Bettino CRAXI - Presidente del Consiglio Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 668 - seduta del 25-07-1991
1991 - Governo II Spadolini - Legislatura n. 8 - Seduta n. 555
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , gli onorevoli Labriola, Andò e Amato hanno già illustrato con efficacia le idee, gli orientamenti, le preoccupazioni e i propositi dei socialisti, rinnovando il nostro apprezzamento per il messaggio che il presidente della Repubblica ha voluto indirizzare al Parlamento. ho chiesto perciò la parola solo per svolgere brevemente una riflessione sulla questione che la Democrazia Cristiana ha posto di fronte al Parlamento e che rappresenta, rispetto agli equilibri politici presenti e futuri, un punto di natura pregiudiziale, discriminante e dirompente. la vita parlamentare di questi decenni è stata affaticata da varie difficoltà e da ricorrenti malanni: periodi di instabilità governativa, una frequente, esasperante lentezza delle decisioni, l' uso disinvolto e irresponsabile che si faceva del voto segreto . le sole difficoltà che non si sono quasi mai incontrate sono quelle che avrebbero potuto derivare dalla formazione di maggioranze risicate. ripercorrendo, ad esempio, solo la lunga vita dei governi di centrosinistra sino ai giorni nostri, incontriamo infatti generalmente maggioranze ampie, per lo più attorno al 58 per cento , con la ulteriore significativa parentesi del periodo cosiddetto dell' unità nazionale , che portò ad una strabocchevole maggioranza, superiore al 90 per cento dei voti parlamentari. anche nella legislatura in corso la maggioranza parlamentare che ha sorretto diversi governi prima del ritiro del partito repubblicano si è collocata alla Camera vicino al 60 per cento e forse perfino su una percentuale superiore al Senato. la instabilità politica e di Governo, quando si è verificata e sovente ripetuta, è sempre nata per fattori di ben altra natura. basta indirizzare una non difficile ricerca verso le conflittualità che si sono manifestate volta a volta tra i partiti coalizzati, nei partiti, nel Partito di maggioranza relativa. che cosa allora ha spinto e spinge, in buona sostanza, l' idea che sia ora necessario introdurre un consistente premio destinato a garantire la maggioranza assoluta dei voti ad un partito o ad una coalizione cui il corpo elettorale avesse dato solo la maggioranza relativa dei voti? evidentemente, innanzi tutto, la convinzione (che non poteva non essere espressa in modo più eloquente di questo) che sia esaurito o stia per esaurirsi un ciclo e l' alleanza politica e di Governo che lo ha caratterizzato. e poiché i socialisti, tra gli alleati di Governo della Democrazia Cristiana , sono i soli, per il loro peso, in grado di garantire la formazione di una maggioranza assoluta , è evidentemente in primo luogo la collaborazione con i socialisti che viene considerata in via di superamento. contemporaneamente, sembra implicitamente emergere la preferenza per un sistema di tipo « satellitare » attorno alla Democrazia Cristiana . essendo difficile prevedere per questo tipo di formula la conquista di una maggioranza assoluta , si prevede appunto allora, in un auspicio di conquista della maggioranza relativa , l' assegnazione di un premio di maggioranza . onorevoli colleghi , questa non è un' interpretazione forzata, artificiosa e polemica, è invece una lettura politica, ad un tempo semplice ed inevitabile. posta la questione in questi termini, a noi non resta (e se confermata, non resterebbe) che prenderne atto. certo, nessuna alleanza è indissolubile. tutto si muove e tutto è destinato ad esaurirsi. nella vita democratica , le alleanze e gli equilibri politici naturalmente mutano e possono mutare, ma perché questo avvenga non è assolutamente necessario, e comunque per noi non è accettabile, che si pretenda non di introdurre una semplice rettifica e correzione ma di attuare un vero e proprio stravolgimento del sistema fondato sulla proporzionale. così non è, dicono e ripetono alcuni dei proponenti della Democrazia Cristiana : questa non è affatto la nostra intenzione, il nostro obiettivo, questa non è la nostra politica! ma se così non è, non si capisce allora per quale ragione si vorrebbe introdurre un meccanismo attraverso il quale una maggioranza già ampia fruirebbe di un ulteriore premio e di un' aliquota aggiuntiva niente meno che di 75 deputati, che potrebbe portarla financo al 70 per cento dei voti parlamentari. si tratterebbe in questo caso di una situazione assolutamente anomala. essa comprimerebbe inutilmente lo spazio delle minoranze e di fatto travolgerebbe persino le garanzie di maggioranze qualificate previste dalla Costituzione. non vale e non convince l' argomento che si porrebbe fine, in tal modo, alla frammentazione della rappresentanza parlamentare. questa è certamente una degenerazione, è un male effettivo, cui però potrebbe essere posto rimedio introducendo una semplice correzione alla proporzionale pura. non vale e non convince neppure l' argomento secondo il quale gli elettori debbano essere sempre e comunque posti di fronte ad una scelta tra diverse coalizioni di Governo. l' argomento ha un suo fondamento politico e riguarda soprattutto la chiarezza dell' indirizzo politico dei partiti, ma esso non giustifica la pretesa di giungere sino al punto di espropriare il Parlamento del suo fondamentale potere di modificare la composizione delle maggioranze e, quindi, delle coalizioni di Governo, sia pure temperato — come sarebbe auspicabile — dalla introduzione della regola della sfiducia costruttiva. ma, onorevoli colleghi , una siffatta limitazione dei poteri del Parlamento non è assolutamente prevista nello schema di repubblica presidenziale che noi abbiamo proposto, provocando una levata di scudi nella maggioranza delle forze politiche e tante polemiche demagogiche intessute di retorica comicità. aggiungo solo che si tratta di uno schema equilibrato e rispettoso delle fondamentali prerogative della democrazia parlamentare , sul quale insisteremo nella speranza che, superate diffidenze che non hanno ragione di essere, una parte almeno degli scudi che si sono levati possa tornare ad abbassarsi. non valgono e non convincono gli argomenti che parlano della democrazia compiuta, sbloccanda ed alternanda. tutte cose che una democrazia salda e forte può perfettamente permettersi senza per questo introdurre misure che la possono, invece, sfigurare. in un' epoca di grandi trasformazioni, di grandi cambiamenti, di grandi revisioni, tutto si è fatto più incerto, più complesso e forse anche più imprevedibile. nel tempo possono moltiplicarsi i fattori di crisi, di divisione e di vuoto, ma possono anche nascere nuovi processi di convergenza e di unità — l' unità socialista, in primo luogo — e, quindi, diversi equilibri e diverse alternative. noi, per parte nostra, attenti e disponibili verso ciò che si muove attorno a noi e vicino a noi, lavoreremo per favorire, come è nostro dovere di fare, la crescita di una grande forza socialista e democratica anche in Italia. ma noi non intendiamo avventurarci né sul terreno di equilibri ambigui, né su quello di alternativismi confusi. tra gli argomenti che non valgono, e che comunque non ci convincono, figura quello — diciamo così — europeistico. in Europa esistono sistemi di tipo maggioritario basati in varie forme sul collegio uninominale. in taluni casi essi mostrano ormai la corda di inaccettabili distorsioni. ma in nessuna legislazione europea fondata sul sistema proporzionale è previsto un premio di maggioranza tale da contraddire e stravolgere il principio della proporzionale. siamo di fronte ad una questione essenziale che è, ad un tempo, politica e di principio. la materia elettorale non è materia astratta, teorica, asettica. essa è eminentemente politica e di principio. la logica vorrebbe che riforme istituzionali e riforme delle leggi elettorali procedessero di pari passo, nell' ambito di un processo che non può che essere unico e la cui sede naturale dovrebbe essere il nuovo, futuro Parlamento. vale per noi la logica e vale anche il metro costituzionale che il Capo dello Stato ha sottolineato nel suo messaggio a proposito dell' elezione di un Parlamento chiamato ad esercitare poteri costituzionali. se nonostante tutto così non fosse, costretti a condurre una battaglia di opposizione, noi la condurremmo con assoluta linearità, lealtà e con piena convinzione e determinazione. mi auguro sinceramente che questo non sia necessario; per il resto va da sé che noi non potremmo, da un lato, condurre una battaglia politico-parlamentare di opposizione su un problema di questa natura e di questa portata e, dall' altro, mantenere intatta, come se fosse in viaggio privato verso la luna, un' alleanza politica e di Governo. ci troveremmo, come è assolutamente evidente, nella necessità di affrontare una situazione del tutto nuova, che comporterà la scelta di una linea e di una posizione diversa. sembrava che la Democrazia Cristiana avesse trovato sulla questione specifica del premio di maggioranza , in questo dibattito, un solo interlocutore disponibile, cioè il Pds, che del resto a sua volta ne ha uno suo da proporre, sia pure in forma e in un contesto diverso. su questo punto ho sentito prima formulare una dichiarazione esplicita di disponibilità ad un confronto sereno ed ho sentito anche fissare un appuntamento per il mese di settembre; ora le parole di Occhetto sembrano escluderlo recisamente. ebbene, noi per parte nostra siamo invece inquieti e preoccupati, perché siamo consapevoli delle difficoltà, dei rischi e delle responsabilità che di fronte a determinate circostanze saremmo portati ad affrontare. io non posso che augurarmi che tutte queste complicazioni possano essere evitate e che ragionevolmente e realisticamente si prenda atto della situazione nella quale ci troviamo. essa, da un lato, richiede da parte di tutti una ulteriore riflessione ed un ulteriore approfondimento e, dall' altro, comporta la necessità di ridurre i tempi di questo finale di legislatura, che diversamente rischia di diventare, per tante ragioni che si stanno accumulando convulso, inconcludente e dannoso per tutti. non potrà che trame vantaggio, onorevoli colleghi , un vantaggio di credito e di autorevolezza, una classe politica che si ripropone di riformare se stessa e l' insieme del sistema istituzionale, e che ha il dovere di tentare di farlo e di farlo presto e bene.