Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 758 - seduta del 01-02-1992
1992 - Governo VII Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 758
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli Deputati , ringrazio i colleghi che hanno preso la parola in un confronto significativo, sia per confermare l' adesione della maggioranza alla proposta del Governo sia per ripetere, con modulata vivacità, la loro opposizione. non ho interpretato negativamente il commento fatto da alcuni di voi (e riecheggiato in Senato e nei giornali) sulla mia introduzione al dibattito che si è qui svolto giovedì e ieri, definito notarile, puntiglioso ed anche soporifero. non mi ripromettevo — né dovevo farlo effetti oratori e tanto meno pensavo di utilizzare il banco del Governo per un anticipo di campagna elettorale . il mio compito era quello di contribuire a rettificare una distorta immagine del lavoro delle istituzioni, elencando le realizzazioni di una feconda sinergia tra Parlamento e Governo che ha reso possibile non solo l' approvazione di leggi importanti, alcune delle quali erano attese da molto tempo, ma di sviluppare una politica interna ed estera impegnata e internazionalmente apprezzata, anche in frangenti straordinari e difficili, come quelli del Golfo, affrontati qui con grande sintonia e responsabilità. io credo che basterebbero i due consigli europei a Presidenza italiana, il nostro ruolo nell' assise di Maastricht e la riunione straordinaria della NATO in Roma, dove si è dato vita al Consiglio di cooperazione atlantica cooptando i paesi che si sono scrollati di dosso il comunismo, per dare fulgore e valenza ad un periodo politico della nostra nazione. ed è stata proprio questa pressante preoccupazione per decisivi appuntamenti comunitari e internazionali che ha suggerito l' anno scorso di contrastare una diffusa spinta ad anticipare nel secondo semestre le elezioni, proprio nel momento in cui dovevamo — qui sì puntigliosamente — concentrare ogni sforzo al tavolo europeo sul quale si giuocavano le sorti delle generazioni future, rimontando diffidenze e riserve non marginali. vi era e vi è tra la passione europeista — in cui il Parlamento italiano è all' avanguardia e che ci ha fatto finalmente perfezionare il meccanismo per metterci in regola con il recepimento delle normative comunitarie — un contrasto con lo scarso interesse con cui l' opinione pubblica (compresa quella dei circoli economici) ha seguito i lavori preparatori di Maastricht. si è fatta persino dell' ironia parasportiva su un possibile declassamento dell' Italia in serie B . il Governo è legittimamente fiero di aver evitato il duplice rischio: che gli altri paesi Cee andassero avanti senza di noi o che noi fossimo la causa di un rinvio generale delle decisioni previste per il dicembre 1991. occorre ora continuare con coerenza attivando di più, sulle tematiche europee, l' interesse e la conoscenza dei cittadini e dei partiti. se un profilo sia alto o sia basso non credo che dipenda dai toni di enunciazione, ma dalla chiarezza di obiettivi e dal grado del loro raggiungimento. ma il discorso è più ampio. forse noi anziani, che abbiamo conosciuto l' Italia povera, autarchica e lacerata dalle distruzioni belliche, siamo portati meno di altri a condividere le tinte così drasticamente fosche con cui molti dipingono la società nazionale del 1992. si badi: nessuno può certo negare le gravi lacune che permangono nel funzionamento dello Stato, la non domata aggressività criminosa, la ripercussione dell' onda lunga di una recessione industriale che sta vedendo andare in crisi colossi anche mondiali tipo Pan American (tanto per fare un emblematico esempio) e che è penetrata pesantemente purtroppo anche nella nostra piccola e media impresa . tutto questo è fuori di dubbio, in un quadro però di contraddizione tra un livello di vita notevolmente cresciuto per una gran parte degli italiani ed una condizione di disagio di un' altra parte, minore, della quale certamente dobbiamo darci maggior carico, suscitando in particolare nuove occasioni di lavoro per i giovani. da qui una esigenza effettiva di riforme ed anche di regole costituzionali e amministrative, che non è davvero rituale evocare, ma che debbono uscire dal generico e dal massimalista per proporre alternative chiare su cui gli elettori possano dare un mandato per legiferare anche al di fuori di rigidi schieramenti di parte. la grande intuizione politica dell' Assemblea costituente del 1946 si rivelò nella quotidiana capacità di alta mediazione, arrivando ad un modello che ha saputo accompagnare la trasformazione e la crescita della nazione, consentendo anche un graduale recupero di convergenze sulle grandi linee di democrazia senza aggettivi e di schieramento internazionale dell' Italia. può darsi che vi sia anche qualcosa di sentimentale in questo attaccamento ideale alla Costituzione, alla centralità del Parlamento, alla forza morale e politica delle alleanze dell' Italia. può darsi che qualcuno di noi sia, come è stato qui detto, prigioniero del passato. se questa eredità potesse essere di impedimento a un nuovo e migliore corso italiano, non saremo certo noi superstiti di un passato — peraltro lungimirante e non perdente — a sbarrare le strade. nella attesa della possibilità di una stagione di riforma, che senza successo avevamo proposto di preparare anche negli strumenti giuridici, abbiamo cercato in questi anni di correggere alcuni punti deboli della realtà attuale. riteniamo, per quel che attiene alla malavita mafiosa, di aver agito bene, adottando una serie di provvedimenti — che il Parlamento ha approvato attraverso i quali, coordinando strettamente le forze dell'ordine e l' amministrazione della giustizia , superando il segreto bancario e introducendo per la prima volta misure incisive ed ardite come la sospensione di consigli eletti e la interdizione delle candidature di persone fondatamente sospette, si sono create le premesse per ottenere successi per la legalità. nello stesso tempo, con una razionalizzazione delle forze che restituisca consistenza alle stazioni dei carabinieri, estendendone anche il numero, si deve raggiungere la tranquillità di vita delle famiglie con quel controllo del territorio già prima carente, ma che divenne più debole quando si fu costretti a concentrare nei grandi centri le unità dove l' ordine pubblico era massicciamente minacciato. oggi la situazione consente di agire con fermezza e senza indugi ulteriori. anche in un altro settore molto delicato e inquietante si sono poste forti basi di risanamento. mi riferisco all' avvenuta riforma del ministero delle Finanze e a quella del contenzioso tributario, due disegni fatti uscire da un avvilente letargo che gravava sull' equilibrio tanto pesante dei conti pubblici. a qualcuno non è piaciuta la nomina del dottor Giorgio Benvenuto a segretario generale del ministero, ma viceversa, una volta che si era introdotta l' immissione di estranei tra i dirigenti della Pubblica Amministrazione , questa scelta a me sembra indicativa di una volontà emblematica di superamento della protesta dei contribuenti a reddito fisso che guardano con rabbia alle troppe sacche di evasione tuttora esistenti. la giustizia tributaria deve offrire uno degli approdi di riforma del costume civile. onorevoli Deputati , riconoscendo le tante e profonde cose che restano da fare e da cambiare, noi ammettiamo le nostre insufficienze, ma vorremmo invitare tutti ad un maggior grado di obiettività, specie quanti dimenticano disinvoltamente le proprie esperienze governative, lontane e vicine, e le difficoltà talora insormontabili che impedirono anche a loro di fare di più. un po' più di umiltà dovrebbero avere altresì quanti con orgogliosa sicurezza ci presentarono per anni modelli taumaturgici ispirati a lontane esperienze, sulla cui drammatica incostruttività è ormai definitivo il giudizio, in Italia e ovunque. vorrei concludere rettificando la citazione del passo di un mio discorso fatta dagli oratori del gruppo repubblicano tanto al Senato che alla Camera. il 30 novembre scorso nella assemblea organizzata dalla Dc ad Assago io non parlai di Governo, ma dissi testualmente: « se da qui a dieci giorni, come mi auguro, si arriverà a Maastricht a chiudere le due conferenze europee, dovremo subito dopo domandarci se c' è la possibilità di destinare i prossimi mesi della legislatura ad utili obiettivi o, invece, se non convenga chiedere a chi di dovere di mettere in condizione l' Italia di chiudere un periodo di continua vigilia ed aprire un nuovo quinquennio, veramente riformatore e diverso » . è in questo spirito che io ho presentato alle Camere le conclusioni del Governo e mi appresto ora a portarle al presidente della Repubblica , dicendo che, a mio avviso, la lunga vigilia elettorale può ritenersi ormai finita. sì, signor presidente , pongo la questione di fiducia sull' approvazione della risoluzione Gava ed altri numero 600206.