Bettino CRAXI - Ministro della Difesa Maggioranza
XI Legislatura - Assemblea n. 15 - seduta del 03-07-1992
Sulla situazione nel Libano
1992 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 38
  • Comunicazioni del governo

onorevole presidente , onorevole presidente del Consiglio , onorevoli Deputati , nella vita democratica di una nazione non c' è nulla di peggio del vuoto politico. da un mio vecchio compagno ed amico, che aveva visto nella sua vita i drammi delle democrazie, ho imparato ad avere orrore del vuoto politico. nel vuoto tutto si logora, si disgrega e si decompone. e in questo senso ho sempre pensato e penso che un minuto prima che una situazione degeneri bisogna saper prendere una decisione, assumere una responsabilità, correre un rischio. non credo, onorevole Amato, di essere stato il solo ad aver tirato un sospiro di sollievo il giorno in cui lei ed i suoi ministri hanno giurato nelle mani del Capo dello Stato . sono proprio convinto che il medesimo sentimento abbia provato la grande maggioranza del paese. lo hanno di certo provato tutti coloro che avvertivano il rischio di una crisi troppo aspra e confusa, troppo prolungata, e valutavano il peso delle conseguenze che essa aveva già provocato e le più gravi che ancora avrebbe finito con il determinare. la concretezza, la serietà e la sobrietà dei primi passi che ella ha già compiuto ottenendo la fiducia del Senato della Repubblica confermano la buona scelta del Capo dello Stato e rendono ancor più convinta la fiducia che ci apprestiamo a dare in questa Assemblea al suo Governo ed al suo programma di Governo . nell' insieme molto variegato delle voci che la stringono d' assedio con i loro « no » non sono fortunatamente mancati anche i buoni consigli, i propositi costruttivi, qualche apprezzamento, qualche disponibilità ad una collaborazione parlamentare. ed è questa certamente una buona cosa, se così effettivamente sarà. chi invece ha definito il suo Governo un « governo piccolo piccolo » ha solo dato prova di uno stile « piccolo piccolo » , usando, per la verità, argomenti così piccoli che al loro confronto il suo Governo appare un gigante. onorevole presidente del Consiglio , io so bene che a lei non mancano né l' esperienza né la competenza necessarie per distinguere i buoni argomenti critici, che possono avere un loro fondamento ed una loro logica, dagli argomenti pretestuosi e rumorosi, che come i sassi gettati nell' acqua fanno solo cerchi sempre più larghi che poi scompaiono. se crede, si comporti pensando a quanto capitò a me quando ebbi la ventura di divenire il primo presidente del Consiglio socialista della storia del nostro paese. fui salutato allora come pericoloso per la democrazia dall' onorevole Berlinguer, e dovetti poi sentire anche in quegli anni l' onorevole Occhetto proclamare (cito testualmente) « la necessità di spezzare l' infernale spirale della rincorsa a destra e di combattere i sogni decisionisti ed impotenti » , sino a farneticare della « presenza di interventi autoritari e di elementi di regime e di golpismo striscianti » . già allora, eravamo nel 1983, di rincalzo tuonava da par suo il direttore de La Repubblica , che definiva quel Governo il ministero più partitocratico che mai si fosse visto, mentre l' inserimento dell' onorevole Scalfaro nella compagine governativa come ministro dell'Interno veniva considerato un episodio squallido...! il suo Governo si presenta oggi con una base parlamentare ristretta, tuttavia può contare in partenza sulla maggioranza dei voti parlamentari. vi sono diversi studi nei quali si può leggere come nell' ampio raggio delle democrazie parlamentari di tutto il mondo i gabinetti di minoranza abbiano costituito circa un terzo di tutti i governi del dopoguerra. in Italia una maggioranza limitata, come sappiamo, viene considerata e trattata come una minoranza, anche se l' esperienza italiana di tante legislature sta a dimostrare che l' ampiezza della maggioranza non corrisponde affatto, poi, ai risultati legislativi. sta di fatto, comunque, che dopo il risultato elettorale del 5 aprile — che aveva ridotto, principalmente a causa di una sensibile perdita della Democrazia Cristiana la rappresentanza parlamentare della formula di coalizione e di Governo dell' ultimo anno della legislatura — sarebbe stato di certo più utile e più ragionevole realizzare una coalizione più ampia. questa possibilità non si è concretata perché non si sono mai viste insieme tante disponibilità da un lato e tante indisponibilità dall' altro. mai la dialettica politica aveva registrato insieme tante aperture e tante chiusure, tante offerte e tanti rifiuti. difficile indagare tutte le cause di questa rigidità: esse sono certamente varie, diverse e differenti tra loro. di certo questa rigidità non è parsa affatto derivare da insanabili divergenze di ordine programmatico tra le forze che avrebbero potuto ricercare e trovare un terreno comune di intesa ed anche un terreno di collaborazione graduata. onorevoli colleghi , un programma rappresenta sempre il frutto di una trattativa: lo si accetta o lo si respinge dopo aver condotto e sperimentato un negoziato. non vi è stata, invece, nessuna base di trattativa e nessun negoziato. vi sono stati prevalentemente dei veti e delle pregiudiziali, con l' illustrazione di argomenti e di condizioni varie e variabili, tutt' altro che convincenti. viene fatto di ripetere — come il grande inglese — che « una causa debole e ingiusta non ammette trattative » (Enrico IV, parte seconda). in particolare, dall' area delle forze che costituivano la precedente formazione di Governo sono stati rivolti, tanto al Pds che al Pri, insistenti inviti. ciò è stato fatto persino in forma tale da collocare questi partiti, insieme o separatamente, in una notevole posizione arbitrale di forza e di influenza. il tutto invece, come si sa, ha finito soltanto per girare su se stesso . debbo supporre che tutto ciò sia avvenuto ed avviene, dal momento che tutto quanto avviene non può non avere un qualche senso politico, in attesa di un giorno che verrà e di un Messia che non è ancora arrivato...! così, mentre da un lato si protesta per il ritorno di un vecchio equilibrio e di una formula considerata prematuramente morta e sepolta, dall' altro tutti hanno potuto constatare che non sono state portate avanti né ipotesi di coalizioni diverse né alternative concrete, realistiche e praticabili, salvo per la verità il delinearsi sullo sfondo della sagoma di ipotesi tecniche o istituzionali buone, forse, a governare solo fasi di transizione o di brevissimo periodo. alla fine si è così rinsaldato un legame di solidarietà, che per la verità non si era mai interrotto, tra i quattro partiti della precedente maggioranza ed ha ripreso corpo la formula precedente con il concorso della Sudtiroler Volkspartei , dell' Union Valdôtaine e di altri illustri parlamentari al Senato. tale formula si presenta, almeno allo stato delle cose , come la sola concretamente possibile, la sola disponibile a prendere su di sé le difficili responsabilità del momento per porre fine ad un vuoto politico, per dare un Governo al paese, per evitare un avvio inconcludente e disastroso della legislatura. si è registrata una assunzione di responsabilità inevitabile, necessaria e doverosa, con l' adozione di una soluzione che sappiamo bene essere destinata ad andare incontro a molte difficoltà, che si potranno comunque superare se la solidarietà tra le forze politiche si mostrerà reale e non apparente e, meglio ancora, se i dialoghi possibili si riveleranno effettivamente tali. una soluzione che avrà, al contrario, vita tormentata, respiro corto e raggio d' azione limitato se la coalizione a quattro risulterà in concreto essere, o costretta ad essere, a cinque, a sei o a sette, a causa delle divisioni che si potrebbero manifestare all' interno dei partiti che la rappresentano. certo è che sarà proprio in questa complessa e difficile fase di avvio che si decideranno le sorti della legislatura, una legislatura che ha un grande dovere da assolvere e che ha di fronte a sé compiti di eccezionale portata. si tratta di doveri e di compiti che derivano in primo luogo da una crisi che non è una semplice crisi politica di forze o di rapporti e relazioni tra le forze. essa è, in realtà, la profonda crisi di un intero sistema: del sistema istituzionale, della sua organizzazione, della sua funzionalità, della sua credibilità, della sua capacità di rappresentare, di interpretare e di guidare una società profondamente cambiata, che deve poter vivere in simbiosi con le sue istituzioni e non costretta ad un distacco sempre più marcato; del sistema dei partiti, che hanno costituito l' impianto e l' architrave della nostra struttura democratica e che ora mostrano tutti i loro limiti, le loro contraddizioni e degenerazioni, al punto tale che vengono ormai sistematicamente screditati e indicati come il male di tutti i mali, soprattutto da chi immagina o progetta di poterli sostituire con simboli e poteri taumaturgici che di tutto sarebbero dotati, salvo che di legittimità e natura democratica. sono immagini e progetti che contengono il germe demagogico e violento di inconfondibile natura antidemocratica. è vero che nel tempo si sono accumulati molti ritardi per tanti fattori negativi: per miopia, velleitarismo, conservatorismo. e tutto ciò è avvenuto in modo tale che il logoramento del sistema ha finito con il progredire inesorabilmente, come non era difficile prevedere. ora non c' è più molto tempo a disposizione, onorevoli colleghi . vi sono dei processi di necrosi che sono giunti ormai ad uno stadio avanzato. il Parlamento deve reagire, deve guardare alto e lontano, dando innanzitutto l' avvio ad una fase costituente per decidere rapidamente riforme essenziali di ammodernamento, di decentramento e di razionalizzazione. serviranno a ridare efficienza e prestigio alle Camere, a rompere un centralismo dello Stato, per parte sua duro a morire, rafforzando i poteri e l' autonomia delle regioni — come suggeriamo nel nostro programma — sino ai limiti del federalismo, a garantire autorevolezza e stabilità all' Esecutivo. bisognerebbe porre mano subito alla riforma delle leggi elettorali con uno sguardo rivolto ai modelli e alle esperienze delle democrazie europee ed un altro rivolto alle tradizioni della democrazia italiana. nella vita e nella organizzazione dello Stato si sente non solo un grande bisogno di un più ampio decentramento, ma anche una necessità urgente di accelerare processi di modernizzazione, di semplificazione, di flessibilità nei rapporti con i cittadini, con le attività produttive e con la vita sociale. c' è un problema di moralizzazione della vita pubblica che deve essere affrontato con serietà e rigore, senza infingimenti, ipocrisie, ingiustizie, processi sommari e « grida » spagnolesche. è tornato alla ribalta in modo devastante il problema del finanziamento dei partiti, o meglio del finanziamento del sistema politico nel suo complesso, delle sue degenerazioni, degli abusi che si compiono in suo nome, delle illegalità che si verificano da tempo, anzi da tempo immemorabile. in quest' Aula e di fronte alla nazione penso che si debba usare un linguaggio improntato alla massima franchezza. bisogna innanzitutto dire la verità delle cose e non nascondersi dietro nobili ed altisonanti parole di circostanza che molto spesso e in certi casi hanno tutto il sapore della menzogna. si è diffusa nel paese, nella vita delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni, una rete di corruttele grandi e piccole, che segnalano uno stato di crescente degrado della vita pubblica . uno stato di cose che suscita la più viva indignazione, legittimando un vero e proprio allarme sociale e ponendo l' urgenza di una rete di contrasto che riesca ad operare con rapidità e con efficacia. i casi sono della più diversa natura, spesso confinano con il racket malavitoso e talvolta si presentano con caratteri particolarmente odiosi di immoralità e di asocialità. purtroppo, anche nella vita dei partiti molto spesso è difficile individuare, prevenire, tagliare aree infette, sia per l' impossibilità oggettiva di un controllo adeguato sia, talvolta, per l' esistenza ed il prevalere di logiche perverse. e così, all' ombra di un finanziamento irregolare ai partiti — e ripeto, meglio, al sistema politico — fioriscono e si intrecciano casi di corruzione e di concussione, che come tali vanno definiti, trattati, provati e giudicati. e tuttavia, d' altra parte, ciò che bisogna dire, e che tutti sanno del resto benissimo, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale. i partiti, specie quelli che contano su apparati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali ed associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all' uso di risorse aggiuntive in forma irregolare o illegale. se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. ma non credo che ci sia nessuno in quest' Aula, responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo, perché presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro. e del resto, andando alla ricerca dei fatti, si è dimostrato e si dimostrerà che tante sorprese non sono in realtà mai state tali. per esempio, nella materia tanto scottante dei finanziamenti dall' estero, sarebbe solo il caso di ripetere l' arcinoto « tutti sapevano e nessuno parlava » . un finanziamento irregolare o illegale al sistema politico , per quante reazioni e giudizi negativi possa comportare e per quante degenerazioni possa aver generato, non è e non può essere considerato ed utilizzato da nessuno come un esplosivo per far saltare un sistema, per delegittimare una classe politica , per creare un clima nel quale di certo non possono nascere né le correzioni che si impongono né un' opera di risanamento efficace, ma solo la disgregazione e l' avventura. del resto, onorevoli colleghi , nel campo delle illegalità non ci sono solo quelle che possono riguardare i finanziamenti politici. il campo è vasto e vi si sono avventurati in molti, come i fatti spero si incaricheranno di dimostrare, aiutando tanto la verità che la giustizia. ebbene, a questa situazione ora va posto un rimedio, anzi più di un rimedio. è innanzitutto necessaria una nuova legge che regoli il finanziamento dei partiti e che faccia tesoro dell' esperienza estremamente negativa di quella che l' ha preceduta. altre proposte ed altri rimedi sono già sul tavolo. aggiungeremo le nostre, sollecitando però un dibattito parlamentare chiarificatore, serio e responsabile su tutti gli aspetti della questione. penso che se la legislatura imbocca la sua strada maestra , allora non avrà tempo per fermarsi. nel lavoro costituente, nelle decisioni di riforma, l' allentamento delle rigidità, delle contrapposizioni e delle incomunicabilità darà ossigeno all' intero sistema e forza alle ragioni di tutti. ne trarranno giovamento i partiti che vogliono percorrere una stagione di rinnovamento interno, di revisione degli statuti, di riforma delle regole, di ricambio degli uomini, di promozione di nuove associazioni tra loro e di più strette alleanze. anche il Governo sarà aiutato ad avanzare lungo i binari del buon programma che si è dato, dovendo affrontare le emergenze che lo stringono d' assedio, in primo luogo, quella economica e quella criminale. se così non sarà — e certo non me lo auguro — la sorte della legislatura scivolerà su un piano inclinato e sarà allora rapidamente segnata. non me lo auguro innanzitutto per il paese, onorevole presidente . per la sua economia, che ha bisogno di un clima di operosità, di fiducia e di collaborazione sociale: una economia che deve essere stimolata ed aiutata a ritrovare iniziativa e competitività. per i livelli occupazionali, a cominciare dall' occupazione nell' industria, che ha già ricevuto duri colpi ed altri purtroppo può riceverne ancora. per il riequilibrio della finanza pubblica , che è urgente, necessario e non rinviabile: un record mondiale negativo, che in questi prossimi anni dobbiamo riuscire a toglierci di dosso nell' interesse di tutti, levando dal nostro futuro una grande incognita ed una tagliente spada di Damocle . ridefinire e riselezionare la spesa sociale e le protezioni dello stato sociale , senza smantellarlo secondo le invocazioni dei peggiori conservatori: anche questo è necessario, urgente e non più rinviabile, nell' interesse soprattutto dei più deboli, di coloro che maggiormente sono bisognosi di sostegno e di protezione. sono questi gli anni del passaggio verso un' Europa più unita, più integrata ed augurabilmente più coesa. tuttavia, quando si sentono magnificare i nuovi traguardi europei come se si trattasse di una sorta di paradiso terrestre che ci attende, c' è solo da rimanere sconcertati. è naturalmente fondamentale che l' Italia riesca a raggiungere il passo dei suoi grandi partners europei e che, per far questo, si mostri capace di compiere tutti gli sforzi che devono essere realizzati. diversamente, si produrrebbe una frattura di portata storica nelle linee di fondo del nostro progresso. tuttavia dobbiamo insistere a chiederci quale Europa vogliamo e verso quale Europa vogliamo indirizzarci: non verso un' Europa sottratta ad ogni controllo dei poteri democratici; non verso politiche determinate solo sulla base di criteri macroeconomici, indifferenti di fronte alla valutazione dei costi sociali. un' Europa, dunque fondata su un mercato unico , aperto e libero, ma il cui sviluppo non contraddica il principio che gli anglosassoni definiscono come « il mercato più la democrazia » . non un' Europa in cui la modernizzazione diventi brutalmente sinonimo di disoccupazione, ma un' Europa dove le rappresentanze sindacali abbiano un loro spazio, una loro dignità ed una loro influenza; un' Europa che guardi al proprio riequilibrio interno ma anche all' altra Europa, che si è liberata dal comunismo, ma che rischia di restare ancora separata e divisa, non più, come è stato detto, dalla cortina di ferro , ma dal muro del denaro. un' Europa capace di una vera politica estera e di una più larga apertura verso il mondo più povero che preme alle sue porte e che ha assolutamente bisogno di un acceleratore che gli consenta di uscire dalla depressione, dalla stagnazione e dal sottosviluppo, senza di che le ondate migratorie diventeranno sempre più incontrollabili. sono gli interrogativi che ci poniamo, partendo dalla nostra fede nelle democrazie europee, dalle nostre convinzioni europeiste, dal contributo che abbiamo direttamente dato per aprire la strada ad un nuovo capitolo della costruzione europea. onorevole presidente del Consiglio , nella vita delle nazioni e nella storia gli eroi e i martiri sono sempre stati un grande esempio ed una formidabile leva morale; nel loro nome si sono potute realizzare grandi imprese . il giudice Falcone è ora un eroe e un martire del nostro tempo. spero che il Governo, le forze dell'ordine , la magistratura, tutti gli apparati dello Stato, uomini liberi e coraggiosi, cittadini di buona volontà riescano a realizzare nel suo nome una grande e vittoriosa impresa contro le grandi organizzazioni criminali. essi avranno in questa lotta tutto il nostro sostegno, la nostra collaborazione, la nostra solidarietà. onorevole presidente del Consiglio , mi consenta di osservare che non è solo il suo Governo a trovarsi su di un crinale difficile, lungo un sentiero stretto. è il sistema della democrazia italiana nel suo insieme che è giunto ad un punto particolarmente critico. pensando a questo mi è tornata alla mente una famosa frase che il generale De Gaulle pronunciò di fronte ad una grave crisi politica in cui era precipitata l' Italia: « l' Italie est en l' heure de la Quatrième » . si riferiva al passaggio traumatico tra la quarta Repubblica in disfacimento e la quinta. voleva essere una frase profetica, ma non lo fu. la democrazia italiana ha sempre superato le sue crisi, ha percorso vicende alterne di involuzione e di progresso; ma le sue istituzioni non sono mai state travolte da un evento traumatico. non so che cosa si propongano oggi tutti coloro che mirano al peggio, che alimentano ogni forma di qualunquismo, che utilizzano la politica, l' informazione, lo spettacolo come mezzi puramente distruttivi. penso però che in un momento così teso e così difficile siano più che mai necessarie una grande consapevolezza e una grande responsabilità democratica. sono necessarie per voltare le pagine che debbono essere voltate e per guidare e accompagnare il sistema con fermezza e serenità verso un nuovo capitolo della nostra storia democratica. sono certo che il suo Governo possiede questa consapevolezza e che si adopererà per svolgere con impegno la parte e il compito che gli spetta. anche questa è una delle buone e fondamentali ragioni per le quali, signor presidente , le assicuriamo ad un tempo la nostra fiducia e la nostra attiva collaborazione.