Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
X Legislatura - Assemblea n. 9 - seduta del 04-08-1987
Sulla situazione del Golfo Persico
1987 - Governo VI Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 574
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , colleghe e colleghi, signor presidente del Consiglio , fino ad un secondo fa vedevo il presidente del Consiglio Goria solo con se stesso . poi l' amico Tognoli è arrivato molto opportunamente perché temo, signor presidente del Consiglio , che se lei restasse solo con se stesso politicamente questa sarebbe una pessima compagnia viste le soluzioni che lei sta adottando da quando ha l' incarico di effettuare le scelte principali di Governo per il nostro paese. noi abbiamo cercato, anche con lei, di offrire il concorso delle capacità, delle convinzioni, delle idee del partito radicale e di tanta parte della cultura del paese e siamo qui per dirle, senza rancore, che di questo ci doliamo politicamente e vedremo il perché. ma tanto per meglio consentire ad altri di fare ironia sulle conversioni radicali e sulla sete di poltrone, come se si potessero bere, devo dirle, signor presidente del Consiglio , che sono davvero molto addolorato anche sul piano personale di non essere ministro in questo Governo della Repubblica. questa evidentemente è una finzione. se fosse stato, come noi abbiamo voluto, un eptapartito e non un pentapartito, ovviamente il presente Governo non sarebbe stato questo Governo, anche se avessimo avuto solo la presenza di un radicale, di un federalista europeo o la presenza di un amico verde in mezzo alla schiera dei 93 (perché non 95) uomini e donne di Governo del nostro paese. e una storia che continua a ripetersi e sulla quale forse varrà la pena, perché di pena si tratta, di soffermarsi un istante. c' è una cultura di Governo, che lei rappresenta, o che lei ha scelto di rappresentare (non c' è un problema di vocazione, almeno per noi), alla quale non si sfugge. ieri dopo aver avuto l' annuncio della scomparsa di Carlo Ludovico Ragghianti e aver udito da Radio Radicale (da dove, altrimenti) Bruno Zevi proporne al futuro la memoria, mi è venuto un riflesso ancora una volta spontaneo: anche lui non ha potuto essere uomo di Governo della nostra società. eppure Carlo Ludovico Ragghianti è stato candidato diverse volte dopo il 1948. si dice che probabilmente non ha scelto l' impegno politico, ma non sono stati mai al Governo e nemmeno in questo Parlamento gli Ernesto Rossi , i Leopoldo Picardi, i liberalsocialisti come Capitini. unanimi le culture ufficiali, le case editrici che sfornavano dignità culturale, dalla Einaudi alle altre, per venti anni hanno captato tutto quello che sapeva di liberale o di autenticamente liberal socialista, come d' altra parte, signor presidente del Consiglio , tutto quello che sapeva davvero di cattolico liberale in questo trentennio. non è stato eletto Carlo Arturo Jemolo quando fu candidato nelle liste comuni radicali e repubblicane, ponendo come punto centrale il problema del Concordato: lui, l' uomo amato già allora da Papa Montini, allora cardinale; lui, l' uomo che portava, a nome anche della vostra fede, non solo il ricordo, l' ispirazione, ma anche il motore primo delle idee di Maritain e di Monnier, di coloro che hanno reso presente la cultura cattolica che, espunta in realtà nel nostro paese negli anni 50-60, mi chiedo che cosa abbia prodotto. fu Ernesto Rossi a pubblicare un libro di Ferrari, un cattolico come Ferrari. fummo noi a mantenerne viva la memoria, dinanzi alla cultura di Governo trasformista alla quale cominciavate a dedicarvi, e della quale informavate tutti noi. la storia delle istituzioni, delle leggi, e quindi della società dal 1958, in questo paese è storia di leggi votate assieme da tutti i gruppi di questa Camera (già nel 1959 ciò avveniva per l' 87 per cento delle leggi), in stile fascio-corporativistico; pochi apparivano i contrasti per la platea, grazie alla legiferazione irresponsabile, alla valanga di leggi approvate in Commissione da tutti i partiti, incluso il partito comunista e il Movimento Sociale Italiano , che, tutti insieme, edificavano lo stesso tipo di società e approvavano lo stesso tipo di leggi. a mano a mano che questo accadeva, si verificava l' inverso di quanto era accaduto nella Francia del periodo successivo alle leggi Combes, quella dell' espropriazione del potere mondano della Chiesa: un cinquantennio di conversioni illustri, dal mondo laico al mondo dei credenti, dei cattolici. un fenomeno che portava al Sillon, che portava alla conversione di Claudel, di Péguy, dei « refusardi » laici, i quali trovavano proprio nell' obiezione di coscienza contro il totem del « potere per il potere » le ragioni di confluenza definitiva fino all' identificazione delle tensioni religiose con quelle della religione, della libertà, della democrazia e del rispetto della persona. a poco a poco, avete lasciato l' impronta della vostra cultura (il buon Baget Bozzo parlava di società radicale; dopo trent' anni di Governo democratico cristiano la società era democristiana!), di un certo tipo di cultura democratico cristiana , integrista, del potere, sostanzialmente atea perché clericale, priva di convinzioni e di valori. quante volte ci è accaduto di dovervi incalzare, amiche e amici della Democrazia Cristiana , per riconquistare insieme la nostra integrità! e quanto è accaduto con il problema del divorzio, il problema della famiglia, il problema dell' amore, il problema della responsabilità delle leggi; è quanto è avvenuto con il problema di mettere realmente al centro della vita e dello Stato, della società e degli individui, l' integrità di ciascuno, al di fuori degli integrismi mondani che ammazzano le coscienze tutte. così è accaduto anche sul piano del diritto con l' integrismo pseudokelseniano di alcune correnti giuridiche, ma in realtà di alcune componenti delle nuove masse di magistrati del nostro paese. oggi ci troviamo dinanzi ad un Governo che propone nulla. presidente del Consiglio , lei il nulla lo chiama « continuità » ! nel momento in cui lei solleva il capo per avanzare un' obiezione... signor presidente , la ringrazio. avrei voluto prendere nota io del suo discorso, ascoltando Radio Radicale , ma non ci sono riuscito: in quell' occasione ho avuto la sensazione che ci fosse poco di cui prendere nota. lei ci ha detto, quando ci ha ricevuti, che il valore che faceva premio era quello della continuità. quale? non quella formale, nonostante le forme, nonostante forse il permanente insegnamento illumino-riformista. ci sono cinque partiti, hanno quella forma, il Governo è il loro ma non è pentapartito! continuità dei programmi vuol dire assenza di programmi. ci si affida non già al mercato ma, come diceva giustamente oggi il compagno Reichlin, ad un mercato che non c' è perché si ripropongono leggi di giungla. queste non son le leggi del mercato ma proprio quelle contro le quali il mercato sorge. quello che oggi mi ha fatto più impressione è stato, seguendo l' intervento del compagno Reichlin, udire venti o trenta anni di echi di riflessione lamalfiana piuttosto che di quella di Alicata; non certo della riflessione, anche per i toni e l' approccio ai temi del sud, di un certo tipo di meridionalismo, neppure di quello di Emilio Sereni, tutt' al più di quello di Fausto Gullo o di altre componenti che sono state cancellate in questi ultimi trent' anni di vita dello Stato. Reichlin esprimeva preoccupazione per i modelli di accumulazione di ricchezza che si stanno riformando, vent' anni dopo l' attuazione di infelici pur se necessarie operazioni, quale quella con la quale si colpì la Edison proprio perché Riccardo Lombardi ed altri, sbagliando a mio avviso nell' indicare una certa soluzione, denunciavano la pericolosità per la vita civile ed economica del formarsi di centri di accumulazione piratesca di reddito parassitario; decine di migliaia di miliardi di danaro razzolato in una Borsa sulla quale nessuno riesce a far luce, a comprendere quello che accade. non ci si riesce neppure con le riforme delle società per azioni che attendono ancora di essere fatte: non penso certo a quelle che si sono venute sinora realizzando ma a quelle concepite da Ascarelli e da altri alla fine degli anni 50. lo stesso dicasi per le leggi antitrust. mi sembra che vi fosse un deputato democristiano disposto ad ascoltare, agli inizi degli anni 60, l' appello che veniva dall' Italia liberale e democratica degli Einaudi o, come ieri ha ricordato D'Amato , dei Pasquale Iannacone. era il deputato D'Amato . forse per questo non è tornato: perché si occupava di qualcosa che è stato rimosso come tutto ciò che scaturisce dalla semplicità liberale nell' amministrazione delle istituzioni della società, dalla sua puntualità, dal suo antideologismo, dal suo salveminismo, dal suo ernestorossismo. nell' intervento di Reichlin tutto questo c' era. nell' annunciato dialogo cattolico-comunista — riguardo al quale, amico Scotti, i giornali scrivono che dirai cose importanti in risposta a quanto mi pare non sia venuto da Reichlin — l' unica risposta possibile dovrebbe riguardare ciò che è stato detto e non quanto sperate che, pur se non detto, possa venire dai compagni comunisti. di nuovo una congiunzione di culture in parte economicistiche, in parte ideologiche, in parte antiliberali: quelle che hanno concorso al formarsi di quel mostro che è il nostro debito pubblico consolidato che ha ricevuto un grande contributo certamente dalle maggioranza, ma ancor più da certi eventi, salutati a volte dai compagni comunisti o dai missini come loro grandi vittorie parlamentari. ogni volta che negli scrutini segreti al Pci, al Msi e ad altri si aggiungevano gli « incappucciati » , si colpiva la spesa dello Stato, la si ingigantiva. è una situazione che dura da trent' anni e che si è andata sviluppando soprattutto in quest' ultimo quinquennio non tanto attraverso la politica che noi abbiamo potuto controllare, quanto attraverso quella mostruosa nuova realtà che fa degli enti locali la mano della spesa pubblica incontrollata ed incontrollabile. non a caso quest' ultima, proprio per richieste ed errori dei compagni comunisti, si è andata sempre più gonfiando, senza incontrare alcuna resistenza nella cultura assistenzialistica, profondamente antiliberale di una parte cospicua della classe dirigente — forse proprio di quella nuova — della Democrazia Cristiana . ma quello che mi rendeva difficile prendere la parola, signor presidente (lo dicevo ai miei compagni e amici), inducendomi quasi un sentimento di rigetto dinanzi al rito di questo intervento, era altro. forse non ne ho preso coscienza ma, ancora una volta, ascoltando stamane Reichlin, ascoltando l' arte che doveva dispiegare il mio amico De Michelis per non rispondere né a Reichlin né a nessun altro — l' impegno di De Michelis e dei compagni socialisti nel non dire nulla oggi è stato arduo, ma credo sia stato risolto con qualche successo — , ho concluso che la riflessione da fare è un' altra: queste storie parallele, questo pluralismo libanese che ormai è come una camicia di forza , questa partitocrazia (non è un insulto, è un regime: dieci, nove, otto chiese, chiesette, chiesine, all' interno delle quali vi sono culture inutili a livello non solo e non tanto delle generazioni, quanto delle radici culturali, delle motivazioni), sono « trasversali » , non proprie di un solo partito. noi continuiamo a « grullarci » : quando si dice che il partito liberale è il più vecchio, subito accorre l' amico Spadolini il quale dice: « non scherziamo, il più vecchio è quello repubblicano » ! e lì mente un po', da storico, perché sa che semmai il partito radicale ha due o tre anni di più sul piano formale. ma noi veniamo da lontano, da Livorno (1921-1987), dovremmo vergognarci! il nostro compito non è di accettare e di amministrare fino a consunzione il legato di coloro che sono venuti ed hanno creato prima di noi, ma è di legare qualcosa di nuovo che abbiamo concepito noi stessi. quando il partito radicale le suggeriva, signor presidente del Consiglio , di percorrere la via dell' eptapartito, non le suggeriva una operazione trasformistica, non le suggeriva un' operazione pericolosa, ma le suggeriva di non cadere nell' enorme vizio culturale di ritenere che tutto quello che è nuovo non è antico, che tutto quello che è nuovo è incapace di responsabilità, è pura protesta. nulla vi consente di dire che i nostri amici Verdi siano un movimento e partito di protesta: sono donne e uomini di proposta, frutto di una reazione culturale delle donne e degli uomini a quel degrado del territorio... devo dirle, onorevole presidente del Consiglio , visto che mi fa segno di parlare con maggiore calma, che io, invece, dinanzi alla demagogica enfatizzazione della ragioneria preferisco tentare l' ardua e magari scaduta via dell' essere un retore, perché la retorica del sommesso è ancora meno accettabile di quell' altra che tenta di avere dalla sua radici che sono di parola e non di mormorio. d' altra parte io ho il torto, probabilmente, di appassionarmi alle cose che dico e, forse, di cercare in qualche misura di supplire alle mie carenze (accade) alzando ed elevando la voce. ma di questo sarete giudici voi, saranno giudici gli altri. stavo dicendo che in questi toni non vi è protesta, che nel movimento verde italiano — e parlo di quello italiano, perché ognuno ha la sua specificità — c' è una carica di urgenza propositiva, motivata da fatti, che ridà integrità alla politica e può ridonare al potere la sua legittimità di strumento e di utensile, non di ragione che dilapida la politica e consuma gli uomini che lo esercitano. hanno detto « no » a quella che è la vostra cultura. applaudite, poi, quando Lo Bianco dice che i veri Verdi sono loro! applaudite, magari, quando l' Arcicaccia o gli altri dicono che la caccia è verde! applaudite quando il pontefice pone questo problema sul piano del dover essere, di chiunque sia fedele alla ragione umana e in che cosa rendete omaggio a quello che questi sentimenti e questa storia esprimono? in che cosa, se foste stati forti, il nostro aiuto, la nostra partecipazione vi avrebbe tolto qualcosa? la verità è che voi avete paura di questo nuovo, perché interno alle vostre coscienze. avete paura del nostro senso di responsabilità , non dei nostri eccessi. sapete che siamo venuti qui, da radicali, per dodici anni, con una litania di proposte di Governo, a volte le più sorprendentemente umili e tecniche. due anni prima dell' esplosione del caso Giudice e della Guardia di Finanza , noi andammo a chiedere al paese le firme per il referendum abrogativo del carattere militare della Guardia di Finanza . dicemmo: « dobbiamo allenarli non ai carri armati o alla disciplina militare, ma a leggere la contabilità nelle banche, delle società per azioni » . due anni prima! nel 1977 vi abbiamo costretto, per la prima volta, a discutere in Aula del PEN che stava per essere, per l' ennesima volta, come sempre, liquidato nelle Commissioni. vi dicemmo che per noi — come per gli amici Verdi — il problema non è quello di esprimere un « no » al nucleare, ma è quello del « sì » a qualcosa che renda il nucleare (che è pericoloso) superfluo e dannoso, anche se dovessimo prescindere dalla cura della pericolosità. ci troviamo dinanzi ad una stampa che ingigantisce, della politica, solo i suoi momenti conflittuali e liturgici e che non trasmette mai concetti. abbiamo, quindi, Domenico Bartoli, Il Giornale , Montanelli; abbiamo Nicola Matteucci... una serie di persone, insomma, che sono egregie per tanti versi, ma che a volte, con stolta arroganza, recitano la litania: la candela... gli sceicchi... il ritorno indietro... il non avere... non è vero, non c' era questa urgenza, presidente. quando noi parlavamo di Europa era come quando parlavamo di fame nel mondo ! perdinci! per anni, con il presidente Piccoli, noi abbiamo elaborato leggi, proposto soluzioni; ci siamo, conseguentemente, offerti di esercitare le responsabilità relative agli obiettivi politici raccolti, perché non potevamo esimercene. i nostri compagni comunisti a lungo hanno denunciato la conventio ad excludendum , anche se non è mai esistita: non c' è stata a livello delle presidenze delle Camere, a livello istituzionale, a livello delle Usl, in nessun luogo! anzi, come è giusto, in più della metà delle regioni italiane veniva operata nei confronti della Democrazia Cristiana una conventio ad excludendum che però non era tale, era semplicemente l' applicazione di un minimo — ancora — di dialettica formale, se non sostanziale, della democrazia (perché, in realtà, nei sottogoverni si entrava al 100% tranne qualcuno). qual è, quindi, il rimprovero ed il rammarico che io esprimo? e quello che ho compreso da giovane quando affermavo: « io milito nel partito radicale , che si è formato convinto dei suoi grandi limiti politici; non ce la faremo; ma è l' unico motivo per il quale io lascio la vecchia casa liberale con Villabruna e gli altri, dal momento che ritengo che dobbiamo tentare, fino in fondo, la carta degli Achille Battaglia, dei Mario Ferrara, dei Nicolò Carandini, dei Mario Pannunzio, degli Ernesto Rossi , dei Tullio Ascarelli, dei Leopoldo Piccardi. siano, in qualche misura, al Governo del nostro paese! ne possano assumere la responsabilità » . essi lottavano; facevano e facemmo i convegni degli « amici del mondo » ; tentavano ed abbiamo tentato di elaborare soluzioni per altri. non vedevano, tuttavia, che in realtà essi parlavano da lobby e non da democrazia — come volevano — perché la comunicazione di massa , la stampa, le televisioni non erano capaci di veicolare cultura democratica e liberale (sempre meno ne sono state capaci). noi abbiamo già assistito al rifiuto di incaricare i radicali di attuare la legge, tra l' altro ridotta ad un « pedalino » dal Senato; la legge per l' ultima campagna d' Africa, l' ultima del secolo. questa era la nostra proposta: andiamo a far fiorire il deserto; facciamo sì che, com' è stato possibile agli israeliani o ai sauditi, nel Sahel, con coloni, con manodopera, richiesta, voluta, con tecnologia, con l' esercito, in tutti i modi, in un periodo ragionevolissimo di tempo, quell' ambiente rifiorisca; ridiamo vita a coloro che sicuramente morranno. questi sono gli strumenti, il denaro necessario è poco, occorre volontà politica. in sintonia con il pontefice, che in modo assillante nelle stesse settimane e mesi si pronunciava, e con il presidente della Democrazia Cristiana come primo firmatario , riuscimmo a realizzare questo lume di intenzione e di Governo. certo, Piccoli, quel disegno e la tua legge furono sconfitti. certo, l' onestà di Francesco Forte non è bastata e non poteva bastare a realizzare quel che era necessario. potremmo forse sommessamente dire, signor presidente del Consiglio , che se uomini di Governo, donne di Governo, sono coloro che in qualche misura governano gli eventi del proprio tempo (non dico al posto delle vittime dei vari cataclismi e al posto delle vittime dei terremoti), abbiamo pur dimostrato che quest' Italia è capace, forse un po' luciferinamente, di concepire non una ma 300, 400 o 500 mila persone che altrimenti non vi sarebbero e sarebbero morte. questo credo che sia opera di assunzione di responsabilità di Governo. signor presidente del Consiglio , se da un gruppo che rinuncia, non con facilità, alla propria denominazione e che si presenta come federalista europeo, le viene la richiesta — che oggi le è fatta dalla Corte dei conti , che è fatta da tutti, che viene da chi ha avuto l' esperienza del Governo precedente — di allargare e rendere straordinari i poteri del ministero dell'Ambiente , lei ci risponde che lo abbiamo appena costituito. perché non lo risponde alla Corte dei conti ? lo risponda alla Camera che le chiederà questo! lo risponda a se stesso di nuovo, lo risponda a Ruffolo. è evidente, è un dato acquisito che la nostra è una richiesta elementare, essenziale, necessaria, che adempirete, di buon governo ; e lei l' ha respinta dicendo: siete impazienti, ragazzini! quando le abbiamo sottolineato il problema dell' Europa, abbiamo sentito qua e là balbettare che i trattati non ce lo consentirebbero. ma scherziamo? innanzitutto voglio dire che io so poche cose, di volta in volta so le cose delle quali mi occupo. grazie a Mellini poi ho saputo anche di Sacra Rota ; ma, a mano a mano che mi sono occupato di divorzio, ho saputo tutto di quel campo. nel momento in cui, federalista da trent' anni , da otto o dieci anni mi dedico ai problemi d' Europa, forse un tantino i trattati li conosco; e i trattati con la possibilità di avere il nostro ministro straordinario per gli USA d' Europa non c' entrano niente. era una scusa stupida, intollerabile; non era sua ma è circolata ovunque. perché? perché in realtà non si sapeva e non si voleva sapere rispondere al problema che i radicali avevano posto. potevate dirci: sì, ma non voi! mi dispiace che il ministro degli Affari esteri non sia presente a questo dibattito, perché forse il signor ministro degli Affari esteri non si rende troppo bene conto che quello che poteva andare bene — e ci è bastato — nei sei mesi, nell' anno, nell' anno e mezzo, restando nella continuità pari a se stesso , sta facendo ora della politica estera del nostro Governo uno dei punti sui quali andremo agli scontri più gravi. e ordinaria amministrazione , è assenza di politica estera ! non è un caso, mi pare, dopo l' esempio favoloso di attaccamento alla propria istituzione e al proprio mestiere del generale Poli che, essendo il prestigioso ed unico capo di Stato maggiore degli eserciti del nostro paese, anche in parte integrati, accetta, su telefonata a New York confermata dalla giornalista Mafai, di dismettere le responsabilità della guida degli eserciti d' Italia, congiunti a quelli atlantici, per fare il candidato al Senato. in quel caso io ho avuto la conferma di cosa sia, nella coscienza dei generali che meritino di essere promossi fino a quei vertici, l' esercito: men che niente! qualcosa che vale meno di una promessa di candidatura al Senato! la cosa però, visto il personaggio, mi ha preoccupato in misura maggiore proprio nel suo Governo. i compagni socialisti hanno compiuto uno sforzo meritorio per innovare un po' i criteri da manuale Cencelli della vostra cultura trasformista, il vostro « cencellismo » , dei quali sono stati vittima Zamberletti, ma anche Scalfaro, al quale rimproverate, amici democratici cristiani , di essere stato innanzitutto uomo ligio piuttosto allo Stato che al partito, non accettando a marzo, o all' inizio di aprile, di fare quello che avete esatto e ottenuto da Fanfani, portandolo al tramonto indecoroso della sua prestigiosa esistenza. Scalfaro è stato punito di questo, perché non è stato al gioco a cui sono stati invece tutti gli altri, tranne Forlani, un po' ingenerosamente, il quale si è « dato » al momento giusto, lasciando Fanfani a raccogliere tutti gli onori di una scelta che, ho l' impressione, resterà iscritta nella storia della democrazia parlamentare per sempre, con quella mozione Martinazzoli che davvero resterà unica nella sua destinazione e nel suo uso — immagino — da parte del suo titolare, credo per fedeltà di partito. ognuno di noi deve onorare le proprie fedeltà, ma bisogna vedere come! dicevo che abbiamo posto il problema dell' Europa. e ciò perché fra un anno e mezzo, signor presidente del Consiglio , si saranno fatti alcuni salti di qualità (e l' Italia può essere per una serie di circostanze l' elemento determinante di questi salti di qualità) o andremo alle elezioni del Parlamento europeo con una Comunità ridotta ad una caricatura di se stessa . solo coloro che hanno, come Delors, illusioni economicistiche potranno pensare che nel 1992 realizzeremo davvero fondamentali conquiste, che sono invece solo di tipo economico, in tema, ad esempio, di libertà di circolazione dei capitali! e dunque in Europa abbiamo i Giscard d'Estaing , abbiamo gli Schmidt, abbiamo il Parlamento europeo , abbiamo delle scadenze, abbiamo diciotto mesi, ed allora c' era bisogno di un ministero per l' iniziativa per gli USA d' Europa, con un partito comunista che è, e deve essere tuttora, con accentuazioni federaliste e non europeiste! voi avreste potuto avere una forza straordinaria, signor presidente del Consiglio , nella politica estera del nostro paese, se il vostro fosse stato non un Governo di consumazione del possibile, ma di concepimento di un possibile nuovo, che pure appartiene alla cultura dei popoli. se si viene oggi a dire ad un vecchio o ad un giovane se siano disposti a fare maggiori sacrifici, anche fiscali, per avere gli USA d' Europa (così come esistono gli USA o l' Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche ) direbbero di sì, perché ciò fa parte dell' immaginario collettivo del nostro tempo e della nostra società. è la classe dirigente , quella di tipo nazionale e nazionalistico, che non lo comprende. ancora adesso noi vorremmo capire. io francamente non capisco, ma il non capire mi addolora. ho sentito dire in un paio di occasioni, ed ho letto sui giornali, che il presidente del gruppo della Democrazia Cristiana , Martinazzoli, ha affermato, in occasione della richiesta radicale di avere un incontro formale con la segreteria del suo partito, che il problema lo interessa, ma se ne riparlerà fra anni, visto dove stanno andando i radicali. mi addolorano queste parole, perché non le capisco. dove stiamo andando? vogliamo vedere uno per uno i dati di responsabilità che ci assumiamo sulla giustizia, sulla politica estera , sui diritti umani , sui diritti civili ? non va bene per voi, per la vostra dignità, la mia compagna e collega Ilona Staller e ciò non vi consente di incontrarci? ma allora c' è la compagna Golda Chaldor, iscritta al partito radicale , refusnik sovietica, in Siberia, adesso arrivata a Gerusalemme. come lei, ve ne sono venti: dovreste saperlo. vi è il ministro dell' informazione del Burkina Faso , regime militare, che è iscritto al nostro partito. abbiamo alcuni Nobel: forse Leontieff, Rita Levi Montalcini o altri vi diranno qualcosa. nel nostro essere, nella nostra moralità, nelle nostre scelte, nel nostro non volere la fine anticipata della legislatura, ho udito a Radio Radicale qualcosa che avevo dimenticato, la voce assolutamente indimenticabile, distinguibile fra tutte, del segretario della Dc che, avendo cinque minuti di tempo nel 1983 per fare il suo appello elettorale al paese e motivare la prima delle ragioni per cui occorreva votare Democrazia Cristiana , diceva: noi ci impegniamo ad impedire quel che potrebbe costituire gravissimo pericolo per la Repubblica italiana , lo scioglimento anticipato , ancora una volta, della prossima legislatura. era l' appello elettorale del segretario della Democrazia Cristiana , alle ore 21,30 del venerdì precedente le elezioni del 1983! ora, è vero che non dobbiamo fedeltà alla lettera, fino a rinnegare i suoi contenuti e le ragioni per le quali pronunciamo parola. cosa dobbiamo rimproverarci? dove siamo andati? mentre eravamo in conflitto sulle questioni inerenti a Pazienza, al caso Cirillo, ai diversi metodi dei nostri due partiti, agli accordi che facevate, amico e presidente Martinazzoli, che fanno parte anche della storia della nostra magistratura, con la Rizzoli e, quindi, con la P2 (mi dovete 9 miliardi, vi devo 9 miliardi, vi do la protezione, e tutto questo...), in quel momento applaudivamo, eravamo fieri che il presidente della Dc fosse il primo firmatario della legge per la quale, forse con qualche solitudine iniziale, con qualche rischio, delle donne e degli uomini avevano dato corpo, peso, parola, speranza di amore, di amicizia e di unità. ecco il problema che noi abbiamo posto con la questione della riforma istituzionale , quella che gli apparati della Dc sembrano non volere, quella della scelta anglosassone; perché non è possibile un mondo nel quale Reichlin parla come parla e deve avere l' ascolto d' obbligo dei suoi iscritti o dei suoi colleghi e non può averlo da Ruffolo. non v' è dibattito, perché l' ha detto da comunista! moltiplicatelo per tutti i giorni dell' anno: i mostri delle organizzazioni di partiti concepiti per ieri, all' interno dei quali le speranze e le modalità di ciascuno di noi come cittadini non possono più passare, non ce la fanno! e dobbiamo fare i conti, poi, quando c' è il caso Moro, con i partiti che non convocano se stessi , con i consigli nazionali che non ci sono, con il Parlamento che viene messo in vacanza e non può dare le sue indicazioni, perché in fondo e alla base di questa concezione — lo ripeto — libanese del pluralismo e della pluralità v' è la morte della democrazia. non è un caso se in questa nostra Europa ovunque si è abbandonato o si è dismesso lo schema anglosassone. abbiamo avuto la Repubblica spagnola : passa la proporzionale e abbiamo quel che abbiamo. in Italia, abbiamo, non post hoc , propter hoc , ma, bene o male, dopo due anni dalla introduzione della proporzionale, il fascismo. eppure, c' è la richiesta di Sturzo, la richiesta dei socialisti! non post hoc , propter hoc , ma dico semplicemente che un paese attrezzato a proporzionale non è attrezzato a risolvere i grandi sconvolgimenti del nostro tempo. non dico che la proporzionale significhi decisamente questo: abbiamo anche la Repubblica di Weimar . sono usciti indenni, non conoscendo né fascismi né comunismi reali né nulla, soltanto i paesi di democrazia classica, di democrazia bipolare, dove appunto, compagni e amici Verdi, sono nate le Simon Veil , dove sono nati i movimenti fabiani. dove c' è il bipartitismo lo Stato è poco, i partiti sono pochi e la società è più ricca, è più articolata, non è tutto partito fino all' ultima stanza dell' ultimo sottosuolo dell' ultimo comune, con i bilanci di sfascio che ogni anno con le leggi finanziarie ci fate votare, con piccoli emendamenti che sembrano nulla, con la possibilità per le associazioni nei vari 8 mila comuni di fare una telefonatina a carico della comunità, a carico pubblico. e vedete quante centinaia di miliardi ogni volta! nell' illusione della pluralità muore la società libera. non perché i compagni comunisti hanno fatto l' esperienza di un cattivo modello sbagliato noi dobbiamo e possiamo liberare la politica dal metodo dei modelli, che è invece il metodo migliore. siamo tutti subalterni a certe culture, a certe storie. scegliere, optare per il modello anglosassone della democrazia significa attrezzarsi per i prossimi secoli, per i prossimi decenni, attraverso le forme di organizzazione della società, delle istituzioni, le più atte a convivere con le rivoluzioni tecnologiche, con le rivoluzioni. sociali. ciò è stato dimostrato da quelle democrazie che grondano, da ogni parte — badate! — , di crimini, come la vita. il proprio della democrazia americana è che gronda di sangue, di vita, di errori, come la vita di ciascuno di noi. mi pare che questa debba essere riconosciuta come caratteristica della democrazia che non si finge, nelle istituzioni, una perfezione o non finge circa la possibilità di essere « esentasse » dalle tragedie della storia o della coscienza umana, dei suoi smarrimenti. ecco perché il partito radicale , il gruppo federalista europeo, in tutta questa situazione, cercando di cogliere il nesso per governare la trasformazione, vi mette in guardia, amico Scotti, vi mette in guardia amici della Dc, non dall' illusione di incontrare i compagni comunisti sul discorso di stamane di Reichlin, ma dall' illusione di realizzare delle riforme istituzionali che consentano, quanto meno all' apparato storico Dc e comunista, di sopravvivere. la scelta di Mario Segni di abbandonare il collegio uninominale anglosassone per quello a doppio turno francese è un' indicazione in tal senso. il doppio turno francese o il sistema tedesco farebbero scomparire tutti i partiti, tranne gli apparati comunisti e democristiani, impedendone però — e questo è importante — il rinnovamento. non a caso chi guarda dall' esterno, spesso, al partito comunista (non da militante, come Pasquino) in visioni di un certo tipo, è a favore di soluzioni sostanzialmente del tipo del doppio turno francese o tedesco, perché sa che il partito comunista e la democrazia — come struttura cristiana, in questo caso — come struttura di potere resterebbero per i prossimi decenni (nelle illusioni!). dobbiamo avere, invece, la forza, il coraggio di mettere in causa innanzitutto la formazione della classe dirigente istituzionale, attraverso quella riforma elettorale che possiamo votare in un anno o due, e che a mio avviso rimette senza traumi, senza scuse, senza imbecillità... personalmente signor presidente , già nel 1959-1961 dichiaravo e scrivevo che chiedere ai compagni comunisti quozienti di questo o quozienti di quello (come purtroppo faceva La Malfa e facevano altri) era un errore indebito di impostazione, e che nella democrazia contano i programmi. i programmi sono scelte, sono rinunce e comportano drammi politici: significano perdere consensi. questo è governare: è scegliere, prefigurare quali sono i consensi! cosa accade oggi nel Governo? ci sono delle categorie che sono scomparse: la piccola proprietà edilizia nel nostro paese è scomparsa. per vicende mie personali, dopo la morte di mio padre a 86 anni, ho potuto capire, per le cose che ho ereditato, ho meglio compreso come la viltà faccia sì che si siano create certe situazioni drammatiche di alcuni ceti, certe espansioni ed accumulazioni di reddito, di profitti, per esempio dei commercianti che si sono trovati ad operare (solo nel nostro paese) senza pagare fitti (sostanzialmente quando il corrispondente era il piccolo proprietario e non la grande azienda), senza pagare tasse. non è una preoccupazione di Governo che avete sentito esprimere da noi; non sono Crivellini, od altri. quando rispetto al primo discorso del presidente Andreotti, nel 1976, dicemmo che avevamo bisogno di tremila geologi o di cambiare le facoltà universitarie, allora dicevamo anche altre cose dietro l' assassinio di Occorsio: dicevamo P2 e P38. e tutti smarriti ci domandavamo: che cosa: P2? c' erano libri che ne avevano parlato, ma ancora nel 1981 Enrico Berlinguer doveva dichiarare ad una commissione che non aveva mai sentito parlare di Gelli e della Loggia P2 prima del rinvenimento delle carte di Castiglion Fibocchi . non siamo classe di Governo, non vi siamo stati accanto, non siamo riusciti. che si tratti della Guardia di Finanza , della politica energetica , dei problemi del diritto, quando voi volevate approvare persino il « Cossiga II » (che riuscimmo ad impedirvi di approvare): in nome di cosa? dove andavamo? gli ostruzionismi radicali sono la grande vostra menzogna, una menzogna passata nella storia del paese, come le menzogne a carico degli azionisti, come quelle a carico di Giustizia e libertà , come quelle a carico di Rosselli, a carico di Terracini e degli altri. restano e diventano storia... noi eravamo qui a chiedervi di non mutare l' ordine del giorno e di votare la riforma dei codici di procedura penale e civile. andatevi a rileggere gli atti! i radicali facevano ostruzionismo per impedire che voi passaste alla legislazione di emergenza. e dicevamo: se realizziamo davvero la riforma dei codici fascisti e strutturiamo la giustizia in modo adeguato, non c' è bisogno di aver paura del terrorismo. quindi l' ostruzionismo radicale era l' ostruzionismo di chi in quel momento diceva che la novellistica costante distrugge la democrazia; noi abbiamo bisogno di certezza e di continuità del diritto. signor presidente del Consiglio , la continuità è caratteristica essenziale, è la forma stessa della vita, anche politica. siete molto fieri e lei è molto fiero, presidente, di averci detto di no. forse è indifferente, ma non ci sono solo gli indifferenti di Moravia: ve ne sono anche di altro tipo nella vita politica. ed è male per loro, non solo per gli altri. invece noi siamo della cultura « i care » (a me importa), noi Verdi, noi antifascisti, noi socialisti e, credo, anche noi cristiani, mi consenta di dirlo. a noi ci importa. certo, lei non è stato aiutato. i compagni socialisti, avendo avuto la vittoria comune nelle elezioni, si sono presto soddisfatti. la soddisfazione è una brutta condizione... ed il buon Franco Nicolazzi, al quale dobbiamo riconoscere tanti meriti (e lo abbiamo fatto quando non erano in tanti a farlo, Franco, dentro il tuo partito e fuori), quando si è trattato di problemi politici li ha discussi come se si trattasse di problemi di posti, come se il problema fosse quello di togliere un posto per i radicali al Governo o un posto di sottosegretario. non è il momento... perché non è il momento? e quando mai è il momento? si è parlato di area del 20 per cento . ebbene, sapete che abbiamo sempre creduto all' area del 20 per cento con una specificazione: con i liberali. infatti questa cosettina a tre mi pare fosse a tre con il morto. ed il morto c' è. il che significa che dobbiamo andare vieppiù avanti, perché questo è stato il merito del partito socialista in questi anni, delle sue scelte successive e coraggiose, segretario — certo — Craxi, ma anche presidente del Consiglio . vedo il vicesegretario vicario Martelli: sono state scelte tali che certo non possono essere vicende di alcune settimane di diversità tattica a poterle cancellare. abbiamo edificato sul solido, non sulla sabbia, e questo dobbiamo difenderlo. ma i problemi che ponevamo erano altri. noi diciamo semplicemente che ci doliamo di un fatto, signor presidente : che lei non sia stato aiutato dai nostri compagni e amici laici a comprendere l' essenziale di quel che noi vi chiedevamo e vi proponevamo. non siete stati abbastanza aiutati. poi potevate dire no. un giorno vi si spiegherà perché i radicali stanno andando in una direzione che non si deve quando noi, proponendo il sistema uninominale , teniamo spesso a dire che non sappiamo poi come le cose si comporrebbero. con il sistema uninominale in una regione rossa, dopo 50 anni, potrei anche essere candidato bianco. certo sarei candidato rosso in una regione dopo 50 anni di bianco. diciamo che noi ci auguriamo di poter essere in molti candidati Verdi. ma qui parlo solo di colori, non voglio assolutamente sconfinare o impossessarmi di alcunché. non siete stati aiutati; ebbene, qual è il risultato? noi abbiamo cercato in fondo di far compiere ai nostri compagni ed a noi stessi quel cammino già intrapreso con successo sulla giustizia. cari amici democristiani, il 70 per cento di voi è sicuramente d' accordo sui referendum sulla giustizia, e lo avete detto anche nelle vostre circoscrizioni. ma il vostro partito, no! il buon Gargani, al centro, diceva « ni, no, no, no, no » perché, insomma, pensava alle « cose che... » . noi, dicevo, abbiamo posto al paese il problema della giustizia sotto l' angolazione che ho detto, insufficiente, certo, ma indubbiamente importante. è questo un fronte in riferimento al quale è necessario che sia chiaro come il paese pensi dinanzi a fatti che appartengono ormai al costume, che son sintomo di arroganza, di sconfinamento, che hanno piegato il presidente della Repubblica , il quale, pure, aveva tentato all' inizio di porre le cose in modo netto, rischiando e rifiutando probabilmente di rischiare ulteriormente scontri istituzionali molto gravi. abbiamo proposto l' Europa come proponevamo — e siamo stati accolti — il problema energetico. ci auguravamo che in questa circostanza i compagni socialisti, i socialdemocratici ed in genere il fronte laico cogliessero l' occasione per fare del problema degli USA d' Europa il problema di un' opera straordinaria, nei prossimi mesi e settimane, così com' era necessario. la nostra proposta non è stata accettata. ne siete contenti? ritenete che sia una vittoria della coerenza della Democrazia Cristiana l' escluderci? ci sarà il mio amico Capanna che dirà: « eh, eh, eh, non ti hanno dato il posto... » appunto... ma, voglio dire, la vita è fatta così: gli altri si abbuffano, nessuno dice nulla, noi digiuniamo e ci si dice: « forse tu di notte mangi gli spaghetti » . questo è un modo di vivere la vita politica, Mario, cosa vuoi fare? non capisco: quali sono gli argomenti che giustificano la ufficiale conventio ad excludendum nei confronti dei radicali? il presidente del Consiglio ci ha confermato che non c' era nessun motivo politico, le emergenze che noi avevamo posto erano quelle giuste: non ce l' eravamo inventate per occupare un posto nel Governo, erano le cose che noi dal 1976-1977-1978 avevamo sempre puntualmente posto, anche noi straccioni — il problema del debito pubblico , ad esempio — , e che altri non straccioni, invece, preferiscono sempre non affrontare. io ho finito. vi avevo detto che c' era qualcosa in me che in fondo non mi consentiva nemmeno l' idea di venire a parlare... non sapevo cosa proporre. e poi sono disarmato. la storia non si ripete, non è vero, amiche ed amici colleghi, che le idee non muoiono. fosse vero! le idee di Capitini, certo, in senso astratto, non sono morte, il liberalsocialismo, Salvemini, Rossi... ma sono state uccise per il tempo in cui abbiamo vissuto! essere Governo significa sapere davvero scegliere, non continuare ad essere scelti dalle storie che ci attraversano; si tratta di trasformare le storie che ci attraversano in energie per concepire qualcosa d' altro e portarlo avanti. lei avrà un brutto autunno, politicamente parlando... per il resto, lei sa che le auguro il migliore... sarà un brutto autunno perché in questa legislatura c' è qualcosa di nuovo. non so se ve ne siate resi conto fino in fondo. quei diritti espropriati con certe riforme inutili e dannose del regolamento, l' elettorato italiano ha voluto che risorgessero qui dentro. voi, cari amici democristiani, compagni socialisti, socialdemocratici, amici repubblicani e liberali dovrete tornare ad essere qui a votarvela la vostra legge finanziaria ! e non ci sarà da dare mille miliardi agli enti locali per poi essere certi che basta che voi veniate a votare, senza sapere su che cosa, dal mercoledì pomeriggio al giovedì...! la legislatura 1976-1979 è stata segnata dalla nostra richiesta di serietà, di assunzione di responsabilità da parte di chi votava. ricordate, le nostre richieste di votazione a scrutinio segreto ...? e noi, contrariamente ad altri, siamo per l' abolizione del voto segreto su tutte le leggi di spesa... e mi viene fatto di chiedermi alcune cose... anche questa maggioranza, anche questo pentapartito, anche Martinazzoli... insomma, siete la maggioranza, sapete che a settembre comincerà il gioco, direi lo sport, delle « cappotte » , e che fate? parlavo delle « cappotte » . plof... e giù una randellata in testa, attraverso, appunto, le congiunzioni, in genere su cose pessime, di incappucciati che votano a scrutinio segreto e di altri. avete la forza, avete anche la connivenza — dirà sicuramente Capanna, il mio amico Capanna — dei radicali in questo, eccetera, per avere, invece, la dignità dei parlamenti liberi, occidentali e responsabili, almeno su questo. ma quando?... e fate l' ostruzionismo contro voi stessi! è una premessa: ci portate a uno scontro sulla finanziaria che sarà disordinato e irresponsabile. avete la maggioranza! ci state raccontando da anni che volete abolire lo scrutinio segreto sulle leggi di spesa. mentite! voi quello che volete è il potere. quando ce l' avete, le ragioni per le quali l' avete invocata, questa abolizione, ve le dimenticate. vi siete fatti, secondo il nostro schema — ed avete fatto bene — non dando nulla alle opposizioni, il pieno dei posti nel ministero, certo, ma anche nella Camera, delle presidenze delle Commissioni. così si fa in democrazia: chi ha la maggioranza prende tutto il potere e, poi, semmai lo perde tutto. ma l' avete fatto con quali convinzioni, con quali motivazioni? come avete scelto le vostre donne ed i vostri uomini fra di voi, se non attraverso il manuale Cencelli ? e questo sì, perché, se no, poveretto... e questo no, perché poi al congresso... e poi ecco il Parlamento con il quale dovremo fare i conti! e questo non è politica o bisogna essere solo piccoli... chiedo scusa, voglio dire solo piccoli come gruppo per capirle? no, se fossimo più numerosi, molto più spesso riusciremmo a realizzarle. quindi, sono anche questi gli interrogativi che pongo alla maggioranza. vogliamo rinunciare alle vacanze? io ve lo dico seriamente; lo dico nella conferenza dei presidenti di gruppo , per questa storia della riforma del regolamento. noi ci prepariamo a fare l' opposizione seria, ma non vogliamo confonderci con metodi non seri di opposizione, ai quali siamo costretti. o il Parlamento è costretto dai regolamenti che fin qui avete voluto? creiamo questa premessa; ma poi ci dovrete essere, dovrete votare e dovremo andare alla riforma del regolamento, in numero legale . dovremo andare anche a verificare l' effettiva esistenza del nostro Parlamento negli appelli nominali , oltre che negli scrutini segreti , quando saranno aboliti, perché, se si deve abolire lo scrutinio segreto , dovremo potenziare i meccanismi di realizzazione degli appelli nominali , affinché ciascuno assuma le sue responsabilità. avremo, poi, occasione di parlare, certamente, durante il dibattito sul disegno di legge finanziaria delle cose che lei, presidente del Consiglio , ci dice esserci nel suo programma. io dico le cose che sono caratteristiche del suo Governo, è evidente, quelle che non sono mera continuità, e le altre cose delle quali, invece, intenderemo parlare noi. certo, sull' ambiente avete dimostrato — vi chiedo scusa — politicamente, di non capire gran cosa. sull' Europa, lo stesso. sulla giustizia — diamone atto — il Governo... Mauro Mellini, il Governo, per quel che mi risulta so solo che il Governo è neutrale... non è neutrale? chiedo scusa: credo di sapere — ma è bene questo dibattito fra di noi — che il Governo, rispetto al fatto specifico del referendum è neutrale: cioè il Governo non assume una propria posizione. certo che è una bella neutralità. ti chiedo scusa Mellini, ma il mio problema non è quello di trovare motivi aggiuntivi di polemica nei confronti del Governo. staremo a vedere! con i compagni socialisti dovremo attivare, subito, di nuovo, quelle forme di collaborazione e di studio anche applicate alla realtà parlamentare, per tutelare meglio, per capire se qualcuno ha ripensato su qualcosa. come dicevo, quello che mi preoccupa, però, presidente, è quello che non c' è. vedremo il disegno di legge finanziaria e vedremo in che cosa si concreta il suo programma. tenga presente che certe attenzioni culturali un tempo facevano parte, diciamo, dell' area degasperiana, dell' area laico-liberale e cattolica: l' attenzione al mercato, mentre adesso, giustamente, devo riconoscere che c' è Guido Rossi , oltre che Luigi D'Amato , che annunciano di volersi muovere sul piano delle leggi antitrust, delle leggi sul monopolio. quindi, la partie est remise . io credo che abbiamo perso tutti qualcosa. confesso, innanzitutto a Mario Capanna, poi a voi tutti, di essere molto addolorato di arrivare ai miei sessant' anni senza aver potuto, servire quella cosa che poi, in fondo, si può evocare solo con pudore: il mio paese, le istituzioni, anche in un certo modo, ritenendo che avrei potuto farlo, in nome delle mie idee, in nome della mia diversa moralità. non ci è stato consentito; non sappiamo mai se il futuro ci consentirà quel che sicuramente si è condannato nel passato. abbiamo avuto cura, e con questo concludo, signor presidente , in tutti questi anni, anche in Parlamento, di vedere nei nostri avversari non quel che ci unisce, ma il meglio, il più caro, il più importante. abbiamo cercato di abbattere gli steccati vecchi, magari per vederne rielevare altri antichi e nobili che possono, forse, ordinare bene la nostra società. non potremo certo far carico, per esempio, al presidente Goria di non dirci nulla sui rapporti tra Chiesa e Stato, o addirittura men che nulla. qui ce la dovremo vedere in sede laica. noi dicemmo subito dal dicembre 1977, che il problema era quello del trattato, e in particolare dell' articolo 11 dello stesso. i problemi sono quelli del trattato, non quelli del Concordato, e vanno aboliti; questi « trattati madamensi » , dicemmo fin da allora, sarebbero stati fonte di equivoci. culturalmente essi rappresentavano il compromesso di Acquaviva (ma in realtà si trattava di acqua morta, di vecchie storie, di vecchi stagni che si riportavano alla luce). ciò dimostra che, se non funziona l' unità delle forze laiche, attive, liberalsocialiste e socialiste, forse anche i radicali o i socialisti, nel momento in cui sono al Governo, sicuramente non riescono a compiere quel che la loro tradizione può consentire loro di compiere. signor presidente del Consiglio , auguri! signor presidente , mi auguro che sarà possibile, in questa legislatura, almeno qui alla Camera, ottenere un esempio, un comportamento di tolleranza attiva, diversa da quell' intolleranza quieta, sommessa con la quale si è inaugurato questo Governo. ritengo infatti, che dovremo considerare aspetti ai quali non abbiamo fin qui pensato; ho l' impressione, per esempio, che dovremmo concepire una riforma del regolamento (l' abbiamo sempre detto, che le novellistiche non vanno) che di nuovo dia più forza al singolo parlamentare, più forza ai nostri dibattiti di principio; una riforma che si interessi anche dell' ampiezza degli stessi, per la quale dovremmo tornare a vecchie soluzioni.