Achille OCCHETTO - Deputato Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 94 - seduta del 17-02-1988
sull'Alto Adige
1988 - Governo III Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 731
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , sono convinto di interpretare uno stato d'animo non solo del gruppo a nome del quale prendo la parola, ma diffuso in questa Assemblea, esprimendo stupore e profonda preoccupazione per quanto oggi, al di fuori di ogni comprensibile ragionevolezza, dovrebbe avvenire. non è una bella pagina della storia del nostro Parlamento quella che siamo chiamati a scrivere. qui si richiede, e si richiederà, un ossequio controvoglia, non già per una ragion di Stato , ma per una ragione partitica sempre più enigmatica, oscura e arrischiata. mentre sarebbe ormai tempo di fare il bilancio di una intera fase politica e di liberare il campo da tutto quanto sa ormai di vecchio e di superato per volgere lo sguardo su quello che ciascuno di noi sarà in grado di proporre per l' avvenire, siamo invece costretti a misurare una fiducia sempre più formale e meno credibile nei confronti di un Governo che, per bocca del presidente del Consiglio , ha dichiarato in quest' Aula solo pochi giorni or sono che una tale fiducia non sente più di avere. questo è il prezzo che si chiede di pagare al pallido simulacro della governabilità. si tratta di un prezzo alto, onorevoli colleghi , perché qui si chiede di spendere, e si sta già spendendo, senza visibile contropartita, una quota sempre più elevata del patrimonio di legittimazione del nostro sistema politico ed istituzionale. di questo ciascuno di noi deve essere ben consapevole prima di scegliere come pronunciarsi. la penosa e in un certo senso oscura vicenda di questi giorni conferma e rafforza noi comunisti nella convinzione che stiamo giungendo ad una crisi senza precedenti del nostro sistema politico , una crisi che si riverbera e sta già ormai avvolgendo il nostro stesso sistema istituzionale. occorre lucidamente prendere atto di tutto ciò, poiché il tempo a disposizione per invertire un senso di marcia sempre più pericoloso non è davvero molto. occorre aver chiaro fino in fondo ciò che abbiamo di fronte: un Governo costretto fin dall' inizio a dare dimostrazione di assenza di volontà, di impotenza, e allo stesso tempo di cinica arroganza; un Governo messo fin dall' inizio in zona di parcheggio in attesa che i partiti della maggioranza avessero portato a termine giochi politici sempre meno chiari. ebbene, questo Governo che già nel novembre scorso era stato di fatto « dimissionario » , e poi reiterato per l' incapacità e la non volontà di costituirne un altro; questo Governo che ha riconosciuto l' avvenuta dissociazione della maggioranza e ne ha infine tratto le conseguenze, ora torna in quest' Aula e si ripresenta in Parlamento a chiedere un sostegno: il sostegno ad un Governo inesistente che si pretende però insostituibile, frutto di una maggioranza indefinibile che si pretende però immodificabile. è tale paradosso, onorevoli colleghi , che svela il male oscuro della nostra vita politica e istituzionale, la pericolosità del momento attuale. ed allora voglio qui dire subito che a un tale Governo e a un tale presidente del Consiglio non andrà — è evidente — il nostro sostegno, perché nessuno stato di necessità, nessun principio di maggioranza dà il diritto ad alcuno di scaricare la propria crisi, la propria impotenza sulle istituzioni, sulla democrazia, sul paese che noi tutti qui rappresentiamo. l' epitaffio che l' onorevole Goria ha oggi scritto sul proprio Governo, in conformità con la pietosa consuetudine di lodare l' opera e la vita dei defunti, non spiega come in seguito ad un' operosità così feconda la sua stessa maggioranza lo abbia trattato così male e si traduce alla fine in una forma di disprezzo verso il Parlamento. tutti noi sappiamo, e anche voi della disciolta maggioranza sapete, che oggi non si sta chiudendo una crisi di Governo : la crisi rimane più che mai aperta ed il vero rischio da scongiurare è in realtà quello (e si tratta di un pericolo concreto) di un suo incancrenimento, con conseguenze inevitabili. lungo questa china si approfondiscono e si accelerano tutti i processi di destrutturazione del sistema politico ed istituzionale; i partiti, in queste condizioni, sono sempre meno in grado di assolvere al loro compito costituzionalmente fondamentale, che è quello di concorrere a formare una chiara, attiva, responsabile volontà politica e di Governo. per questa via si dà fiato e spazio ad una polemica — quella sulla partitocrazia — che, nella sua sostanza, tende a contestare le stesse basi storiche del nostro ordinamento democratico. abbiamo trovato, negli incontri con altri partiti democratici sui temi delle riforme istituzionali , un riscontro a queste nostre valutazioni che ci è parso autentico, non occasionale. non possiamo credere che qualcuno possa adattarsi a derivare dalla denuncia della gravità della situazione comportamenti che inducono alla paralisi; eppure sono stati molti, in queste settimane, i segni che avallano questa preoccupazione. così si cade in una contraddizione estrema, gravissima per il paese ma dannosissima anche per chi la vive e la alimenta. e chiaro a tutti, onorevoli colleghi , che se si è giudicato inevitabile rinviare il ministero Goria alle Camere per l' approvazione della legge finanziaria e del bilancio è perché si dà per scontata una paralisi, più o meno prolungata, dell' attuale maggioranza, con una inevitabile alterazione del corretto funzionamento delle istituzioni. sono ormai chiare le profonde contraddizioni presenti nel Partito di maggioranza relativa. esse segnalano non già necessariamente la perdita di un ruolo significativo di quel partito nella vita politica italiana , ma certo la crisi della sua pretesa di essere, ad ogni costo ed a qualsiasi prezzo, perno insostituibile di ogni possibile equilibrio di Governo. d' altra parte, quanto avviene segnala anche il logoramento di una politica come quella coltivata in questi anni dal partito socialista italiano, una politica che ha voluto crescere ed affermarsi utilizzando i margini, più o meno ampi, consentiti da una rendita di posizione . si tratta di due prospettive in crisi che si sostengono, si contrastano e si annullano a vicenda . ma il paese, la nostra democrazia non possono ancora a lungo pagare il prezzo di questo contrasto e di questa reciproca interdizione, facendo magari il tifo per l' uno o per l' altro contendente. no, onorevoli colleghi , tutto ciò non è serio, non è autentico, non ha riferimento ai problemi che abbiamo di fronte. è per questo che il gruppo comunista si rivolge a tutti voi; è per questo che ci rivolgiamo a tutte le forze politiche ed al paese perché si esca da questo vicolo cieco , perché qualche cosa sia detto e sia fatto, perché qualche cosa si incominci a dire e a fare per sollevare la nostra vita politica da calcoli, da lotte sempre più paralizzanti e distruttive, perché sia possibile restituire alla politica, al nostro comune agire la sua nobiltà, la sua libertà, il suo significato. noi tutti avvertiamo (non possiamo non avvertire) che c' è bisogno di aria nuova nella vita politica italiana . occorre chiudere la lunga stagione dominata dagli schieramenti pregiudiziali, che avviliscono la dialettica programmatica e politica e ormai rischiano di soffocare la stessa democrazia. nessuna convenienza, nessun calcolo di parte può valere prima ed oltre questa esigenza. si deve aprire una nuova fase politica, che veda finalmente al centro i programmi, il confronto fra tutti i partiti democratici sui programmi, la definizione di chiare alternative programmatiche e di Governo. questo è il percorso che abbiamo dinanzi a noi; questo è il tratto di strada che dobbiamo compiere se vogliamo rinnovare e non assistere al degrado della nostra vita democratica . dopo il centrismo, il centrosinistra, la solidarietà nazionale ed il pentapartito siamo dunque oggi ad un altro importante, e forse ancor più impegnativo, passaggio della politica italiana . è intorno a quest' ultimo che deve esercitarsi la creatività di ciascuna forza politica ; è questo passaggio che un nuovo Governo deve favorire. noi percepiamo, onorevoli colleghi , che oggi la crisi del sistema politico , determinata da molti fattori, si manifesta soprattutto come crisi di quel ruolo della Democrazia Cristiana che in passato garantiva, attraverso la progressiva cooptazione nell' area di Governo, la direzione del paese, ruolo definito con il termine di centralità. il problema che sta davanti a noi è insieme semplice e di grande portata. che cosa sostituiamo a quella politica irrimediabilmente al tramonto? come garantiamo un passaggio realistico tra la vecchia fase delle formule ancorate alla centralità della Democrazia Cristiana ed una nuova fase della preminenza dei programmi e delle effettive alternative programmatiche e di Governo, il cui avvio è essenziale per la riforma e la rifondazione del sistema politico italiano? ecco la questione che sta davanti a noi tutti, davanti alla sinistra. allora noi vi chiediamo, compagni socialisti, se, dinanzi all' incapacità dimostrata dalla Democrazia Cristiana di garantire una funzione di Governo nelle forme a lei tradizionalmente congeniali, la sinistra possa limitarsi ad un' opera di destrutturazione, magari nella convinzione di poter contrattare, secondo la vecchia logica, da posizioni di maggiore vantaggio, o non debba invece progettare una soluzione nuova, capace di aprire la strada ad alternative di programma e di Governo. noi siamo convinti che sia questa seconda la strada giusta ed utile al paese ed alla democrazia. per questo ci rivolgiamo al partito socialista italiano, a voi, compagni socialisti, per affermare che non c' è da parte nostra alcuna intenzione di perseguire scavalcamenti tattici, di prestarci a spregiudicate politiche « dei due forni » . chiediamo a voi, compagni socialisti, di non attardarvi in una politica di pura interdizione, di accantonare quell' eterno sospetto verso i due maggiori partiti che si autoalimenta di continuo. non considerate necessario operare insieme come sinistra, non per accentuare il marasma e la crisi istituzionale. ma in favore della democrazia, per la ripresa dei processi politici, perché Governo e Parlamento ritrovino se stessi ? non sentite che è giunto il momento di discutere alla luce del sole, senza diplomazie segrete e sospetti reciproci, su come si debba promuovere un passaggio che non si può eludere? ma molto deve venire anche dalla Democrazia Cristiana , perché essa esca alfine dal suo lungo travaglio intorno ad una centralità smarrita, perché prenda alfine atto di quanto Moro già suggeriva oltre un decennio fa: prenda atto la Democrazia Cristiana , se vuole costruire un futuro, che quest' ultimo non è più, in parte, nelle sue mani. non è un cedimento o una rinuncia, né l' accettazione di un declassamento: è la lucida consapevolezza dei termini nuovi in cui deve porsi, nell' Italia che si avvia al 2000, la dialettica politica nel nostro paese. e anche la via che voi democristiani avete a disposizione non — come temete — per perdere voi stessi e per scadere verso una sempre più accentuata impotenza, ma per rimotivare appieno, dando soluzione ad un fondamentale problema della nazione, le ragioni della presenza dei cattolici democratici nella competizione politica, programmatica ed ideale. quanto diciamo riguarda direttamente, in modo del tutto particolare, anche i partiti di democrazia laica. questi partiti, che vengono spesso definiti minori in riferimento alla consistenza della loro forza, hanno tuttavia svolto una funzione tutt' altro che minore proprio nei momenti nei quali venivano in campo gravi questioni della vita nazionale che richiedevano risposte non partigiane e non appesantite da immediate preoccupazioni di potere. oggi siamo di nuovo in un momento del genere. non può sfuggire a chi in quei partiti ha le maggiori responsabilità che anche in questa occasione il relativo peso del numero può essere largamente compensato da una coraggiosa e lungimirante opera di stimolo e di progettazione. ma allora, onorevoli colleghi , se è vero quanto detto sinora, noi non ci troviamo solo dinanzi alla crisi di un Governo e nemmeno alla crisi di una formula ma ad un complicato ed impegnativo passaggio di fase nel corso del quale tutto deve essere rimesso in discussione, tutti devono essere chiamati a concorrere alla definizione del Governo che deve garantire questo passaggio, considerando la possibilità — da verificare sulla base dei programmi — di una partecipazione diretta del partito comunista italiano al Governo. questo intendiamo quando affermiamo che oggi il paese ha bisogno di un Governo di convergenza programmatica e di garanzia istituzionale. Governo di convergenza programmatica: ci sono nodi aggrovigliatisi in tutti questi anni che si deve ora cominciare a sciogliere se non si vuole portare il paese sulla soglia del degrado sociale: l' occupazione, la scuola, la sanità, il sistema fiscale, i meccanismi della spesa pubblica , le regole per l' informazione, il rapporto tra Stato, Pubblica Amministrazione e cittadini, la tutela dell'ambiente . ci sono appuntamenti impegnativi per la nostra economia che richiedono una guida salda ed una politica di risanamento. Governo di garanzia istituzionale: occorre effettivamente garantire il confronto e l' avvio delle riforme istituzionali che deve avere nel Parlamento la sua sede e deve coinvolgere tutte le forze politiche alla pari, senza vincoli e graduatorie di maggioranza. noi che siamo il maggior partito di opposizione sentiamo il dovere di dire che l' Italia, con tutta la sua vitalità e con tutta la ricchezza delle sue forze creative, ha il diritto di essere governata, di potersi governare in modo diverso e migliore. pensiamo, siamo convinti che sia possibile dare all' Italia governi più autorevoli ed un Parlamento più forte ed efficiente, autonomie locali più vitali, una nuova produttività della macchina dello Stato rigorosamente misurata sulle richieste della società e dell' economia, sui diritti dei cittadini. pensiamo e siamo convinti che sia possibile e doveroso garantire all' Italia una più forte e più salda democrazia: più forte nelle sue strutture e più salda nei suoi valori. rispetto a tutto ciò abbiamo prospettato un comune terreno di confronto e di impegno alle altre forze democratiche, non per indicare nuove alleanze e strategie, ma per definire e costruire compiutamente un funzionamento nuovo, libero della nostra vita democratica e per stabilire, quando necessario, regole nuove. nuove regole per una riforma della politica, per una riorganizzazione e per una nuova regolazione dei poteri, senza le quali sarebbe impossibile o quanto meno assai difficile garantire nuovo slancio e nuovo sviluppo al nostro paese, che significhi anche nuova affermazione ed attuazione dei principi di giustizia, di solidarietà, di nuova e più piena affermazione dei diritti di cittadinanza. è un aggiornamento ed è una riforma per allargare ed arricchire tutta la vita democratica , per consentire nello stesso tempo una maggiore governabilità, una maggiore governabilità di sistema, cioè una maggiore capacità di direzione dei processi in atto nella nostra società. questa è la novità della nostra impostazione: siamo d' accordo nell' affrontare così i problemi di oggi. il nostro obiettivo non è quello di rafforzare il potere di interdizione dell' opposizione, ma è quello di garantire un più effettivo e democratico governo dei processi, dei conflitti, delle innovazioni in tutti i campi, in primo luogo attraverso la possibilità di realizzare un nuovo confronto tra effettive alternative programmatiche di Governo. anche su ciò siamo d' accordo, perché se si è d' accordo sul fatto che questo è l' ordine dei problemi, non si può poi ridurre tutto al voto segreto . quando si parla di semplificare, di rendere più spedito ed efficace il lavoro parlamentare e si imputa all' opposizione una qualche contrarietà a questo obiettivo, non si deve dimenticare e non si può tacere che siamo stati proprio noi comunisti a proporre il monocameralismo e la riduzione del numero dei deputati, la delegificazione; misure tutte che consentirebbero quella semplificazione dei lavori parlamentari da ogni parte invocata. allora, ripeto, non si amplifichi oltre ogni misura un problema reale, ma parziale, quale quello del voto segreto . se poi, invece, dietro la polemica sul voto segreto si nascondono dubbi e problemi politici, quei dubbi e quei problemi si affrontino esplicitamente alla luce del sole. sarebbe davvero imperdonabile che il confronto sulle riforme istituzionali venisse strumentalmente ricondotto ad una logica chiusa ed esclusiva. per parte nostra noi contrastiamo e contrasteremo tutto ciò; per parte nostra ci battiamo e ci batteremo perché si apra al più presto un confronto aperto sui programmi, senza esclusioni preliminari e senza maggioranze predeterminate, perché ciascuno esprima alla luce del sole le proprie proposte e i problemi politici che ritiene siano aperti e perché attraverso questa via, che è davvero la via maestra e la regola aurea della democrazia, si giunga alla definizione di una maggioranza e di un Governo chiari nelle loro motivazioni e nelle loro finalità e proprio per ciò in grado di rispondere ai problemi del paese. pensiamo — l' abbiamo ripetuto più volte in questi mesi e in queste settimane — che vada tenuta ferma la distinzione tra azione di governo e confronto istituzionale. una cosa però deve essere molto chiara davanti al paese e al Parlamento: non abbiamo sollevato la questione istituzionale per porre surrettiziamente il problema di una nostra partecipazione al Governo del paese. riteniamo che si debba oggi dare priorità a un impegno di rinnovamento istituzionale, rispetto al quale nessuno deve anteporre particolari calcoli di partito. ma è anche vero che oggi siamo, rispetto ad alcune settimane fa, in una situazione nuova; è anche vero — lo dicono con eloquenza i fatti di questi giorni — che esiste un intreccio che si va facendo sempre più stretto tra crisi politica e crisi istituzionale, che, di fronte a una crisi aperta e che rischia di incancrenirsi della vecchia maggioranza, veniamo a trovarci in una fase in qualche modo eccezionale, che suggerisce quanto meno di contemperare il riferimento al criterio di omogeneità della maggioranza (per altro, come dicevo, tutto da verificare in un confronto aperto) con l' impegno e l' imperativo di procedere rapidamente nell' opera di rinnovamento politico e istituzionale. per questo noi comunisti pensiamo che si debba giungere al più presto ad una nuova soluzione di Governo, in grado di realizzare il massimo possibile di concordia, perché in un clima di discordia non si fanno buone riforme istituzionali ; un Governo che abbia, come ho detto, un programma chiaro e serio che accompagni e faciliti l' impegnativo confronto politico che secondo tutti è ormai improcrastinabile e che abbia l' obiettivo dichiarato di coadiuvare il lavoro parlamentare volto al rinnovamento istituzionale. ecco cosa intendiamo quando parliamo, senza prefigurare già uno schieramento e una maggioranza, di un Governo di convergenza programmatica e di garanzia istituzionale. naturalmente, onorevoli colleghi , sappiamo che il programma che sia proprio di un tale Governo e le questioni al centro del confronto istituzionale che occorre avviare non possono esaurire e contenere tutti i temi di fondo che sono di fronte al paese, né rispondono all' interrogativo su come andare oltre l' esperienza dello stato sociale , su come realizzare una nuova democrazia economica e un nuovo rapporto tra Stato e mercato, su come affrontare i giganteschi processi di internazionalizzazione e concentrazione economica e finanziaria, su come governare e indirizzare le nuove tecnologie. si tratta, infatti, di grandi questioni strategiche, in definitiva legate alla prospettiva politica e programmatica che ciascuna forza politica riserva legittimamente alle proprie scelte e alle proprie proposte che, in realtà, potranno essere affrontate al meglio quando le nuove regole che occorre oggi definire consentiranno quel più libero confronto tra proposte programmatiche di Governo che appunto noi consideriamo vitale. ma proprio in questa prospettiva, proprio per rendere tale prospettiva più ravvicinata, è oggi indispensabile individuare un punto di riferimento comune che, senza vincolare le scelte programmatiche di fondo di ciascun partito, consenta quello scatto di volontà collettiva, quella tensione unitaria che è necessaria per sbloccare una situazione politica sempre più pesante e pericolosa e per avviare il processo di riforma del sistema politico e delle istituzioni. ecco dunque ciò che a noi sembra oggi subito necessario: un Governo che esprima la corresponsabilità di tutte le forze democratiche nell' affrontare quel passaggio, quella transizione che tutti dobbiamo attraversare; un Governo nel quale la direzione stessa sia affidata a chi mostra piena convinzione e totale disponibilità sulla necessità di aprire e portare a compimento l' itinerario che ho qui descritto; un Governo, infine, che ha compiti importantissimi ma precisi e delimitati, non tanto temporalmente quanto politicamente, programmaticamente e istituzionalmente. questa la nostra idea, la nostra proposta; la esprimiamo qui, in questo dibattito che è, in realtà, assai più che sulla fiducia, un dibattito sulla crisi, una crisi che qui si è aperta, che abbiamo misurato qui in tutta la sua profondità, che non si conclude oggi e che tuttavia dovrà trovare una soluzione. onorevoli colleghi , nel corso del duro confronto sulla legge finanziaria sono stati modificati alcuni importanti punti del predetto provvedimento. si tratta di modifiche che noi riteniamo assai significative, di rilevante valore sociale e che sono state ottenute grazie alla nostra tenace iniziativa e al pronunciamento della maggioranza di questa Assemblea. si tratta di risultati, a partire da quello sull' elevamento del minimo vitale delle pensioni, che non devono essere cancellati. in ogni caso, contrasteremo con fermezza qualunque iniziativa che volesse andare in questo senso; difenderemo quello che si è acquisito e che è servito (così ci sembra si possa dire) a rendere questa legge finanziaria almeno un po' più giusta. per ragioni di contenuto e per accelerare i tempi, vogliamo che la legge finanziaria venga approvata nel testo varato dalla Camera e conformeremo a questo obiettivo i nostri comportamenti. ci auguriamo che quest' ultimo tratto della discussione sui disegni di legge finanziaria e di bilancio possa essere percorso responsabilmente da parte di tutti e senza ulteriori forzature ed inasprimenti da parte del Governo. una tale attesa discende, del resto, dallo stesso mandato ricevuto dal Governo che oggi qui si presenta. non voglio ora discutere i problemi connessi con la forma del rinvio del Governo Goria davanti alle Camere. quel che è chiaro è che sono stati definiti un carattere ed un limite al mandato da parte della maggioranza e da parte del presidente della Repubblica . si tratta di una indicazione e di una scelta chiare, che non debbono subire ora il peso di equivoci e di manovre. sarebbe davvero grave che l' indicazione del presidente della Repubblica non venisse rispettata. non si può, infatti, perdere tempo; non sono lecite manovre ed ulteriori diversivi: urge il chiarimento politico. l' Italia si sta avvicinando ad appuntamenti internazionali impegnativi, a partire da quello costituito dall' avvio, nel 1992, del mercato unico europeo , a passaggi sociali ed economici non privi di rischi. per affrontare tutto ciò, ha necessità di un nuovo Governo, di un Governo autorevole, rispettabile e rispettato, che possa esercitare fino in fondo tutte le sue funzioni, di un Governo vero, come ha chiesto con schiettezza il nostro illustre collega liberale, senatore Giovanni Malagodi! questa è, dunque, la posizione del partito comunista : una posizione ferma e responsabile. una posizione che richiama anche gli altri alla fermezza e al senso di responsabilità . la situazione, infatti, è davvero grave. di ciò non è forse convinto anche l' onorevole De Mita quando ritiene indispensabili le riforme istituzionali ? e di questo non è forse anche convinto l' onorevole Craxi quando paventa già una crisi istituzionale? ma la crisi istituzionale non la si allontana di certo, anzi la si avvicina e la si sollecita, facendo coincidere la fine di questo Governo addirittura con quella della legislatura. non scherziamo! per quanto sia avanzata la crisi del sistema politico italiano, nessuno può pensare che la governabilità in questa legislatura e in questo Parlamento non possa essere assicurata da altri che da questo gabinetto. in quel caso certamente dovremo dire che non vi sono più speranze. né è conveniente per il partito socialista — e credo che ciò non possa corrispondere a quanto pensano davvero i dirigenti socialisti — lasciare intendere che esso sia incapace di vedere, al di là della sopravvivenza esausta di questo ministero, alcuna altra possibilità e prospettiva. se questa è la situazione, ciascuno è chiamato a dire come intenda affrontarla; ciascuno è chiamato a dire apertamente in che modo oggi il paese possa essere governato e la crisi e la transizione possano essere guidate. per parte nostra, noi comunisti lo facciamo avanzando proposte sulle quali tutti sono chiamati a pronunciarsi, così come, a nostra volta, ci pronunceremo chiaramente sulle proposte che altri vorranno avanzare. in ogni caso, ci opporremo ad ulteriori rinvii; ci opporremo alla paralisi e alla umiliazione del Parlamento. ci opporremo in questa sede, onorevoli colleghi , e nel paese. ci batteremo perché si volti pagina, perché si possa cominciare a scrivere pagine migliori della nostra vicenda, della nostra comune storia democratica e repubblicana!