Giuliano AMATO - Vicepresidente del Consiglio dei Ministri - Ministro del Tesoro Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 76 - seduta del 19-01-1988
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 1988 e bilancio pluriennale per il triennio 1988 - 1990
1988 - Governo Goria - Legislatura n. 10 - Seduta n. 76
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , il ministro Colombo, per facilitare una conclusione non tarda dei nostri lavori (non so se si identificherà con quanto dirà il ministro del Tesoro , ma penso senz' altro di sì) ha deciso di rinunciare alla replica. desidero ringraziare i colleghi, soprattutto i presenti alla discussione questa sera, oltre a quelli che nel dibattito sono intervenuti. ringrazio in primo luogo il relatore per la maggioranza, che ha compiuto anche per iscritto, oltre che questa sera a voce, uno sforzo consistente di sistemazione di un materiale difficile, per il quale merita ogni apprezzamento. desidero ringraziare poi i relatori di minoranza e i colleghi che hanno lavorato intensamente, in Commissione, portando questa legge finanziaria alla discussione dell' Assemblea. si tratta di una legge finanziaria della quale non sarò io a nascondere i problemi, anche perché credo di aver contribuito ad esplicitarli, forse anche troppo, nelle settimane passate, in varie sedi e, in primo luogo, nella sede dovuta, cioè al Senato della Repubblica , che ha ricevuto in prima lettura questo testo. sono problemi collegati — e non poteva essere diversamente — a una vicenda istituzionale che ci vede ancora oggi parlare di profili procedurali essenziali e di strumenti di cui ancora non disponiamo (corsie preferenziali , iter dei provvedimenti connessi). abbiamo adottato una terminologia che, in realtà, presuppone riforme piccole, ma di grande significato, che ancora non abbiamo realizzato. è infatti da due anni che parliamo di « provvedimenti connessi » , là dove la connessione è materiale ma non è mai temporale. e, alla fin fine, il problema della legge finanziaria « asciutta » o « bagnata » nasce di qui. su tale argomento, intanto, non dobbiamo diventare improvvisamente bizantini: le forme sono importantissime in una democrazia parlamentare , ma la sostanza non va interamente dimenticata. come qualche nostro collega ha notato, scrivere una norma di una riga che fa spendere 20 mila miliardi è molto più « asciutto » che scriverne una, a volte lunga, che ne fa risparmiare cento. non giudicherei quindi « l' asciutto » o il « bagnato » solo dalla dimensione. nessuno lo fa, ma questo è il rischio. è difficile valutare a peso, anche se è innegabile che vi sia della zavorra. e il Governo ha adottato inizialmente la decisione di « bagnare » la legge finanziaria , con lo scopo prioritario di collocare in essa disposizioni essenziali per governare la spesa sanitaria e la spesa previdenziale, rinunciando alle norme più brevi che avrebbe potuto scrivere: ad esempio quelle che restauravano ticket precedentemente aboliti. sarebbe stato molto più breve e forse molto più attinente ai contenuti tipici della legge finanziaria reintrodurre il ticket sulla diagnostica. il Governo non lo ha voluto fare, ravvisando in ciò un peso sull' utente, in mancanza di una correzione di una inefficienza pubblica, e ha scritto invece norme « lunghe » , rivolte a migliorare il funzionamento degli apparati pubblici. mi è difficile accettare qui la pregiudiziale della sedes materia e abbiamo ritenuto giusto mettere per iscritto le norme sui posti letto , perché non si può imporre alla collettività di mantenere posti letto che non sono destinati ad essere utilizzati. a tali norme, come era doveroso, sul piano politico e sociale, sono state nel medesimo testo normativo affiancate quelle che prevedono la spesa di 10 mila miliardi in conto capitale per ammodernare e ristrutturare ospedali malandati, là dove i posti letto servono, e magari non ci sono o sono cucce. e nata così la legge finanziaria « non asciutta » , con questi contenuti. e un profilo che non va dimenticato, perché noi avremmo potuto collocare tali norme in un provvedimento connesso, assumendoci una responsabilità verso il paese, verso i lavoratori, verso i rappresentanti dei lavoratori che sollecitavano norme di questo genere dicendo: fatevi dare la corsia preferenziale ! poiché la corsia preferenziale non era possibile, ci siamo assunti la responsabilità di assicurare loro l' unica corsia preferenziale di cui il Parlamento della Repubblica per il momento dispone e di cui paga per primo tutti i prezzi. si tratta della sessione di bilancio , che impropriamente è costretta a farsi carico di una attività legislativa che dovrebbe trovare spazio altrove ma che altrove, nel corso dell' anno, non ha alcuna certezza né di tempi né di modi per essere svolta. si tratta di un problema istituzionale che grava sull' assetto del Parlamento e che finisce per incidere sulla legge finanziaria che si trova a rispondere di colpe, per così dire, non sue. esiste, inoltre, fin dall' inizio una normativa che, in conformità a leggi finanziarie precedenti, si fa carico di prevedere stanziamenti immediatamente operativi in caso di calamità verificate o per interventi immediati sul territorio; il che può essere criticato o ritenuto giusto: sulle calamità possono, infatti, essere affermate molte cose positive o negative. in linea di principio , il Parlamento non ha mai contestato che nella legge finanziaria debba, o possa, essere inserita una disposizione che preveda stanziamenti. anzi, per la verità, quando il Governo ha proposto la tabella C si è visto trasferire nell' articolato disposizioni di questo tipo proprio dal Parlamento. in questa parte del provvedimento, è stata inserita quest' anno la norma relativa all' Alpe Gallina che — lo dico in particolare al collega Adalberto Minucci, con la stessa amicizia che egli mi ha dimostrato — ha un nome poco felice: un' Alpe dal nome Gallina pare, evidentemente, piuttosto ridicola, se paragonata ad Alpi che presentano nomi più sontuosi o più signorili. a questo riguardo, desidero ribadire — visto che sono state spese parole divenute il simbolo del folklore fatto sull' atto legislativo al nostro esame — che quello dell' Alpe Gallina è un problema non meno serio di altri. a questo punto, mi permetto di lasciare nei resoconti parlamentari qualche informazione sull' Alpe Gallina . per coloro che non ne fossero a conoscenza, ricordo che essa è situata sulla sponda sinistra dell' Isarco, a sette chilometri e mezzo dal Brennero; è un' Alpe franosa, dalla quale periodicamente si staccano valanghe. la periodicità, verificata storicamente, non è breve: è cinquantennale. l' ultima valanga, con conseguenze molto gravi, cadde nel 1916. da alcuni anni, pertanto, la popolazione ed i suoi rappresentanti nel Consiglio provinciale di Bolzano segnalano l' esigenza di imbracare la montagna, sotto la quale attualmente esistono una ferrovia, una strada e un' autostrada. la Giunta ed il Consiglio provinciale di Bolzano hanno ripetutamente invitato il Governo ad intervenire, tenendo anche conto della delicata situazione politica della regione e del rischio che la comunità di lingua tedesca — in una fase prossima alla chiusura della più ampia vertenza relativa all' attuazione dello statuto — possa ravvisare nel ritardo un atteggiamento poco favorevole degli organi centrali. Dio ci guardi dal rischio che, nel frattempo, i cinquant' anni (ai quali fortunatamente si è aggiunto un ulteriore lasso di tempo ) scadevano, con gravi conseguenze, sulle quali c' è poco da scherzare! tra gli stanziamenti destinati. ad essere immediatamente operativi, anziché finire nella tabella C, abbiamo ritenuto di inserire anche quelli sull' Alpe Gallina . questi sono i termini della questione e le richieste pervenute dagli organi locali affinché il Governo risolva tale problema. mi rendo conto che oltre a quelle relative all' Alpe Gallina sono state inserite nella legge finanziaria molte altre disposizioni e che l' impressione di una caotica abbuffata si è determinata non del tutto illegittimamente. desidero formulare due altre considerazioni. innanzitutto credo che il groviglio dei « rami » del provvedimento non possa farci dimenticare l' esistenza di un « tronco » della legge finanziaria che contiene indicazioni positive. in secondo luogo, — mi spiace ma ritengo doveroso dirlo — debbo rilevare che, stando a certi organi di stampa e ad alcuni atteggiamenti che ho notato in quest' Aula, sembra quasi implicito che, poiché ci si occupa dell' Alpe Gallina o dello stagno di Cagliari, si è responsabili anche dei duemila emendamenti che saranno presentati e che, per evitare tale catastrofe, si ha il dovere di far sparire quanto è stato inserito nel testo della legge. questo è un atteggiamento tra i più insultanti che io abbia mai sentito nei confronti di un organo sovrano come il Parlamento della Repubblica, del quale implicitamente si dice che è una sorta di demone mostruoso che il Governo ha la responsabilità di non eccitare perché, se il demone viene eccitato, questo scatena tutta la sua forza maligna e travolge la legge finanziaria sotto duemila emendamenti! io non considero demoniaci tali emendamenti, ma semplicemente proposte di correzione che chiunque può apportare. se poi sono duemila e sono troppi, in ogni caso la responsabilità è di chi li ha presentati, quale che sia poi il giudizio che se ne dà: non certo del Governo, che sarebbe una sorta di plagiatore, di provocatore, o non so che cosa, rispetto ai presentatori di emendamenti. certo, il Governo ha presentato i suoi emendamenti, che però non sono duemila, anche se sono molti, come tu hai detto. diverso è il discorso che ha fatto Garavini, che ha minacciato non valanghe di emendamenti ma di affrontare tematiche sostanziali. questo è un altro discorso e si tratta di vedere se nasconda la minaccia di voler cogliere il Governo impreparato ad affrontare questi temi. in ogni caso, non credo che il Governo risulterà impreparato. dicevo che, al di là del folklore e del facile scherno su singoli stanziamenti (che in determinati casi sono di sicuro di corto respiro ma che sono qui presenti perché non hanno altre sedi dove cercare di entrare), sono convinto che nel medio periodo rimarranno di questa legge finanziaria le novità positive che ha introdotto, e che non sono poche. segnalo al riguardo il nuovo rigore nell' arginare la crescita incontrollata della competenza futura, che è forse l' elemento essenziale di una legge finanziaria per un paese come l' Italia, la cui principale anomalia (mi fa piacere che De Michelis abbia ripreso oggi questa espressione che io avevo usato al Senato) è data dalle dimensioni del suo disavanzo pubblico. al Senato dissi che avevamo lavorato tanto intorno alle anomalie del caso italiano, che non potevamo non riconoscere questa vera anomalia, sulla quale merita lavorare e sulla quale, al di là delle parole retoriche e delle improvvisate ventate di giacobinismo, il lavoro da compiere è prosciugare progressivamente ma concretamente quella enorme quantità di competenza che poi diventa cassa, che poi diventa fabbisogno e di cui ogni anno vediamo fortunatamente soltanto una fettina, perché le procedure di spesa che abbiamo sono tali da mantenere lassù una buona parte delle tonnellate di cassa spendibile che non riescono a diventare immediatamente spendibili. sotto questo profilo, la legge finanziaria di quest' anno è fortemente innovativa, e io sono grato a tutto il Parlamento perché si è trovato il consenso convinto dei gruppi della maggioranza e almeno del principale gruppo di opposizione per lavorare, allargandola, sulla impostazione che il Governo aveva cercato di dare riducendo drasticamente il fondo globale di parte corrente; con un espediente tattico qual era quel « fondino » che — lo dico in particolare all' onorevole Coloni — è stato poi prosciugato, come era giusto perché era alla fine del suo percorso. il « fondino » non pretendeva di andare al di là di questo punto: avrebbe sbagliato ad avere questa pretesa, ed in effetti non l' aveva. resta il fatto che in questo modo, partito il Governo con un fondo globale di parte corrente che in realtà includeva solo spese di fatto obbligatorie (trasferimenti a comuni, regioni e comunità) per 27 mila miliardi, siamo arrivati alla fine del percorso alla Camera a superare di poco i 31 mila miliardi, di cui 1. 200 agganciati ad un fondo negativo; quindi, in realtà, a 30 mila miliardi di fondo globale di parte corrente, mentre nella legge finanziaria dell' anno scorso l' analogo fondo globale sfiorava i 38 mila miliardi. su questo aspetto, che il Parlamento ha mostrato di condividere, si è innestato (ad opera dello stesso Parlamento) l' obbligo per le leggi finanziarie future di coprire sempre (sia per il primo che per i due successivi anni del triennio) le nuove spese di parte corrente con nuove entrate reali e non più con il ricorso al saldo, cioè al disavanzo. si tratta di un dato importante per un Parlamento che è sempre imputato di essere lo spendaccione di casa, soprattutto perché si aderisce alla tesi interpretativa secondo la quale le nuove iniziative di parte corrente violano l' articolo 81 della Costituzione se non hanno una copertura effettiva. questo principio appare quest' anno. questo è un altro problema. questo principio, dicevo, appare quest' anno per la prima volta e costituisce, a mio avviso, una riforma istituzionale di non poca importanza per un paese il cui principale problema pubblico è costituito dalle dimensioni del disavanzo. non entro nel merito delle altre norme di contabilità introdotte con l' articolo 2. sono particolarmente grato alla Commissione bilancio della Camera che in qualche modo ha compiuto un sacrificio, accettando che un lavoro che essa aveva impostato e che vedeva destinato ad una legge ad hoc sia stato in parte suddiviso tra il « pegno » che rimane nella legge finanziaria — giusta il lavoro compiuto dal Senato — ed il resto che dovrà essere sicuramente esaminato, proseguendo e completando il lavoro che era stato qui impostato. questo è il primo punto. vi sono piani di risanamento imposti dalla legge finanziaria che hanno superato il vaglio del Senato e della Camera. mi riferisco ai grandi servizi pubblici (ferrovie, poste, trasporti locali), rispetto ai quali vi è la previsione di una automatica riduzione di una quota del contributo pubblico (e abbiamo definito quale sia) a partire dall' esercizio immediatamente successivo. vi sono le nuove norme intese a rendere più rigoroso l' accertamento dell' invalidità civile , senza toccare il titolo ma solo sottoponendo chi ne chiede il riconoscimento ad un accertamento più rigoroso. a questo proposito, vorrei lasciare agli Atti parlamentari , in relazione alle tentazioni che poi riaffiorano sempre in Aula sotto forma di emendamenti, che è impossibile avere l' una e l' altra cosa: non si difendono gli invalidi lasciano immutato il sistema di accertamento che fa filtrare troppi invalidi che forse tali non sono, li si difende garantendo un sistema di accertamento che assicuri al vero invalido di essere lui, non un altro, ad essere riconosciuto tale. non bisogna, quindi, adottare false difese per gli invalidi. questo è un altro problema, relativamente al quale avremo modo di approfondire le osservazioni, anche giuste, che sono state fatte. voglio dire una cosa con franchezza: qualora giungessero pressioni da organismi associativi per ritornare al vecchio sistema, sarebbe giusto chiedersi se tali pressioni vengano in nome della tutela degli invalidi oppure della forza numerica che qualunque associazione è indotta a cercare per se stessa , arrivando, ad un certo momento, a non guardare più in faccia nessuno. vi sono le nuove norme sulle assunzioni. anche questo è un grosso passo avanti rispetto ad anni di leggi finanziarie costruite sul meccanismo blocco-deroga: si cerca di implementare, con tutte le difficoltà che pure ci saranno, le norme volute dalle organizzazioni sindacali per regolare l' accertamento dei fabbisogni di personale e le assunzioni nel pubblico impiego . vi sono norme che accelerano le procedure di spesa e che sono molto importanti. certo, occorrerà valutarne l' impatto ambientale, Mattioli; tuttavia, non si può demonizzare l' opera pubblica. mi sembra francamente eccessivo ritenere che vada combattuta l' accelerazione delle opere pubbliche perché queste ultime sono demoniache. non sempre è così. abbiamo voluto ed introdotto la valutazione di impatto ambientale per fare in modo che le opere si collochino sul territorio integrandolo e arricchendolo, non distruggendolo. a questo proposito, credo che una visione ponderata ci debba portare a considerare molti elementi, perché tra le opere pubbliche che non si fanno ci sono ospedali nel Mezzogiorno dei quali anni addietro è stata posata la prima pietra e dei quali solo ragioni che forse Insalaco avrebbe potuto spiegarci hanno, in più casi, impedito il completamento. in tali casi, il problema non è di ambiente, o è di ambiente in tutt' altro senso. queste opere vanno completate e vanno rimossi gli ostacoli che ne hanno impedito sino ad oggi il completamento. vi sono poi le opere che danno il via ai progetti finalizzati nella Pubblica Amministrazione . se mettiamo tutti questi elementi insieme — nuove norme sulle assunzioni, norme sull' accelerazione delle procedure, norme per i progetti finalizzati nella Pubblica Amministrazione — scopriamo che siamo nell' area « bagnata » della legge finanziaria ma anche che nell' insieme si sta costruendo una parte rilevante di riforma, da tempo attesa, della Pubblica Amministrazione . vi è, e l' ho già ricordato, la parte del settore ospedaliero: meno posti letto dove non servono, posti letto veri, con il piano di ammodernamento ospedaliero, laddove servono. si tratta, dunque, se la guardiamo in radiografia e non soltanto in fotografia, di una legge finanziaria innovativa, con inconsueti spunti di riforma. i suoi veri difetti, al di là dei microstanziamenti che ha attirato, derivano dalla difficoltà, in cui siamo ancora, di governare processi economici e di spesa in tante aree su cui pesano le riforme non fatte o malfatte. lo hanno rilevato, giustamente, colleghi della maggioranza e dell' opposizione: lo ha rilevato l' onorevole Coloni stamani, lo ha rilevato l' onorevole Ada Becchi ieri pomeriggio. per farla breve, mi limito a due esempi significativi: i ritardi nella messa a regime del nuovo intervento straordinario nel Mezzogiorno rendono sicuramente erratici i pur molteplici interventi per l' occupazione che questa legge finanziaria dispone. rimangono erratici, ma dobbiamo prendere atto della situazione nella quale ci troviamo oggi; non possiamo cambiare la situazione nella quale ci troviamo rispetto alle premesse. insomma, l' urgenza di trovare posti di occupazione ci induce a prevedere questa molteplicità di interventi, forse non adeguatamente coordinati ma tuttavia urgenti. la perdurante inefficienza dei servizi pubblici e le diseconomie che questo fatto scarica sulla produzione legittimano ancora politiche di sostegno fatte di microtrasferimenti e di agevolazioni che tolgono compattezza e trasparenza all' intervento pubblico. è un tema cui avevo già accennato in Commissione e che dovremo riprendere: il cuore di un piano a medio termine di risanamento della finanza pubblica deve essere un' amministrazione resa più efficiente e più produttiva. questo può indurre non solo l' avvento di una amministrazione più efficiente o più produttiva ma anche il venir meno di una serie di trasferimenti che, in realtà, sono compensativi delle diseconomie che la società civile paga per le inefficienze del settore pubblico . a quel punto, però, quei trasferimenti e quei sussidi dovranno venir meno. di qui, dunque, la necessità di un' azione futura che allarghi le tracce di riforma contenute in questa legge finanziaria e che su queste costruisca non solo un più efficace intervento pubblico nell' economia, ma anche un duraturo contenimento del disavanzo e, quindi, del fabbisogno dello Stato. ho già detto più volte che ci troviamo ormai allo zoccolo duro del fabbisogno e che lo zoccolo duro non è aggredibile con la politica dei tagli. le leggi finanziarie per gli anni venturi, più che da esercizi aritmetici, dipenderanno dalle riforme necessarie nei settori sociali, in primo luogo in quello pensionistico e nella Pubblica amministrazione centrale e decentrata: serve un' amministrazione che renda di più e che costi di meno. le linee di medio termine che sottoporrò tra breve al Governo e al Parlamento comportano l' assorbimento entro il 1992 del disavanzo primario e la riduzione progressiva degli interessi, correlata proprio all' assorbimento del disavanzo primario. mi limito, per ora, a denunciare le regole della finanza pubblica che permettono ciò, riservandomi di dire poche parole conclusive sul problema degli interessi. poche parole, ma pronunciate con tutta la chiarezza che la tematica esige, salvo poi meglio articolarla quando sarò in possesso di una quantificazione adeguata degli elementi necessari per una discussione che mi auguro si svolgerà presto presso la Commissione bilancio, prima ancora che in Aula. l' aumento della pressione fiscale è leggermente superiore a quello prevedibile sulla base delle politiche in atto ed è conseguito prevalentemente attraverso il recupero dell' evasione, che i dati segnalano soprattutto nell' ambito della imposizione indiretta. ci sarà sicuramente anche un' evasione nell' ambito della imposizione diretta (d' altra parte l' evasione nella imposizione indiretta ha effetto su quella diretta). ho usato l' espressione: « i dati segnalano soprattutto nella imposizione indiretta » , perché le statistiche evidenziano il fenomeno soprattutto in quel campo. potendo contare noi su entrate che sono, in realtà, inferiori alla media europea (la pressione fiscale italiana è probabilmente intollerabile per alcuni, ma non lo è, oggettivamente, nel suo insieme), è chiarissimo che l' evasione nel campo della imposizione diretta è superiore di un punto rispetto alla media europea mentre l' evasione nel campo dell' imposizione indiretta è inferiore di 3,5 punti, sempre rispetto alla media europea. ora, poiché le nostre aliquote non sono più basse rispetto alla media europea, se ne desume che gran parte di questi tre punti e mezzo che mancano all' appello teorico rispetto alla media sono dovuti largamente al fenomeno dell' evasione, per altro evidente, e che ha una ripercussione sulla parte relativa alla imposizione diretta, resa meno palese dalle statistiche perché, grazie ai lavoratori dipendenti , il rendimento di questa imposizione è assai elevato. rileviamo un minor tasso di crescita della spesa corrente , ivi compresa quella per il personale, rispetto a quella attuale nonché un minor tasso di crescita per l' insieme della spesa per prestazioni sociali. se noi riusciamo da qui al 1992, dato un determinato tasso di sviluppo, a mantenere l' insieme della spesa per il personale e per la previdenza leggermente al di sotto del tasso di inflazione , con una reale crescita che anziché rimanere al di sopra del tasso nominale del prodotto interno lordo (come, in realtà, è accaduto in questi anni) si collochi in un punto intermedio tra il tasso di inflazione e il tasso nominale del Pil, allora saremo in condizione , in quattro anni, di riassorbire il disavanzo primario. di questo dobbiamo prendere atto, perché poi, al di là dell' Alpe Gallina , o chioccia, e dei 1300-1400 miliardi (perché di questo si tratta a fronte di un bilancio di 500 mila miliardi) che una legge finanziaria , attraverso un articolo sulle sciagure, può finire per dedicare a questo problema, i grandi filoni di spesa sono inesorabilmente e giustamente quelli che ho appena indicato e non possono prescindere da un determinato tasso di sviluppo. se noi, disciplinando la spesa, correggiamo questo tasso di sviluppo entro determinati limiti, tali comunque da assicurare una crescita reale sia ai salari sia alle pensioni, entro il 1992 avremo, come ho già detto, riassorbito il disavanzo primario. questo permetterà, di per sé, un andamento dei tassi d'interesse nettamente inferiore a quello attuale, perché, premuti di meno dalle emissioni, ci troveremo meno esposti al ricatto del mercato. a tale riguardo, ritengo che se noi riusciremo ad ottenere un disavanzo annuo non superiore al 7 per cento e composto, più o meno esclusivamente, da interessi, già saremo arrivati ad un punto in cui cesserà l' autoalimentazione del debito, e ciò per ragioni di ordine prettamente matematico. a parità di condizioni, infatti, le nuove emissioni non formeranno uno stock ed anzi cominceranno a diminuire. non solo ciò si può fare, ma non c' è dubbio, anzi, che sia la cosa principale da fare. ritengo che non vi sia luogo per seguire strade avventate né strade obsolete in una materia delicatissima come quella dei tassi d'interesse , che ovviamente, essendo la questione più grande, eccita le soluzioni più grandi; ma non sempre quelle più grandi sono le soluzioni più opportune e più praticabili. schiacciare i tassi d'interesse , imponendo vincoli amministrativi alle banche, significa adottare una soluzione comunque obsoleta. oggi, infatti, buona parte del risparmio è canalizzato al di fuori delle banche, e lo Stato debitore deve attirare anche una rilevante quota di risparmio che non gli viene da esse. lo Stato potrebbe anche mettere il vincolo dalla parte delle banche, ma non sarebbe poi in condizione di metterlo dall' altra, dove pure è importante che i suoi titoli, finché è debitore, trovino credibilità e risparmiatori disposti ad acquistarli. sostenere che se li debba comunque prendere la Banca d'Italia , a qualunque condizione ed in qualunque circostanza, significa dare per scontato che non interessa il tasso inflazionistico al quale si può arrivare, in relazione alle dimensioni che può assumere la base monetaria. questo è il problema degli interessi, che è largamente legato all' assorbimento del disavanzo primario ed alle azioni necessarie per ridurne in modo consistente lo stock. è da tempo che parliamo di alienazione o di miglior uso del patrimonio dello Stato per ricavarne risorse consistenti, sufficienti a ridurre del 10, del 12, del 15 per cento lo stock del debito pubblico che poi grava sul fabbisogno di ciascun anno. è un percorso praticabile, che però esige due cose. esige innanzitutto disciplina da parte di tutti: da parte del Governo, del Parlamento, dei sindacati. Governo e sindacati devono ricordarsi, all' apertura di una stagione contrattuale, di aver firmato un accordo intercompartimentale, in cui il vincolo del tasso programmato è accettato da tutte le parti. esige dunque in primo luogo che il percorso sia seguito da tutti. in secondo luogo esige che sull' insieme dei grandi aggregati e delle cifre di bilancio noi abbiamo il tempo di lavorare insieme. è necessario, quindi, che si spendano queste settimane in modo diverso da come le abbiamo spese al Senato e da come cominceremo a spenderle alla Camera da domani. ma questo, ripeto, non dipende dalla legge finanziaria : dipende largamente dal resto del nostro tempo e dall' uso che saremo disposti a farne. a quelle condizioni sarà possibile che, anziché passare tredici giorni ad emendare articoli in cui si parla di pur nobili e rilevanti « Alpi Galline » , dedicheremo quindici giorni ad esaminare i grandi aggregati ed il bilancio, dove scorrono da molti anni, non più visti, 500 mila miliardi.