Achille OCCHETTO - Deputato Maggioranza
XI Legislatura - Assemblea n. 130 - seduta del 03-02-1993
Per la discussione delle proposte di legge Fortuna n. 1 e Baslini n. 467, sul divorzio
1993 - Governo I Rumor - Legislatura n. 5 - Seduta n. 137
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , noi chiediamo oggi che il Parlamento, con un atto limpido e alla luce del sole, esprima la sua sfiducia al Governo presieduto dall' onorevole Amato e indichi contemporaneamente la possibilità di un governo di svolta. quali sono le ragioni che ci hanno indotto ad assumere tale determinazione? non certo l' esercizio di una sterile e ambigua vocazione protestataria. noi, in quanto siamo la maggiore forza della sinistra e dell' opposizione, sentiamo tutta la responsabilità nazionale e democratica che ci deriva da questo molo di fronte al Parlamento e al paese. e siamo fermamente intenzionati ad ottemperare a tale responsabilità fino in fondo. noi sappiamo benissimo che non è compito di un partito di opposizione presentare a ogni piè sospinto una mozione di sfiducia , e sappiamo anche che i voti in Parlamento non lievitano e che perché una crisi sia costruttiva occorre che nella maggioranza accada qualcosa di profondo, qualcosa che noi ci attendiamo che avvenga, sia attraverso il voto, sia anche per il modo con il quale si risponderà nel corso del dibattito alle questioni da noi poste. se noi abbiamo dunque di fatto assunto questa scelta è perché sentiamo crescere il disagio dinnanzi a una situazione anomala, che non solo non fornisce certezze sulle prospettive del paese, ma contribuisce essa stessa a determinare una transizione distorta rispetto alle esigenze di una rinnovata democrazia che si fondi sul consenso della maggioranza del paese e sull' opera di partiti e organizzazioni politiche profondamente riformate. dinnanzi a questo rischio abbiamo sentito il bisogno di rivolgere a tutti, alla maggioranza e all' opposizione, un discorso di verità, di mettere cioè tutti alla prova di una svolta reale, di mettere in campo le coordinate politiche e programmatiche di un governo di svolta. naturalmente, questa esigenza nasce dal fatto che il nostro giudizio sul Governo dell' onorevole Amato è gravemente negativo, non solo per la sua irrimediabile inadeguatezza rispetto ai compiti che gli stanno di fronte, ma anche per gli sviluppi preoccupanti cui la sua azione sta dando corso. è ormai evidente a tutti, onorevoli colleghi , quanto la crisi di regime che stiamo vivendo minacci di trascinare a fondo le istituzioni della democrazia e di oscurare e travolgere ogni prospettiva di risanamento o di rinnovamento della Repubblica. lo abbiamo detto per primi. la nostra voce si è già levata con allarme in questo Parlamento. noi oggi giudichiamo le responsabilità di una classe dirigente e di un ceto politico che non sono soltanto investiti dalla tempesta della corruzione pubblica ma che addirittura in un momento cruciale della vita democratica non sembrano in grado di assicurare, quando non lo ostacolano coscientemente, un corretto rapporto tra i poteri dello Stato. non si era mai assistito a un tentativo, come quello che si è cercato di porre in essere nei giorni e nelle ore appena trascorsi, di trascinare l' intero sistema politico democratico nello scontro tra potere giudiziario e altri poteri dello Stato. e ciò che colpisce è che ci si ostini a non comprendere che il problema centrale e più inquietante non sta nella differenza per entità e qualità, che pure è considerevole, del tipo di coinvolgimento dei vari partiti, ma che il vero metro di misura agli occhi dell' opinione pubblica è dato fondamentalmente dal modo con cui si risponde davanti al potere giudiziario e ci si appresta a preparare per tutti un futuro profondamente diverso; e sta anche nella differenza che intercorre fra la questione, che va diversamente risolta, del finanziamento della politica e l' uso spregiudicato della politica per perseguire potere e ricchezza personali. la coscienza pubblica di questo paese è in ginocchio. guai se il Parlamento non riuscisse a rompere questa spirale perversa! guai se il Governo non riuscisse ad operare conseguentemente in questa direzione. ma come può farlo il suo Governo, onorevole Amato, che, forse al di là delle sue intenzioni e certo al di là delle sue affermazioni, è nato come espressione di una coalizione che è insieme un patto di potere tra le forze e gli interessi che sono alla radice dell' attuale gravissima crisi? c' è bisogno di una rottura profonda con tutto il passato, onorevole Amato. questa esigenza è viva nella coscienza del paese. ma il suo Governo, anche indipendentemente dalle sue responsabilità personali, ha avuto bisogno del suggello della continuità, della conferma dei vecchi rapporti di potere, delle vecchie alleanze che hanno cementato il blocco moderato e conservatore; rapporti di potere ed alleanze che tuttavia hanno perduto ormai ogni credibilità ed ogni prospettiva. come può lei stesso, onorevole presidente del Consiglio , non rendersene conto e non prenderne atto? la miseranda fine del vecchio regime è sotto gli occhi di tutti, da tutti ammessa se non auspicata la necessità di un cambiamento profondo. rispetto a ciò il suo Governo non è neutro: esso nei fatti opera per imprimere alla transizione una direzione che a noi pare non corrispondente agli interessi del paese, sbagliata e rischiosa. e questo appare a gran parte della sinistra e della coscienza dello stesso cattolicesimo democratico. infatti non sfugge a nessuno che sul terreno delle grandi scelte di politica economica e sociale il suo Governo ha messo in conto lo smantellamento degli apparati di protezione dello stato sociale , la penalizzazione crudele e miope della principale forza produttiva (il lavoro), la caduta dell' occupazione, l' attacco ai salari e alle pensioni, l' intoccabilità dei grandi interessi finanziari. lei, onorevole Amato, può impartirci finché vuole lezioni di riformismo dalle colonne dei giornali. non ci rifiutiamo certo di accogliere l' invito ad un confronto sereno, ma ci consentirà di osservare che la sua fatica di uomo di Governo — ahimè — è molto lontana dal modello cui afferma ispirarsi. il futuro che lei vorrebbe prepararci restituisce il Governo dello sviluppo ai grandi potentati dell' economia e della finanza e, se travolge l' armatura del vecchio statalismo, lo fa in direzione di un liberismo insieme subalterno e senza freni. riformismo questo? occorrerebbe chiederlo alle decine di migliaia di lavoratori che stanno perdendo, ora per ora in tutto il paese, il proprio posto di lavoro . dove andranno mai a finire per questa via i diritti di cittadinanza? così come occorrerebbe chiedere a tutte le forze più avanzate e consapevoli del mondo produttivo se recessione, disoccupazione, indebolimento dell' armatura economica del paese siano premesse ideali per affrontare la sfida dell' Europa, una sfida che ogni giorno si conferma essere più ardua ed impegnativa. onorevole presidente del Consiglio , non si rende conto che è ormai insostenibile una politica economica e sociale che opprime il lavoro e frena l' innovazione, che umilia le risorse imprenditoriali e l' intelligenza del paese, che minaccia di svuotare ogni prospettiva di rinnovamento e di riforma? ma c' è di più, onorevole Amato. il suo Governo patisce di un male specifico e questo male è il prodotto della crisi degenerativa che ha investito il sistema dei partiti. sbaglia profondamente e gravemente chi in questa situazione si limita a constatare che il Governo è più forte in ragione della debolezza crescente dei partiti che compongono la maggioranza. è una tesi sbandierata da molti commentatori. e non ci si avvede, in tal modo, che viene meno una componente essenziale del circuito virtuoso istituito tra partiti, Governo e rappresentanza democratica; che viene meno dunque un cardine della legittimazione politica dell' attività di Governo e che ciò può modificare, fuori da ogni controllo e lontano da ogni regola, la forma stessa del Governo del nostro paese. del resto, non era già avvenuto che il Governo si appropriasse per decreto di facoltà di intervento in materie cruciali come la sanità ed il fisco? e i risultati si sono ben visti. state attenti, dunque, a non lasciarvi incantare dagli elogi troppo interessati; state attenti soprattutto se non volete dare un colpo definitivo alla fiducia dei cittadini nelle istituzioni della Repubblica, se non volete aprire la via ad una ingovernabilità della democrazia, se non volete inaridire la fonte stessa della legittimazione democratica del nostro paese. i cittadini italiani si attendono ben altro. una grande prova sta di fronte a tutti, la prova della questione morale . La Repubblica e la democrazia non possono perire soffocate dagli scandali, dall' affarismo spregiudicato ed arrogante. non si tratta solo del finanziamento illecito dei partiti; ad un certo punto ci siamo trovati di fronte ad un salto di qualità determinato da un ceto politico-amministrativo che ha svolto sostanzialmente funzioni di mediazione tra politica e affari, che ha distribuito mance, appalti, risorse, corrompendo la vita pubblica , degradando le funzioni politiche ed economiche, favorendo la formazione di rendite parassitarie e violando le leggi, i principi della morale privata e pubblica, le norme di un fisiologico, retto funzionamento dello Stato e del mercato. si leva la protesta delle donne e degli uomini di buona volontà , e occorre ascoltare la loro voce, così come l' alto monito del presidente della Repubblica e le parole accorate del pontefice. ebbene, onorevole Amato, il suo Governo non è indenne da tutto ciò, non solo perché ospita al proprio interno tre ministri inquisiti, il che è di per sé già intollerabile, ma anche perché lei non ha ancora detto una parola chiara e rassicurante, netta e inequivocabile, sugli atteggiamenti del gruppo dirigente di un partito che scaglia sui magistrati impegnati nel loro lavoro il sospetto di golpismo. certo, lei non ha preso parte alla riunione dell' Esecutivo di quel partito, il partito socialista , di cui è un alto esponente. si trattava, come ho già rilevato, di un comportamento dovuto da parte del presidente del Consiglio , anche se non ci è sfuggito e non ci sfugge il significato che esso ha assunto in questa situazione. il presidente del Consiglio , tuttavia, non può limitarsi a questo, ma è tenuto ad un' esplicita presa di posizione in questo Parlamento. sono ore estremamente difficili, queste, per la nazione. la fine di un regime vecchio, degradante, insostenibile, la fine da noi auspicata e per la quale ci siamo tenacemente battuti non può certo e non deve trasformarsi nella fine della democrazia. occorre una riforma profonda, a cominciare da quella elettorale ed istituzionale, per la quale noi ci impegneremo positivamente con la necessaria tenacia unitaria, che si esprime anche attraverso la nobiltà del compromesso istituzionale senza il quale non sarebbero mai sorte le Costituzioni e le regole della convivenza sociale. occorre una svolta, nel segno di quella esigenza di trasparenza e di rigore senza le quali non esiste una vita pubblica degna della democrazia. è necessario che tutti i partiti si assumano in questo momento la responsabilità che ad essi compete. è possibile imprimere alla transizione il segno del rinnovamento e del riscatto democratico. ecco perché, onorevoli colleghi , quando abbiamo assunto la decisione di chiedervi di votare la sfiducia al Governo Amato, abbiamo parlato di sfiducia costruttiva. sappiamo, e ne ho avuto conferma nei numerosi colloqui con gli esponenti delle altre forze politiche di Governo e di opposizione, che è grandemente cresciuta l' esigenza di operare una rottura di continuità nei confronti del vecchio regime. sappiamo che questa esigenza oltrepassa la tradizionale demarcazione tra maggioranza e opposizione e confidiamo che essa faccia corpo con la necessità di preparare un governo di svolta. mi auguro che il voto sancisca e renda irrevocabile questo processo, ma una cosa è certa fin d' ora: esso opera già di fronte al paese, altro che salto nel buio! ma, lo dico subito, sarebbe assurdo promuovere la sostituzione di questo Governo con un' altra compagine che ne sia politicamente e programmaticamente la fotocopia con qualche ritocco marginale, secondo l' esperienza che abbiamo vissuto tanto a lungo. no, noi ci proponiamo di dar vita ad un Governo che guidi la transizione da un regime all' altro e che abbia al suo centro due punti fermi: la questione morale e un nuovo corso di politica economica e sociale. la prima essenziale diversità, dunque, noi la indichiamo sul terreno delle politiche economiche e sociali. e come avete visto, onorevoli colleghi , si è aperta una querelle intorno al grado di responsabilità da attribuire a questo Governo per lo stato così grave e preoccupante dell' economia, della produzione e dell' occupazione. si avanzano due argomenti a discarico. le difficoltà, in particolare sul fronte dell' occupazione, sono riconducibili anche alla congiuntura mondiale ed alla particolare acutezza dei suoi effetti in Europa; ma questo sta scritto anche nella nostra mozione di sfiducia . si aggiunge che questo Governo deve sostenere anche gli effetti perversi dell' azione dei suoi predecessori, in particolare i più recenti, che hanno visto alla guida della politica economica quel Guido Carli che, di fronte alle nostre critiche del tempo, schierava a difesa gli stessi vertici industriali e le stesse colonne di autorevolissimi quotidiani che si muovono oggi a soccorso di questo Governo. anche qui nessuna obiezione da parte nostra; semmai ci sarebbe da estendere la chiamata di corresponsabilità anche più indietro nel tempo, a quei governi che si fregiarono di falsi meriti nel campo della politica economica nel pieno degli anni Ottanta . fu allora, infatti, che la congiuntura internazionale straordinariamente favorevole venne dissipata in una propagandistica autoesaltazione anziché essere messa a frutto per interventi incisivi di riorganizzazione delle grandi infrastrutture, dell' apparato produttivo e dei mercati finanziari . ma queste osservazioni fondate, anziché alleggerire, appesantiscono il giudizio negativo sull' orientamento di fondo e sulle concrete misure del Governo in carica nel campo economico e sociale . questo Governo non fa sicuramente quello che i suoi predecessori hanno fatto in materia di spesa pubblica : non allarga i cordoni della borsa, non attinge a piene mani per la distribuzione clientelare, anch' essa per altro graduata secondo la forza economica e la capacità di pressione politica del richiedente. non lo fa perché non è più possibile per nessuno farlo. ma questo Governo non fa, è assolutamente chiaro, quel che sarebbe necessario: invertire l' orientamento di fondo nella direzione della politica economica , nella sollecitazione dell' indirizzo per l' impiego delle risorse, nella creazione e nella diffusione di uno spirito pubblico intorno al futuro del paese e intorno a quello che è necessario fare oggi. questo Governo, alla prova dei fatti, non è diverso da quelli precedenti: vede, parla ed agisce con le stesse categorie e con lo stesso spirito. alla prova dei fatti conferma di essere, com' era chiaro per le modalità stesse della sua formazione, l' ultimo dei vecchi governi. tutti i governi del vecchio pentapartito hanno consumato e distribuito nel presente più di quanto fosse disponibile, hanno dunque ipotecato e compromesso il futuro. si tratta di capovolgere questa pratica e questo spirito; si tratta di investire sul futuro, sul lavoro, sulla cultura, sulla formazione, sull' armatura dei servizi e della produzione; si tratta di investire sul popolo e su quella parte di esso che è più futuro, cioè i giovani. questo Governo ha tagliato la spesa, il bilancio primario è ormai in attivo, ma il taglio della spesa non può mai da solo produrre esiti sulla mobilitazione delle risorse in direzione degli investimenti produttivi dell' industria e dei grandi servizi. e non produce neppure effetti apprezzabili sul debito, che continua ad essere alimentato non tanto dall' eccesso di spesa quanto dal privilegio, dal vantaggio che continua ad essere assegnato, innanzitutto dal fisco, all' impiego delle risorse nel campo della rendita. qui sta la sostanza della nostra critica, onorevole Amato, per quanto riguarda lo stato sociale . non che non vediamo la necessità di contenere le spese anche nell' ambito delle voci direttamente destinate alla sicurezza sociale . già questo, tuttavia, va fatto ribadendo l' intenzione dello Stato di onorare il patto con i cittadini che si attendono, e hanno diritto di attendersi, servizi e garanzie certe in cambio della loro contribuzione fiscale e previdenziale, che per chi non evade è pesante. qualora questa assunzione di responsabilità non sia evidente da parte del Governo, si può giungere perfino a minare le basi del patto sociale fra cittadini e Stato. ed oggi evidente non è, soprattutto nel settore della sanità. c' è il decreto e c' è il ministro, portatore di una linea e di una cultura che dà continuamente la sensazione di considerare gli obblighi pubblici in campo sanitario come un fastidio del quale liberarsi o, comunque, da ridurre al minimo. basterebbero questo decreto e questo ministro a motivare abbondantemente la sfiducia ad un Governo. così si taglia, ma non si riforma, non si accresce la produttività, non si diffonde la responsabilità. non si tratta solo delle politiche che vengono attuate nei diversi settori della spesa pubblica ; si tratta soprattutto del quadro generale di politica economica , finanziaria, industriale, in cui la politica della spesa viene inserita. ci si dice che non sono avvenute lesioni fondamentali e qualitative dello stato sociale del nostro paese. non voglio discutere di questo; faccio solo osservare che quando si affida al taglio della spesa il raggiungimento dell' obiettivo del risanamento delle finanze dello Stato, obiettivo che per questa via è chiaramente irraggiungibile, è inevitabile prevedere che la compressione dello stato sociale giunga a comprometterlo. a questo limite siamo ormai giunti e l' allarme è acceso. per questo sentiamo tutta la responsabilità di non dire solo dei « no » , onorevoli colleghi , ma di formulare anche proposte precise. l' insieme delle nostre proposte prende le mosse da un presupposto: che sia possibile una politica di rigore, di abbattimento del debito, operando contemporaneamente una politica di sviluppo che crei lavoro ed occupazione. allora, onorevoli colleghi , è chiaro cosa consideriamo necessario e cosa proponiamo. la svolta che si deve determinare subito, adesso, nel Governo del paese, consiste nel convogliare ed unificare tutti gli sforzi per un forte spostamento delle risorse dalla rendita all' impiego produttivo, dal consumo al lavoro, dall' occupazione all' innalzamento della qualità delle infrastrutture e dei servizi, dai quali dipende la produttività complessiva del sistema italia per oggi e per il domani. tutte le politiche devono essere collocate all' interno di questa volontà, di questo progetto, e ad essa ricondotte e finalizzate; la politica fiscale , la riforma ed il riassetto dello stato sociale , la politica finanziaria e bancaria, la stessa politica internazionale e comunitaria e quelle che vengono definite privatizzazioni (e che dovrebbero invece essere considerate correttamente come il prodotto di scelte che puntano a ridefinire lo spazio dei compiti pubblici per dare corpo ad una complessiva politica industriale ), dovrebbero essere funzionali al rilancio dell' occupazione e dello sviluppo. su questo terreno, onorevole Amato, siamo noi che lanciamo la sfida riformatrice — o, se vuole, socialista — di una ridefinizione del rapporto tra pubblico e privato volta ad aprire la pagina nuova della democrazia economica. invece di un autentico riformismo continua a correre in Italia l' idea che con qualche ticket sanitario in più, con qualche strizzata ulteriore alle pensioni, con qualche vendita di banche o di aziende dello Stato si rimettano a posto le cose. quanta miseria e quanto opportunismo in questo modo di ragionare! se ci fosse bisogno di una prova regina del fatto che non si intende cambiare strada e che non si capisce cosa ci sia da fare, eccola: le privatizzazioni per fare cassa, per realizzare, in una fase in cui i capitali non si affollano certo in cerca di impieghi nel nostro paese. l' apparato produttivo industriale italiano non soffre certo soltanto dei contraccolpi congiunturali. sono i pilastri dell' industria pubblica e privata ad essere lesionati e minacciati dalle difficoltà e dalle imprevidenze finanziarie ed a denunciare debolezza e scarsa competitività sui mercati internazionali . e lei viene a dire a noi, onorevole Amato, che decisiva è l' accumulazione, che non si deve trascurare il mercato, che bisogna agire a partire dal mercato. ebbene attinga, a proposito del mercato, informazioni di prima mano dagli uomini di punta del capitalismo italiano. si faccia raccontare da Gardini, da Agnelli, da De Benedetti , da Pirelli come ha reagito il mercato europeo ai loro tentativi di trovare spazi, di stringere accordi e di consolidare posizioni. discutiamo di questo! certamente, si deve diminuire il costo del denaro . noi lo abbiamo proposto, ma sappiamo benissimo che nessuna diminuzione sarà mai abbastanza consistente e duratura fino a quando a dirigere il nostro paese non vi sarà un Governo che al primo posto, tra i suoi obiettivi, collochi, anziché il rendimento dei titoli del debito pubblico , l' investimento produttivo in impianti, servizi e formazione. per questo è centrale l' occupazione, il lavoro. e sia chiaro: noi non siamo sensibili all' aspetto umano etico della questione solo perché non ignoriamo — spero che questo non venga considerato con disprezzo e sufficienza una forma di patronato — quanto grandi siano le pene dei singoli e delle famiglie che perdono il lavoro, lo vedono minacciato e quanto pesanti possano essere le conseguenze di ciò sull' intera compagine sociale. ne può derivare un vero e proprio regresso nei livelli di civilizzazione in tutti i campi. ma oltre a tali aspetti umani, morali e sociali il fatto è che, quando chiediamo di mettere il lavoro e l' occupazione al primo posto, noi parliamo dell' Italia e vogliamo, da questa alta tribuna, parlare a tutta l' Italia, che vuole lavorare, produrre ed innovare. la fase acutissima nella quale siamo già entrati richiede che vengano attivate misure di sostegno, anche straordinarie, per ammortizzare i contraccolpi più pesanti sull' occupazione. ma è evidente che il problema di fondo non è congiunturale e non può essere affrontato solo con provvedimenti di emergenza. del resto, si vede già, per esempio in Campania e nel piombinese, che i problemi dell' occupazione fanno tutt' uno con crisi strutturali di grandi comparti produttivi, in questo caso pubblici; ma i privati, sia pure per cause in parte diverse, non sono certo al riparo. noi dunque siamo disposti a far parte di un Governo che assuma subito alcuni impegni fondamentali davanti ai lavoratori: come la tutela integrale del potere d'acquisto delle pensioni per il 1993, la restituzione integrale del fiscal drag per i lavoratori dipendenti entro il 1993 l' impegno a bloccare la caduta dei salari, risorse immediate per i programmi di formazione e per i fondi per l' innovazione tecnologica e la ricerca, per autentici programmi di industrializzazione nelle zone più disagiate e per progetti finalizzati all' industrializzazione ed al risanamento ambientale. ciò richiede un piano straordinario di mobilitazione delle risorse pubbliche e richiede anche un Governo che abbia la volontà di sostenerlo, anche attraverso le necessarie e consistenti misure fiscali e finanziarie. ecco la sostanza della svolta da introdurre. di qui il problema che si pone a tutti: alle forze politiche qui presenti, ma anche alle forze sociali nel paese ed agli stessi industriali. se la questione centrale per l' Italia è questa, è possibile governare la transizione che stiamo vivendo senza offrire al mondo del lavoro una garanzia, una possibilità effettiva di incidere e di partecipare alle scelte, di controllarle? basta dare risposta a tale quesito per cogliere l' urgenza di un cambiamento nel Governo. ma noi, onorevoli colleghi , abbiamo introdotto con la nostra mozione un' altra importante novità nel dibattito politico nazionale. noi — come avete potuto notare — non proponiamo ora il formarsi di una nuova maggioranza secondo il metodo tradizionale, cioè un accordo tra i partiti dal quale emani un programma ed un Governo. poniamo sul terreno programmatico, al centro, la questione sociale del lavoro, con le motivazioni e le implicazioni che ho sinteticamente ricordato e che riguardano non una parte della società, ma il futuro stesso dell' Italia. se tale scelta viene condivisa, il nuovo Governo dovrà formarsi con modalità che segnino esse stesse una svolta rispetto al passato e anche rispetto al Governo in carica . il Governo Amato — va ricordato — è nato come emanazione di un accordo tra i partiti, tra la Dc ed il Psi in modo particolare. quando Amato ebbe l' incarico l' area politica della maggioranza era già individuata e delimitata, le consultazioni programmatiche che seguirono all' incarico erano subordinate al timbro dell' investitura politica: non andarono in realtà, per quanto ci riguarda, al di là di una comunicazione di cortesia. oggi, noi delineiamo un itinerario del tutto diverso. il testo della nostra mozione lo riassume: all' incarico assegnato dal presidente della Repubblica segua una fase nella quale il presidente del Consiglio raccolga dai gruppi parlamentari indicazioni e disponibilità programmatiche, formuli quindi il programma e componga il gabinetto, scegliendo fra personalità competenti e non coinvolte nel vecchio sistema di potere, per sottoporle al Capo dello Stato ; si presenti al Parlamento e su queste basi solleciti la fiducia dei gruppi. a ciascuno la responsabilità di concederla o di negarla. si avanza un' obiezione: vi sarebbe così il rischio di un vuoto, il timore di abbandonare un appiglio, ancorché debole e precario, senza la certezza di afferrarne un nuovo, più solido e rassicurante. perché mai, onorevoli colleghi ? lo domando ai rappresentanti dei gruppi parlamentari che prenderanno la parola nel dibattito. che non esista tale rischio da nessun altro dipende che da noi stessi, da ciascuno di noi. il Pds dichiara qui di essere pronto, alle condizioni indicate, per assicurare in Parlamento il sostegno ad un Governo che abbia il programma ed i caratteri che indichiamo. è la novità rilevante della nostra mozione di sfiducia , dalla quale non potete sfuggire. chiedo esplicitamente agli oratori che interverranno in questo dibattito di pronunciarsi nello stesso spirito: di dichiarare la loro disponibilità ad assumere analogo atteggiamento ed impegno, ad indicare anch' essi le eventuali condizioni programmatiche e politico-istituzionali alle quali subordinano la loro disponibilità. in effetti proprio questo, soprattutto, ci interessa: che il dibattito delinei le possibilità concrete di un Governo nuovo, più che attardarsi sui limiti e sugli errori, per noi evidenti, di quello in carica . non si usi, dunque, l' argomento del salto nel buio. siamo noi — noi tutti — ad avere nelle nostre mani la possibilità di far dileguare il buio che si agita e che si teme. forniamo qui, in Parlamento, al presidente della Repubblica , con chiarezza e responsabilità, tutti gli elementi per giudicare e per decidere. sono certo che, se l' insieme delle nostre dichiarazioni sarà sufficientemente limpido ed univoco per prefigurare la possibilità di un Governo nuovo, più solido, adeguato, utile al paese in questa fase, il Capo dello Stato non trascurerà l' occasione. né si ricorra all' argomento dello stato di necessità. la necessità di questo Governo comunque non è vera: è questa la novità che con la nostra mozione introduciamo nel panorama della vita politica nazionale, intervenendo in questo dibattito. chi rifiuta di dichiarare la propria disponibilità per un Governo nuovo e diverso, chi fa quadrato a sostegno di questo, può farlo, ma solo dicendo e dimostrando di preferire il Governo in carica ad un altro; di considerarlo il migliore dei governi, non perché sia il solo possibile, ma per le sue caratterizzazioni politiche e per le sue scelte programmatiche. in ogni caso, il problema di una svolta è posto. e noi ci auguriamo che già in questo dibattito esso abbia accoglienza e risposte positive. ma lo ripeto: in ogni caso è posto; e non sarà possibile sgomberarne il campo. né io credo che sia possibile accogliere gli argomenti che sono stati largamente usati negli ultimi giorni e nelle ultime ore, a seguito della non partecipazione del presidente del Consiglio e del ministro di grazia e Giustizia alla riunione della segreteria del partito di cui fanno parte. da questo episodio alcuni si affrettano a concludere che il gabinetto Amato sarebbe ormai un Governo del tutto nuovo — anzi, il massimo di novità possibile ed auspicabile — in quanto prefigurerebbe un Esecutivo la cui fonte di legittimità sarebbe spostata altrove che in Parlamento e specialmente nell' autorità del Capo dello Stato . considero questi giudizi falsi devianti ed anche pericolosi. falsi, innanzitutto, perché in stridente contrasto, oltre che con il nostro ordinamento, con l' esplicita volontà del Capo dello Stato , che ancora recentemente è tornato a ricordare nel modo più fermo che nella nostra Repubblica i governi iniziano e terminano la loro funzione dinanzi al Parlamento e per volontà del Parlamento. devianti, perché, nonostante il cammino sia ancora lungo, l' itinerario già compiuto nel dibattito politico e nel lavoro dell' apposita Commissione bicamerale dicono senza possibilità di equivoci che la riforma che si vuole introdurre per quanto riguarda il Governo non consiste nell' aggiramento dell' investitura parlamentare con un' investitura dal vertice dello Stato, ma nell' accrescimento del potere di decisione e di scelta da parte del popolo, che esercita la propria sovranità con il voto. pericolosi perché alimentare l' illusione che la debolezza dell' attuale Esecutivo possa essere compensata in modo improprio e improponibile non può che peggiorare il complessivo e già ultraprecario stato di salute della nazione e delle sue istituzioni. la via è una sola: rispettare le regole e la legalità, assumere chiare posizioni e precisi impegni. è quanto ci siamo proposti con la nostra mozione. a questo, con il massimo rispetto ma anche con la massima premura, vi invitiamo e vi sollecitiamo. signor presidente , onorevoli colleghi , questo Governo dunque non può garantire la fase di transizione che il collasso del vecchio sistema politico ha già avviato. potremmo ritrovarci con un sistema produttivo fragile, con i fondamentali diritti sociali seriamente compromessi, con il blocco di ogni seria ipotesi di rinnovamento politico ed istituzionale fondato su nuove regole e su chiare alternative di programma e di Governo. si consumerebbe, così, fino in fondo, il dramma di partiti incapaci di rigenerarsi e tali da mettere a rischio, con l' ostinata difesa del potere da parte di alcuni oligarchi, lo stesso sistema democratico, lasciando via libera a poteri ed interessi forti fuori da ogni controllo. per questo esito, dunque, onorevoli colleghi , avrebbero lottato, lavorato i padri della nostra Repubblica? per tale risultato si sarebbero impegnati nelle grandi battaglie sociali, politiche e civili di questi decenni le lavoratrici e i lavoratori insieme con le forze più avanzate e consapevoli del nostro paese? si assuma, dunque, ciascuno le responsabilità che gli spettano. per questo chiedo ai cattolici democratici, che — lo so — si rendono conto che se ci si rifiuta di guardare oltre questo Governo ci potremmo trovare di fronte al vero salto nel buio, che cosa intendano fare per invertire la tendenza, per aprire una pagina nuova nella vita della nostra Repubblica. vi domando anche se questa società, che senza una consapevole inversione di tendenza vede crescere i suoi tremendi squilibri, le sue umilianti diseguaglianze, le sue iniquità, non vi impegni ad operare subito, da oggi, da questo momento, per un mutamento radicale. chiedo all' onorevole Martinazzoli se, in attesa di una legge elettorale che metta in campo le istituzioni dell' alternanza, la Dc non sia interessata ad interrompere processi che tendono, di fatto, a mettere fuori campo non tanto il vecchio sistema di potere che vogliamo definitivamente demolito, ma i valori stessi di un autentico solidarismo popolare. purtroppo, onorevoli colleghi , per responsabilità del Governo, che ha voluto che il dibattito si svolgesse prima dell' assemblea socialista, nella discussione manca un interlocutore preciso, da noi auspicato: quello del rinnovamento socialista. mi rivolgo, tuttavia, ai compagni socialisti, in un momento così tormentato della loro vita politica, per chiedere che dal dibattito emerga comunque la volontà di dar vita ad un governo di svolta, capace di guidare diversamente la transizione. vi dico con chiarezza che a nostro avviso non ci sarà autentico rinnovamento del partito socialista se, oltre alla questione morale , non sarà posta al centro del vostro rinnovamento la ricollocazione del partito socialista , cioè di un partito che si dichiara socialista nel cuore della questione sociale, su una linea radicalmente diversa dalle politiche neoliberiste e monetariste di cui il programma del Governo Amato rimane ancora l' espressione. a tal fine auspico che si facciano sentire nel dibattito voci nuove che ci spingano, ci incoraggino, anche se saremo ancora per il momento divisi nel voto, a far sì che sia l' ultima volta che ciò avviene a sinistra, a far sì che l' insieme della sinistra possa, per l' avvenire, avere la stessa collocazione o all' opposizione o al Governo. l' unità della sinistra — lo dico al partito socialista e al partito socialdemocratico — la si fa sui contenuti, su valori e programmi capaci di dare senso e significato alle parole, a partire da quelle più nobili e antiche che sono iscritte nella storia del movimento di liberazione umana e della lotta del movimento dei lavoratori. ma quelle parole hanno bisogno di una rinnovata testimonianza nei programmi e nei comportamenti; hanno bisogno di una rifondazione di tutta la sinistra. non a caso i Democratici di sinistra , proprio il 3 febbraio di due anni or sono, hanno dato vita ad un partito nuovo. il compito per cui è sorto il Pds è proprio quello di impegnarsi ad unire, a confederare i democratici e i progressisti nel contesto di un sistema politico profondamente cambiato. all' onorevole La Malfa , che non ha fatto mancare una critica assidua e severa all' operato di questo Governo, chiedo se non si stiano compromettendo in modo irreversibile le prospettive di un nuovo sviluppo e di una ricostruzione nazionale economica e morale dell' Italia, e se quindi sia disposto a discutere con la sinistra la via che conduce a stabilire un rapporto fecondo tra l' esigenza del rigore e quella del lavoro della costruzione di un nuovo stato sociale . a tutta la sinistra di opposizione voglio anche rivolgere un appello: non possiamo limitarci a denunciare il crollo del vecchio regime, dobbiamo respingere ogni tentazione ad accontentarci delle rendite di posizione che possono venire dalla denuncia e dalla protesta. dobbiamo assumerci la responsabilità di indicare e di avviare nel paese un nuovo corso di ricostruzione economica, sociale e morale. ne esistono le premesse strutturali, morali e politiche. per questo, onorevoli colleghi vi invitiamo ad esprimere la sfiducia al Governo Amato. confidiamo che ciò contribuisca in misura decisiva a porre nel modo più limpido le condizioni per un superamento della crisi acutissima in cui il paese si dibatte, per la costruzione di un governo di svolta e per il rinnovamento della Repubblica.