Achille OCCHETTO - Deputato Astensione
XI Legislatura - Assemblea n. 171 - seduta del 22-04-1993
1993 - Governo II Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 159
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , con il suo intervento di ieri l' onorevole Amato ha colto il motivo essenziale che ci spinge oggi a cercare strade totalmente nuove. il referendum ha detto un chiaro e definitivo « no » al metodo ed allo spirito che sono stati alla base delle vecchie maggioranze di cui il Governo Amato è stata l' ultima espressione. ho sentito quindi riecheggiare, sia pure in un contesto di valutazioni politiche diverse dalla nostra, nelle parole del presidente del Consiglio , laddove ha fatto riferimento ad una cesura troppo rilevante determinata dal referendum ed ha chiesto un segno di chiara discontinuità, i punti salienti di un' analisi che ci aveva fatto parlare della necessità di un Governo di rottura, di un Governo del tutto eccezionale; credo che ciò sia vero: la cesura è troppo rilevante per non tenerne conto. l' Italia affronta un passaggio storico eccezionale l' affermazione così forte del « sì » nel referendum non è solo il colpo finale ad un vecchio regime la cui costituzione materiale è in disfacimento, non è solo un' espressione inappellabile di condanna di una classe dirigente e di un ceto politico responsabili di un fallimento storico. esso segna soprattutto l' avvio di una nuove fase nella vita della Repubblica. nello stesso tempo ci dà slancio e forza nell' affrontare una sfida ardua ma esaltante, quella della ricostruzione sociale, morale e politica dell' Italia. il nostro partito è stato in campo per il « sì » in modo netto ed inequivocabile... ci siamo trovati accanto a forze democratiche, anche moderate, di varie ispirazioni; siamo stati in prima fila in una battaglia decisiva per il cambiamento e siamo ora pronti a fare la nostra parte nella nuova fase politica e civile che si sta aprendo dopo il nitido ed inequivocabile responso dei cittadini italiani. sentiamo su di noi, ma siamo convinti che ciò valga per tutte le forze democratiche, il peso di un' ineludibile responsabilità nazionale. chiediamo a tutti i protagonisti della nostra vita pubblica di liberarsi di un vecchio modo di fare politica, di quei comportamenti e quelle scelte che hanno cacciato il nostro paese e la democrazia in un vicolo cieco . i caratteri ed anche i mali della democrazia italiana non possono certo essere storicamente ridotti, come in modo sbrigativo e caricaturale ha fatto Amato, ad una sorta di scomposizione e lottizzazione del partito Stato del periodo fascista. un' analisi, questa, da cui affiorerebbe la necessità, secondo alcuni, di distruggere i partiti per conservare invece la vecchia classe dirigente , con tutta la sua parte di inquisiti, variamente riciclati. la storia della nostra Repubblica è ben altra. non dovremmo dimenticarcene proprio in questi giorni, in cui celebriamo il vittorioso riscatto dell' Italia dall' oppressione nazifascista e quel patto fra donne ed uomini che sta a fondamento della nostra Costituzione e della nostra democrazia. comprendiamo bene che vi è chi, affermando che non siamo attrezzati ad una politica di Governo, in realtà non tollera il fatto che siamo riusciti a traghettare il Pds, per primi, fuori dalla crisi dei vecchi partiti e ritiene che oggi compito fondamentale sia proprio quello di demolire questo partito. guai a chi ora pensasse di riproporre con qualche nuovo espediente il logoro patto di potere tra le forze di una vecchia, insostenibile maggioranza; guai a chi si illudesse così di rispondere al radicale bisogno di mutamento, di aria fresca e pulita, di una nuova classe dirigente , espresso dal paese. si tratterebbe di una manifestazione mascherata ed ostruzionistica del vecchio regime, destinata a servire il disegno oscuro di chi intende prolungare il caos e la crisi della nostra democrazia. contro tali ostruzionismi, contro i fanatismi di ogni tipo, deve prevalere — e noi per questo ci batteremo insieme con tutte le forze disponibili — una volontà parlamentare tesa alla costruzione di un nuovo ordine, più avanzato e più democratico. per queste ragioni abbiamo detto con chiarezza che bisogna sgombrare il terreno dal Governo Amato; e le argomentazioni qui addotte dal presidente del Consiglio convalidano e rafforzano la nostra convinzione. consideriamo — non da oggi — questo Governo, al di là degli intenti a suo tempo enunciati, l' espressione ultima ed irripetibile di un quadro politico non solo insostenibile, ma ormai affossato dagli eventi e, infine, dalla sanzione referendaria. su questo dobbiamo saper ragionare, onorevoli colleghi . non ho mai condiviso la tesi dell' illegittimità di questo Parlamento. esiste invece un problema politico, al quale occorre guardare con coraggio. il tempo politico che ci separa dal 5 aprile, per gli avvenimenti sconvolgenti che sono intervenuti, è un tempo lunghissimo, che ha mutato profondamente i rapporti tra rappresentanza e coscienza del paese. ci troviamo di fatto di fronte alla messa in discussione del mandato, e nessuno di noi ha il diritto di ragionare sulle prospettive e sulle caratteristiche del Governo a prescindere da questo dato. nessuno, infatti, è più in grado di dire di quale consenso reale godano le attuali forze politiche . giudico dunque fondata l' opinione che l' attuale Parlamento non sia, per molti aspetti, più completamente fedele agli orientamenti politici del paese. nello stesso tempo — ecco l' altro corno del dilemma, di cui dobbiamo ragionare fra di noi con estrema franchezza — non possiamo ritornare a chiedere la fiducia del paese senza quelle nuove istituzioni dell' alternanza che sono state richieste dalla stragrande maggioranza dei cittadini. se vogliamo davvero aprire una nuova fase nella vita del paese, dobbiamo quindi andare al voto con nuove regole; e dopo il referendum diventa ancora più stringente l' impegno alla riforma complessiva del sistema elettorale . il nostro impegno per il sistema maggioritario uninominale non è di oggi, e non è in discussione. siamo aperti al confronto sulla messa a punto della riforma anche se, come più volte abbiamo riaffermato, è nostra ferma convinzione che il sistema debba basarsi su due turni elettorali. noi rivendichiamo la legittimità referendaria della nostra interpretazione del quesito stesso del referendum. il sistema maggioritario uninominale, infatti, può essere organizzato sulla base di uno come di due turni. riteniamo che i cittadini abbiano scelto il sistema maggioritario per scegliere una chiara e netta democrazia dell' alternanza, per essere essi i protagonisti diretti della formazione della maggioranza che deve governare. i cittadini hanno detto che è finito il vecchio modo di formare i governi e che si rende quindi necessaria — badate bene — una nuova legittimazione popolare non solo del Parlamento (è qui che sbaglia Bossi), ma anche del Governo. e noi dobbiamo dunque metterci nelle condizioni di poter ottemperare al più presto a questo obbligo davanti al paese. ma tutti comprendiamo nello stesso tempo, che se andassimo alle elezioni con due sistemi diversi per la Camera e per il Senato (salvo che effettivamente si metta in campo quella Camera delle regioni qui evocata da Bossi: vorrei ricordargli che non è stata inventata a Pontida, ma — ben prima! — la sinistra italiana; e mi fa piacere che poco fa La Ganga lo abbia ricordato con forza!), noi stessi, diventeremmo responsabili di una fase gravissima di incertezza e di confusione e toglieremmo ai cittadini il diritto di votare per il Governo dentro un sistema neoparlamentare. si è dunque determinato un vuoto che va coperto con una forte e responsabile iniziativa politica. in ciò risiede l' eccezionalità della situazione, onorevoli colleghi . per queste ragioni, tale passaggio non può essere governato da un Esecutivo politico di tipo tradizionale. sarebbe assai arduo, infatti, rintracciare le premesse e le basi politiche parlamentari di una tradizionale coalizione di Governo. l' eccezionalità della situazione consiste nel fatto che non è ancora possibile mettere in campo le nuove alleanze dell' alternativa e che non esistono più le vecchie coalizioni consociative. o si trova una soluzione politica all' altezza del momento, o si va verso l' ingovernabilità del processo di passaggio da un sistema politico ad un altro, e gli esiti potrebbero essere in tal caso anche catastrofici. risponde dunque a questa logica — e non certo alla strumentale e sciocca pretesa di mascherare sotto la veste dell' interesse generale inconfessate convenienze di partito — la nostra proposta di un Governo di natura istituzionale. essa ci pare quella che meglio si attaglia al rispetto della volontà del paese: che i partiti facciano un passo indietro e recedano dal sistema di pattuizioni incontrollate che hanno retto i vecchi governi e che non hanno più alcun fondamento nei fatti e nelle coscienze. un Governo che si formi e sia composto in tal modo si distingue da quelli del passato per il fatto di non nascere da un patto tra i partiti; è un Governo di cui vengono esaltate le responsabilità e la funzione istituzionale. l' incarico che il Capo dello Stato attribuirà, nella sua alta e piena autonomia, non deve dunque avere altro condizionamento che la corrispondenza a questo carattere nuovo ed eccezionale del Governo, di cui oggi a nostro avviso vi è bisogno. per far questo la strada è semplice e chiara. il presidente della Repubblica , cui l' intero paese guarda con fiducia, indica un' alta personalità che per funzioni e compiti, indipendentemente dall' appartenenza a questo o a quel partito, assicuri un ruolo di alta garanzia. abbiamo detto nello stesso tempo che la personalità designata dal Capo dello Stato deve essere in grado di scegliere liberamente i suoi ministri e di mettere a punto il proprio programma consultando i gruppi parlamentari . il giudizio su tale scelta, sulla composizione del Governo e sulle linee di programma, sarà affidato alla libera e responsabile valutazione di tutte le forze presenti in Parlamento. chiediamo dunque a tali forze non di rinunciare a se stesse , al proprio patrimonio di idee, di programmi e di valori, ma di respingere ogni tentazione preclusiva ad opera dei vecchi poteri nei confronti dell' interesse di tutti ad inaugurare un nuovo ciclo della vita politica nazionale. i vertici istituzionali, ma anche ogni forza politica seria, devono avvertire tutta la responsabilità di una situazione eccezionale. si tratta di non mettere il paese di fronte ad una alternativa inaccettabile: un Governo purchessia nel nome di una governabilità estenuata, o il rischio di elezioni anticipate ! quel che indichiamo è certo un Governo di transizione, ma non un Governo precario, vorrei dirlo chiaramente ai compagni socialisti! anzi, ad un tale Esecutivo deve essere conferita la corposità necessaria ed utile a reggere il paese in un passaggio arduo sotto più di un profilo. come è stato giustamente scritto è inderogabile principio di una diversa etica pubblica che i partiti, i quali intendono impegnarsi nel sostenere il prossimo Governo, chiariscano i presupposti cui intendono ancorarsi. il Governo deve quindi in primo luogo essere sorretto da una maggioranza concorde sulla riforma della legge elettorale , nel senso che i gruppi della maggioranza che si impegnano a sostenere il Governo si impegnino anche a sostenere le linee fondamentali della riforma elettorale , a partire da quella che occorre mettere subito in campo per la Camera dei Deputati ; una legge elettorale che si muova in modo netto nel senso dell' alternanza. deve essere chiaro fin da ora che noi ci impegniamo solo per una legge elettorale che dia ai cittadini la possibilità di fare una scelta fra coalizioni alternative e di decidere sul Governo del paese. nello stesso tempo, come ha affermato oggi giustamente l' onorevole Bogi, sappiamo che non esiste una maggioranza in grado di affrontare i grandi problemi del paese. occorrerà tuttavia governare anche in questa fase, fornendo indirizzi chiari sulla questione morale e tenendo sotto controllo la situazione sociale ed economica. gli impegni per la moralizzazione richiedono un accordo per la concessione di tutte le autorizzazioni a procedere nei confronti dei membri del Parlamento coinvolti dalle grandi inchieste in corso ed una riforma radicale dell' immunità parlamentare. occorre inoltre governare la situazione economica e sociale, con la consapevolezza, però, che l' indirizzo, sia pure principalmente rivolto ad alcuni provvedimenti rapidi ed efficaci, deve essere profondamente diverso da quello del Governo Amato. occorre non solo mettere in campo misure immediate per fronteggiare la crisi economica e la disoccupazione, a cominciare dai provvedimenti per dare lavoro ai giovani, ma anche fornire il segno convincente di un' inversione di tendenza sul terreno delle politiche sociali , con il ritiro del decreto sulla sanità, che tanto malessere ha creato, soprattutto fra i più deboli e sul terreno delle politiche fiscali attraverso una maggiore equità. così come non può essere eluso il problema del risanamento del debito pubblico . si tratta di grandi questioni, da cui dipende non solo il benessere del paese, ma anche la sua tenuta democratica e la ricostruzione di una fiducia, oggi largamente compromessa, fra cittadini ed istituzioni. onorevoli colleghi , voglio dire una cosa molto semplice ed anche molto netta: il Governo di cui oggi vi è necessità deve accompagnare e guidare il paese nel passaggio dal vecchio sistema, che è finito, al nuovo sistema, non ancora definito al punto di poter essere praticato. questo passaggio deve avvenire in un arco di tempo il più ristretto possibile, per le motivazioni politiche generali che ho fornito in precedenza e che riguardano il rapporto fra il Parlamento e la situazione del paese. la domanda di cambiamento è perentoria e occorre una discontinuità evidente, che venga percepita anche emblematicamente come una rottura e come una chiara novità. il cambiamento di oggi deve servire a traghettarci verso la democrazia dell' alternanza. per questo voglio dire con estrema chiarezza agli altri compagni della sinistra di opposizione che anche le eventuali differenze nei confronti della proposta di un governo istituzionale che abbia il compito di garantire il formarsi di una democrazia dell' alternanza non devono determinare solchi insormontabili, perché al di là delle diverse collocazioni transitorie — che mi auguro siano sempre più ristrette — la stella polare che deve guidarci è quella che conduce all' unità e all' alleanza delle forze democratiche e di progresso. infatti la fase che si apre è di natura costituente e richiede a tutte le forze politiche l' ardire di una rottura con il passato. nel paese si è espresso, certo, un senso di liberazione per il drammatico declino di figure simbolo del vecchio sistema di potere, ma io vorrei che tutti comprendessero — ed è compito dell' intera sinistra comprenderlo — che vi è anche una profonda inquietudine di fronte alle difficoltà di un ricambio ed ai pericoli di un vuoto di potere . noi sentiamo che è preciso dovere nostro e di tutte le forze serie e responsabili di questo Parlamento rispondere in modo adeguato a tali aspettative e dar quindi corpo alla svolta necessaria. sentiamo, come in altri momenti costituenti della storia nazionale, che una forza di sinistra come la nostra, senza nulla perdere delle sue prerogative, deve svolgere una funzione generale e nazionale. con questo spirito rivolgo un appello a tutte le forze del « sì » , ed anche alle forze che hanno votato « no » nel referendum e che hanno combattuto la loro battaglia in nome di un' esigenza di riforma, perché in Parlamento si esprima la più estesa e solida coalizione di energie favorevoli allo svolgimento delle prime elezioni della Repubblica sulla base delle regole dell' alternanza. noi intendiamo essere — senza alcuna velleità egemonica, lo vorrei dire con estrema chiarezza — un punto di raccordo. credo che abbiamo — voglio dirlo — non il diritto, ma il dovere di assumere questa funzione, di essere punto di raccordo delle energie riformatrici in campo. vogliamo operare come forza di una sinistra che si sente risolutiva per la crisi italiana e opera per un miglioramento e un consolidamento della nostra democrazia. badate: viviamo tutti una fase politica nella quale la collocazione ideale programmatica delle diverse forze in campo è un processo aperto. noi ci siamo messi in discussione. il cattolicesimo politico è ad un bivio storico. noi abbiamo scommesso sulla capacità di rinnovamento e di rigenerazione dei grandi partiti e delle grandi forze popolari del paese, ma escludendo irrevocabilmente facili accomodamenti o addirittura il ritorno a improponibili compromessi consociativi. se vi era una verità di fondo nell' ispirazione di una politica di unità o, diciamo meglio, di incontro tra le grandi componenti popolari della società italiana , essa potrà essere recuperata solo grazie a una discontinuità, a una rottura con le forze politiche del passato, grazie all' accettazione piena di un sistema democratico basato sulle alternanze alla logica delle alleanze programmatiche alternative che esso sottintende. in questo spirito intendiamo lavorare, rivolgendo il nostro appello alle forze socialiste, a tutte le forze democratiche, ai Verdi, alle forze ecologiste, di progresso, laiche e cattoliche. certo, la vittoria del « sì » nel referendum è stata importante, ma ora noi guardiamo oltre, con le forze migliori della società italiana . sentiamo infatti che dobbiamo costituire, al di là dei « sì » e dei « no » un movimento di riforma che sia tale da reggere la sfida del rinnovamento della Repubblica. alla sinistra, a tutta la sinistra voglio dire che il problema è semplice ma drammatico: o si continua a scavare solchi tra noi che potrebbero compromettere la fine della nostra impresa, o si lavora uniti e convinti per nuove regole che aiutino a salvare e a rinnovare la democrazia del nostro paese. noi sentiamo tutta la responsabilità e i rischi dei passi ardui che ci attendono. ma se li compiremo con l' umiltà e insieme il senso di una responsabilità verso qualcosa che è più grande di noi, lo faremo solo per unire su basi nuove, limpide e alternative, la società italiana : non per soffermarci a deprecare le rovine del passato, ma per ricostruire e riprendere su basi nuove il cammino della democrazia nata dalla Resistenza.