Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 171 - seduta del 22-04-1993
Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza
1993 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 260
  • Comunicazioni del governo

signor presidente della Camera, mi consenta di iniziare rendendo omaggio a lei per qualcosa che sta accadendo in questo momento e che è sicuramente da attribuire a suo merito, anche se non solamente a suo merito. in questo momento, signor presidente , grazie alla sua iniziativa e grazie quindi alla sua fiducia nel Parlamento e nel paese, per la prima volta in circostanze di questa natura noi lavoriamo al cospetto di milioni e milioni di italiani, se lo vogliono. io ricordo quando la presidente Iotti doveva lottare in modo disperato per strappare la trasmissione televisiva diretta per il question time il mercoledì o il martedì, e quando la forza ottusa del regime (amico Bianco e colleghi parlamentari), del regime... non so... di Agnes, faceva barriera alla necessità che la presidente della Camera e noi tutti proclamavamo, e cioè che si potessero onorare dell' attenzione e del giudizio consapevole degli elettori e dell' opinione pubblica i lavori del Parlamento repubblicano. oggi, noi abbiamo l' onore e l' onere di parlare quindi, virtualmente (se lo vogliono), dinanzi a tutti i nostri elettori, a tutta l' opinione pubblica , a tutti i cittadini repubblicani. ciò perché, signor presidente e signor presidente del Consiglio (ma soprattutto — se me lo consentono i presidenti sunnominati — cari colleghi ), questo è il migliore e il più forte dei parlamenti che da trent' anni la Repubblica abbia avuto a sua disposizione. provocazione, amici? lo so che molti di voi ascoltano pressoché increduli ed altri sorridono o pensano, tutt' al più , che in me vi sia una certa capacità guascona o abruzzese di rispondere con dignità, con decoro, agli attacchi dei quali siamo oggetto. no, amici! volete subito (e lo dico non solo per noi) una prova che questa è la responsabilità che abbiamo di fronte, amici della Rete, amici di Rifondazione, amici del « no » che invocavate: « alle urne! alle urne! » perché questo Parlamento faceva — scusatemi — schifo? e siete stati delegittimati voi, perché pretendevate di delegittimare questo Parlamento, non in astratto « il Parlamento » ! perché le circostanze storiche, amici, hanno fatto quello che poi pure la logica probabilmente avrebbe potuto farci prevedere. si è parlato del passaggio, amico Bianco, da un regime all' altro. ma scusami: quei poveri professori di diritto costituzionale , quando insegnano diritto costituzionale e vogliono parlare del passaggio da un regime dittatoriale ad un regime democratico, come faranno ora ad esprimersi, se da Mino Martinazzoli a te, a Guido, ieri subito siete insorti dicendo: « non siamo regime! » . non scherziamo! ho cercato di capire il perché di quest' incredibile vostra reazione. l' ho compreso e ne parleremo. dunque, nel passaggio in questo regime, del quale tutti parlate, quello che sta avvenendo, i partiti (come era logico) hanno finito per compiere il loro tempo, dopo oltre mezzo secolo, e questo Parlamento si trova condannato alla sua sovranità ed alla sua indipendenza. quand' anche volessimo, quand' anche cercassimo nei momenti di smarrimento o nelle riunioni di Commissione l' ispirazione, gli ordini, le indicazioni, l' affrancamento dalle troppe gravi responsabilità individuali dinanzi alle migliaia e migliaia di leggi che un sistema ed un regime sbagliato, da questo punto di vista , fin nelle sue fondamenta ci costringe a votare... Salvemini — apro una parentesi — , presentandosi dinanzi ai suoi elettori di Molfetta, prese un impegno, uno solo, e disse: voterò pochissime leggi e sulla grande maggioranza di esse, sulla quale non potrò formarmi all' improvviso un giudizio profondo, mi rifiuterò di votare. dunque, i partiti sono stati necessità, essa stessa produttrice di altre servitù. i partiti, come sono stati, ci hanno poi portati a quel tipo di rappresentanza di mille interessi corporativi, pseudosindacali ed individuali per i quali, già nel 1956, avevamo migliaia e migliaia di proposte di legge che all' unanimità, dal Msi al Pci, venivano assegnate in sede legislativa , laddove a migliaia venivano approvate senza possibilità di un vero confronto e di un dibattito: una società ed uno Stato che seppelliscono la regola, la norma e la legge dietro migliaia e migliaia di nuove leggi, costantemente ritenendo che quella precedente non vada bene e ciò non perché, per esempio, non esiste un ordine giudiziario che ne garantisca la forza... è all' ordine giudiziario, infatti, che la società e lo Stato affidano la forza della legge nel caso in cui essa venga violata! per cultura pregressa, trasmessa alla magistratura dal trentennio precedente, con inquinamenti di altri tipi, totalitari, di altri miti, di altre totalità che si affermavano, abbiamo continuato a varare migliaia di leggi ed a votare! e come si sarebbe potuto votare se non con i partiti che davano costantemente le indicazioni? erano partiti vuoti di contenuto, partiti di chierici che divenivano poi burocrati (non perché lo volessero). e quando il presidente del Consiglio tenta, senza volerlo, il più nobile dei salvataggi della sua, ma anche della vostra storia, voi reagite in quel modo! un autentico cambiamento di regime che fa morire dopo settant' anni quel modello di partito Stato che fu introdotto in Italia dal fascismo e che la Repubblica aveva finito per ereditare, limitandosi a trasformare un singolare in plurale! dunque, la Costituente aveva voluto altro! dunque, la Repubblica aveva voluto altro, ma essa aveva finito per ereditare la sua fine nel momento in cui aveva acquistato eredità da quel regime, da quella storia! ciò anche perché, nel frattempo, venivano trascurate le nozioni nobilissime di Pietro Ingrao: l' eticità del partito prima ancora che dello Stato, l' eticità dell' esser parte, parte che porta in sé la salvezza del tutto ed alla quale, quindi, è onore e moralità sacrificare le moralità singole e anche quelle dello Stato perché quella salvezza arrivi e giunga. il presidente del Consiglio , nel dire questo, dunque, riafferma: la Repubblica è stata o ha tentato di essere altro, ma ha finito per non riuscirvi. egli dunque lega l' indegnità di una Repubblica che sembra trasferirsi nelle prigioni per sospetto e non ancora per condanna ad una lenta continuità che ha attraversato il mondo ed il nostro Stato. sicché, vi dice il presidente del Consiglio , abbiamo finito per ereditare continuità con questo. anche il partito fascista non è nato dal nulla, ma per forza di cose, ad esempio nel grande movimento rivoluzionario il partito e la rivoluzione avevano valore etico. non a caso colui che era stato nel 1913 plebiscitato come il capo dei socialisti più intransigenti del nostro paese, si trovi ad avere la schiavitù di quello strumento che portava dentro, perché gli era estranea la cultura e l' antropologia di una visione liberale e dello stato di diritto . ma questo non è importante; e importante che da ieri sera è lo scandalo. Amato secondo? no: Amato mai, né ieri, né oggi, né secondo, né mai. perché? perché ha parlato di regime. ma io dico che c' era qualcosa. dovete farvi un po' di analisi, amici, non di quella costosa, ma un po' di analisi va fatta. dunque, d' un tratto, altro diventa determinante nella scelta delle persone di questo momento così importante. in democrazia, cristiana, democratica e liberale, le persone contano, non dovete raccontarcelo e raccontarvelo. non è un caso che il mondo protestante abbia serbato questa caratteristica di rispetto della persona per tutto il mondo cristiano, ivi compreso quello cattolico, nei confronti invece degli orpelli, delle ideologie, delle chiese ideologiche e dei drammi dell' umanesimo ateo, se dobbiamo seguire con Henri Delubac e voi alcuni cammini di critica dei percorsi e dei disastri di questo secolo. abbiamo questo da rivendicare in comune, credo: rimettere la persona, la responsabilità e la libertà della persona al centro della scelta politica. negli USA come nella società anglosassone, le idee e i programmi si affermano e sono giudicati attraverso l' attendibilità, la storia, la parola, il volto e i connotati della persona. e questa viene messa in prima linea assieme, amici Verdi, al territorio e all' ambiente non solo storico e culturale, ma anche naturale nel quale quella persona è nata come una pianta di quel paese e di quell' ambiente e non invece al centro questo o quello come espressione di questo o di quel partito. francamente sono allibito perché l' abc ci sfugge. d' un tratto va bene , alle 12, l' onorevole Napolitano, alle 14 l' onorevole Segni, alle 18 un altro ancora. ma siamo pazzi? e lì è l' attitudine di una persona in un momento dato? ma un uomo giusto nel posto giusto proviene da un luogo che non ha mai sacralizzato una persona. è un concetto appunto anglosassone quello che nessun uomo è sempre giusto, nessun posto è sempre giusto, ma una persona in un certo momento è l' uomo giusto. se avete un programma, non chiedetelo a Mariotto Segni o a Marco Pannella — ma questo è un errore che non compirete mai! — o altrimenti a Napolitano. una delle due persone è indisponibile a rappresentare con tutta la sua cultura, che per enorme che sia non può che essere particolare, quel programma di Governo od un altro. per i problemi che dovete analizzare, nelle frustrazioni che ognuno di noi ha, grido, basta aver colto finalmente il minimo pretesto per sfogarsi. ieri eravate furibondi: il presidente del Consiglio aveva bestemmiato! rileggete quello che ha detto; quello che ha detto lo dovete sottoscrivere perché, se le Tangentopoli sono piene di vostri amici, che devono mantenere la vostra stima come mantengono il mio rispetto, che ho ostentato anche quando non nutrito dalla conoscenza di quegli amici con i quali avete sempre lavorato e dei quali molto spesso avete avuto il timore di assumervi le responsabilità o quanto meno la dignità, e se avete accumulato frustrazioni e sentite male quello che viene in vostra difesa, questo significa proprio quello che dice Amato: che gran parte degli amici che hanno errato lo hanno fatto perché in cuor loro restava l' idea che il partito fosse in qualche misura legge pressoché salvifica, suprema, alla quale si potevano sacrificare dei canoni esteriori liberali dello stato di diritto . altri erano disonesti, ma altri hanno percorso questo cammino. devo dire che nella storia erano sorretti da questo. non è un caso se 14 e 15 anni fa avete tutti lottato contro quel referendum che abrogava il finanziamento pubblico dei partiti, perché — ancora una volta la cultura del presidente del Consiglio ha ragione — non era tanto un problema di soldi, ma il riconoscimento di status pubblico che veniva conferito ai partiti italiani attraverso quel denaro. dunque, un capo del governo si presenta qui con accenti e stile anglosassone, difende e si rivolge alla sua maggioranza, alla storia dei suoi e degli altri, dice quindi qualcosa che non è il biascicamento stupido e dolente di scuse senza valore e a quel punto, quando sentite che c' è un leader oltre che un presidente del Consiglio , che si assume la responsabilità di errori possibili o comunque di affermazioni che possono scottare o edificare, a quel punto lo temete, perché sin qui eravate abituati ad avere come presidenti del Consiglio personaggi delegati a gestire e non a governare un tempo, una società e quindi anche gli uomini. le sia reso grazie, signor presidente del Consiglio . noi confermiamo tutti i motivi dell' opposizione alla nascita di questo Governo, quegli stessi motivi per cui il segretario politico del maggiore partito italiano, del quale forse è noto che sono estimatore e, se me lo permette, forse amico, d' un tratto in queste settimane, in questo momento di crisi, fa una dichiarazione alle agenzie affermando: chi dice questo ci insulta. anche a questo proposito si pongono problemi di analisi, perché va aggiunta un' altra considerazione. proprio quell' amico, quell' uomo di cultura, quel segretario di partito, in tutti questi mesi — come Stalin che chiedeva al Vaticano quante divisioni avesse — non ha mai nominato questo gruppo e nemmeno questa persona. da tutti è andato, da noi non è mai voluto venire. è comprensibile il fastidio di fare i conti con la propria storia, da quei banchi a questi, che furono quelli di Romolo Murri. voglio ricordare alcune osservazioni del deputato radicale don Romolo Murri nei confronti della borghesia scettica di Giolitti, il quale affermava che Giolitti non aveva portato disonestà, non era disonesto, ma in realtà era stato condannato dallo scetticismo della borghesia della quale era espressione ed ha finito per far corrompere gli ideali in base ai quali possono compiersi, nella modestia dei giorni, anche i grandi progetti. noi siamo obbligati ed orgogliosi e dobbiamo esserlo. qualcuno potrebbe dire che chi difende la legislatura è furbo perché così guadagna simpatie ed amici. la riflessione affranca da questa furbizia: noi siamo condannati ad essere Parlamento sovrano. ma se questo è vero, dobbiamo essere coerenti ed organizzarci non secondo i vecchi punti di riferimento , validi quando il Parlamento era interdipendente rispetto altri centri di fatto delle istituzioni. il partito-istituzione, il Gran Consiglio dei partiti che esautorava il Parlamento — era presidente Ingrao — e si riuniva per stabilire che cosa dovesse fare la polizia riguardo al caso Moro, impedendo al Parlamento di pronunciarsi per dettare al Governo le linee di condotta, come la Costituzione prevedeva, oltre che di onorare la richiesta, che fu occultata dal presidente della Camera e trasferita alla magistratura, di un nostro collega. come accadde, d' altra parte, rispetto al Consiglio nazionale della Dc. non era quello il Gran Consiglio del partito che si era riunito! il fascino dell' incontro. Cossiga che ricorda: « eravamo Berlinguer, Zaccagnini ed io » . era lì, abbiamo governato, strappando totalmente, in quei giorni, in quei mesi, la Costituzione, la legge, le prerogative del Parlamento ed i suoi doveri. per il senso etico profondo dei partiti riuniti dinanzi ai cattivi o ai turchi che erano alle porte. ecco perché io ho scritto a tutti voi, colleghi, dicendo — a parziale scarico di coscienza, perché il carico di coscienza qualche volta fa male — che sono disponibile ad organizzarci da questa sera. e il presidente della Repubblica meriterebbe forse di avere come interlocutori già in questa crisi gruppi parlamentari diversi, almeno alcuni, che anticipino il cammino degli altri senza aspettare che nelle nostre famiglie ci riuniamo, ad esempio per stabilire quante vicepresidenze o segreterie vadano agli uni o agli altri. andrò a dire queste cose, con il peso di cinque o sei parlamentari, ad un Capo dello Stato che non farà mai l' offesa di dimenticare l' importanza del numero nell' ascoltare un Parlamento ed un parlamentare, perché è onore anche quello di nobilitare, di sostanziare nel numero le indicazioni della volontà, della sovranità popolare , ancorché eletti in un regime partitocratico e non dopo una campagna, come questa referendaria, di assoluta, grande e commovente democraticità. sicché, appunto, i delegittimatoli sono oggi delegittimati perché il nostro paese ha assistito per la prima volta nella sua vita dalla mattina alla sera, alla notte, agli spettacoli della nobiltà della politica, del confronto. come mai, sovrapponendosi l' uno all' altro il « no » ed il « sì » , i diversi tipi di « no » e di « sì » ... Azzolina, tu puoi ridere, ma il 57 per cento degli elettori di Rifondazione comunista ha seguito noi e non voi; il 77 per cento degli elettori della Rete ha seguito noi. questi sono dati importanti, il resto è stato accattato... e l' 81 per cento degli amici Verdi, ha seguito Ripa di Meana , Rutelli ed altri. ha seguito i Verdi per il « sì » ...: è l' annuncio di una scissione, Boato, perché non mi risultava che aveste già compiuto questo passo! signor presidente della Camera, ho così espresso l' essenziale. tutte le candidature che circolano, nella loro origine, prescindono totalmente dalla coerente indicazione di una persona in relazione ad un programma. personalmente ritengo che l' Amato secondo, come ipotesi (che raggruppi magari 15 persone in più e, non so, poi se cento, in meno), è quello che è necessario se passerà, come dimensione, dall' aggressione doverosa e meritoria, impopolare tanto quanto in difesa del popolo, del disavanzo annuale, all' aggressione della realtà terrorizzante della nostra Algeria, che sono i 2 milioni di miliardi di debito pubblico . e se in tutte le cose, anche sui problemi della giustizia, avrà il coraggio, amici, di indicare subito una riforma nel senso dello stato di diritto dell' ordinamento giudiziario italiano che rimetta le cose a posto. è stata rivendicata la peculiarità italiana, che in effetti non ha precedenti al mondo per considerazione del lavoro degli inquirenti, per sequestro di lavoro della polizia, per commistione tra magistratura giudicante e magistratura inquirente. abbiamo anche i teorici di tutto questo, naturalmente, in questo paese di dottori non sottili, o sottili di coscienza civile. per carità, la politica criminale e giudiziaria, da che mondo è mondo nei paesi democratici è qualcosa che riguarda l' Esecutivo, che ne risponde. no, da noi, invece, dicono i teorici del novismo vecchio e partitocratico, ogni singolo magistrato — vero Senese? — è il titolare della diffusa potestà di politica giudiziaria e criminale... no, mica lo dici tu. tu sei stato spesso un liberale, ma la tesi gira e si finisce poi per riconoscere normale che Borrelli, come ufficio di una procura, sia tanto titolare della politica criminale e giudiziaria da mettersi lui attorno al tavolo con Agnelli — metaforicamente o no — a contrattare... e probabilmente è giusta contrattazione. ma il ministero di Grazia e Giustizia , ma il Csm, quand' anche fosse... nulla! ebbene, io dico che nel programma voglio una diversa politica internazionale , in omaggio a quegli italiani che, nella censura totale della stampa e della televisione, in questo momento con l' Arci, e tanti, stanno attuando uno sciopero della fame — Adriano Sofri e gli altri — ed un digiuno sulla realtà di Sarajevo. vergogna ad istituzioni e a una stampa che non trovano il tempo nemmeno di dar corpo per un istante a questa testimonianza di lotta e di resistenza contro il nazismo, che noi portiamo gravidi come negli anni Trenta nel corpo di questa Europa e di questa nostra politica! oltre alla politica internazionale , vi è da affrontare la riforma radicale dell' ordine giudiziario! noi raccogliemmo 800 mila firme per mutare i sistemi di elezione del Csm in Italia; la grande « cupola » fece fuori tale iniziativa. già da allora dicemmo che ciò avrebbe portato al grande « palazzo dei pessimi veleni » , e lo è divenuto! il termine a quo può essere il 1998 per sottrarre al timore che facciamo questo per disarmare i grandi giudici giustizieri o quelli che, invece, operano bene. ho più presenti le 87 procure d' Italia che continuano a far vergogna crogiolandosi o rivoltandosi nel fango dei loro 45 anni di complicità con il regime e con il potere! io a questo penso e guardo! per il resto, dovremo scegliere la via della riforma — non della controriforma! — vale a dire quella che a mio avviso porta a chiudere nei nostri destini di divisione tutti i partiti esistenti, per costringere Occhetto e perfino Pannella, Garavini e gli altri — se del caso — all' unità di una candidatura contro un' altra: unità di candidatura nella quale si è uniti da quelle divisioni. ma quando invece il Pds prende e patrocina un mutamento di sistema elettorale che, in realtà, consente di dire a Magri « guarda, che tanto in realtà con questo sistema resterete più o meno tutti quanti; un po' più servi dei "grossi" e del potere, ma tutti quanti...! » , ebbene quella è la controriforma! se noi, amici, andremo « duri » sulla riforma anglosassone, noi potremo arrivare ad una realtà nella quale nessun partito finirà a piazzale Loreto . e, magari, per celebrare il primo anno della nuova Repubblica si potrebbe fare, non un' amnistia, ma forse un indulto; perché il presidente del Consiglio ha spiegato a tutti che, alla base degli errori compiuti, vi è il fatto che, alla fine, la Repubblica ha ristabilito una continuità con la concezione del dovere di partito come dovere di Stato. allora, quella potrebbe rappresentare la motivazione per un indulto che ci consentirebbe di uscire fuori dagli aspetti — come dire? — epifenomenici e secondari del cammino della giustizia. altrimenti, continuerà l' agonia delle percentuali; l' avete voluto: al primo turno ci si sceglie, ci si conta, e poi si sceglie. adesso contatevi il 6 giugno, presentate le liste per il primo turno! improvvidi! signor presidente della Camera, la ringrazio di avermi consentito di dilungarmi per un minuto o due in più. le ragioni della nostra opposizione iniziale tutte restano. dovevate mirare più in alto! nel frattempo, credo di poter dire, amici e amiche, da parlamentare democratico che il presidente del Consiglio , recandosi adesso dal presidente della Repubblica , possa tenere presente che tre, quattro o cinque persone — che politicamente non contano per il mio amico Martinazzoli, ma contano per quel che valgono — le dicano: « vada, lei ha ben meritato dal paese, per quello che poteva! » . questo è quanto le affidiamo nel dialogo tra un Parlamento sovrano ed un Governo che attraverso di lei, con scotti ed errori, ha conquistato un elemento di indipendenza e di sovranità che mai nessun governo aveva precedentemente conosciuto, in particolare grazie alla volontà di Mino Martinazzoli che era convergente in questa direzione (dobbiamo pur dirlo!). elezioni? no. Umberto Bossi stamattina si è arrabbiato — io gli voglio bene e ho fiducia in lui — , si è arrabbiato perché ha capito che se qualcuno — come io sto facendo — parla dell' ipotesi di portare fino in fondo la legislatura, è pericoloso, perché è possibile che questo — o quasi questo — accada. allora il confronto si giocherà su questo punto. io me lo tengo caro questo Parlamento, amici: altre volte mi avete costretto a dimettermi, molto spesso per dissensi di fondo proprio sull' interpretazione di ciò che dovevamo essere. spero di non doverlo fare questa volta. da stasera io posso parlare per cinque, per sei, per quattro o per altri per questa difficile opera politica: la riforma è anche la continuità del Parlamento; la riforma è gridare a quei demagoghi che credevano di poterci dire qualcos' altro: « viva questo Parlamento, viva questi parlamentari! » . grazie presidente, grazie presidente del Consiglio . speravo che me lo avesse concesso, presidente!