Giuliano AMATO - Deputato Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 757 - seduta del 31-01-1992
1992 - Governo VII Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 757
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , signor presidente del Consiglio , siamo grati al senatore Andreotti per il suo discorso di ieri, che ha ben documentato il giudizio che serenamente possiamo esprimere nei confronti della legislatura in via di conclusione; una legislatura per molti aspetti proficua, ma ormai esaurita e che, a nostro avviso, è addirittura sopravvissuta a se stessa . sono state varate molte importanti riforme (il presidente del Consiglio le ha ricordate), dalla legge sulla Presidenza del Consiglio dei ministri alla riforma degli enti locali , dal procedimento amministrativo al nuovo processo penale , dalla tutela della concorrenza al riordinamento del mercato finanziario e di quello bancario; per non parlare delle ultime riforme, la legge sull' OPA e la riforma delle telecomunicazioni. tra queste riforme ci dispiace che non figuri anche la legge sull' autonomia delle università. in molti casi si tratta di riforme ereditate da legislature precedenti, vecchi legati giunti a maturazione per necessità prima ancora che per nostra virtù; ma non sempre è stato così, e in ogni caso è il risultato che conta e deve essere valutato positivamente. anche l' azione di governo , con le sue inevitabili discontinuità e lacune, ha concorso in più occasioni al miglioramento di situazioni difficili. così è stato, per quanto riguarda la lotta alla criminalità, grazie al coordinamento finalmente attivato nelle indagini di polizia e nello stesso lavoro della giustizia, nonché agli argini che si è cercato di porre alle infiltrazioni mafiose nelle pubbliche amministrazioni ed alle misure contro il riciclaggio del denaro sporco . né può essere dimenticata la coerenza che, senza asprezze ma con grande fermezza, ha caratterizzato la nostra posizione nella tragica vicenda che ha sconvolto il Kuwait e l' Iraq lo scorso anno . tante, troppe sono le disfunzioni della nostra vita pubblica ; ma per nostra fortuna, e ogni tanto per virtù nostra e di quanti hanno conservato il gusto e il senso del lavoro nei pubblici uffici, non sempre la situazione è stata questa nell' attuale legislatura. è una legislatura, però, che è sopravvissuta a se stessa ed alla percezione, che pure abbiamo avuto, di una insoddisfazione crescente dei cittadini che cercava sbocchi e risposte e che, in assenza di queste ultime e di più tempestive verifiche elettorali, ha trovato gli sbocchi che c' erano ed ha fatto da serbatoio a cui si sono alimentate polemiche sempre più incattivite e pericolose. se ripercorriamo il senso di ciò che in questi anni abbiamo fatto e di ciò che invece non abbiamo fatto, è facile accorgersi che abbiamo percorso quasi per intero il tracciato suggerito anni addietro da chi rifiutava le grandi riforme istituzionali e riteneva che bastasse riordinare gli strumenti esistenti di Governo e rendere più fluidi i canali esistenti della rappresentanza politica . altri — noi per primi — avevano avvertito che il problema non era solo qui, che non si trattava soltanto di aprire strade meno perigliose agli indirizzi politici, ma di occuparsi dei soggetti che li formano, dei loro rapporti con gli interessi sociali, dei meccanismi basilari di rappresentanza e di responsabilità. troppo tardi questa consapevolezza è divenuta comune; troppo tardi perché le tensioni partigiane che premono su temi del genere consentissero meditate e condivise soluzioni. ed ecco il paradosso di questa legislatura, frutto ed espressione di un edificio dentro il quale tutto o quasi ha funzionato, mentre le sue fondamenta si indebolivano in misura crescente. abbiamo vissuto così mesi confusi, tanto tipicamente presaghi della fine imminente di un ciclo da risucchiare l' attenzione della politica verso il passato sempre più remoto, da dividerla e lacerarla su di esso e da allontanarla dalle sue responsabilità verso il futuro. c' è un passato che continua, che è ancora presente e che continuerà a tormentare le nostre coscienze finché luce, se possibile, non sarà fatta: è il passato rappresentato dalle morti di cittadini inermi ed innocenti, quelli di Ustica e non solo loro, le cui famiglie attendono ancora oggi non vendetta ma giustizia e sui quali la giustizia sta ancora indagando. ma per quanto riguarda il resto è l' ora di chiedersi quanto esso ancora debba occupare i politici e quanto invece vada ormai trasferito alla prevalente e più serena attenzione degli storici. ci avviamo alla campagna elettorale in un clima fortemente turbato dalle polemiche sul passato di cui ora parlavo, dalle incerte aspettative sul futuro, che si esprimono nella galoppante frammentazione del sistema politico , dall' emergere di una specie nuova e velenosa di populismo; un populismo antidemocratico che, in nome della società tradita dalla politica, grida « dagli all' untore » non soltanto contro i politici disonesti e corrotti, ma contro chiunque abbia un mandato elettivo . e quest' ultimo che comincia ad essere bollato come patente di particolarismo e di inidoneità a perseguire l' interesse generale. nella guerra che alcuni hanno scatenato contro i partiti, c' è ormai anche questo, e sgomenta che sprovveduti Don Chisciotte in buona fede facciano — senza saper distinguere e senza trovare il coraggio di farlo — da apprendisti stregoni del processo degenerativo che si intravede. è un clima preoccupante, che noi socialisti intendiamo, per parte nostra, contrastare e diradare, cercando di capirne le ragioni, di dare il nostro contributo perché siano rigenerate e rafforzate le radici della nostra democrazia, ma — proprio per questo — combattendo con fermezza chiunque dalle debolezze di essa tragga spunti ed occasioni per campagne distruttive come tali orientate verso sbocchi non democratici. dobbiamo preparare una legislatura di stabilità, che sappia assolvere a compiti impegnativi: riforme istituzionali che rendano questo nostro sistema più governabile, più trasparente, più responsabile; ripresa dello sviluppo, che è premessa necessaria della competitività delle nostre imprese, del lavoro per chi ne ha bisogno, del recupero del Mezzogiorno, dello stesso risanamento della finanza pubblica , giacché impoverire non giova al pagamento dei debiti; riassetto delle istituzioni sociali; rafforzamento della lotta alla criminalità; assolvimento da parte dell' Italia del ruolo e delle responsabilità che le competono nella situazione nuova e difficile che si è creata in campo internazionale . sono compiti ardui ma non impossibili. al di là delle polemiche e delle posizioni strumentali sono possibili su di essi intese e collaborazioni proficue. sono possibili sul rafforzamento delle autonomie, nervatura essenziale e pregiudiziale di una grande riforma; su leggi elettorali che riducano la frammentazione, incentivino le coalizioni, introducano meccanismi di elezione diretta ai vari livelli, per un Parlamento che sia interprete e tutore dei grandi bisogni del paese e non specchio dei suoi interessi minuti; su strategie di investimento che diano al paese le infrastrutture di cui ha bisogno; sono infine possibili intese su istituzioni sociali che ritrovino i loro equilibri finanziari avvalendosi non di riduzioni cieche e coatte ma basandosi sulle scelte, sulle responsabilità e sulla forza negoziale degli utenti e dei cittadini. nel lavoro che diverrà necessario compiere noi saremo pronti ad impegnarci insieme a coloro con i quali abbiamo sinora collaborato e insieme a chi altri si renderà disponibile. a questo ci prepariamo. su questi temi chiederemo il consenso degli elettori; su di essi auspichiamo che si misurino le proposte e gli impegni delle prossime settimane. i segni di irrequietezza che vengono dal paese non puntano al caos, ma al buon governo , non chiedono le esasperazioni grossolane, ma l' equilibrio, l' onestà, il rispetto degli altri e della verità. in campagna elettorale , tutti dobbiamo ricordare questi aspetti: noi che ne saremo parte e (siamo certi che lo faranno) quanti hanno il compito di sovraintendere al suo ordinato svolgimento. già questo sarà un buon inizio per sperare di uscirne alla fine non fra le macerie ma con la legittimazione e l' autorità democratica che sono necessarie per operare nell' interesse comune.