Achille OCCHETTO - Deputato Astensione
X Legislatura - Assemblea n. 724 - seduta del 05-12-1991
Trattato per la non proliferazione delle armi nucleari
1991 - Governo II Leone - Legislatura n. 5 - Seduta n. 18
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , la situazione politica ed istituzionale del nostro paese è di eccezionale gravità: mai nella storia della Repubblica eravamo giunti a tal punto. io oggi, deputato al Parlamento, prendo la parola dopo il susseguirsi di fatti sconvolgenti; finora non mi è mai stata data la possibilità di discutere nel loro complesso le connessioni esistenti tra questi fatti e le varie interpellanze che vi fanno riferimento. e una connessione non posta da noi, ma resa oggettiva dai fatti stessi. pertanto, credo e spero che in molti in questa Assemblea si sia insoddisfatti per gli ostacoli sempre più consistenti che il Parlamento incontra, per la fatica crescente, immotivata e inaccettabile alla quale siamo sottoposti, prima di riuscire ad esaminare e discutere, nella sede che rappresenta la sovranità popolare , questioni essenziali e decisive per la vita della nazione. Oggi affrontiamo un tema delicatissimo, come quello dei rapporti tra presidente della Repubblica e Consiglio superiore della magistratura , che è una grande metafora della grave crisi in cui si collocano i rapporti tra tutti i vertici dello Stato. non posso nascondere a me stesso e alla Camera che teniamo questa discussione dopo avvenimenti che vanno oltre il limite del turbamento della normale vita democratica di un paese. lo sciopero dei magistrati, comunque vogliate giudicarlo (noi abbiamo espresso la nostra solidarietà), non è la causa ma il risultato di un processo di disgregazione creato e suscitato dall' alto. ieri abbiamo assistito ad un atto gravissimo che ha coinvolto addirittura l' Arma dei carabinieri ed abbiamo apprezzato le prime risposte del ministro Rognoni e l' atteggiamento preoccupato degli esponenti della Dc e delle altre forze democratiche. giustamente Rognoni ha detto che il documento del COCER si pone fuori dai procedimenti previsti dalle leggi e dai regolamenti e che esso introduce contenuti assolutamente inaccettabili sul piano politico ed istituzionale. è importante che siano state pronunciate queste parole, ma sarebbe stato molto più importante pronunciarle anche in altre occasioni, come quelle che hanno ispirato le nostre interpellanze sul Csm, sui servizi segreti e sui dossiers segreti dei servizi. tutte le autorità dello Stato hanno il dovere di rispondere nel modo più fermo, chiaro e sereno; a cominciare dalla più alta autorità, chiamata pesantemente e direttamente in causa dal documento del COCER, che non ha ancora sconfessato un atto così grave, al limite della sedizione. ma sarebbe stato anche doveroso discutere la nostra interpellanza sui dossiers segreti cui ha fatto cenno il Capo dello Stato . il ministro Rognoni ha detto: « ognuno deve stare al proprio posto » . sono d' accordo: ma chiediamoci e chiedetevi perché molti ormai non stiano al loro posto, perché molti si collochino fuori dalle leggi e quale sia la causa e la catena perversa che hanno determinato questo sconvolgimento. da dove ha origine tutto ciò? mi si permetta di collegare la vicenda di ieri, sulla quale si è intervenuti con pronta sensibilità grazie alle nostre iniziative parlamentari, ai temi delle interpellanze che siamo chiamati a discutere oggi. da dove vengono i pericoli, onorevole Andreotti? da dove vengono? lo chiedo dal momento che nella interpellanza democristiana si stigmatizza lo sciopero dei magistrati come inopportuno e dannoso; a nostro parere, invece, per i motivi che sono stati posti alla base dell' iniziativa e per le forme responsabili in cui essa è stata attuata, questo giudizio non ha fondamento. quando nel documento del COCER — per fortuna sconfessato dal comandante dell' Arma — si afferma che si vuole mutuare dal presidente il sistema delle picconate, fino a proclamare l' intento di seguire la propria strada con qualsiasi mezzo ed a qualsiasi costo; quando si assiste al tentativo di presentare questa inaudita presa di posizione come adesione ad una sollecitazione rivolta dal presidente della Repubblica il 30 novembre, nel corso della cerimonia per il giuramento degli allievi ufficiali, allora la responsabilità ineludibile, che è nostro dovere esercitare, è quella di cogliere tutte le connessioni che emergono fra i vari eventi che turbano la Repubblica, fra quanto è avvenuto ieri ed il conflitto fra il Capo dello Stato ed il Consiglio superiore della magistratura . non cercare e non far emergere le connessioni di cui parlavo è oggi un atto colpevole di omissione nella difesa della nostra democrazia. la vicenda del Consiglio superiore della magistratura , come quella che ha turbato ieri la serenità democratica del paese, mettono in evidenza rischi gravissimi. sono atti — e quello di ieri è clamoroso che non solo accentuano la confusione e la disgregazione istituzionale, ma inducono ad una divisione fra le istituzioni, fra i corpi dello Stato e addirittura all' interno dell' esercito. sì, una divisione nell' esercito: quando nel comunicato del COCER interforze, in risposta al documento della sezione dei carabinieri, si dice che siamo di fronte ad un tentativo di usare strumentalmente argomenti e questioni che non sono di competenza degli organismi della rappresentanza militare; quando si parla di reiterati tentativi di coinvolgere migliaia di militari dell' Arma in difese d' ufficio che loro non competono e quando da parte di alcuni settori dei carabinieri si denuncia una tendenza ad isolarsi dalla discussione collegiale con le componenti dell' esercito, della marina, dell' aeronautica e della Guardia di Finanza : quando si verifica tutto questo, cosa sta succedendo? e cosa dobbiamo ancora aspettare che accada, onorevole Andreotti, perché lei si levi dal suo torpore, che ha qui dimostrato in quella nota burocratica che ci ha presentato? la cosa è molto grave, cari colleghi , perché in questo modo si può minare uno dei punti più delicati dell' assetto democratico, cioè l' estraneità delle forze armate alla lotta politica. allora, onorevole Andreotti, anche alla luce di ciò ecco la connessione. si sarebbe dovuto rispondere in modo diverso ai problemi posti dalla nostra interpellanza numero 201681. in primo luogo l' onorevole Andreotti avrebbe dovuto dire che il Capo dello Stato oggi non è ma dovrebbe porsi in una posizione super partes (e, ripeto, purtroppo non è così). infatti a lei sfugge, onorevole Andreotti, che il problema centrale di tutta la questione che qui discutiamo, qualunque fosse la ragione dell' uno o dell' altro nel conflitto insorto tra presidente e Csm, è che il nostro ordinamento forniva al presidente la via di sollevare il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale . invece il presidente ha scelto la via della drammatizzazione, dell' intimidazione e della minaccia. ciò non è consentito, e questo solo avremmo voluto sentire da lei, onorevole Andreotti. allora i problemi sollevati dalla nostra interpellanza avrebbero potuto essere letti sotto una luce nuova, chiarificatrice e la sua risposta avrebbe potuto essere più alta, più degna della gravità del momento. io, deputato di questa Repubblica, oggi mi sento rassicurato, certo, dalla reazione democratica venuta dall' interno dell' Arma, di un corpo delicato che è fedele solo in quanto è fedele alla Costituzione. sì, mi sento più sicuro come mi sento rassicurato quando i magistrati, al di là del giudizio sulle ragioni e sui torti che anche noi in altre occasioni abbiamo espresso, entrano in campo per difendere le prerogative proprie dell' indipendenza, dell' autonomia e della dignità dell' ordine giudiziario, essenziale nello stato di diritto . come mi sento più rassicurato ovunque vi sia una sola persona che si erge a denunciare le colpe del vero responsabile. quello che sta avvenendo è la prova di quanto siano fondate le nostre preoccupazioni e le iniziative che coerentemente ne traiamo, di quanto sia necessaria la difesa fermissima della legalità costituzionale. se non si pone un alt coraggioso, se non c' è nessuno che interviene, tutto sarà sempre più difficile per tutti. la vicenda del Consiglio superiore della magistratura sta a dimostrare che l' iterato esorbitare del ruolo del presidente è diventato un inarrestabile crescendo, fino a configurarsi come un vero e proprio mutamento nella forma di governo e nei rapporti istituzionali. solo il venir meno di ogni elementare sensibilità democratica può, come è tragicamente avvenuto in altri momenti della nostra storia, offuscare davanti alle coscienze la gravità di quanto sta avvenendo. tutti voi che non volete processi stalinisti, come non li vogliamo noi, dovete sentire il dovere di indicare, pur non essendo d' accordo con la nostra iniziativa, una via d' uscita dignitosa, che potrebbe anche essere motivata dalla volontà di continuare a rappresentare un' ipotesi di rinnovamento dello Stato. noi non vogliamo impedire ad alcuno di parlare; tutt' altro. è anzi necessario che molti dicano ciò che è chiaro, che il presidente è in una condizione che egli per primo lo ha dichiarato sa essere incompatibile con il ruolo che la Costituzione gli affida. la circostanza che non si riconosca questa esigenza di correttezza non poteva e non può lasciarci indifferenti. tutti, partiti, Parlamento e organi dello Stato , si trovano di fronte al problema serissimo di cercare di trovare la strada migliore per riportare all' osservanza delle norme e degli equilibri tra i diversi poteri costituzionali. ecco la questione che dovreste trarre dalla vicenda del Consiglio superiore della magistratura e dalle altre strettamente collegate con l' iterazione degli atti del presidente della Repubblica . noi abbiamo fatto la nostra scelta per null' altro che per difendere la legalità costituzionale nell' interesse generale. ma badate, onorevoli colleghi , ormai a nessuno è concesso di nascondersi dietro un dito: o si sostiene che il presidente opera all' interno del rispetto della sua funzione costituzionale (e si assume allora il peso di difendere tutte le ingerenze compiute nella vita del Parlamento, del Governo, dei partiti, della magistratura, ogni forma di dileggio, persino i tentativi di divisione all' interno degli stessi partiti e quindi si difende tutta l' azione del senatore Cossiga), oppure rischiamo di pagare tutti un prezzo, anche chi chiude gli occhi e non mette sul tappeto altre proposte, altre iniziative, altri momenti di collegiale responsabilità. se si va avanti così non solo non sarà produttiva la nostra iniziativa — e noi non lo crediamo, perché comunque ha il merito di rispondere a profonde convinzioni politiche e giuridiche — ma non sarà più produttivo l' insieme della democrazia italiana. in tal caso, più improduttiva della nostra sarà l' opera negativa e la colpevole omissione di chi non ha saputo, anche con altri mezzi, far rientrare il presidente della Repubblica nella legalità costituzionale. per questo il mio è un invito sincero ed accorato: ma vi rendete conto che, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, possiamo attenderci il peggio? nelle prossime ore può accadere di tutto, siamo con tutta evidenza ad un passaggio cruciale della vita della Repubblica. certo, la Repubblica va rinnovata, ne vanno rinnovate le istituzioni, ma non è certo possibile continuare così. occorre trovare subito la strada per rientrare nella legalità costituzionale come autorevolmente sostengono, nella loro denuncia, costituzionalisti di grande dottrina, appartenenti a scuole ed orientamenti diversi. certo non basta difendere la Costituzione, occorre riformare profondamente le nostre istituzioni. il problema è se ciò debba avvenire nel rispetto della democrazia e con il potenziamento della stessa, o al contrario con un indebolimento, un restringimento e con la compromissione della democrazia stessa. da qui la responsabilità che investe tutte le forze che della democrazia italiana sono state fondatrici. tutti devono capire la necessità dei cambiamenti; tutti devono assumersi il compito di promuoverli. il segno democratico del rinnovamento della Repubblica dipende da questo. sottrarsi a tale responsabilità da parte di ciascuno e di tutti può compromettere la democrazia. all' onere di tale prova nessuno può sfuggire. onorevoli colleghi , noi abbiamo scelto una strada — lo sapete — e la difenderemo con fermissima, limpida e serena convinzione, con la consapevolezza di correre dei rischi e di esporci a prove difficili; ma anche con il disinteresse di chi fornisce a tutti — come già sta avvenendo — la possibilità di parlare più liberamente. ebbene, colleghi — e lo dico veramente senza polemica — ditemi, e soprattutto dite al paese, quale sia la strada migliore da perseguire per uscire da una situazione che è diventata — voi lo sapete e lo dite — ormai insostenibile. ditelo, onorevoli colleghi ; io non vi chiedo di dare ragione a noi, non ci interessa un successo di parte. vi chiedo di dare ragione alla vostra coscienza di democratici. chiedo a tutti noi un atto di responsabilità e di fiducia nella democrazia. questo è l' estremo appello che rivolgo ad amici ed avversari; è un appello importante, ed è importante che provenga da una forza di opposizione. e l' appello alla necessità storica ed ineludibile di costruire un nuovo patto fra gli italiani e di costruirlo cambiando anche radicalmente, ma fondandolo su solide basi democratiche. o si ritroverà questa forza nazionale democratica con la capacità di tutti e si perseguirà con coerenza un vera riforma civile e morale, intesa come seconda tappa della rivoluzione democratica iniziata con la Resistenza, oppure si romperà il patto democratico su cui si fonda la nostra Repubblica, e il nostro paese andrà in frantumi. pensiamoci, quindi, pensateci, prima che sia troppo tardi.