Giuliano AMATO - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
XI Legislatura - Assemblea n. 141 - seduta del 25-02-1993
1993 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 141
  • Comunicazioni del governo

la ringrazio, signor presidente . onorevoli colleghi , svolgerò una breve replica che tenga conto degli argomenti emersi nel dibattito e ad essi risponda, non senza esprimere la mia personale soddisfazione per il tono che il dibattito ha avuto e per gli argomenti che da esso sono emersi, al di là di quelli che a ciascuno sono stati inevitabilmente suggeriti dal ruolo che esercita qui dentro. è importante per me, per il Parlamento, e, credo per l' Italia, che la consapevolezza — che credevo importante emergesse in questa occasione sulla gravità e qualità dei problemi che dobbiamo fronteggiare e sull' urgenza delle soluzioni con cui dobbiamo affrontarli — sia emersa e sia stata condivisa. è questo il viatico del quale il Governo aveva ed ha bisogno, ed è esattamente questo ciò su cui esso fra pochi istanti chiederà formalmente la vostra fiducia. tale consapevolezza non è disgiunta da quella che opportunamente è stata or ora ricordata dall' onorevole Pierluigi Castagnetti: che di tutto ciò possiamo parlare e su tutto ciò possiamo provvedere, se noi, per primi, ricomponiamo i nostri argomenti e le nostre proposte all' interno di quella misura e di quell' equilibrio che costituiscono connotati essenziali del sistema democratico ed abbandoniamo quindi il linguaggio approssimativo, unilaterale, delle estremizzazioni che non hanno fondamento e l' incultura dell' insulto che sostituisce l' analisi, quand' anche essa debba essere severa e, magari, severissima. è questo un altro presupposto importante di qualunque intervento che voglia rafforzare un sistema democratico e non concorrere alla sua corrosione. ho ritenuto anche molto positivo ed importante che, rispetto ai profili più ordinariamente programmatici, se volete, ancorché fondamentali dell' azione del governo , quali sono quelli attinenti alla situazione della nostra economia e della nostra finanza, vi sia stata oggi un' analisi di lungo e breve periodo, che può essere condivisa o meno (a mio avviso può essere largamente condivisa), che è ben meglio di ciò che io considero il peggio. mi sia consentito dirlo con una punta di personale e non solo di istituzionale: ciò che più mi fa paura è la sinistra che si lascia cadere sul terreno delle proposte senza analisi. considero molto meglio, molto più fondato, e molto più produttivo comunque, partire dall' analisi. ora, naturalmente, non è neppure sufficiente per una cultura di Governo — dato che la domanda è stata rivolta — l' analisi; la cultura di Governo è l' analisi che diventa proposte, non le proposte senza analisi. e, di certo, tra l' analisi e le parole « svolta » , « rottura » e « transizione » vi è uno spazio, in mezzo, che deve essere riempito sulla base nell' analisi e che pone alla sinistra problemi che non sono soltanto quelli dei limiti della rendita (e quindi quelli che, in più di un' occasione, ho riassunto nell' affermazione che la lotta alla rendita la si fa tassandola o impedendo che si formi), ma anche altri che sono ineludibili: quelli del peso che debbono o non debbono avere i meccanismi di indicizzazione in un sistema economico , riguardino i salari o altri; quelli del peso percentuale sul Pil della spesa previdenziale e di quella sanitaria; quelli dei congegni attraverso i quali queste variabili macroeconomiche debbono essere contenute ed orientate. tuttavia, sulla base di un' analisi che veda — come non può non vedere e come è giusto vedere — lo straordinario peso che ha finito per avere in Italia la rendita finanziaria in questi anni, il terreno per arrivare a proposte che si collochino prima della parola « svolta » e che le diano meno un significato stradale e più un significato politico c' è, e deve essere utilizzato. è vero che il Governo — hanno fatto bene i colleghi a ricordarmelo — non potrà essere impegnato soltanto in ciò che di nuovo ieri doverosamente ho proposto a questa Camera, ma dev' esserlo nella prosecuzione degli impegni che ha preso. buona parte del lavoro svolto proficuamente dal Governo e dal Parlamento nei mesi scorsi è un lavoro legislativo che diventa realtà attraverso una traduzione operativa che è nostro compito realizzare in tempi e con modalità efficaci: mi riferisco alla riforma sanitaria , alla riforma del pubblico impiego e alla sua trasformazione in impiego privato, alla riforma del sistema previdenziale e all' adozione sollecita dei fondi di pensione integrativa, che stanno all' incrocio tra la riforma del sistema pensionistico e il rafforzamento del mercato finanziario ai fini delle privatizzazioni. queste sono tutte cose che abbiamo davanti e che dobbiamo fare; come dobbiamo tener sempre l' occhio su quelle autonomie regionali — ha ragione Caveri; lui lo sa, e lo ringrazio di avermene dato atto — in ordine alle quali mi capita spesso di essere tra i più regionalisti attorno al tavolo in cui opero. perché? perché un apparato centrale è fatto come fatto ed esige continuativamente di essere contenuto nelle sue spinte a recuperare spazi che non deve recuperare. ma, del resto, in quel lavoro che non si vede, diverse cose stanno emergendo: stiamo — d' intesa con la conferenza stato regioni — identificando nel presidente della regione, e non più in organi dello Stato , l' organo della Repubblica al quale affidare, quando servono e quando sono consentiti, i poteri sostitutivi nei confronti degli enti locali . anche in ordine ad altre vicende, che in questa sede sarebbe eccessivo ricordare, il Governo sta cercando di far valere questo orientamento. dal collega Pannella è stata sollevata e ricordata la questione droga. no, il Governo non è pentito! il Governo si trovato a fronteggiare una situazione nella quale, a causa delle difficoltà e delle resistenze che diversi senatori hanno dimostrato, si trattava di accettare o meno il distacco delle norme contenenti la nuova disciplina delle sanzioni e dell' illecito consumo dal decreto nel quale erano state collocate, insieme a norme concernenti l' AIDS. se il Governo avesse accettato questo distacco, avrebbe finito per abbandonare le norme sulla droga, mentre il resto del decreto avrebbe continuato a camminare. impegnato come mi sono trovato — non per colpa personale, ma per ragioni oggettive — a dedicare più tempo alla sopravvivenza del Governo che non alla sua attività, ho chiesto un minimo di tempo per poter andare personalmente dai colleghi senatori che hanno manifestato dubbi e riserve a discutere insieme a loro e chiarire le ragioni di quei dubbi, affinché il decreto possa continuare nella sua intierezza il proprio cammino. sono personalmente convinto — lo dico con pura sincerità — che fu giusto — non 10 nego né lo rinnego e ne sono tuttora convinto: in questo sono diverso da altri — introdurre il principio della illiceità del drogarsi, per tante ragioni che per me sono in primo luogo morali. tuttavia sono convinto che questa illiceità del solo consumo non può portare in carcere e che i meccanismi, anche sanzionatoli, che possono seguire il consumo devono essere diversi dal carcere. evidentemente molti che avevano questa stessa opinione, quando la legge venne inizialmente varata, tra tanti conflitti, si sono abituati all' idea che si possa finire in carcere per il consumo e si attendono da esso una capacità rieducativa che oggi il carcere non ha e dal quale a mio avviso è bene far uscire — ovvero non far entrare — in particolare i giovani che abbiano soltanto consumato la droga. ci sono alcuni problemi che voglio discutere con i senatori. mi consentirà tuttavia, onorevole Pannella, che, su un tema del genere, io voglia convincerli usando — se la posseggo — la mia forza di persuasione e non armi regolamentari, in una materia in cui la mia coscienza vale quanto quella degli altri e quest' ultima quanto la mia. si è parlato anche di politica estera ; dato che sto trattando il suo intervento, onorevole Pannella, esamino questo punto. lei ha ragione quando dice che certe cose si fanno e non si dicono (e non mi riferisco a cose che sia impudico esplicitare in quest' Aula: si parla di riconoscimenti di Stati esteri). tuttavia si è determinata una situazione nella quale è emersa comunque la posizione italiana di particolare amicizia e sollecitudine nei confronti della Repubblica macedone, di spinta — più che da parte di altri — affinché il Consiglio di sicurezza risolva la questione. continuiamo a lavorare in questa direzione. in segno di sottolineatura di tale amicizia, troverò il modo di mandare il sottosegretario Fabbri a Skopje nei prossimi giorni, proprio perché in un ambito... lui si è offerto! scusate, ma forse un momento di alleggerimento ci aiuta ad affrontare anche con un po' di serenità i gravi problemi che abbiamo davanti! comunque, ci sarà una missione italiana a Skopje — alla quale parteciperà per il sottosegretario Fabbri — che sottolineerà i rapporti di collaborazione economica, che sono di particolare importanza. manderò un aereo italiano a prendere il sindaco di Sarajevo in quella città e lo porteremo in Italia, a dispetto di chi non ce lo vuol far venire. ringrazio chi mi ha ricordato che c' è... scusatemi: Fabbri merita attenzione e brusio, ma non esageriamo! ringrazio chi mi ha ricordato che esiste una faccia ambientale della questione della corruzione italiana. era giusto ricordarlo e ho fatto male io a non dirlo: lo tengo e lo teniamo presente. purché non si dica — si sa che questa una mia opinione, che non cambierò mai — che i lavori pubblici sono in quanto tali contro l' ambiente (purché non si dica questo: ma sono certo che nessuno lo dice), indubbio che fra le tante modalità discutibili che oggi emergono circa diversi lavori pubblici — non tutti — che abbiamo avuto in passato vi è anche un profilo, in più casi intervenuto, di stupro all' ambiente: ciò merita una giusta ed altrettanto indignata sottolineatura ed in più casi potrebbe essere connesso — non solo fisicamente, ma anche in altro modo — alle altre cose per le quali ci indigniamo nella medesima materia. è stato giusto sottolinearlo, ma del resto mi si darà atto — e si darà atto al Governo — che proprio per questo motivo il Governo ha voluto presentare contestualmente al Parlamento il disegno di legge sulla riforma delle procedure d' appalto ed il disegno di legge di nuova e generalizzata imposizione della valutazione di impatto ambientale sulle opere che dovranno essere realizzate. è proprio in nome di questa consapevolezza. insomma, se li vogliamo chiudere tutti, caro Mattioli, poi il problema del lavoro lo risolvi tu! un secondo tema, al di fuori di quelli programmatici, mi sembra che meriti qualche parola di attenzione. siccome uno deve vivere avendo una certa collocazione istituzionale (non so per quanto...), rimettere le parole al posto giusto anche, consentitemelo, un interesse del Governo. vedo che in quest' Aula si è ripresa la storia del Governo del presidente. ora, voglio far notare ai colleghi che questo non risponde ad alcuna nozione accreditata e corretta di Governo del presidente. devo innanzitutto ricordare che questo Governo nacque con un procedimento all' interno del quale il sottoscritto ebbe dal Capo dello Stato un incarico senza una maggioranza precostituita . l' incaricato ebbe il compito di verificare, sulla base di un programma, quale maggioranza, attraverso quali possibili convergenze, si sarebbe potuta formare. il Governo nacque con una maggioranza costituitasi attorno ad un programma: questa maggioranza gli ha dato la fiducia; questa maggioranza è la base parlamentare di un Governo di un regime parlamentare . che poi, come spesso accade nel corso della vita di un Governo, la maggioranza della fiducia si sia tradotta in una parte della maggioranza della legislazione, ciò sta scritto nella prassi e nei libri: ma questo non significa che sia mai venuta meno la maggioranza della fiducia. un Governo non diventa « del presidente » per il solo fatto che il presidente, alla stessa stregua di chi presenta mozioni di sfiducia costruttive, ritiene che debba restare in carica il Governo che c' è fino a quando non risulti maturo — e concretamente maturo — un diverso Governo costituito su una diversa base parlamentare. un Governo non diventa « del presidente » per il solo fatto che fra il Governo ed i partiti si determina una situazione di maggiore rispettiva autonomia, sino a quando questa maggiore autonomia non comporti — come non comporta — il distacco fra il Governo e la maggioranza della fiducia. sarebbe davvero un paradosso da parte di chi si è dichiarato tanto ostile all' ingerenza dei partiti nel Governo e nell' amministrazione sostenere che nel momento in cui questa ingerenza finisce termina con essa il regime parlamentare e nasce il governo presidenziale. arriveremmo proprio al paradosso. ma ciò non è vero: non è scritto e non corrisponde alla realtà. lo ripeto: quando non vi sarà più la maggioranza che mi dà la fiducia, quando questa maggioranza non riuscirà a legiferare o non riuscirà insieme ad altri a legiferare, io me ne andrò e sarò lieto se accadrà. sarò lieto di andarmene anche se accadrà, secondo le regole democratiche, a beneficio dell' onorevole Bossi. uditi i propositi da lui enunciati stamane, mi limiterò ad allertare, prima di andarmene, la protezione civile ... non ve la prendete troppo, mi riferisco solo al fatto che il collega Bossi ha detto che intende distruggere il palazzo, pietra dopo pietra. siccome è un fatto che investe la protezione civile ... per quanto riguarda i referendum ieri ho fatto due ipotesi... dicevo che per quanto riguarda il referendum ieri ho fatto due ipotesi: si tratta di vedere se farli svolgere all' inizio o alla fine del periodo. ho manifestato una qualche personale preferenza — ma volevo sentire il dibattito — a tenerli all' inizio del periodo, pur sottolineando le ragioni che potrebbero militare per la seconda ipotesi. ascoltate le vostre opinioni, mi sembra che esse convalidino l' ipotesi per la quale propendevo; le vostre opinioni mi confortano nel portarla all' interno del Governo e all' attenzione in primo luogo del ministro dell'Interno , perché i referendum si svolgano entro la fine di aprile. e, direi, tutti i referendum, per una duplice ragione: intanto vi è sempre un ministro del Tesoro il quale potrebbe dire che non vede il motivo di spendere due volte per organizzare due volte tutto il rito referendario. anche questo è un argomento da non sottovalutare. in secondo luogo, su alcuni dei quesiti vi è un lavoro, che non credo contrasti con la volontà dei promotori, per trovare risposte in sede di Governo e parlamentare. quindi il rischio che gli elettori si trovino confusi davanti ad un eccesso di quesiti mi sembra sia proprio minimale e non contrasti, non pesi a sufficienza di fronte alle ragioni che militano a favore di una totale esposizione ad un' unica occasione referendaria entro fine aprile dei vari quesiti. provvederemo conseguentemente al più presto alla fissazione della data; definiremo così tempi e scadenze entro cui collocare il lavoro da fare. a nome del Governo, in conclusione, pongo la questione di fiducia , sull' approvazione della risoluzione Gerardo Bianco ed altri numero 6-00017.