Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
X Legislatura - Assemblea n. 69 - seduta del 21-12-1987
Sul Consiglio superiore della magistratura
1987 - Governo VII Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 724
  • Attività legislativa

signora presidente, colleghi, signor ministro, mai, credo, come in questi ultimi sette mesi il nostro Parlamento ha mostrato di ignorare il suffragio popolare e gli obblighi che da esso derivano. siamo andati alle elezioni politiche anticipate sulla base della proclamazione urbi et orbi da parte della Democrazia Cristiana — che in questo trasse forse in qualche inganno i compagni comunisti — ma anche dei compagni socialisti, del superamento del pentapartito. è stato uno scontro duro, è stato liquidato il ruolo del Parlamento; dopo questo voto abbiamo avuto — scusate se il termine non è quello giusto — il pentapartito. siamo nell' ambito della incoerenza o dell' arbitrio politico. questa volta, cari colleghi , proprio grazie al clima, giustamente sottolineato anche dai miei compagni e da tutti, in cui avete e abbiamo lavorato in modo credo ammirevole in questi giorni, proprio all' interno di questo clima, e senza esasperazioni e senza eccessi, io sento di dovere sottolineare che stiamo per compiere un gesto, se anche l' altro ramo del Parlamento ci seguirà fin dove siamo giunti, che passa dall' arbitrio politico ad un sospetto di illegittimità profonda. io non so se il presidente della Repubblica potrebbe promulgare questa legge con serenità. brevemente, vorrei rivolgere una domanda all' onorevole Martinazzoli, all' onorevole Tortorella, e al ministro Vassalli: se questa legge fosse stata approvata in luogo del « pacchetto Rognoni » , il cui iter non giunse a termine perché patente appariva la sua non pertinenza con il quesito referendario, sicché in molti dicemmo, che, quand' anche questo pacchetto fosse stato approvato, non avremmo superato, a parere della Corte costituzionale , i motivi del referendum, perché sul punto specifico della responsabilità civile il « pacchetto Rognoni » non dettava una disciplina che, in base alla giurisprudenza della Corte costituzionale , avrebbe consentito una preclusione del referendum; se questa legge fosse stata approvata prima del referendum, dicevo, la riforma in pejus (e non in meglio nella sua specificità) dell' istituto della responsabilità civile, l' unico in questione (non quello del risarcimento del danno ingiustamente patito, non quello della responsabilità dello Stato, ma della responsabilità civile del magistrato, quale è prevista nei nostri codici, che volevamo sottrarre alla subordinazione della volontà politica dell' Esecutivo ed estendere dal dolo alla colpa grave), avrebbe potuto essere ritenuta superata dalla Corte costituzionale , anche secondo la sua malaugurata giurisprudenza, come avvenne — ricordatelo — per l' inquirente e per i tribunali militari? ma, se questo è vero (e ho riflettuto, anche tenendo presente i grandi cambiamenti), su che cosa ci siamo scontrati? sulle tesi di Rodotà o di La Malfa ? su verità da chierici? sugli articoli in parte ricordati dai sostenitori del « no » , da Tortorella (i quali ancora una volta contrapponevano la verità di chierici del sapere e del potere congiunti, in un significato, in una semantica delle parole opposte)? ci siamo confrontati per un anno — e lo sapete — sul fatto se occorresse che al giudice fosse resa la dignità di piena responsabilità civile diretta, ancorché disciplinata e prevista in modo pieno, o se invece si dovesse abolirla, quando nei codici era prevista, facendo sì che il cittadino potesse solo citare lo Stato attraverso filtri ed altro. in coscienza, signor ministro, credo, che, tecnicamente sia sostenibile che vi è una forma di responsabilità indiretta. ma quando i chierici del sapere e del potere hanno bisogno di dire cose che appartengono semplicemente al loro sapere e potere e che non è lecito che i laici, che il popolo nel momento in cui votano, possano solo immaginare di votare perché scompaia quel tanto di responsabilità civile diretta che c' era, allora né il popolo né la Corte costituzionale si sarebbero espressi. ancora adesso resta un quesito (forse non dobbiamo riflettervi?): è vero che i comitati per i referendum (riconosciuti dalla Corte costituzionale come poteri dello Stato prima dell' approvazione di questa legge, che è riforma in peggio rispetto all' atto legislativo abrogativo indiretto del popolo) non possono, non hanno titolo ad agire per sollevare un conflitto di competenze, una contestazione di straripamento? non lo so; su tutto bisogna certo riflettere. per questo, comunque, signora presidente, nutro un sentimento opposto. forse perché non ho il merito — e ve ne chiedo scusa — di aver lavorato non solo come i miei compagni, a cominciare da Mellini, Rutelli, ma come tutti voi, onorevole Nicotra, dando sicuramente vita ad una delle migliori pagine di lavoro degli ultimi anni, forse di alcune legislature precedenti; forse perché non ho questo merito (non posso rivendicarlo, sono stato di fatto assente) ho probabilmente maggior distacco. non vedo la congruità fra quello che abbiamo chiesto al popolo di stabilire secondo Costituzione e quello che stasera, con soddisfazione quasi generale, è considerato un buon lavoro, confondendo il buon lavoro di questi giorni con i limiti assegnati d' imperio dai partiti e dal grande potere che i magistrati hanno sempre di più. devo dire qui ad alta voce che ogni settimana che passa, signora presidente, comincio ad intravedere più corruzione, la più volgare, la più grave; più potere di classe nella magistratura, piuttosto che nella politica. vedo, scopro, sento parlare di dossiers (in Campania, dovunque) che fanno accapponare la pelle. non sono solo le vanità, Martinazzoli, non sono quelle le cose che a volte hanno e ci hanno infastidito; non sono le petulanze, le mancanze. quante volte io, che pur sentivo i successi di queste ore, di voi, di voi tutti, del Parlamento, signor presidente , ho avuto il sentimento che malgrado tutto si stesse votando (sì, da un terzo alla metà) a difesa del magistrato colpevole, a difesa del peggio! perché, sono convinto, in quel momento non solo Carnevale, ma la grande maggioranza dei giudici italiani non si sarebbe sentita difesa e tutelata da questo nostro zelo (non più della tassa di 12 milioni, anche se per tre volte in un anno lo Stato sarà condannato; 12 milioni e non più, non tre azioni diverse!). non era forse giusto che fosse il rappresentante del partito (nella fattispecie quello repubblicano) che ha assunto alla lettera un atteggiamento crispino, un atteggiamento della sinistra, l' atteggiamento più demagogico e autoritario, ad essere relatore in questa Assemblea, in una Assemblea che avrebbe dovuto legiferare secondo il « sì » ? apprezzo come sempre, ammirato e dolente, le virtù moralistiche ed il contributo moralistico, che è alto, ad esempio del collega Martinazzoli. l' ho ascoltato, ma ci sono dei limiti di semplicità che i cammini più tortuosi o quelli più tormentati non ci consentono di superare. non esprimerò il mio voto, convinto come sono che in questo voto della Camera, nel momento in cui il provvedimento dovesse giungere, così com' è, alla promulgazione da parte del presidente della Repubblica , gravi sarebbero i sospetti della sua piena legittimità e sicuramente della sua non congruità nella dialettica democratica che abbiamo vissuto quest' anno. di conseguenza non posso parteciparvi, ed il modo migliore che ho per esprimermi è quello di dichiarare che non posso votare, perché ritengo che in questa votazione andiamo al di là di quel che ci è richiesto e di quello che siamo autorizzati a fare. stiamo andando al di là dello spirito e, forse, anche della lettera della legge. in queste condizioni, signora presidente, non voterò. e quando il presidente della Repubblica avrà promulgato questa legge, con umiltà (ancora una volta scusatemi se sono noioso), per l' ennesima volta da quando sono stato eletto, in quel momento stesso mi dimetterò da parlamentare della Repubblica italiana .