Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 155 - seduta del 16-03-1993
1993 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 257
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signor presidente del Consiglio , colleghi, ministri, Riccardo Lombardi, Ugo La Malfa , Lelio Basso, Aldo Moro dovrebbero essere evocati ed invocati qui come coloro che , al posto dei mariuoli o al posto di questo o di quel magistrato, potrebbero parlare della questione politica che voi denominate questione morale . la schizofrenia fra legge scritta, fra moralità repubblicana e ragione delle fazioni riunite, nonché ragion di fazione, ragion di Stato piuttosto che senso dello Stato, ha unito i padri nobili di questa Repubblica e di questo regime; e la fierezza di alcuni di noi è di avere opposto, nel pieno rispetto ed a volte nell' ammirazione per Aldo Moro, per Ugo La Malfa , per Riccardo Lombardi e per Lelio Basso, il nostro « no » alla moralità che fu la loro e che è stata, signor presidente della Camera, di questo Parlamento negli ultimi decenni. oggi, soprattutto da parte di coloro che pretendono di ergersi ad oppositori, a giudici e a giustizieri, troppo facilmente si liquida la storia di questa Repubblica che crolla perché è ricorsa ad altro che alle classiche tradizioni repubblicane; costoro si fanno in qualche misura assertori della nobiltà certa delle parti e del costituirsi parte nella città, affermandone in qualche misura la priorità rispetto a quelle che venivano considerate le troppo astratte fughe o degenerazioni di tipo idealistico nella vita sociale e del diritto. dunque, il dibattito qui è, lo ripeto, con gente nobile, con padri nobili, che hanno affermato quello da cui oggi voi vi difendete. lo hanno affermato nei fatti, lo hanno affermato perché avevano una cultura giacobina (l' aveva, comprensibilmente, anche Aldo Moro) e l' hanno affermata come volontà, inizialmente si diceva antifascista e dell' arco costituzionale , colpendo a morte le leggi scritte ogni giorno. quegli uomini (ricordo i loro nomi: Riccardo Lombardi, Ugo La Malfa , Lelio Basso) senza batter ciglio hanno consentito e voluto che i codici fascisti restassero potenzialmente a garantire l' ordine in questo Stato. per non parlare, ovviamente, del disegno nobilmente rivoluzionario che è alla base della costituzione del partito comunista italiano nel trentennio postbellico, quello appunto di tenere ben presente che senza le legislazioni autoritarie, se fosse accaduto di poter prendere il potere, difficilmente lo si sarebbe potuto mantenere. per decenni si è creato questo partito unico dei partiti antifascisti dell' arco costituzionale , e con questa moralità il potere, prima ancora del Governo, dicendo « no » a tutte le volontà di attuazione, in tempi giusti, necessari e rapidi, della Costituzione e creando le premesse (verrò a questo argomento) perché fosse denegata ad ogni cittadino italiano, a tutta la comunità italiana, quella certezza del diritto e di una giustizia rapida ed equa che è stata negata e denegata anche alla storia pura e semplice di questo quarantennio. quest' ultima non è storia di verità, tant' è vero che ancora oggi in tutti i testi scolastici distribuiti nelle nostre scuole le grandi pagine del grande pensiero, della grande intransigenza e del grande apparente moralismo delle grandi scuole liberali, liberalsocialiste, di « Giustizia e libertà » , ernestorossiane, salveminiane, fino a Loris Fortuna, sono cassate e negate. l' amico e compagno Mario Capanna ha delle pagine a lui riservate nella storia d' Italia: non ce l' hanno invece Ernesto Rossi , Mario Pannunzio, Loris Fortuna; e non le abbiamo noi, in alcun testo scolastico! in nessun testo scolastico vi è uno spazio per il tentativo di una cultura dello stato di diritto e del diritto nello Stato, come fondamento della democrazia e della giustizia. l' ordine giudiziario nel suo insieme è stato il supremo tutore e garante ed indirettamente il promotore della legalità e moralità di fatto, fuorilegge rispetto alla Costituzione e alle stesse leggi della Repubblica. per trent' anni abbiamo trovato sempre i « no » definitivi contro le richieste di verità sui furti di legalità, sui furti di denaro e di moralità, nell' ordine giudiziario costituitosi nelle procure della repubblica e molto spesso nelle magistrature giudicanti in strumento di negazione delle verità costituzionali del diritto. questo ha impedito il nostro dibattito. e quando il Parlamento ha legiferato, male ma ha legiferato, ci ha garantito il non rispetto delle cattive leggi: ma meglio queste che le leggi della giungla , che consegnare il nostro paese alla legge selvaggia della giungla! ripeto che persino la barbara legge del taglione è meglio della legge della giungla ! è stato l' ordine giudiziario italiano, sempre di più, sotto l' usbergo dell' obbligatorietà dell' azione penale, che ha difeso in quanto tale e che significava consegnare al più assoluto arbitrio l' iniziativa penale delle procure e dell' ordine giudiziario in base alla sua cultura, se non sempre e non ancora in base alle sue ganghe, alle sue cosche, alla sua partitocrazia, alla sua correntocrazia. avevamo visto giusto quattordici anni fa; noi proponevamo una elezione non proporzionale del Consiglio superiore della magistratura . e la Corte costituzionale che affermo, tranne eccezioni, essere stata la grande cupola di questa difesa delle legalità di parte contro la legalità, soprattutto in materia referendaria come in tante altre, e purtroppo non si è mai conquistato il diritto a rendere pubblici i dissensi, perché altrimenti penso che potremmo qui onorare un ex presidente della Corte costituzionale , che in materia referendaria aveva tentato di evitare un ultimo obbrobrio ed un ultimo atto di suicidio della legalità repubblicana; potremmo ringraziarlo: è — lo sapete — l' attuale ministro di grazia e Giustizia del Governo Amato. almeno crediamo di sapere che così fu. ebbene, è vero che si è perfino arrivati ad elaborare una dottrina di copertura di questa realtà. la giurisprudenza faticosamente accantonata: nel 1965 non si procede contro l' Agip, non si procede contro l' Eni, perché l' Agip è solo per il 99,99 per cento ente pubblico. vergogna! vergogna! vergogna! non si procede contro il monopolio, allora, della Rai-TV perché c' era solo il 99,9 per cento . vergogna! vergogna! vergogna! ma questa è la traduzione anche da parte di magistrati nobili, in base ad una loro cultura antidemocratica, ad una cultura di fazione, di parte, di classe apparentemente, sempre per negare la sovranità della legge, costituendo il nuovo sovrano i partiti, i loro diritti come sovrano che è al di sopra della legge e che afferma una sua legalità. quando sento il collega Stefano Rodotà affermare che tutto inizia praticamente nel 1981-1982, devo dirgli che posso perdonarglielo perché lui almeno non è uno storico e quindi non capisce nulla della storia che abbiamo avuto, o che il termine a quo , a partire dal quale vuol mobilitare la nostra attenzione, è troppo di comodo. d' altra parte, è stato anche imprudente perché, pur scegliendo quella data, parlare del Banco Ambrosiano e dei partiti, parlare di quel periodo per qualcuno che siede in quei banchi, è come parlare della corda in casa dell' impiccato, se è vero come è vero , che vi sono altre cose che oltre quei 2 miliardi che egli ha citato. dunque, Riccardo Lombardi. il povero amico e collega Claudio Signorile ebbe uno dei primi guai giudiziari con la compagna di Riccardo Lombardi. Lelio Basso ha creato la sua fondazione e non lo denunciammo; vi fu un finanziamento incredibile e straordinario all' università cattolica perché si estendesse (per me è anticostituzionale) e vi fu la votazione che consentì poi il formarsi della fondazione Lelio Basso, che in parte tra l' altro segue bene quella tradizione. abbiamo Ugo La Malfa che ha rivendicato la verità e ha avuto il coraggio ( « Ugo » La Malfa !) di dire che Terrana e Dodo Battaglia, amministratori del partito, nulla sapevano della vicenda dei petrolieri e degli zuccherieri. non era una copertura... signor presidente , quando il collega Tassi mostra ancora una volta di non capire nulla di quello che si sta dicendo, lo lasci dire! credo che stessi dicendo meglio di te quello che tu tenti di confutare. dicevo che quando Ugo La Malfa rivendica nei confronti dei magistrati e del Parlamento, il « sono stato io » , non è che lui copra Dodo Battaglia e Terrana. è vero: lo sapeva solo lui, e lo aveva fatto lui. allora si usava così. occorre dunque andare fino in fondo. non dovete, colleghi, e non si deve nemmeno da parte dei grandi politologi, oggi cercare di ridurre la questione a questo problema. la classe politica si è corrotta: morti i grandi padri, si sono corrotti i figli. no! no! i figli hanno fatto, moltiplicandolo al loro livello, quello che i padri avevano loro insegnato e praticato. quindi per questo noi non mettiamo sul banco dell' accusa dei giustizieri, come fanno altri. non abbiamo quel tono, perché quello che la storia oggi sta giudicando è l' errore giacobino o pseudogiacobino che i padri nobili della Repubblica, accettando una visione partitica e partitocratica di sovranità e di nobiltà delle fazioni rispetto alla concezione liberale classica dello stato di diritto , hanno insegnato. vorrei anche ricordare, per esempio, tra i tantissimi meriti che qui qualcuno rivendica, l' eliminazione di Aristide Giumella. io mi sento un tantino rivoltare, devo dire, quando questo argomento è troppo spesso invocato. ricordo infatti un congresso di Genova del partito repubblicano , nel quale — vivaddio! — fui anche materialmente picchiato perché dicevo a Ugo La Malfa , che ammiravo, che amavo (e nessuno può mettere in dubbio questo; sicuramente Ugo La Malfa non lo ha mai messo in dubbio, e perciò la cosa gli scottò particolarmente), quello che oggi, a posteriori , è stato detto da chi si fa bello dell' avere fatto fuori Aristide Giumella. ma quattordici anni fa forse la cosa sarebbe stata più interessante, perché avrebbe avuto un significato forse diverso. e si trattava di qualcuno che sicuramente è stato fino in fondo repubblicano, dall' inizio della sua esistenza (perché io conosco Aristide Giumella), e che lo è stato in un contesto mafioso che ha riguardato tutta la politica siciliana, senza eccezioni, anche se sappiamo che nella Sicilia orientale tutto ciò ha avuto uno sviluppo storico diverso. dunque, sono problemi ideali, amici, sono problemi di scelte! noi non siamo stati più onesti di voi. ma noi siamo stati più deboli forse di voi nel difendere le nostre ragioni. noi avevamo ragioni diverse dalle vostre; e oggi mi auguro che un Governo della Repubblica sia capace, anche in questo Parlamento e in questo momento, di proporre tali ragioni come motivi di Governo. occorre riprendere o prendere il cammino dell' inveramento delle leggi scritte, quali che esse siano, magari intanto quelle che ci sono. occorre rendere ai lavoratori i loro diritti civili . occorre darli agli utenti e ai consumatori. occorre riarmare ed armare i cittadini della Repubblica di forza repubblicana. occorre che un Governo prenda l' iniziativa di fare finalmente votare nelle fabbriche, di fare votare nei luoghi di lavoro, di fare votare con regole certe. ed è opera di Governo della nostra società. occorre che si sgombri il campo da quelle tante ipoteche che non consentono, anche per le ideologie degli attuali partiti, il formarsi delle grandi organizzazioni degli utenti, delle grandi organizzazioni dei consumatori. occorre rimuovere quegli ordini che sono tutti anticostituzionali. l' ordine dei giornalisti serve per impedire a 59 milioni di italiani di pubblicare i propri giornali e i propri scritti, per riservare la possibilità di pubblicazione a cinque, sei o sette mila giornalisti titolati. l' articolo 21 della Costituzione non garantisce la libertà di stampa della grande editoria, ma garantisce alla generalità dei cittadini il diritto, che va promosso, di scrivere, manifestare per iscritto e stampare il proprio pensiero. e ogni volta che si aiutano le corporazioni, gli ordini e le grandi imprese editoriali si allontana la possibilità dell' esercizio del diritto, da parte dei cittadini, di manifestare e così di partecipare alla vita della democrazia. per la verità, in questo Parlamento vi è un presupposto chiaramente iscritto nelle mutazioni regolamentari, signor presidente . solo un Parlamento che ritiene di essere espressione di unicità culturale può pensare che sia stato un vantaggio passare dalla mancanza di limiti nel tempo del dibattito sulla fiducia alla fissazione dell' ora o della mezz' ora . non è possibile parlare in questa materia in trenta o anche in quarantacinque minuti! per parlare della questione morale avrei bisogno di ricordare la vicenda Lockheed, nella quale siete stati tutti uniti in una menzogna: anche allora, non contestare l' associazione per delinquere, da una parte, ed arrivare, dall' altra, alla fine della faticosissima istruttoria senza avere nemmeno interpellato per finta i servizi segreti , che erano tutti titolari di quei diritti di accesso ai luoghi del presunto reato, fu un fatto consociativo, feroce, che vide unito tutto l' arco costituzionale , ed anche gli altri, con l' eccezione dei quattro neo-arrivati deputati allora radicali. mi sia concesso di ribadire con fermezza che in nessun modo io qui parlo a nome del partito radicale e dei duecento colleghi parlamentari che al partito radicale appartengono, nel senso che ciascuno di loro potrebbe farlo come me. parlo a nome dei pochi eletti di questa lista Pannella o del movimento Pannella nel gruppo federalista europeo. abbiamo quindi tale problema. guardate questa notizia che la stampa italiana ha negletta (sarebbe stata da prima pagina , da copertina dei settimanali): la microspia nel confessionale del carcere di Sanremo e poi le vessazioni contro il sacerdote che l' ha strappata. e nessuno ancora ha proceduto? erano qualificati il magistrato e la polizia giudiziaria a compiere quell' atto? siete o non siete partito cattolico ? osservatore romano o Avvenire non hanno nulla da dire? avranno scritto qualcosa, ma abbiamo sentito ben altri scandali per ben altre fesserie, invece! il senso dell' impunità! ho sentito che ieri il procuratore della Repubblica di Roma, Mele, ha detto che rivedrà i dieci anni precedenti: cominciamo ad intenderci, ma è dal 1950 che occorre rivedere questa immensa palude che ha distrutto la democrazia nel nostro paese, che si chiama palazzi di giustizia e procure della Repubblica di Roma! su tutte le vicende: il caso Moro... su tutte le vicende: l' assassinio del generale Mino... su tutte le vicende: l' assassinio di Giorgiana Masi , che fu un tentativo, invece, quella sera, di colpo di stato in tutta Italia, perché dovevano essere quaranta i morti... ho fatto i nomi! perché il magistrato Santacroce non viene inquisito? non ha nemmeno un avviso di garanzia ! e l' associazione per delinquere è contestata solo a siciliani, a calabresi ed a napoletani! vergogna! non è tollerabile! sento che Misasi — mi pare — ha ricevuto un avviso di garanzia per associazione per delinquere di stampo mafioso: e allora, a Milano, non è associazione per delinquere di stampo mafioso? forse non lo è perché abbiamo un accento diverso o perché siamo inurbati? per poter essere domini del processo penale , per poter cominciare a ricattare forse questo o quello, avendo una politica criminale che in uno stato di diritto può avere solo il ministro di grazia e Giustizia...! non possono essere titolari di politica giudiziaria e di politica criminale coloro che poi convocano tre reti Fininvest, tre reti della Rai-TV, obbedienti, per dettare un proclama al paese! fellonia, Borrelli! fellonia! e, se necessario, mi dimetto da deputato...... l' ho fatto altre volte, per dimostrarlo! è fellonia fare queste cose! io difendo Di Pietro , ma critico che non sia contestato a voi o a noi il reato di associazione per delinquere che, ovviamente, se il decreto del Governo fosse stato approvato, sarebbe stato carta straccia ! nulla: tolto via! c' è, ictu oculi : perché si continua a dire che non c' è? perché per attrazione vi entrerebbero sicuramente il procuratore Mele e tutti i predecessori, che oggi sono altissimi magistrati della Corte di cassazione o, peggio, grazie ad una legge stolta, sono rimasti per trent' anni ad esercitare la funzione di pretori pur essendo divenuti presidenti della Corte di cassazione per quel che riguarda la remunerazione e la dignità. allora difendo qualcuno? no, difendo il punto di vista , colleghi, che fu il nostro contro Riccardo Lombardi, contro Ugo La Malfa , contro Aldo Moro. voi dovete essere in qualche misura fieri di quello che avete fatto. l' avete fatto all' interno di quello che Moroni ha qualificato, lui per primo, un irreparabile errore: non avere fiducia nello stato di diritto , non avere fiducia nella sua praticabilità, non avere fiducia nella certezza del diritto, non avere fiducia nel nostro paese e nelle vostre idee, condannandoci a queste storie parallele. guardate adesso cosa avviene sul caso Muccioli! noi abbiamo sempre detto che vi è un reo in una realtà, e il reo non è un criminale. non c' è alcuno tra noi che, credo, in realtà, se vi fosse una giustizia perfetta, risulterebbe non aver compiuto qualche reato, non foss' altro che di omissione nel vigilare, nel non fare le cose che le tante leggi ci prescrivono di fare. allora, signor presidente del Consiglio , torno a dire che il problema politico è l' unico problema morale che noi abbiamo. dal Governo va fatto il cammino opposto a quello che avete tentato di compiere, sollecitati dalla Commissione del Senato, anche da coloro che hanno votato « no » , ma consentendo il rispetto di certi tempi; in realtà questa era la vecchia abitudine partitocratica, un modo per consentire che le cose venissero fatte. d' altra parte, signor presidente del Consiglio , non è un mistero: mi permisi di avvisarla di non fidarsi, che quello che si esperiva non significava alcunché, che era solo un tentativo stupido, imbecille, inopportuno, non ingiusto, di regolare una situazione storica di crollo di un regime che dobbiamo evitare si tramuti oggi in un crollo, nel quale venga coinvolta anche quella tanta parte di onestà « irridotta » di coloro che magari hanno anche cinque o sette avvisi di reato nell' ambito della politica che è stata la vostra e la loro. lo dico a Orlando perché io ho vissuto i decenni nei quali costava dover fare i conti con quest' altra cultura di potere e di governo. lui non li ha vissuti, se non tutelato all' interno, vero Ciriaco De Mita o Mattarella? era tutelato all' interno della realtà politica, certo per me — l' ho sempre detto — , di stampo mafioso. la solidarietà partitocratica in quest' Aula, e i presidenti delle Camere hanno tollerato chiari attentati tra il 1976 e il 1979 alla Costituzione e ai diritti civili e costituzionali del cittadino. ciò è avvenuto in modo emblematico nella gestione del caso Moro, con l' esproprio testardo e continuo del Parlamento seguendo una certa vocazione in assoluta e in lancinante buona fede . Piccoli diceva: se qui ne parliamo, lo ammazzeranno. io gli rispondevo: se ne parlerete fuori del Consiglio nazionale della Dc, se ne parlerete fuori di qui, lo ammazzeranno, e noi non vogliamo. ebbi un atto che credevo di umiltà ed era invece di modestia e del quale mi pento. mi pento infatti di non aver occupato più a lungo quei banchi per rivendicare, anche contro il presidente della Camera di allora, il dovere e il diritto del Parlamento di avocare a sé quello che il Gran Consiglio dei partiti, invece, in quel momento avocava a se stesso con tragica nobiltà, ma anche con tragica ignobiltà. abbiamo bisogno di dire che probabilmente non è, De Mita , questo Parlamento che può concepire la nuova Costituzione. dico anche fermamente che non accetto ricatti. se questo Parlamento ha cento, centocinquanta... poi vedremo al momento dei processi; ci si deve pure arrivare al momento in cui la magistratura giudicante giudica. bisognerà pure arrivare almeno ai rinvii a giudizio! bisogna volerle queste cose! bisogna agire in modo diverso da come si agisce con Muccioli. tutti quanti dicono: sì, poverino! ma certo, poverini anche quelli che hanno ammazzato quel ragazzo. chiunque commette un delitto può essere definito poverino, ma non per questo si può affermare quello che ha detto Muccioli, partitocratico di cultura: avevo dato la parola; la parola interna all' etnos, interna al partito, interna alla comunità. quella parola fa premio su quella della Repubblica, se non vogliamo essere astratti. e cosa accade al congresso del partito repubblicano ? per quella regola, che io definii subito stolta e della quale considero responsabili i colleghi che l' hanno seguita (anche se Dio sa se li comprendo!), si sono tutti autosospesi dal partito. arriva un avviso di garanzia , e si autosospendono; ne arriva un altro, sicuramente il più arbitrario di tutti (ma anche gli altri avrebbero potuto esserlo), e d' un tratto ci si dimette dalla carica formale di segretario, ma poi ci si va a spiegare per un' ora dinanzi al proprio partito. Del Pennino , Nucara e gli altri non avrebbero servito il loro partito andando anch' essi a spiegarsi per un' ora? e non si elegge il nuovo segretario del partito in attesa, per le garanzie che magari sono state date, che presto arrivi, magari prima che ad altri, la risposta all' avviso di garanzia , in modo da poter ricominciare ad invocare il partito degli onesti, trattando il proprio come un partito fatto solo di disonesti, perché hanno ricevuto un avviso di garanzia . e Antonio Del Pennino deve essere disonesto, ne ha ricevuti tre! chi pretende di giudicare così la storia di Ugo La Malfa , di Riccardo Lombardi, di Lelio Basso e di Aldo Moro, chi pretende di giudicare così — Giumella non c' è — i Del Pennino e gli altri, o dà a se stesso una patente di incapacità di intendere e di volere, o non ha nemmeno quel minimo di onestà intellettuale che anche i politici schizofrenici dovrebbero riuscire a praticare. signor presidente , ho già detto che in questa mezz' ora avremmo potuto affrontare soltanto alcune premesse della situazione. vorrei dire che la questione morale è quella delibera della Commissione di vigilanza sulla Rai-TV a proposito dei referendum, ignobile per stupidità: la segnalo a lei, al presidente del Senato ed al presidente della Repubblica . definisco ignobile, immorale, per stupidità ed arbitrarietà, la delibera della Commissione di vigilanza sulla Rai. questa è una questione morale : sono dei ladri di verità che adesso hanno perso i canoni di come si ruba e decidono qualsiasi cosa. vergogna! ma noi non lo accettiamo! io non andrò in televisione a nessun titolo, bavaglio o no, se quella delibera non viene rettificata. fallu fà , che cchiù parla e migl' è . si parla molto, in termini di questione morale — ed è invece politica — , della vicenda della fornitura di armamenti all' Iran. domani mattina avremmo dovuto vedere, nella sede del nostro partito, un iscritto al partito radicale che è stato assassinato questa mattina a Roma. è l' ex ambasciatore Mohammed Hussein Naghdi, assassinato, guarda caso , in coincidenza con delle inchieste, giudiziarie e no, sulla fornitura di armamenti all' Iran. questa mi pare essere la questione morale e la questione politica: i nostri servizi non risponderanno, non troveranno i criminali, perché da prima della Lockheed, dall' Eni, da Gronchi, da prima ancora, la nostra politica degli armamenti, la nostra politica mediorientale e nei confronti dell' est sono state di segno criminale, a più titoli.