente ad un accordo con un altro grande partito, la Democrazia Cristiana , per ritardare le elezioni nella speranza di ottenere un sistema elettorale più adatto, più vantaggioso, o giudicato tale, penso che si compirebbe un errore fondamentale. saremo a Pontida, penso tra quindici giorni o tre settimane, e là ci rivolgeremo al popolo italiano , muoveremo la grande base popolare della Lega perché si vada immediatamente ad elezioni. il Governo nuovo dovrà dare la garanzia di elezioni immediate. la Costituente la farà il prossimo Governo, la faremo nella prossima legislatura, la faremo con i nuovi numeri e con le nuove forze politiche .