Achille OCCHETTO - Deputato Maggioranza
XI Legislatura - Assemblea n. 15 - seduta del 03-07-1992
1992 - Governo I Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 59
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il Governo che ci è stato presentato, per la sua lunga e tormentata gestazione, per la sua composizione deludente e per il suo programma inadeguato alle sfide che attendono il paese, è la dimostrazione più evidente di un fatto incontestabile: il voto del 5 e 6 aprile ha fatto da spartiacque nella storia della nostra Repubblica. il vecchio sistema di potere, i partiti che ne sono stati l' ossatura, le logiche politiche che ne sono state l' espressione hanno subito un colpo durissimo e tutti — dico tutti — a cominciare da quell' evanescente maggioranza quadripartita, che pur tra molte difficoltà si è inteso qui riprodurre, sono stati costretti a prenderne atto e a tenerne conto. tuttavia, come mi è capitato più volte di ripetere negli ultimi tempi, siamo ancora su un crinale tra il vecchio e il nuovo: il vecchio è morto e il nuovo non è ancora nato. la situazione si apre dunque a possibilità significative, ma anche a sbocchi rischiosi, come sempre accade quando siamo in presenza di una crisi profonda e organica, di una rottura di equilibri nell' assetto nazionale, dell' esaurimento di una ceto di Governo, del fallimento di ciò che si è configurato fin qui come un regime politico . con questo tema dobbiamo misurarci, onorevoli colleghi , e a questo compito siamo oggi chiamati. sento quanto sia inadeguata la consapevolezza della gravità della crisi, del difficile e terribile passaggio in cui ci troviamo. lo sento nell' atteggiamento dei partiti della vecchia maggioranza, ma anche nelle parole del presidente del Consiglio incaricato. proprio per questo, onorevole Amato, voglio dirle che so benissimo che non si tratta certo di limiti che riguardano la sua persona. no, non di questo si tratta, ma di un passaggio che sollecita e deve sollecitare un giudizio di fondo sulle attuali classi dirigenti e non solo sul Governo. circa il nostro giudizio sul Governo da lei presentato, il nostro partito ha già ampiamente argomentato negli interventi pronunciati al Senato. in sostanza, concordo con l' onorevole Segni quando afferma — come ha fatto ieri qui in Aula — che il Governo appare nel complesso come l' ultimo di una vecchia serie piuttosto che il primo di una serie nuova. la riflessione che intendo proporre al Parlamento concerne piuttosto la sostanza della posizione del Pds, non solo e non tanto in rapporto al Governo Amato ma in relazione alle questioni e ai criteri che oggi, secondo il nostro giudizio, contribuiscono a definire la funzione di Governo nel nostro paese, nel vivo di un tumultuoso processo di trasformazione interno e internazionale. non intendo polemizzare qui con le versioni caricaturali che sono state in più occasioni fornite delle posizioni da noi assunte, né con chi ci ha chiesto se fossimo disponibili ad entrare in un Governo di vecchio stampo, prescindendo da quelle che giudichiamo essere irrinunciabili discriminanti strategiche di programma rispetto al passato; né con chi giudica che non vi sia altra strada per una forza di sinistra che schierarsi immediatamente all' opposizione. si tratta, a mio avviso, di due manifestazioni specularmente opposte di un vecchio modo di intendere e di fare politica. rispetto a precedenti legislature ben altra è la situazione. non abbiamo di fronte un governo forte e non è sufficiente esercitare, sia pure con il massimo di efficacia e di coerenza, la funzione di opposizione. tutto ciò non basta. sentiamo ed abbiamo denunciato con vigore il precipitare di una crisi complessa e drammatica e ciò pone a tutte le forze democratiche, anche a noi, la responsabilità di costruire un Governo per il paese, un Governo che sia all' altezza della crisi. ci presentiamo, dunque, come una forza che intende lavorare per uno sbocco democratico e a sinistra della crisi, e perché la sinistra possa candidarsi al Governo del paese. il fatto che il nostro ruolo sia oggi quello di chi, sulla base di una meditata valutazione, giudica seriamente inadeguata la soluzione proposta dal Governo Amato e sceglie di opporsi ad essa, non ci esime da tale responsabilità. ad essa non potremmo certo venir meno; ad essa richiamiamo tutte le forze democratiche, pena una inarrestabile deriva verso l' ingovernabilità e la disgregazione politico-istituzionale. la nostra, onorevole colleghi, è la posizione di una forza democratica di sinistra non pregiudizialmente iscritta all' opposizione, così come — sia chiaro — giudichiamo una stortura inammissibile che vi debba essere qualcuno pregiudizialmente iscritto alla maggioranza di Governo. per questo non ci siamo limitati a dire che volevamo stare all' opposizione; al contrario, abbiamo sentito fino in fondo la nostra responsabilità di indicare il Governo del quale il paese avrebbe avuto bisogno e del quale noi avremmo accettato di far parte. abbiamo dunque proposto, e ne riaffermo qui oggi con maggiore determinazione la necessità, un governo di svolta morale e programmatica. solo un tale Governo, a nostro giudizio, sarebbe in grado di rispondere con vigore e con efficacia alle tre fondamentali emergenze che occorre superare: quella morale, che ha devastato la vita pubblica e approfondito il fossato tra politica e cittadini; quella della lotta alla criminalità, per la sicurezza della convivenza civile e l' ordinato svolgimento delle essenziali funzioni democratiche; quella di un risanamento dell' economia, di uno sviluppo che si fondi su politiche sociali di promozione e tutela dei diritti, di difesa del salario reale dei lavoratori, di giustizia e di equità. l' intreccio di queste tre emergenze conferisce alla crisi italiana la drammaticità di una vera e propria crisi democratica; e tuttavia il Governo Amato non si misura con tale crisi, a cominciare dalla formazione e dalla composizione del ministero. noi apprezziamo che si sia operato in direzione di un ridimensionamento della compagine di Governo, se non altro in rapporto alle dimensioni elefantiache di quella precedente. ma ad esso non ha fatto riscontro né una razionalizzazione complessiva dell' impianto attuale né la ricerca di condizioni effettive per la costruzione del Governo su basi totalmente nuove. malgrado ciò, non ci siamo rifiutati né intendiamo sottrarci, ora e per il futuro, ad uno stringente confronto programmatico. abbiamo dunque, in piena coerenza con la logica di un moderno partito di programma, presentato al presidente del Consiglio le nostre proposte sulle tre emergenze e abbiamo misurato tutta la distanza tra la sua e la nostra piattaforma. da un lato manca in essa una percezione adeguata della drammaticità della situazione, e quindi la proposta convincente di una terapia d' urto ; dall' altro, se prendiamo in esame la questione del risanamento economico e finanziario del paese, siamo costretti a dichiarare la nostra insoddisfazione non solo per il quadro di misure proposte, frastagliatissimo e tuttavia generico, ma anche perché si riproduce in esso una tendenza ben nota a far pagare i costi del risanamento soprattutto ai lavoratori, vittime predestinate di una politica che ha già portato ad esiti inquietanti di deindustrializzazione del paese, di caduta dell' occupazione, di attacco ai salari e alle pensioni. non possiamo non denunciare con fortissima preoccupazione i caratteri sempre più inquietanti dell' offensiva moderata che è in corso nei confronti degli strati più poveri ed indifesi della società italiana . il paese è disseminato di lotte accanite, a volte disperate, per la difesa del posto di lavoro . deve essere fin da ora chiaro, data la natura di queste lotte che giungono a volte a mezzi estremi (come l' occupazione di stazioni ferroviarie), che la responsabilità è di chi governa, soprattutto se non opera per offrire un serio terreno di confronto tra le parti sui processi di ristrutturazione. ecco perché la proroga della scala mobile e il pagamento del punto di contingenza si rendono necessari finché non diventa operante una nuova intesa tra le parti sociali . allo stesso modo, non possiamo non provare profonda inquietudine e contrarietà per il fatto che sulle pensioni possa prefigurarsi uno smantellamento delle politiche di solidarietà su cui si fonda lo stato sociale . per questo voglio dire con chiarezza all' onorevole Amato, a prescindere da ogni valutazione di principio in merito alle deleghe (sulle quali parlerà un altro compagno), che il nostro gruppo ha già presentato una proposta di legge su tutta la materia e che se si volesse instaurare un buon rapporto con il Parlamento sarebbe sufficiente, senza chiedere una delega, metterla subito in discussione. la stessa sensibilità dovrebbe essere dimostrata dal Governo dinanzi alla problematica dei nuovi diritti, che non possono essere ridotti, come affiora dalla relazione programmatica, ad una mera questione di ammodernamento. qui entra in campo, con forza, tutta una nuova cultura, che attiene al sia pur graduale processo di liberazione delle donne e degli uomini e che va affrontata con ben altro impegno. parlo degli immigrati, ma anche dell' obiezione di coscienza , tema sul quale è inammissibile ogni genericità rispetto all' esigenza che l' onorevole Amato assuma l' impegno preciso di riproporre quella legge che Cossiga ha fatto andare alla deriva. ma parlo anche della legge sull' aborto, e a questo proposito voglio essere molto chiaro. la nostra attenta e rispettosa considerazione verso le problematiche della vita, in tutti i loro aspetti, non consente alcuno spazio a tentativi di correzione della legge numero 194 volti a ledere, sminuire e colpire il principio di autodeterminazione e di scelta responsabile della donna. e, certo, non risolveremo il problema del Mezzogiorno con il ricorso all' etica puritana, se non sapremo fare fino in fondo i conti con le storture di un sistema di potere e non metteremo di fronte alle loro responsabilità i principali partiti di Governo. non si è voluto o saputo, dunque, imboccare la via riformatrice da noi indicata, una scelta di politica economica che sapesse tenere insieme, rigorosamente, risanamento, redistribuzione del reddito e riforme, a cominciare da quella radicale del fisco. tale scelta è per noi essenziale per la definizione della base strutturale di un governo di svolta. certo, vi è la necessità di operare nel quadro definito dal trattato di Maastricht , ma noi pensiamo che la nostra proposta ci consentirebbe di entrare in Europa con più forza di competizione, con un assetto sociale più equo e stabile e con una maggiore coesione nazionale. si parla molto, e giustamente, di Maastricht e di ciò che il trattato significa per le sorti dell' Europa. noi non guardiamo ad esso acriticamente; stupisce che si dimentichi tanto facilmente come i processi di integrazione europea che stiamo vivendo siano accompagnati da un inquietante deficit di democrazia, democrazia economica ma anche politica. non intenderemmo chiaramente, altrimenti, neppure il segnale che è giunto dal voto danese. oggi è necessaria più che mai un' accelerazione dell' Europa politica e sociale, in nome dell' equità, del progresso, delle libertà. e lo è tanto più se vogliamo opporci con successo ai rischi di una disgregazione che i conflitti nazionali, etnici e territoriali insorti in larga misura (ma non esclusivamente) con il crollo dei regimi dell' est possono rendere esplosiva. il programma del Governo è, a questo proposito, muto; manca un progetto forte per l' Europa politica, manca in sostanza un progetto democratico per l' Europa che non si limiti a trasferire solo poteri, ma fissi anche regole e principi che sanciscano compiti e limiti dell' azione politica. non è più sufficiente in tal senso affidare la costruzione dell' ordito democratico europeo ai paladini di una diplomazia certo accorta, ma sostanzialmente fiorita al tempo della divisione del mondo in blocchi. non è più il momento di navigare con sapienza tra i flutti delle contrapposte politiche di campo. no, il momento è un altro. è crollato tutto un modo di governare il mondo, si moltiplicano i rischi di frantumazione nelle relazioni internazionali; è quindi il momento della ricostruzione del governo mondiale, di una sua riorganizzazione, di un nuovo ordine internazionale. l' Italia, onorevole Amato, non ha nulla da dire a questo proposito? possiamo pensarci esclusivamente come europei in un mondo in subbuglio? e come dobbiamo essere europei, oggi, e a quale impianto dell' Europa pensiamo, in rapporto alla disgregazione dell' est e a guerre cruente come quella che domina l' ex Jugoslavia, dinanzi alla quale campeggia l' inadeguatezza dell' Italia, la pochezza o l' assenza della sua iniziativa? che cosa ha da dire il nostro Governo di fronte al corridoio umanitario aperto e percorso da Mitterrand? l' onorevole Amato intende seguire Mitterrand lungo quel percorso? e, soprattutto, possiamo permetterci di mantenere il Mediterraneo sullo sfondo, come avviene nella relazione programmatica? possiamo permetterci di non tentare nemmeno di collocare il nostro paese nel contesto più generale dello scenario mondiale? non solo: c' è bisogno di un' offensiva democratica e di pace, a partire dai diritti dei cittadini e dei popoli, tale da valorizzare lo straordinario patrimonio di pluralismo nazionale e culturale che contrassegna l' Europa. ce bisogno di una riorganizzazione democratica del mondo; c' è bisogno di un' azione assai più audace, incisiva, sul terreno degli strumenti di governo delle relazioni internazionali, dei rapporti fra gli stati e le nazioni, dalla dimensione mondiale in cui opera l' Onu, e nella quale soltanto possono essere affrontate le grandi questioni del rapporto nord sud e di un ordine planetario non violento , a quella regionale nella quale noi operiamo e siamo direttamente coinvolti. c' è bisogno di disarmo ed anche di diminuzione delle spese militari. onorevoli colleghi , ho lasciato per ultima la questione interna che considero più urgente e più radicale. dopo i fatti di Milano, abbiamo individuato nell' intreccio tra politica e affari di quella vicenda (ma non solo di preoccupante di corruzione politica, di alterazione assai grave del funzionamento della nostra democrazia. per questa ragione abbiamo elaborato un vero e proprio codice; non ci siamo limitati a lanciare avvertimenti incomprensibili a questo o a quello, onorevole Craxi. no, non ci muoviamo con questo spirito. abbiamo elaborato un vero e proprio codice per la questione morale , che definisce i termini di un nuovo rapporto tra politica e amministrazione, afferma il nesso indissolubile tra riforme istituzionali e politica pulita, formula proposte concrete e vincolanti per il finanziamento dei partiti, per far fronte in modo assolutamente cristallino al tema cruciale dei costi della politica in democrazia. abbiamo a più riprese dichiarato che intendiamo fare di questo codice il punto di partenza per una vera e propria rigenerazione dei partiti e della politica. senza tale rigenerazione — occorre saperlo — l' intero assetto democratico del paese è esposto a rischi gravissimi. abbiamo colto in proposito accenti preoccupati nel programma di Governo dell' onorevole Amato, ma nel quadro di una valutazione che ci pare ancora radicalmente inadeguata; così come continua ad apparirci inadeguata, proprio perché sganciata da una rigorosa valutazione di insieme dei processi degenerativi della vita pubblica , oltre che delle responsabilità specifiche dei partiti, la proposta democristiana di separare le responsabilità nell' Esecutivo dal mandato di rappresentanza parlamentare. essa è tuttavia il tassello, che può essere apprezzato (e lo valuteremo), di un di segno di riforma istituzionale che occorre affrontare nel suo complesso; ed è anche il segno di un travaglio profondo di cui cogliamo il senso e al quale guardiamo con attenzione e con rispetto. ma proprio per questo, onorevoli colleghi , vogliamo ribadire che con il nostro codice sulla questione morale noi andiamo ben oltre e poniamo in primo luogo a noi stessi, ma non soltanto a noi, un problema strutturale: quello del superamento del vecchio assetto di potere e del sistema consociativo entro il quale si sono dati fenomeni degenerativi così estesi e preoccupanti. questo problema è tutt' uno con quello della formazione di un nuovo ceto di Governo e di una nuova classe dirigente . sono queste, signor presidente , onorevoli colleghi , le ragioni di fondo per le quali abbiamo rifiutato, come ha fatto del resto il partito repubblicano , ogni ipotesi di governissimo, cioè di estensione al Pds del vecchio quadripartito. queste le ragioni per le quali abbiamo giudicato che non fossero presenti, a cento giorni dal voto di aprile, i presupposti per la costruzione su basi completamente nuove — come avevamo indicato — di un Governo per il paese. c' è dunque un Governo, e il Pds è all' opposizione. ma noi siamo consapevoli della novità che lo stesso esercizio della funzione di opposizione comporta in questa situazione difficile. il senso della nostra opposizione procede dall' idea stessa del governo di svolta morale, programmatica che abbiamo proposto e del quale vogliamo contribuire a costruire le premesse e le condizioni. il primo obiettivo della nostra opposizione sarà quello di costruire un rapporto nuovo tra politica e società al fine di far emergere nuove classi dirigenti . ci batteremo, dunque, per stroncare alla radice l' intreccio tra politica e affari. nello stesso tempo sentiamo con maggiore acutezza di ieri che non si tratta solo di riformare i meccanismi elettorali, ma anche di ridefinire caratteri e limiti dei poteri, modi e canali di selezione, formazione, accesso alla vita pubblica , infine di porre le basi per una riforma dei partiti e della politica. questione morale e riforma istituzionale , perciò, marciano di pari passo. e a proposito della legge elettorale , noi saremo vigilanti; e dovranno essere molto vigilanti tutti coloro che hanno sottoscritto il patto referendario; vigilanti nei confronti di proposte elettorali trabocchetto, volte a riprodurre il vecchio sistema, a creare le condizioni di una riedizione neocentrista del Governo del paese che passi attraverso una ridefinizione dei poteri in chiave moderata. una simile scelta, lo diciamo subito, sarebbe un imbroglio, perché allontanerebbe, anziché avvicinare, quelle alternative programmatiche che sono alla base di ogni ipotesi di riforma della politica. proprio per impedire ciò vogliamo avere il tempo di lavorare seriamente in sede di Commissione bicamerale, non per varare una legge elettorale pur che sia, ma per mettere effettivamente il paese in condizione di scegliere tra alternative di programma e di Governo nel contesto di una più complessiva riforma dello Stato. siamo consapevoli, onorevoli colleghi , delle responsabilità e dei compiti nuovi che questo modo di intendere e praticare l' opposizione ci addossa. ma anche per questo non ci sentiamo predestinati all' opposizione, e giudichiamo che nessuno debba sentirsi predestinato a governare. intorno a noi e dentro di noi è in atto una grande trasformazione di valori, di regole, di soggetti politici. noi comprendiamo bene che la situazione è inedita, che non si tratta di fare l' opposizione nel contesto di una fase di stabilità. oggi il compito dell' opposizione è anche quello di ricostruire una prospettiva per il paese, di costruire un rapporto nuovo tra classi dirigenti e società, di superare la crisi dei partiti andando contro corrente rispetto ad una generale e irresponsabile tendenza distruttiva. l' opposizione di oggi deve preparare le condizioni nuove del governare per poter effettivamente far parte di un Governo diverso rispetto a quello del passato. deve preparare insieme le istituzioni dell' alternativa e anche il soggetto dell' alternativa, deve in sostanza colmare un vuoto di programmi e di poteri. chi pensava che dagli sconvolgimenti mondiali derivasse soltanto una crisi della sinistra classica, del vecchio Pci, ora deve rendersi conto di avere sbagliato i propri calcoli. non si possono risolvere i problemi del sistema politico italiano senza percorrere la via maestra di una rigenerazione dei partiti, di tutti i partiti. oggi si fronteggiano due posizioni o tendenze dal cui conflitto insolubile possono derivare esiti avventurosi o catastrofici (anche una certa reazione di opinione ai fatti di Milano lo conferma): da un lato, la polemica senza quartiere, anzi la rivolta, contro i partiti; dall' altro (e questo, vorrei ricordare ai compagni socialisti, è un problema dagli accenti molto importanti), la difesa ostinata dei partiti, fatta in modo tale da non facilitare la loro difesa reale, cioè dei partiti così come sono stati fino adesso. ebbene, nella crisi di legittimazione che colpisce il vecchio sistema politico , onorevoli colleghi , può insabbiarsi la democrazia italiana. noi siamo fermamente convinti che la democrazia italiana per vivere abbia bisogno dei partiti e che i partiti per vivere abbiano bisogno di una radicale autoriforma. del resto, guardiamo a quel che si muove sotto la pelle della società italiana : movimenti molteplici, domande nuove di rappresentanza, forme trasversali di aggregazione e, se vogliamo, embrioni di nuove formazioni politiche . anche le tensioni profonde che attraversano oggi il Partito di maggioranza relativa o lo stesso partito socialista sembrano volte a ridisegnare la mappa politica tradizionale. è vero, vecchie contrapposizioni ideologiche sono ormai cadute. e tuttavia ci si interroga sulla formazione ed i caratteri di una nuova destra, scende in campo l' idea di una nuova componente trasversale, una sorta di terza forza risanatrice. va bene , è giusto, è naturale, è un segno dei tempi che si ricerchino collocazioni politiche adatte alla nuova realtà. ma allora? allora noi siamo convinti che in questa realtà nuova vi sia bisogno, vi sia spazio e vi siano colossali opportunità per una nuova sinistra. noi non siamo all' opposizione e basta: siamo il partito che vuole costruire ciò che in Italia non c' è mai stato, una forte e unitaria sinistra di Governo. come dicevo, non solo le istituzioni dell' alternativa, dunque, ma anche il soggetto politico fondante dell' alternativa, il che significa per noi non la disponibilità ad entrare in qualsiasi governo, una sorta di coinvolgimento passivo o, in ultima istanza, irresponsabile dal punto di vista democratico e nazionale; significa piuttosto fare della sinistra il nucleo forte del governo di svolta e noi lavoreremo nel paese per rispondere ad una società che ha bisogno di essere rappresentata, tutelata, promossa, a cominciare dal mondo del lavoro . lavoreremo, dunque, nel paese e nel Parlamento per riorganizzare e riunire la sinistra. ecco perché noi, onorevoli colleghi , non abbiamo alcuna intenzione di attendere inerti la nuova fase. noi vogliamo preparare la democrazia dell' alternativa e prepararci alla democrazia dell' alternativa perché, badate, sarebbe veramente assurdo che, una volta che fossero pronte le nuove regole attraverso una legge elettorale tale da favorire aggregazioni omogenee sul terreno programmatico, nel momento in cui fosse possibile il confronto davanti agli elettori tra diversi schieramenti, sarebbe veramente assurdo — ripeto — che a quell' appuntamento non si presentasse preparata la sinistra, la forza che più di ogni altra ha voluto l' alternativa. per tali ragioni sentiamo il dovere di impiegare questo tempo per preparare il soggetto dell' alternativa. il Governo che sta per sorgere non rappresenta nient' altro che una esperienza provvisoria, con la quale ci confronteremo con la libera dialettica parlamentare, ma nella chiarezza dei ruoli di Governo e di opposizione che spettano a ciascuna delle parti in campo. è al di fuori dell' esperienza parlamentare, senza confusioni di responsabilità e senza attenuazione della reciproca chiarezza, che ci si può invece incominciare ad impegnare per una costituente programmatica, per una riorganizzazione della sinistra, per una sinistra che si prepara all' appuntamento dell' alternativa. la nostra ambizione rimane quella di agire per la ricostruzione della sinistra italiana, di una sinistra che si pone l' obiettivo di governare il paese. ciò comporta che la sinistra sia sufficientemente forte e sia per davvero in grado di governare. e questo non è interesse solo nostro, ma è interesse della nazione: il paese ha bisogno di una sinistra che voglia e che sappia governare. ciò significa, come ho avuto modo di dire più volte, che si rende necessaria una sinistra che sappia uscire dal dilemma tra governabilità ed opposizione per l' opposizione. la governabilità è il paravento dietro il quale si è consumata in questi anni la massima incapacità di governare i problemi reali del paese. questo nostro giudizio severo non sta, certo, a testimoniare una sorta di indifferenza verso il problema del Governo, ma proprio per questo, senza ulteriori suddivisioni nella sinistra o dialoghi parziali e limitati, dobbiamo invece metterci tutti nelle condizioni di rispondere alla domanda: quale sinistra e quale programma per affrontare i problemi di Governo della nostra società. dobbiamo porcela questa domanda, e mi rivolgo a tutti i settori democratici di progresso e di sinistra. dobbiamo interrogarci, dobbiamo chiederci se siamo in grado di vincere quel male misterioso che condanna la sinistra a dividersi e a lacerarsi ogni volta che si manifesti la pur minima differenza di valutazione. perché quest' ansia di ognuno a rappresentare tutto sotto la propria bandiera? perché questa incapacità di accogliere una cultura della propria parzialità e di un effettivo pluralismo? non si tratta quindi di cercare l' unità sotto bandiere ideologiche o egemonie di partito. nessuno ha il diritto di chiamare l' altro all' unità socialista o all' unità democratica e di sinistra. tutti abbiamo la responsabilità di unificare quanto è più possibile il progetto della sinistra. ed è possibile farlo senza umiliare la pluralità di ispirazioni, la ricca articolazione di una sinistra che ha radici storiche molteplici, diverse culture politiche ed esperienze organizzative. se la sinistra saprà ritrovarsi il resto sarà più facile. ma per ritrovarsi bisogna incominciare a cercarsi sul terreno concreto, volto a ridurre le distanze sul terreno dei grandi obiettivi politici e programmatici. questa ricerca e solo questa ricerca può aprire concretamente la strada a processi federativi o anche a patti o cartelli elettorali . una strada che potrà trovare storicamente la sua giustificazione ed il suo appuntamento nel momento della nuova legge elettorale , nel momento della verità della scelta tra schieramenti politici e programmatici alternativi. li si colloca il nostro appuntamento con la questione del Governo perché non si tratterà allora dell' appuntamento con la governabilità, ma con un reale governo di svolta, di cui la sinistra storica sia asse fondamentale, ed il sostegno apertamente espresso attraverso il voto dalla maggioranza dei cittadini sia la vera e forte fonte di legittimazione. la sinistra che non vuole continuare a scindersi o ad estraniarsi da se stessa , dai suoi compiti ed obiettivi deve portare al Governo non un ceto politico che diventa inesorabilmente prigioniero del moderatismo imperante, ma soprattutto lavoratori, ceti, forze sociali protagoniste del cambiamento che possano sorreggere in modo convinto uno sforzo che è insieme di risanamento e di riforma. una cosa è certa: non si tratta di cercare un' astratta unità di schieramento tra i partiti della sinistra come essi sono oggi. non c' è dubbio che è utile e opportuno prendere le mosse dalle due principali forze della sinistra, ma non ci si può fermare ad esse sia perché si rende necessaria, prima di tutto, una profonda rigenerazione dei partiti sia perché la sinistra e l' idea stessa di sinistra si è via via arricchita di apporti culturali e ideali nuovi, di esperienze inedite, di itinerari diversi, tanto in campo laico quanto in campo cattolico. la sinistra storica deve sapersi mettere in gioco. le forze nuove della sinistra devono cercare con maggiore convinzione le strade dell' aggregazione e non della polverizzazione e frantumazione. noi ci siamo messi in gioco e continuiamo a farlo apertamente, in un modo che alcuni incominciano a giudicare persino eccessivo. ma anche il partito socialista è chiamato a fare la sua parte. e io mi rivolgo a tutto il partito socialista perché faccia per davvero i conti con il voto del 5 e del 6 aprile. anche il partito socialista , se si vuole per davvero l' unità della sinistra, deve compiere un esame critico costruttivo di se stesso e della sua politica. è ormai non solo legittimo, ma doveroso, per il bene della sinistra e del paese, chiedere un mutamento di linea rispetto alla scelta strategica di Craxi, quella della governabilità all' interno del vecchio sistema di potere a centralità democristiana, e chiedere il superamento di quel clima parossistico, a freddo rievocato qui oggi dall' onorevole Craxi, che rappresenta il vero ostacolo e il vero male della sinistra italiana. noi, malgrado ciò, ci sentiamo impegnati a dar vita, a partire dalle verifiche programmatiche, ad una nuova sinistra che sappia far fronte al compito alto della riforma della politica. questo, a nostro avviso, è il modo più serio e sincero con il quale la sinistra si assume un' autentica responsabilità nazionale. solo dentro i grandi progetti di rigenerazione i partiti possono ritornare in campo con intatta passione civile, rigenerandosi e rivendicando, certo con il necessario orgoglio, i propri legami e la propria tradizione popolare. signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole Amato, noi oggi non stiamo all' opposizione, perché prigionieri di presunte convenienze di partito, perché non siamo capaci di assumerci le nostre responsabilità. no, stiamo all' opposizione perché crediamo che le responsabilità per le quali vale la pena di impegnarsi siano più alte e molto diverse da quelle prospettate dall' attuale Governo. sono le responsabilità di chi sa che, se va al Governo, ci va sulla base di un effettivo programma di svolta, e crede di poterlo fare nell' interesse del paese, a partire da quello dei lavoratori e degli strati meno protetti della società italiana . la nostra opposizione di oggi, nel paese e nel Parlamento, sarà dunque la premessa del governo di domani. noi staremo all' opposizione per preparare la nuova sinistra di Governo. per questo ci impegniamo, per questo daremo battaglia.