Gianfranco FINI - Ministro degli Affari Esteri - Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 757 - seduta del 31-01-1992
Misure volte al risanamento dei conti pubblici
1992 - Governo II Prodi - Legislatura n. 15 - Seduta n. 79
  • Comunicazioni del governo

signor presidente del Consiglio , sarebbe fin troppo facile per chi, come noi del Movimento Sociale Italiano , non le votò la fiducia nel mese di aprile dello scorso anno mettere in evidenza che poi non avevamo tanto torto quando sostenevamo che da un Governo che nasceva unicamente perché la paura di andare anticipatamente alle urne era più forte del desiderio di farlo non c' era molto da aspettarsi. a tale riguardo, mi limito a dire che tra le sue tante e proverbiali, e non sempre felici, battute quella attribuitale, secondo cui era meglio tirare a campare che tirare le cuoia, è stata profetica. il suo Governo ha in effetti tirato a campare, senza slanci che non poteva avere, senza colpi d' ala, senza nemmeno qualche impennata d' orgoglio, senza altro progetto che non fosse quello di durare e di giungere in qualche modo alla fine della legislatura. il suo notarile, per tanti aspetti, ed anche un po' noioso rendiconto di ieri è stato a tal riguardo il sigillo più adatto per archiviare il suo Governo e la X legislatura. già ieri l' onorevole Servello ha messo in evidenza come questo suo soporifero rendiconto mal si concili con la situazione reale dell' Italia, in cui la crisi di credibilità dello Stato è ormai giunta a livelli che non erano stati toccati in precedenza e riguarda sostanzialmente tutti i settori della vita pubblica . la sua imperturbabile tranquillità, presidente, secondo cui tutto o quasi tutto va bene , non credo che trovi molti riscontri tra gli italiani; italiani che sono al contrario, e giustamente, sempre più preoccupati per l' offensiva criminale che nonostante i tanti buoni intendimenti del Governo continua, per l' acuirsi della recessione economica che specie in alcuni settori e in alcune zone si fa sentire, per il progressivo e inarrestabile scadimento dei servizi sociali , per la voragine di quel debito pubblico che anche nelle ultime ore della legislatura si è concorso ad alimentare e ad aumentare con il varo di troppe leggi che avevano come unico intendimento quello di « acchiappare » voti, per quella resa autentica dello Stato che, specie nel sud, è stata ormai decretata dall' incapacità di far fronte alle troppe emergenze. ma non è tanto di questo aspetto minimalista del suo discorso che il Movimento Sociale Italiano è sostanzialmente e profondamente scontento. sinceramente non ci attendevamo molto di più e nemmeno nulla di diverso rispetto a quello che diligentemente ella ha recitato in quest' Aula. quello che ci pare, al contrario, francamente insopportabile è che lei, signor presidente , ha fatto intendere, neppure troppo nascostamente, che anche nel futuro, nella XI legislatura, il suo obiettivo non sarà poi molto diverso nella sostanza da quello che ha perseguito, così come è suo costume, nella X legislatura. forse non dirà più, all' inizio dell' XI legislatura (perché certo non le facciamo difetto di intelligenza), che il suo obiettivo sarà ancora quello di tirare a campare, ma certo è che nella sostanza (e lo ha detto anche ieri) il suo obiettivo è quello di mantenere in vita l' attuale sistema partitocratico, di rimettere in pista un Governo il cui programma, al di là del titolare di Palazzo Chigi , sarà sostanzialmente lo stesso dei governi precedenti, di tranquillizzare coloro che di fronte a una crisi delle istituzioni che oggi raggiunge livelli di grandissima preoccupazione ritengono, al contrario, che il sistema politico italiano sia ancora in grado di superare l' emergenza. ecco perché io ritengo che sia non soltanto giusto, ma quasi inevitabile, dopo il suo discorso, dire che l' atto di morte della X legislatura nelle sue parole ha posto anche una sorta di ipoteca per l' XI legislatura. lei si è presentato in quest' Aula, in quest' Aula che da quarant' anni non soltanto frequenta ma che per quarant' anni lei ha individuato come il centro della vita democratica nazionale, come la vestale di questo sistema. il suo, più che un atto di morte della X legislatura, è stato anche una sorta di manifesto elettorale intriso di quello che a noi pare il peggior conservatorismo. io credo, signor presidente , che se fosse per lei, l' Italia rimarrebbe ancora e sempre all' interno degli schemi del 1946: congelata, immobile, attenta a non disturbare, ma soprattutto sempre capace di schivare i problemi che, al contrario, vengono posti dall' incedere del tempo e dal mutare delle situazioni. si tratta di un' Italia un po' fuori dal tempo e, per tanti aspetti, un po' fuori dalla storia. sono addirittura convinto, signor presidente , che per lei tutto ciò che accade nel mondo e che necessariamente si riflette sull' Italia sia soprattutto causa di qualche fastidio o, se preferisce, di qualche preoccupazione di tipo intellettuale. non credo di esagerare dicendo che per lei, che ebbe tanta decisione, ma al tempo stesso tanto cinismo da dire, non molto tempo fa, che amava a tal punto la Germania da desiderare che ve ne fossero sempre due, palesando quindi un certo modo di concepire e di giudicare ciò che accade nel mondo, la stessa fine del comunismo abbia assunto una sorta di preoccupante ed imprevisto accidente che rischia di far uscire anche l' Italia dal tunnel del dopoguerra. il comunismo, che aveva legittimato negli anni scorsi la funzione del suo partito come diga apparentemente anticomunista, oggi non c' è più e, quindi, non credo di esagerare dicendo che in lei e in buona parte del suo partito questo imprevisto accidente della storia, più che essere salutato (al di là delle parole di circostanza) come una liberazione per i popoli, è anche e soprattutto un motivo di preoccupazione in ordine ai titoli di legittimità che la Democrazia Cristiana deve pur presentare agli elettori per averne nuovo consenso. detto tutto ciò, a me pare non sia un caso che proprio lei e buona parte del suo partito veniate individuati — non solo da noi che lo facciamo da tempo — come i capisaldi del sistema partitocratico. certo, non è un caso che accanto a lei, e insieme a lei ed al suo partito, si muovano oggi, in non fortuita e non casuale circostanza, coloro che , orfani del comunismo, come lei e come il suo partito, desiderano che l' Italia rimanga vincolata e chissà per quanto tempo ancora bloccata negli schemi, nelle logiche, negli assetti, nelle istituzioni del 1946. non a caso non siamo stati gli unici a notare che ieri il suo discorso ha assunto anche l' insopportabile aspetto di un biglietto da visita o, se preferisce, di una credenziale da mettere immediatamente in campo al fine di ottenere l' immediato trasloco, al termine della campagna elettorale , da Palazzo Chigi al Quirinale, con il consenso non già di coloro che desiderano un Italia all' altezza delle grandi evoluzioni di questa fine secolo ma, al contrario, di tutti coloro che desiderano che l' Italia rimanga ancora per chissà quanto tempo irrigidita e ferma secondo gli schemi dell' immediato dopoguerra. lei sa che noi non la pensiamo così; lo sanno certamente molti italiani. pensiamo di poter dire che mai come in questo momento non siamo gli unici a ritenere che il sistema politico italiano, che per quarant' anni si è trascinato legittimando sostanzialmente il ruolo della Democrazia Cristiana come alternativa al comunismo ed il comunismo come « secondo forno » — per usare la sua espressione — cui si rifaceva la Democrazia Cristiana , oggi sia nella condizione obbligata di dover operare profonde modifiche e sostanziali cambiamenti e che, quindi, nella società civile cresca il fronte estremamente vasto di quegli italiani che hanno volontà ben precisa di imprimere una svolta. se fino a qualche tempo fa eravamo gli unici a ritenere, per esempio, che non già di una legge elettorale l' Italia abbia bisogno, quanto di definire in modo serio e senza demonizzazioni preventive il tipo di istituzioni da creare (essendo certo che quelle nate nel 1946 non possono eternamente essere riprodotte, soltanto perché hanno un atto di nascita che trova il 95 per cento dei rappresentanti della Camera concordi); se è certo cioè che il tempo oggi impone revisioni di tipo istituzionale e nuove definizioni dello Stato, noi siamo altresì certi di poter dire che non a noi e non agli italiani che esprimono oggi un profondo disgusto nei confronti della politica possa essere imputata quell' accusa che da qualche tempo a questa parte ci piove addosso soltanto perché, non più da soli, sosteniamo che l' Italia debba necessariamente cambiare, e cambiare radicalmente le sue istituzioni. da qualche tempo a questa parte non lei, ma qualche esponente di rilievo della Democrazia Cristiana — e mi pare che qualche cenno l' abbia fatto pochi minuti fa anche l' onorevole Forlani — tende ad insinuare nella mente degli italiani che, di fronte ad un sistema che tutto sommato ha governato per quarant' anni , si va polarizzando nella società civile una forma così dura e decisa di protesta da mettere sostanzialmente a repentaglio le istituzioni democratiche e da far gridare da parte di qualcuno al rischio di svolta autoritaria o, peggio ancora, con un brutto neologismo, alla presenza di troppi « sfascisti » . signor presidente , se per « sfascismo » si intende la distruzione dello Stato, se per « sfascismo » si intende l' incapacità delle istituzioni di rispondere ai problemi della gente, se per « sfascismo » si intende cioè il venir meno da parte del cittadino di qualsiasi certezza nell' operato delle istituzioni, in Italia non c' è nessuno più « sfascista » di chi in questo quarantennio ha ridotto la credibilità dello Stato sostanzialmente a zero . e non credo che si possa demonizzare una protesta, che cresce nella pubblica opinione e che in alcune zone raggiunge ormai livelli tali da delegittimare sostanzialmente l' apparato istituzione e costituzionale di questa Repubblica, dicendo che tali forze non hanno alcun tipo di progetto o, peggio ancora, insinuando che queste forze minerebbero alla base la civile convivenza. lei conosce ed i parlamentari conoscono le posizioni che il Movimento Sociale ha assunto da molto tempo al riguardo. noi riteniamo di non dover essere posti sul banco degli imputati soltanto perché diciamo, ad esempio, e non siamo gli unici ad affermarlo né in Italia né in Europa, che una democrazia non necessariamente deve essere di tipo parlamentare. noi non riteniamo che si debba accusare chi in Italia vuol cambiare; infatti noi continuiamo a ritenere che la volontà popolare possa essere espressa, anche e soprattutto, attraverso forme di democrazia diretta e senza ricorrere a quella democrazia perennemente delegata che porta sostanzialmente alla paralisi di ogni atto e di ogni decisione del Governo. affronteremo il giudizio degli elettori consci che i cittadini hanno già la serena consapevolezza che questo sistema merita di essere radicalmente cambiato perché non risponde più ad altro interesse che a quello dei soci fondatori della prima Repubblica . ed è questa, signor presidente , colleghi, la ragione vera ed indiscutibile che ha portato il Movimento Sociale Italiano ad esprimere un netto consenso alle parole del Capo dello Stato quando questi ha ritenuto fosse giunto il momento di porre, con l' autorevolezza che ha, essendo presidente della Repubblica , al dibattito parlamentare e agli italiani tutti, un problema che, se fosse stato per il Parlamento, per il suo Governo, onorevole Andreotti, e per il 90 per cento — credo — dei membri della Camera, sarebbe stato ulteriormente differito nel tempo. mi riferisco cioè alla necessità che l' Italia si doti di istituzioni che rispondano alle esigenze della gente e che non siano sempre più simili a quei riti bizantini di cui la pubblica opinione è profondamente stanca. abbiamo preso posizioni di difesa del Capo dello Stato quando abbiamo ritenuto fosse in atto un tentativo di delegittimarlo politicamente; un tentativo che vedeva protagonisti palesi ed occulti, ma ci trattava sempre e comunque dei diretti discendenti del 46, dei soci fondatori della Costituzione, di coloro che , come lei, vorrebbero lasciare inalterato, chissà per quanto altro tempo ancora, lo scenario costituzionale. lo abbiamo fatto in assoluta libertà, senza alcuna volontà di strumentalizzazione e senza porci il problema di quali sarebbero stati gli effetti della nostra libera decisione che — mi permetta di dirlo — ha dimostrato come in Italia e in Parlamento ci siano partiti e uomini che vogliono un Capo dello Stato servo dei partiti. è vergognoso sostenere che il Capo dello Stato avrebbe dovuto prendere le distanze dal Movimento Sociale Italiano soltanto perché tale partito gli ha riconosciuto, con molta onestà, di avere opportunamente dettò quello che il 90 per cento degli italiani pensa in ordine alla incapacità di riformarsi della nostra partitocrazia! mi auguro, signor presidente del Consiglio , che il suo intervento, con il quale di fatto è stata archiviata la X legislatura, al di là delle sue intenzioni, non passi alla storia come il momento più importante di un rituale e notarile discorso con il quale si volta pagina, magari per ricominciare, qualche mese dopo, a « scrivere » le stesse cose, con la stessa penna e, il più delle volte, con lo stesso inchiostro. mi auguro, invece, che il suo intervento di ieri abbia segnato l' archiviazione non di una legislatura ma di un sistema e che lo stesso possa passare agli annali della democrazia italiana come l' epilogo di una fase ormai condannata alla dissoluzione, dal momento che gli schemi acquisiti dal nostro paese nel 1946 sono superati dai tempi. mi auguro — e mi avvio alla conclusione — che la prossima campagna elettorale non preoccupi alcuno sotto il profilo dell' ordinato svolgimento. in particolare, non credo che ci si debba preoccupare tanto delle autorità e dei soggetti che ricoprono cariche istituzionali ma, piuttosto, del modo in cui alcuni uomini di parte utilizzano tali cariche. mi riferisco — mi dispiace dirlo in quest' Aula — sia alla Presidenza della Camera sia a quella della Commissione stragi. prima di accusare altri di interferire nella campagna elettorale , bisognerebbe almeno porre questo sistema nella condizione di non offrire ad alcuni partiti politici , mediante l' utilizzo fraudolento di cariche istituzionali, delle carte da impiegare nel dibattito politico ed istituzionale. in questo caso, infatti, credo sarebbero perfettamente legittimi non soltanto la legittima difesa ma anche l' attacco da parte delle altre forze politiche ! presidente, colleghi, andiamo pure alle urne, rimettiamoci doverosamente al giudizio del popolo, che oggi è più che mai sovrano, ed auguriamoci — così come si augura il Movimento Sociale Italiano — che la seconda occasione del dopoguerra in cui il popolo è chiamato alle urne nel mese di aprile per le elezioni politiche possa rivestire, in prospettiva, la stessa importanza e la stessa valenza di carattere storico riconosciute alla consultazione elettorale svoltasi il 18 aprile del 1948. se in quell' occasione vinse la libertà contro il comunismo — e de veramente grave che alcune persone le quali oggi potrebbero vantarsi di questo si nascondano dietro le proprie responsabilità e quasi si vergognino perché, probabilmente, vogliono continuare ad avere un rapporto privilegiato con gli sconfitti di ieri e con gli orfani del comunismo di oggi — , il 5 o il 12 aprile prossimo — quando avrete deciso la data, alfine ce la comunicherete! — ci auguriamo che vinca il rinnovamento, la voglia di cambiare, la voglia di pulizia e risulti sconfitto quel fronte della conservazione che da quarant' anni ha tolto credibilità alle istituzioni e prestigio alla nostra nazione!