Achille OCCHETTO - Deputato Astensione
X Legislatura - Assemblea n. 757 - seduta del 31-01-1992
Trattato per la non proliferazione delle armi nucleari
1992 - Governo II Leone - Legislatura n. 5 - Seduta n. 21
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il Parlamento è chiamato, in condizioni singolari e gravi, a trarre un bilancio della decima legislatura della vita repubblicana. pesa su questo Governo una responsabilità assai seria per il modo con il quale l' Italia è condotta a questa scadenza, senza che si sia voluta o avviata alcuna riforma, nonostante tutti abbiano continuato a predicarne la necessità; con le istituzioni sull' orlo del collasso e la coscienza democratica del paese solcata da ferite profonde, mentre sembra prendere corpo, con una prima valutazione sul caso Gladio avanzata nell' istanza parlamentare che ne ha competenza, il sospetto più fosco, quello di comportamenti, di segni, di interventi di quella organizzazione che si pongono fuori dalla legalità costituzionale e in contrasto con essa, con tutto quel che ne consegue sul terreno delle responsabilità politiche , istituzionali e di Governo; mentre attorno al nome di Moro si riaddensano misteri, e occulti manovratori lanciano segnali minacciosi. sono eventi assai preoccupanti, dei quali il presidente del Consiglio tace o non dà conto. tutto il suo discorso, onorevole presidente del Consiglio , è volto a giustificare l' operato di un Governo fallimentare, che non ha retto alla prova della crisi italiana. lo conferma lo stesso dovizioso elenco di realizzazioni e proposte da lei fatto. devo dire, onorevole Andreotti, che di quell' elenco le cose più importanti mi paiono quelle non realizzate o rinviate alla prossima legislatura. basti ricordare che questo Governo ha imposto il voto di fiducia per evitare l' elezione diretta del sindaco nei comuni, dando così un contributo decisivo all' ingovernabilità di alcune città italiane. è, anche questa, la conferma dello scarto impressionante tra crisi della Repubblica e inettitudine delle classi dirigenti , di un vizio storico nella formazione del ceto di Governo che questi quarant' anni non sono riusciti a sanare. si sono lasciate marcire le istituzioni e l' economia, si è alimentato nel paese quel clima di sfiducia, di confusione, di incertezza sulle regole della convivenza civile che favorisce gli strappi e consente o preparai colpi di mano. il degrado è ormai così avanzato da incrinare i fondamenti stessi del patto di cittadinanza. ne sono colpiti, in primo luogo, i più deboli ma ne è oscurata la prospettiva di un più equilibrato e civile sviluppo del paese , di una riforma intellettuale e morale, di una risposta alta e vincente ai rischi della decomposizione politica ed istituzionale che stiamo vivendo. in una società civile rigogliosa, ma squilibrata ed inquieta, fermenta una rivolta profonda contro la società civile e le degenerazioni prodotte da un vecchio sistema di potere. onorevoli colleghi , non è soltanto la fine della legislatura quella cui stiamo assistendo e di cui siamo chiamati a trarre un bilancio. è la fine di un ciclo, di una fase intera della storia della nostra Repubblica; è la fine di quello che abbiamo chiamato sistema consociativo a centralità democristiana; è la fine di quella Costituzione materiale che ha fatto della Democrazia Cristiana una sorta di partito Stato attorno al quale hanno ruotato, nel quadro di una strategia di assimilazione e di cooptazione dai costi sempre più alti, gli altri partiti di Governo. questa crisi, l' indebolirsi dell' architrave che ha retto in modo eminente il peso della nostra vita pubblica , attraverso un forte, ramificato sistema di potere, è un fatto di rilievo storico. esso pone seri problemi di funzione e di identità al Partito di maggioranza relativa ma anche ai suoi tradizionali alleati di Governo e muta la logica stessa di tutti i rapporti politici. sia chiaro: nelle considerazioni che sto svolgendo non c' è nulla che possa riferirsi ad un nostro attacco stalinista alla Democrazia Cristiana , ad un richiamo di vecchio tipo ( « tutti contro la Dc » !). al contrario, ci muove una preoccupazione profonda per le sorti della democrazia repubblicana, che dovrebbe accomunare tutte le forze che hanno concorso alla sua nascita ed alla sua salvaguardia. è un richiamo alla responsabilità di ciascuno di noi che siede in questo Parlamento. il clima avvelenato di questa fine di legislatura rende ancora più evidente la condizione di stallo in cui è piombato il vecchio sistema politico , in cui le forze di Governo ci hanno condotto. si è determinata nel paese una sorta di vuoto di potere che può avere sbocchi imprevedibili; si è aperta la partita per definire i caratteri e gli assetti di quella che molti chiamano la seconda Repubblica . ecco dunque qual è il vero problema che sta davanti a noi, onorevoli colleghi . noi entriamo in una fase costituente. certo, all' apertura di un nuovo ciclo politico saremmo dovuti andare con una legge elettorale che, per così dire, accompagnasse e sancisse il mutamento di fase, la svolta. non è stato così, per volontà prevalente delle forze di Governo asserragliate nella difesa delle proprie rendite di posizione. penso tuttavia che questo nostro dibattito debba in qualche modo celebrare con la crisi irreversibile del sistema consociativo la fine di quella sequenza, apparentemente interminabile, di vecchi governi, della logica di cooptazione che presiedeva alla loro formazione e che la prossima legislatura, se riusciremo a dare slancio e concretezza alla fase costituente, potrebbe aprirsi nel segno di condizioni più favorevoli ad un' alternativa democratica per una funzione di Governo rifondata, per un rinnovamento radicale del sistema politico . non è più il tempo delle vecchie formule. il confronto elettorale che si apre davanti a noi è caratterizzato dalla presenza di due ipotesi in campo e da due schieramenti che a queste ipotesi fanno riferimento. tali ipotesi riguardano i caratteri e gli assetti della nuova Repubblica. la prima risponde ad una visione neoautoritaria, la seconda ad una visione democratica. la prima vuole mettere in discussione fondamentali principi ispiratori della nostra Costituzione socialità, solidarietà, funzione del mondo del lavoro e della democrazia economica per fondare la seconda Repubblica su basi democratiche più ristrette. la seconda ipotesi punta, invece, ad una nuova Repubblica, una nuova idea di Stato, capace, anche attraverso un più convinto e conseguente regionalismo e un deciso trasferimento di poteri alle autonomie locali, di allargare la partecipazione democratica e di inverare gli obiettivi fondamentali della Costituzione nel contesto di un sistema politico profondamente cambiato. è chiaro in questo quadro il senso, l' indirizzo politico del messaggio inviato da Cossiga alla Democrazia Cristiana . chi dichiara che quella lettera costituisce un problema interno alla Democrazia Cristiana ne travisa il senso e ne offusca la comprensione. quel messaggio contiene, infatti, un' ipotesi di riforma della Repubblica che noi non condividiamo e che intendiamo combattere. noi vogliamo un' altra riforma. vogliamo una Repubblica nuova che si fondi su una maggiore responsabilità ed un maggior potere dei cittadini elettori, chiamati a scegliere la maggioranza cui affidare il Governo, su istituzioni pienamente autorevoli e responsabili, sottratte alla simbiosi con i partiti i quali hanno altri compiti, soprattutto quello di consentire al cittadini la più efficace partecipazione alla vita pubblica . noi vogliamo una Repubblica in cui sia diffusa e generale la responsabilità dei cittadini, del Parlamento, del Governo e della magistratura, la responsabilità rispetto alle istituzioni e delle istituzioni secondo le leggi. questo è lo scontro in atto e dal suo esito dipende quale Repubblica, quale democrazia avranno gli italiani nel loro futuro. lo scontro non è tra chi vuole cambiare e chi si batte per un' improponibile difesa dell' esistente, tra innovatori e conservatori, ma tra due diverse vie d' uscita dalla crisi attuale. e proprio perché siamo di fronte al compito di un' innovazione profonda e radicale, non può non sorgere in noi, onorevoli colleghi , una preoccupazione profonda: quella che un' innovazione di tale portata possa avvenire, come è stato auspicato, con la rottura di quel fattore di coesione nazionale, di unità morale, ideale e politica che è stato il risorgimento antifascista, con la negazione del ruolo che la lotta di liberazione e la Resistenza hanno avuto e hanno come fonte di legittimazione democratica e costituzionale; e tutto questo avverrebbe in un' Europa nella quale i giganteschi sommovimenti in atto, insieme con la dissoluzione del vecchio ordine internazionale e con l' emergere di nuove speranze e di bisogni inediti di liberazione e sviluppo, portano conflitti nuovi e nuove intolleranze. esplode l' intolleranza etnica, il razzismo endemico, riappare sinistro lo spettro dell' antisemitismo. in questa situazione spetta a tutti noi, onorevoli colleghi , il compito di ridare nerbo e slancio alla democrazia italiana, di riattingere alle fonti della sovranità popolare per dare nuova legittimazione al mandato di rappresentanza. di questo si tratta, e dispiace che la maggioranza non se ne renda conto. l' area della protesta e dell' opposizione sono cresciute nel paese, così come sono cresciuti gli atteggiamenti di ripulsa nei confronti dei partiti e, in primo luogo, di quelli di Governo che di esso portano la principale responsabilità. ci dobbiamo misurare con un' intensificazione delle manifestazioni di qualunquismo e della pressione ricattatoria delle leghe. la fiacchezza dell' azione di governo ed i sussulti di regime che hanno accompagnato la fine di questa legislatura hanno accentuato il disordine e la decomposizione politico-istituzionale. Severa, dunque, è la critica che leviamo per queste ragioni nel confronti della maggioranza. Severa è la critica che leviamo contro tutti coloro che intendono continuare nel vecchio ed insopportabile modo di fare politica e che si preparano a spartirsi cariche e spoglie nella prossima legislatura. attenzione: la Repubblica non è vostro patrimonio. con le prossime elezioni non si decide chi governa a Palazzo Chigi , ma ben altro. si decide intorno all' apertura di una fase politica nuova, intorno ad una grande ispirazione di rinnovamento del paese, di rifondazione democratica dello Stato, di regolazione dello sviluppo. nel paese delle grandi esternazioni, sono pochi coloro che parlano del problema centrale di cui si interessano oggi gli uomini in carne ed ossa , il problema cioè di una crisi industriale estremamente grave ed allarmante. si tratta di una crisi che, com' è stato denunciato dal più grande sindacato italiano, mette a repentaglio centinaia di migliaia di posti di lavoro . davanti a noi, onorevoli colleghi , si aprono tre scenari. il primo è rappresentato da coloro i quali puntano alla conservazione ad ogni costo del vecchio sistema di potere. il secondo è invece collegato a coloro i quali tentano una ristrutturazione neoautoritaria, in continuità con il potere profondo consolidatosi in questo paese. il terzo scenario è infine rappresentato da chi, come noi (mi riferisco ad ogni forza di sinistra e progressista), punta al consolidamento di una via di uscita democratica dalla crisi. i problemi che emergono da tali scenari (problemi di sviluppo, di giustizia, di rinnovamento, di affermazione delle regole e dei valori di una democrazia che deve e sa far fronte a nuove sfide) non si risolvono sfasciando le basi ed il tessuto dell' unità nazionale democratica, ma costruendo una nuova unità, chiamando a raccolta le energie positive di cui la società italiana è ricca. abbiamo bisogno di una nuova unità democratica! abbiamo bisogno di un nuovo patto tra gli italiani! ciò che occorre è un patto civile, un nuovo patto di cittadinanza, che innovi in profondità nello Stato e nei sistema politico , che modifichi le attuali gerarchie sociali, spezzi la rete soffocante degli interessi e dei poteri, mobiliti risorse per il settore produttivo, faccia i conti con i limiti strutturali di un modello di accumulazione e di sviluppo. per realizzare tutto questo, abbiamo bisogno di una sinistra democratica che sia realmente alternativa al vecchio sistema di potere. lo diciamo al partito socialista italiano, che non ha sentito fino ad oggi il bisogno di dissociarsi esplicitamente e nettamente dall' ipotesi di schieramento trasversale formulata nella lettera di Cossiga, uno schieramento che comprenderebbe una sinistra europea riformatrice ma che, al tempo stesso , non di sdegna di utilizzare la destra neofascista e di considerare le leghe come uno strumento disponibile nel conflitto che ha per obiettivo la rifondazione democratica della Repubblica. lo diciamo inoltre a quanti, in nome di un' auspicabile alleanza degli onesti, trascurano un fatto essenziale, cioè che la critica al vecchio sistema di potere non avrà sbocco positivo e credibile se non potrà contare su una sinistra nuova e più forte perché avviata alla ricomposizione. per queste ragioni, respingiamo con fermezza ogni insinuazione relativa ad una nostra appartenenza allo schieramento individuato come conservatore in opposizione all' altro, schieramento che sarebbe costituito dal Partito Democratico della Sinistra e dalla Democrazia Cristiana . denunciamo con forza l' intento di colpire la sinistra e, dentro la sinistra, il partito architrave dell' opposizione democratica, cioè il Pds. proprio per questo, siamo allarmati per il modo con il quale si giunge alla campagna elettorale . siamo allarmati dalla prospettiva che al libero confronto tra le forze ed i soggetti politici protagonisti della dialettica democratica si sovrappongano attori impropri, si violino le regole alle quali è affidata la tutela della legalità costituzionale, si manipoli lo svolgimento del confronto elettorale. tutto questo è già avvenuto ed è alla base delle procedure la cui attivazione abbiamo valutato responsabilmente, senza alcun intento persecutorio. si tratta di procedure che non fanno parte del dibattito politico, ma dell' iter democratico delle Camere e che abbiamo proposto, nei confronti del Capo dello Stato , nel pieno rispetto della Costituzione. onorevoli colleghi , riteniamo che in questa fase la preoccupazione comune a tutte le forze democratiche debba essere quella di ottenere il ripristino della legalità e di acquisire garanzie per il corretto svolgimento della campagna elettorale . si tratta di attivare meccanismi che riducano e neutralizzino completamente i rischi di interferenza e gli interventi impropri ed assicurino, altresì, la piena salvaguardia delle prerogative costituzionali di ciascun soggetto impegnato nel fronte elettorale. è, questo, un problema del Governo, al quale rivolgiamo un appello pressante in tal senso. sentiamo di doverlo fare e di poterlo fare non solo a nome di una parte politica , ma a nome del Parlamento. prendiamo atto dell' impegno che l' onorevole Andreotti ha assunto in proposito; tuttavia, tale impegno sarebbe inadeguato se ad esso non seguissero atti e comportamenti precisi e coerenti. e ricordiamo — come ha detto di recente l' onorevole Scalfaro — che la prima garanzia è quella costituita dalle Camere; pur sciolte, infatti, le Camere possono essere convocate quando ci si trovi di fronte a violazioni della legalità costituzionale. occorre garantire le condizioni di attività delle Commissioni parlamentari cui spetta l' accertamento della verità sulle stragi e sui punti più oscuri della storia repubblicana. è necessario inoltre assicurare una informazione corretta ed equilibrata e garantire un accesso al sistema informativo ispirato a rigorosi criteri di equità. ove questo non fosse possibile e si verificassero sconfinamenti dal sistema delle regole e delle garanzie, sarebbe necessario e doveroso assicurare contestuali e bilanciate possibilità di replica per tutti. deve essere garantito il più rigoroso rispetto del principio di imparzialità da parte degli apparati dello Stato nel confronto elettorale. infine, non può essere consentito ad alcuno l' uso distorto di materiali riservati provenienti dai servizi di sicurezza dello Stato. la Presidenza del Consiglio è l' unica autorità responsabile dell' uso di questi materiali. signor presidente , onorevoli colleghi , il nostro sforzo, lo sforzo della sinistra italiana, è teso in primo luogo a far fronte ai doveri che avvertiamo verso la democrazia e verso la nazione, per mettere la sinistra nella condizione di influire in modo decisivo sullo svolgimento di questo confronto elettorale e sull' obiettivo che esso pone all' ordine del giorno : la riforma della nostra democrazia. rifondare la sinistra per rifondare lo Stato: ecco la funzione nazionale del nostro partito. la nostra opposizione non è pura protesta, e lo abbiamo dimostrato in modo convincente con il profilo politico ed istituzionale e la stessa attività del governo ombra . è un' opposizione che intende costruire una alternativa di programma e di Governo all' altezza delle sfide che il paese dovrà affrontare. prenda atto quindi l' attuale maggioranza che la fine di una intera fase della storia repubblicana o conclude l' esperienza del sistema di potere cui essa si è abbarbicata, o getta il paese nel caos. l' avvio di una nuova fase costituente per la democrazia italiana è per tutti, anche per la sinistra, un' impresa difficile. ci muove in quest' ora la determinazione serena a salvaguardare e sviluppare la democrazia, la civiltà e la dignità della nazione. questo non è il momento di distruggere, ma di ricostruire. il Partito Democratico della Sinistra si pone con questo spirito al servizio della democrazia e di un nuovo patto democratico tra gli italiani.