Gianfranco FINI - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 132 - seduta del 05-02-1993
Sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato
1993 - Governo IV Berlusconi - Legislatura n. 16 - Seduta n. 32
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , la replica del presidente del Consiglio ha confermato ai deputati del Movimento Sociale Italiano una sensazione che del resto era emersa nel corso della discussione. a nostro avviso vi è oggi una frattura estremamente netta fra i sentimenti che fuori di qui agitano il nostro popolo e la capacità, al contrario, che il Parlamento, ma soprattutto il Governo, mostra nel farsi interprete di quei sentimenti, in qualche modo nel capirli, in ogni caso nell' indirizzarli verso quello che è il bene comune . mai come in questa occasione il rituale del voto di fiducia ad un Governo ci era parso pigro, insopportabilmente asettico, lontano, molto lontano da quello che è, al contrario, il dibattito anche passionale che si svolge nella società civile . fuori di qui la pubblica opinione — e lo sanno tutti — è indignata e al tempo stesso preoccupata. è indignata per aver scoperto di essere stata per molti anni governata da un regime che, paragonato a qualsiasi altro tipo di assetto politico europeo, mostra chiaramente di essere stato il regime più avido, più corrotto, più moralmente marcio dell' Occidente (lei, presidente del Consiglio , lo ha definito efficacemente un verminaio); una pubblica opinione indignata, una pubblica opinione al tempo stesso preoccupata perché non vede nella classe politica la capacità di governare il mutamento; preoccupata per le forti contraddizioni sociali, per il progressivo indebolirsi della qualità della vita , per l' esplosione di tante contraddizioni che questo sistema ha maturato nel corso degli anni. sono sentimenti reali, rispettabili e sinceri. il popolo italiano oggi è indignato e al tempo stesso preoccupato. credo che di questa indignazione e di questa preoccupazione ben poco sia entrato nell' Aula di Montecitorio, e non perché non si sia parlato della questione morale o della questione sociale. ne hanno parlato tutti i colleghi, ne ha parlato il presidente del Consiglio , ma credo che l' indignazione e la preoccupazione siano rimaste fuori dall' Aula di Montecitorio e certamente erano fuori anche dalla sua replica, perché tanto la questione morale quanto quella sociale sono state utilizzate dai partiti, nel corso del dibattito, come occasioni per dar vita a nuove schermaglie e per ipotizzare nuovi accordi, al fine, comunque, di sminuzzare la forte tensione presente nella società civile . credo che l' unica certezza che oggi ha il popolo italiano , fra tante preoccupazioni, che è al tempo stesso una consolazione, sia che il sistema dei partiti, così come si è articolato in questo quarantennio, è finito. l' unica certezza che gli italiani oggi hanno è che il sistema dei partiti ha fatto il suo tempo, non risponde più alle esigenze della nazione, è ormai sepolto ed archiviato ed è finito in modo talmente indegno da rendere certo che di qui a qualche anno nessuno tra gli italiani lo rimpiangerà. se questa è la certezza che hanno gli italiani, mi pare che il dibattito, e in particolar modo la sua replica, così come era nella logica delle cose, abbiano avuto la preoccupazione esattamente opposta, vale a dire quella di sostenere che il sistema dei partiti, per quanto malato, bisognoso di pulizia e di riforme, sia sostanzialmente vitale, sia nella stessa identica condizione in cui si trova quell' ammalato il quale, pur sul punto di esalare l' ultimo respiro, si aggrappa ad una speranza che non è null' altro che una illusione. in questa logica, in questa volontà di minimizzare la portata della crisi, in questo tentativo di non capire che fuori di qui si chiede al Parlamento qualcosa di molto più solenne del semplice rituale del voto di fiducia , si chiedono impegni molto più concreti nel rinnovamento e nella politica morale, si sono mossi gli interventi dei colleghi che sostengono il suo Governo. in quest' ottica, e non poteva essere altrimenti, si è mosso l' intervento dell' onorevole Forlani. ma in questa visione di sostanziale fiducia nei confronti del sistema mi pare si sia mossa anche la mozione presentata dall' onorevole Occhetto. essa dichiarava certamente sfiducia al suo Governo, magari nella speranza, nemmeno troppo recondita, di dar vita quanto prima ad un Governo nel quale anche il Pds possa avere un ruolo; ma nello stesso tempo era una mozione di fiducia nei confronti del sistema, della logica spartitoria, di mazzette e di potere, che ha animato il sistema politico in questo quarantennio. è una mozione di autentica fiducia in quel consociativismo che è all' origine della Costituzione repubblicana e che forse, secondo gli auspici da più parti mossi, potrebbe trovare quanto prima compiuta realizzazione con un ruolo determinante in una futura coalizione governativa anche per l' ex partito comunista italiano. in questa logica di continuità con il vecchio sistema è del tutto illusorio, colleghi, pensare che gli italiani riacquistino fiducia nelle istituzioni se domani o dopodomani a sostegno del Governo vi sarà una maggioranza composta non più da quattro, ma da cinque o sei partiti. credo sia del tutto illusorio pensare che gli italiani possano ridare fiducia a queste istituzioni se la maggioranza del futuro Governo, sia l' Amato-bis o un nuovo presidente del Consiglio , avrà, anziché diciannove, cinquanta, sessanta o cento voti, voti di margine. è illusorio pensare che gli italiani credano che i partiti in quanto tali possano restituire credibilità alle istituzioni — come ingenuamente pensa l' onorevole Bossi — designando i cosiddetti tecnici. gli italiani hanno maturato la convinzione che i partiti così come sono organizzati abbiamo fatto il loro tempo; hanno compreso che è finita un' epoca e che la partitocrazia non accetta quella che è una sconfitta scritta non dai magistrati, ma dal giudizio che gli italiani hanno dato ogniqualvolta sono stati chiamati alle urne. ecco perché la sfiducia che ci accingiamo a votarle non è rivolta al suo Governo. gli italiani (credo di poterlo dire senza offenderla) non ritengono il suo Governo, in quanto tale, migliore o peggiore. la nostra è sfiducia verso un sistema di cui il suo Governo è una delle tante espressioni, verso il sistema che lei rappresenta a Palazzo Chigi e che il presidente Scalfaro rappresenta al Quirinale; la nostra è sfiducia verso questo Parlamento, che non rappresenta più la reale volontà degli italiani, specie sulla cosiddetta questione morale . capisco l' indignazione di tutti i colleghi che hanno chiesto al presidente della Camera , anche polemicamente e giustamente, di sapere perché la Guardia di Finanza volesse entrare. capisco, ma chiedo anche a questa Camera di ragionare su una considerazione innegabile: l' indignazione è tutta qui. sono indignati, in modo più o meno peloso, coloro i quali si sentono vulnerati in quello che rappresenta un diritto costituzionalmente acquisito e innegabile, ma fuori di qui non vi è indignazione. fuori di qui non vi è un solo italiano che abbia sentito il vulnus all' inviolabilità della Camera; fuori di qui tanti italiani, in cuor loro, si sono detti che se la Guardia di Finanza è andata a Montecitorio, evidentemente aveva qualche buona ragione! non dico che sia giusto, ma non si esorcizza la questione morale né con le proteste né, tanto meno, con taluni atteggiamenti volutamente minimalistici che questo Governo ha assunto. pensate davvero di poter esorcizzare la questione morale rivoltandovi contro il padre padrone caduto in disgrazia? l' onorevole Craxi — Ghino di Tacco , notoriamente un brigante (perché lo diceva) — oggi è in disgrazia; ma pensate davvero che gli italiani non disprezzino una classe dirigente che fino a ieri attendeva ogni parola dell' onorevole Craxi come se fosse l' oracolo di Delfi, e che oggi lo scarica ad un destino che non è certamente quello di un uomo, ma di un sistema? è un intero sistema ad essere condannato dalla pubblica opinione . sarà forse condannato dai magistrati, ma è già esposto in molti casi all' indignazione profonda della gente. lei non può, signor presidente del Consiglio , pensare che la questione morale si risolva soltanto perché con un pizzico di puntiglio dice « non è vero che ho tre ministri inquisiti » . è vero che lei ha tre ministri inquisiti perché, se non fossero deputati, i magistrati avrebbero tranquillamente potuto operare nei loro confronti, come avviene per i comuni cittadini! non venga a dirci queste cose, soprattutto non con un tono che abbiamo interpretato come una volontà di esprimere protesta, quasi disprezzo, nei confronti della nostra parte politica che, con i colleghi della Rete, ha avuto la dignità di votare, in sede di Giunta per le autorizzazioni a procedere , contro l' assoluzione, che non rappresenta, nel caso del ministro Conte, un' assoluzione in ordine agli addebiti, ma solo relativa alla volontà del Parlamento di non farlo processare. per concludere il mio ragionamento dirò che la questione morale sta diventando l' Algeria dell' Italia repubblicana. si è discusso a lungo se in Italia vi sia De Gaulle . in Italia non c' è De Gaulle , ma c' è già l' Algeria; c' è un vulcano che rischia di esplodere, sul quale è seduto un sistema. tale sistema, allora, prenda atto che l' unico modo per riacquistare credibilità non è dar vita ad un penta o esapartito, ma sottoporre ognuno di noi al giudizio del corpo elettorale decretando la fine di una legislatura nata morta, il 5 aprile, in un contesto diverso da quello che da qualche tempo a questa parte caratterizza la politica italiana . voteremo quindi la sfiducia al suo Governo, al suo sistema ed al Parlamento della XI legislatura.