Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
XI Legislatura - Assemblea n. 130 - seduta del 03-02-1993
Sull'accordo programmatico tra il Governo con i sei partiti
1993 - Governo III Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 164
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signor presidente del Consiglio , colleghi, abbiamo ascoltato l' illustrazione della mozione da parte del presentatore, collega e compagno Occhetto. la ascolteremo, signor presidente del Consiglio , con tutta l' attenzione che potremo darle, magari attraverso Radio Radicale , perché forse almeno alcuni di noi saranno al congresso del transpartito transnazionale radicale che si tiene a Roma in queste ore, e decideremo sul da farsi. dico subito — ma lei lo sa perché credo che la limpidità dei nostri rapporti sia cosa che possiamo rivendicare — che noi non voteremo indirettamente la fiducia al Governo, a meno che non ci vengano forniti elementi di giudizio che in questo momento ancora non abbiamo. abbiamo udito, dunque, Occhetto e ascoltato adesso, con grande interesse e con una punta nello stesso tempo di tenerezza e di fastidio, i toni da Saint-Just, l' annuncio, invece che di un autunno di fuoco (l' autunno caldo era quello del 1969, mi pare), di una primavera e di un' estate di fuoco. comprendo che forze politiche che sono qui presenti innanzitutto grazie ai meriti del regime politico italiano e del pluralismo proporzionalistico, si sentano oggi motivate soprattutto dalla necessità di difendere il proprio particulare, la propria vita di gruppo, di fazione, ciò che tutti siamo in questo regime. ma non è questo che ci preoccupa. l' inadeguatezza che oggi caratterizza l' opera del Governo è la stessa che noi le addebitammo al momento della sua formazione. lei ricorderà bene che allora non ci vergognammo di dichiarare — come abbiamo sempre fatto, e lo rivendichiamo, in ogni crisi di Governo dal 1976 a ieri e ad oggi — la nostra piena disponibilità e volontà di concorrere al Governo anche istituzionale del nostro paese e non solo a quello delle sue tragedie, delle sue opportunità, delle sue difficoltà. rimproverammo al Governo, signor presidente del Consiglio — e un tantino, mi pare di ricordare, anche personalmente a lei — un senso inopportuno di sufficienza o, meglio, la scontatezza sufficienza della formula di Governo e dei progetti che si erano formati. se ben ricorda, ci dolemmo del fatto che lei non intendesse governare il nostro paese come, a nostro avviso, le avrebbe consentito il mandato da lei ricevuto, appunto perché totalmente libero. in quel mandato, infatti, vi era non solo la libertà ma anche l' invito a ricercare la maggior forza politica per il Governo dinanzi agli schieramenti ed alle situazioni tradizionali del Parlamento stesso. penso tuttora che fosse allora possibile fare qualcosa di più di quello che fu fatto in tale direzione. in particolare, dicemmo in quest' Aula che un Governo che si forma, stanti le condizioni del nostro paese, aveva tutto l' interesse, non dico il dovere... ringrazio il collega Garavini perché, avendo anch' io come tradizione qualche punta di stile giacobino, dopo aver ascoltato lui, almeno per la mezz' ora successiva, riesco ad emendarmene; e credo che in questo intervento non evocherò nemmeno per un istante Garavini, che di questo stile ha fatto, per così dire, incetta, ed al quale è giusto che se ne garantisca per un po' il monopolio... d' altra parte, pongo il problema del non avere in quel momento, nella situazione economica , sociale ed istituzionale che si preannunciava, incalzato il Partito Democratico della Sinistra ed il partito repubblicano perché assumessero o meno responsabilità di Governo, concedendo loro più giorni e più tempo, andando in televisione, nel nostro paese, a chiedere al Pds di sciogliere i nodi al proprio interno, di fare tesoro della circostanza per maturare, magari con drammaticità, ma con maggiore tempestività, le sue scelte o quelle di ciascuno all' interno del partito. lo stesso vale nei confronti del partito repubblicano e credo che oggi, signor presidente del Consiglio , ci si trovi di nuovo di fronte a quell' inadeguatezza. governare significa anche preparare in modo diretto (ciò è non solo legittimo, ma doveroso da parte del presidente del Consiglio e del Governo) l' incalzare delle opposizioni (ma io direi le estraneità). un Governo che sia convinto della propria necessità, in un momento dato, è un Governo che non si difende, ma che va all' attacco non certo con i toni giacobini o di altra natura, ma con le domande di sostegno per obiettivi chiari. signor presidente del Consiglio , dovremo affrontare nei prossimi giorni la realtà del nostro paese e l' esito (che non qualifico) della molto annunciata (da parte del Pds e del compagno Occhetto) nuova scadenza parlamentare: una mozione diversa dalle precedenti, una mozione anche propositiva, di svolta, una mozione forse non unicamente del gruppo del Pds. è più di un mese e mezzo che se ne parla. ricordo gli incontri con me, con La Malfa e con altri ed il significato e la valenza politica che si erano date a questo documento ancora da concepire e da presentare. diciamo allora con rammarico: dov' è La Malfa ? dov' è, in quel documento, qualcosa che consenta, al di fuori del Pds, i consensi (magari corrispondenti a dissensi chiarissimi, come quelli di Chiaromonte e di altri all' interno di quel gruppo)? allo stesso modo fui deluso quando, recuperando un' ipotesi alla quale ero molto affezionato e che avevo diffuso nel nostro paese di un governo ombra democratico che prefigurasse il Governo democratico ed alternativo, il segretario del Pds costituì un governo ombra composto unicamente da persone del proprio partito; sapevo già (e forse lo sapeva anche lui) che sarebbe stato un' ombra di governo ombra . lo stesso accade oggi. non offendiamo la storia del partito comunista . ricordo documenti di sfiducia nella storia dell' opposizione di sinistra che contenevano almeno altrettanti elementi propositivi di governo alternativo al Governo contro il quale si chiedeva al Parlamento di mobilitarsi. l' occasione è quindi divenuta povera. ieri sentivo qualcuno parlare, nella conferenza dei presidenti di gruppo , del carro di Tespi della maggioranza e governativo. a fronte di tale affermazione, devo personalmente dire, con molto dispiacere: bel concorso tra il carro di Tespi , in questo caso delle opposizioni, e quello del Governo! un « concorso » che le opposizioni, forse anche quella del Pds, vincono nei confronti della maggioranza. per fortuna che il regolamento della Camera — quanta saggezza vi è sempre in quei regolamenti che tentate di modificare con una novellistica costante! — non ha consentito la finzione di addurre ragioni positive e propositive che unificassero quasi tutto un gruppo: mi riferisco a Chiaromonte e a coloro che hanno dichiarato che si sarebbero, per disciplina di partito , adeguati all' indicazione di voto. non è sufficiente, tuttavia, l' onorevole servitù della disciplina, così intesa, per dare forza ad una politica e ad una alternativa! d' altra parte, abbiamo un diverso punto di vista in merito ad una questione che mi accingo ad esprimere. non siamo d' accordo, signor presidente del Consiglio , a non riprendere puntualmente una iniziativa sul problema della cassa integrazione guadagni (come fu fatto e innanzitutto per impulso operaio e sindacale a proposito dei punti di contingenza; innanzitutto — lo ripeto — per iniziativa operaia e sindacale, raccolta poi dal Governo Craxi). credo che un Governo non possa oggi non prendere l' iniziativa su tale materia per superare la buona coscienza a buon mercato delle rappresentanze giacobine e — non a caso senza alcuna verifica democratica — della classe operaia o del terzo stato. di questo abbiamo urgenza, signor presidente del Consiglio ; qualsiasi governo lo deve garantire! credo che, per quanto riguarda la cassa integrazione guadagni , i grandi gruppi finanziari, le grandi pressioni e i gruppi demagogici della sinistra, debbano essere chiamati, subito e d' urgenza, ad un momento di verità! purtroppo, vi è una certa cultura giacobina, astratta e suicida, quella per la quale tutto diventa diritto e quindi un dovere da esigere: è un dovere il ribellarsi e il reagire alla violenza del diritto non esercitato e non concesso attraverso la controviolenza di chi difende un diritto. vi sono poi quelle scuole giuridiche per le quali tutto è diritto...! quello che oggi può essere una banale stupidaggine come tutte le cose banali, stupide e mediocri può diventare davvero pericoloso! le grandi cattiverie non sono pericolose, ma le grandi mediocrità lo sono tremendamente! mi riferisco alla mediocrità per la quale (in base ad interpretazioni successive, certo esaltate ed esaltanti di un testo costituzionale votato in quel momento storico) il lavoro, la salute e la casa sarebbero diritti! la mezza cultura, la sottocultura, una certa cultura accademica sono da questo punto di vista responsabili. perché se tutto è diritto...! sottolineo, tra l' altro, che si parla di diritto alla casa e non all' abitare! esiste anche la servitù della casa, per noi di una certa sinistra che ci rifacciamo ad una visione liberale della società; esistono i servi della gleba e i servi della casa... una casa che si dà con una legge Fanfani, a ventitré anni (se la si dà...) ad una persona che, dopo averla ottenuta, avrà il problema di vivere e di dover lavorare fino ad ottantacinque anni: soffrirà, invece della servitù della gleba, quella della piccola proprietà della casa. queste sono le nozioni, le illusioni corporativistiche ed antiliberali della nostra economia, che è frutto di confluenza cattolica, socialista di un certo stampo, ed evidentemente comunista, che ha raccolto e bene ampliato l' illusione corporativista dello Stato amministrativo e del partito etico che ci veniva come eredità dal regime precedente, determinando quello che sappiamo. riteniamo che sul problema della cassa integrazione guadagni il Governo debba parlare al paese in Parlamento. è una truffa, qualcosa che un ordine giudiziario serio dovrebbe in molti casi perseguire: vere e proprie truffe, illeciti penali riconducibili a diversi articoli del nostro codice. si risponde che in tutta Europa sono previste in qualche misura forme di tutela dell' occupazione. ma noi dobbiamo tutelare il diritto alla vita e, quanto più possibile, il diritto alla qualità della vita : quando assicurare il diritto al lavoro significa creare le premesse per un ulteriore deteriorarsi del sistema produttivo a favore dei poteri che tendono sempre a pubblicizzare le perdite e privatizzare i profitti (da De Benedetti alla FIAT, tutti quanti, per loro vocazione — certo in parte capitalistica — ed anche per loro tradizione, soprattutto italiana, antiliberale ed antiliberista), è necessari opporre una saggia politica di Governo. occorre esporla ed applicarla laddove vi sono veri singhiozzi, lacrime, difficoltà. chi guida un' alternativa democratica, magari proletaria, un' alternativa gobettiana, ha il dovere — se vuol guidare e non semplicemente essere un parassita, vivendo delle disgrazie — di spiegare perché, in un determinato momento storico, non sia possibile che chi oggi non ha il pane domani lo abbia. è necessario operare per questo: spiegare che le cause vanno ritrovate in venti o trent' anni di errori, risalendo all' epoca del sindacato unitario italiano, delle corporazioni del grande partito comunista , della Democrazia Cristiana , di tutto quello che qui dentro è risultato estraneo alle tradizioni. tradizioni che vanno da un certo liberalismo democratico e da una determinata concezione radicale e democratica anglosassone alla grande tradizione di destra storica , da una parte, e della sinistra salveminiana liberista, dall' altra; una sinistra che, prima degli ecologisti e degli ambientalisti, denunciava l' industrialismo oggettivo (e su questo Salvemini ruppe anche con la corrente riformista) che avrebbe finito per unire ceti operai e capitalistici per un distorto sviluppo della società e dell' economia del paese. un' evoluzione che in seguito comportò TIRI e l' associazione fra il capitale ed il lavoro, con la mediazione del sindacato, delle corporazioni del partito unico , del Gran Consiglio dei partiti, quello per il quale ancora chiediamo verità alla storia ed alla magistratura italiana sull' assassinio di Aldo Moro. infatti, a sequestro effettuato, sicuramente vi è anche stato il concorso di una committenza affinché Moro non fosse reso ai suoi amici ed a noi tutti. ho voluto citare quest' esempio, signor presidente , per sostenere l' urgenza di certe scelte. il Tg3 mostra sempre più spesso i minatori nelle diverse forme di protesta, sempre più eloquenti, e comunque espressioni di un realismo socialista sopportabile, vero, bello, oleografico; più accettabili delle parole di Garavini. i minatori escono dalle miniere e dicono « governo ladro! » , esprimono la propria opposizione a questi provvedimenti, ad Amato... poi vediamo tutti gli altri: le donne, le pensionate e così via . ebbene, quando si gioca con queste immagini... all' opposizione noi abbiamo solo sbagliato i conti. leggo sul L'Europeo di questa settimana che il partito comunista — quindi, per una parte, il Pds e per l' altra voi di Rifondazione (credo che nei fatti una certa spartizione degli averi « paterni » o « materni » vi sia stata...) — ammette 1.300 miliardi presumibili di proprietà immobiliari. mi pare che sette anni fa io parlai di mille miliardi. quindi, intendiamoci: è un grande partito proprietario; i riflessi sono quelli. sono tutti fenomeni che bisogna solo analizzare. non deplorare, ma governare e farne tesoro. ma se il Governo in questo non ci aiuta... un Governo non può considera che sia solo del Parlamento il problema dei diritti di libertà , dei diritti dei lavoratori. signor presidente del Consiglio , un Governo che governi e che non abbia complessi dovrebbe proporci esso stesso, qui, che dall' anno prossimo finalmente sia reso agli operai, ai lavoratori italiani, quel diritto di voto che la sinistra e il sindacato hanno tolto nelle fabbriche e dovunque si lavori. questa è l' opera di Governo che noi vi chiediamo. vi chiediamo di venire all' offensiva perché i diritti democratici sui luoghi di lavoro siano conquistati e riconquistati. penso alla presunzione di rappresentanza dell' interesse oggettivo di classe, alla presunzione e al peccato e — aggiungo — alla scarsa nobiltà, quella per la quale dai nostri posti ci facciamo forti delle lacrime, del sangue e della povertà che esiste e che è prodotto anche nostro. credo che un Governo del paese debba fornire a sé e a noi tutti la tutela di tale diritto, senza complessi e senza deleghe, senza dare a una parte di noi, sinistra, o di noi democratici, signor presidente del Consiglio , una sorta di terreno riservato. l' emancipazione del lavoro, dei lavoratori, degli operai significa, oggi, probabilmente dire ad alta voce a questo paese che noi dobbiamo, al limite, in alcuni casi, contro i criteri e le economie della cassa integrazione guadagni , governare, anticipare momenti di disoccupazione, garantendo contemporaneamente il diritto alla vita e alla qualità della stessa direttamente a quella fascia di disoccupazione, a quei gruppi. anticipare per risanare quel dato del sistema industriale che, grazie appunto a queste politiche, divora sempre più denaro della collettività, del contribuente, innanzitutto, quindi, del lavoratore dipendente , che è il contribuente principe. credo che oggi un Governo abbia il diritto — stavo per dire il dovere, ma non lo dico — e l' opportunità di far cadere questi tabù. è uno dei punti centrali. penso che sia necessario che il Governo intervenga sui problemi di libertà e di verità in questo paese. lo ripeto: è urgente, dinnanzi a quello che si annunzia in Italia, che siano resi alla classe lavoratrice , ai lavoratori, i loro diritti democratici di rappresentanza contro quell' aspetto, quel volto della partitocrazia e del regime che ha costituito e costituisce la sindacatocrazia partitocratica, con tutte le sue fasce anche di parassitismo rivoluzionario, che ovviamente si guarda bene dal porre questi problemi; gli stanno bene per raccogliere una parte di consenso da Gad Lerner, come è più facile e giusto, o altrove. credo sia chiaro che la non fiducia, confermata da parte nostra nel voto che esprimeremo, signor presidente del Consiglio , non ha nulla, ma proprio nulla, a che vedere con l' analisi che è alla radice della proposta di svolta e della mozione di sfiducia presentata dai compagni del Partito Democratico della Sinistra . le urgenze non sono quelle; quelle sono petizioni di principio, vecchio lamento, giaculatorie di cose che da 20 anni sappiamo essere auspicabili e che tutti finiscono per dire che si dovrebbero fare (e non si capisce perché o non si fanno oppure, se si fanno, non servono). poche parole ancora: signor presidente del Consiglio , colleghi, unilateralmente avevamo deciso di sostenere la manovra e il Governo della manovra, pur nella sua patente ed evidente iniquità. l' iniquità era il portato del regime partitocratico, che c' è ancora. il regime partitocratico si è sempre retto grazie a questa dialettica: una parte del regime è all' opposizione e l' altra al Governo. siccome credo che, in quest' Assemblea, di figliolo del grande partito comunista non ve ne sia solo uno ma ve ne siano due, mi parrebbe un tantino mancanza di eleganza e di stile che l' una parte o l' un figlio guardasse continuamente all' altro come se questo rappresentasse la corruzione della carne o della storia e loro, invece, la parte pura ed innocente dell' eredità e della famiglia. quando parlo di regime partitocratico che ha unito la sinistra e la destra in quelle funzioni, ovviamente credo di avere il diritto di rivolgermi con la stessa attenzione a Garavini e a Occhetto. non è certo perché uno deve rifondare il comunismo e l' altro non si comprende bene cosa, che a questo punto le responsabilità di ciò che vive il nostro paese siano solo di Occhetto e non di Garavini. questo modo di presentarsi come gli innocenti ribelli contro l' ingiustizia e l' iniquità della storia politica e istituzionale italiana, se viene da lì, lo respingo al mittente. è demagogia di chi ha concorso, spesso brillantemente, alla bancarotta fraudolenta delle istituzioni, dell' economia e della qualità della vita nel nostro paese, a volte con accanimenti giacobini; ricordo la situazione che si viveva talvolta nelle fabbriche all' inizio delle lotte per i diritti civili ed umani nel nostro paese, in certi momenti con punte antilibertarie e sicuramente spesso anche antiradicali. l' ascolteremo, signor presidente del Consiglio . sull' economia, sull' ecologia e sulla politica estera riteniamo utile in tempi brevi immaginare insieme, se è possibile, obiettivi importanti, magari marginali ma importanti, che siano obiettivi di buon governo e quindi di coraggiosissima e scandalosa — perché qui la ragionevolezza è molto spesso scandalosa — ragionevolezza sul piano economico, ecologico e della politica estera . le diamo atto che nelle ore che seguiranno — lo spero per il nostro paese, per il nostro Governo, per il Parlamento e per me — comincerà a dimostrarsi che, grazie al dialogo che si è sviluppato, forse ci è stato possibile dare umilmente una mano alla politica estera , cioè all' immagine, del nostro Governo. nelle prossime ore, se — come penso — ciò sarà possibile, da gesti e fatti chiari apparirà che nel governo italiano vi è l' ambizione di imprimere non solo a sé, ma anche alla politica europea e occidentale, un connotato di più singolare coerenza democratica e umanistica — non solo umanitaria — e di concretezza nell' azione per ciò che vi è da fare. credo che in questo caso anche chi farà finta di non vedere — gente dalla buona coscienza a buon mercato — dentro di sé sentirà che a questo Governo del nostro paese — se, come ritengo, nelle prossime ore si sarà già cominciato a provvedere sulla situazione dell' ex Jugoslavia — dovrà dare tale riconoscimento. quindi, anche il rito di una nuova e grande scadenza di opposizione per un nuovo Governo — ahinoi, signor presidente ! — ancora non è giunto. l' alternativa, però, non può essere tra gli uomini che oggi sono al Governo e quelli che lo attaccano. credo che questo sia opportuno dircelo. qui nessuno può parlare come nuovo dicendo che chi siede ai banchi del Governo è vecchio. nessuno può affermare che il ministro del Tesoro sia necessariamente vecchio per quanto riguarda le responsabilità politiche e che il più giovane — giovanissimo rispetto a me — amico dell' Unione goliardica italiana, Achille Occhetto, sia invece, per contro, nuovo e giovane. quindi, tale partizione non corrisponde a realtà; noi cercheremo, ancora una volta, di riflettere e valuteremo, signor presidente del Consiglio , dopo la sua replica, malgrado le differenze esistenti, se saremo indotti, secondo una certa logica, a votare comunque il documento di sfiducia oppure ad astenerci dal voto. credo, tuttavia, che nel nostro gruppo (e non solo nel nostro gruppo), dopo che avremo riflettuto, potremo intonare — perché ci venga rimproverato magari da altri — , per lealtà, non un addio, ma un arrivederci.