Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 155 - seduta del 16-03-1993
Sul rapimento del deputato Aldo Moro e sull'uccisione degli agenti della sua scorta
1993 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 259
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signor ministro, colleghe e colleghi... grazie, presidente. il dibattito che si è svolto e che si è voluto chiamare « sulla questione morale » non può avere in un Parlamento repubblicano che l' approdo della questione politica. un Parlamento — è già stato detto — non ha da pronunciarsi su questioni morali, ed i partiti e le fazioni che pretendono di dare valore di morale alla loro politica e non moralità politica al dialogo e alla lotta democratica contengono in se stessi elementi pericolosi di dissoluzione del contesto sociale, oltre che di se stessi . credo che l' approdo di questo dibattito, signor presidente della Camera e signor ministro, sia ancora una volta — lo ripeto — nel fatto che l' Italia oggi non deve assolutamente ritenersi (non è possibile che così si interpreti la situazione!) come un paese nel quale gli alberi, tanti e tanti alberi, sono ammalati. dai padri nobili di questa Repubblica, da Aldo Moro, da Ugo La Malfa , da Riccardo Lombardi, da Lelio Basso, da Togliatti e da altri è stata costruita una forma e sempre tutelati nella loro indipendenza. ma noi siamo consapevoli, come tutti gli italiani, che la nostra giustizia è troppo lenta, che troppo spesso non è assicurato con l' efficienza e la tempestività che la società moderna richiede il servizio che essa deve assicurare, per garantire quel valore fondamentale che è il riconoscimento delle ragioni di chi ha ragione, e la condanna di chi ha torto. e sappiamo pure molto bene che la lentezza della giustizia è anche un freno alla competitività stessa del paese. per questo, mentre opereremo per ridare serenità e tranquillità ai nostri magistrati e per tutelarne e garantirne l' indipendenza, chiederemo ad essi di compiere ogni sforzo per migliorare sostanzialmente l' efficienza della macchina giudiziaria. per questo, mentre faremo tutto il possibile affinché vengano soddisfatte le giuste richieste di maggiori mezzi e migliori strutture, chiederemo tempi più rapidi, processi più veloci e, in definitiva, una giustizia più giusta proprio perché più rapida. sarà compito del ministro della Giustizia seguire con attenzione questo aspetto essenziale e di riferirne periodicamente al Governo e, se il Parlamento vorrà, al Parlamento. con l' obiettivo molto ambizioso, certo me ne rendo conto, di dimezzare nei cinque anni il numero di cause pendenti. il Governo intende proporre al Parlamento di studiare un provvedimento diretto ad alleggerire l' attuale insostenibile situazione delle carceri. e lo dovremo studiare con la profondità e la drammaticità che l' attuale situazione ci impone. già da anni, anche dalle sedi più elevate, questo tema è proposto alla nostra attenzione. oggi, all' inizio di una nuova legislatura è nostro obbligo offrire una risposta. così come dobbiamo offrire una risposta al rinnovamento delle istituzioni che il nostro paese si attende. non la risposta sbagliata e dirompente di riforme della Costituzione a cui la maggioranza si opporrà compatta nel prossimo referendum, ma una risposta di aggiornamento della nostra Costituzione e di riforma della legge elettorale attraverso la ricerca di una costruttiva e larga collaborazione fra tutte le forze politiche del paese. ho richiamato in questo mio intervento il trattato costituzionale dell' Unione Europea e poi la nostra Costituzione. entrambi valgono come attestazione della nostra identità condivisa e della nostra civiltà, si fondano sui valori universali e indivisibili della dignità della persona umana, della libertà, dell' uguaglianza, della solidarietà e della pace. memorie e sintesi di valori umani e spirituali profondi, di storie e ispirazioni ideali diverse di cui è ben viva la traccia dell' umanesimo e la radice cristiana. di questi valori, di questa nostra identità noi andiamo orgogliosi e intendiamo viverli nella forma del dialogo dell' accoglienza e del riconoscimento delle altre ispirazioni, secondo quello che noi riteniamo essere il moderno progetto di una cittadinanza democratica. un progetto avverso a tutte le forme di discriminazione, di violenza, di odio. un progetto che la nostra Carta Costituzionale affida al moderno principio di laicità dello Stato. tale concetto implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni, ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione in regime della società europea e in altra parte è crisi a noi specifica e propria. e non credo che la via da seguire sia quella di coinvolgere altri partiti dopo il 18 aprile. la via è quella di coinvolgere sempre meno i quattro partiti già coinvolti, di coinvolgere sempre meno altri partiti nell' opposizione e nel Governo e di trovare in quest' Aula nuove forme di aggregazione di gruppi che abbiano il coraggio di prefigurare quello che, lo vogliate o no, dobbiamo accingerci a creare nel paese: nuove formazioni politiche , nuove aggregazioni. e ciò va fatto da qui verso il paese, e non viceversa! intendo muovermi in questa direzione. da qualche mese, forse da un semestre — e ho terminato, signor presidente — , da parte di non pochi colleghi mi è giunta l' esortazione ad assumere qualche responsabilità per bloccare una situazione che in effetti va putrefacendosi. ebbene, io credo che è proprio nelle prossime settimane che avrò il dovere, con umiltà, di tentarlo. io penso che la prima cosa da fare in questo Parlamento sia trovarci all' appuntamento del nuovo Governo con nuovi gruppi parlamentari , con nuove realtà di gruppi parlamentari , e sulla base di ciò elaborare i nuovi programmi ed i nuovi assetti. se potrò per un semestre essere utile a questo processo, se potrò averne la leadership per un momento di consiglio o di proposta, lo farò. ed è questo il preannuncio che do in questo momento all' Assemblea, ai colleghi che me lo hanno chiesto in passato, agli altri che forse, senza chiederlo, già lo immaginano.