Achille OCCHETTO - Deputato Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 644 - seduta del 19-06-1991
Sul bilancio dello stato
1991 - Governo III Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 829
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , affermo subito che questo dibattito, provocato dalla presentazione da parte del nostro gruppo della mozione di sfiducia nei confronti del Governo, presenta aspetti per alcuni versi senza precedenti nella storia di questo Parlamento repubblicano. alla decisione di attivare la procedura della sfiducia siamo stati infatti indotti e addirittura costretti affinché questa Assemblea non venisse più a lungo tenuta nell' impossibilità di considerare e discutere questioni essenziali della vita della nazione, questioni di carattere politico, di carattere istituzionale, questioni attinenti persino al corretto rapporto ed equilibrio tra i poteri fondamentali e gli organi essenziali dello Stato, così come sono previsti e ordinati dalla Costituzione in vigore . ridare voce al Parlamento è dunque una necessità vitale oltre che un obbligo, essendo il Parlamento espressione della sovranità popolare in ogni ordinamento democratico e, nel nostro, centro dell' intero assetto costituzionale. il Parlamento, che è l' unico tra i poteri dello Stato ad essere eletto direttamente dal popolo sovrano , più di ogni altro ha titolo, diritto e dovere di parlare e di esprimere la volontà popolare . ridare dunque voce al Parlamento, perché di questo esattamente si tratta. a veder bene, infatti, si è venuto creando a tale proposito un problema assai grande che si prolunga nel tempo ed ha manifestazioni inquietanti per chiunque comprenda l' importanza nella vita della nazione del buon assetto e del buon funzionamento delle istituzioni. superiamo le polemiche contingenti e gli approcci strumentali e smettiamola anche di illuderci e di illudere che, in fondo, le cose sono andate sempre così, che si tratta di caratteri permanenti del sistema italiano con i suoi difetti, ma anche con i suoi pregi. non è così. da qualche anno a questa parte non possiamo più parlare di imperfezioni, di storture riconducibili comunque alla fisiologia del sistema. ricorrono e si acutizzano sintomi di una vera e propria patologia che sta diventando devastante. sì, ci sono sempre state in Italia crisi extraparlamentari , volute e risolte per riequilibrare i rapporti di potere tra i partiti e nei partiti della maggioranza. sì, è vero: è dal 1972 — si tratta ormai di un ventennio — che l' interruzione anticipata delle legislature è divenuta la regola, sostituendo nei fatti quella costituzionalmente stabilita del quinquennio. già questi ed altri erano segni di difficoltà, di pesantezza avrebbero dovuto essere attentamente considerati ed affrontati nelle loro cause politiche ed istituzionali. non sono mancati avvertimenti responsabili e meditati, ma sono stati ignorati, accantonati per superficialità, opportunismo o arroganza da quanti, di volta in volta, hanno avuto le maggiori responsabilità nella direzione dello Stato. tuttavia, negli ultimi anni c' è stato un evidente salto di qualità che ha progressivamente messo in causa anche regole formali ed ha determinato una sofferenza generale nel nostro quadro istituzionale e particolarmente del Parlamento. la fase di sofferenza acuta è iniziata già alla fine della scorsa legislatura. in quel caso — non dimentichiamolo — si giunse ad un vero e proprio raggiro del Parlamento, con partiti che contrastavano il Governo, che votavano contro la fiducia, mentre il partito che esprimeva il Governo si asteneva sulla fiducia per garantire le condizioni formali per lo scioglimento anticipato delle Camere. ma al prezzo di quale scempio per la dignità del Parlamento, per le regole formali e, persino, per il buon senso ! e seguita poi, all' inizio di questa legislatura, un' offensiva nella regolamentazione del voto segreto , in cui l' aspetto negativo non era nel proposito di razionalizzare il ricorso a questa forma di espressione parlamentare, ma era nella manovra diversiva che, per sfuggire ai problemi politici all' origine delle disfunzioni già manifestatesi, mirava a far credere che tutto avesse origine e potesse avere rimedio in una revisione dei Regolamenti parlamentari . la manovra diversiva, come avevamo visto e denunciato, non ha avuto gli esiti che dichiarava. non ne ha guadagnato in trasparenza e linearità il comportamento dell' Esecutivo, né sono sopraggiunti i desiderati effetti positivi sul controllo della spesa, visto che l' esercizio finanziario in corso — come e assai più del precedente — ha dovuto registrare, ad appena tre mesi dall' approvazione del bilancio e della legge finanziaria , uno scostamento dalle previsioni per molte migliaia di miliardi, imponendo una manovra di aggiustamento di dimensioni inusitate. contemporaneamente, e in particolare nell' ultimo anno, si sono proposti e riproposti con sempre maggiore frequenza episodi che eufemisticamente potremmo definire di imbarazzo di fronte al Parlamento. episodi cioè nei quali si è cercato accuratamente, riuscendoci, di evitare dibattiti ed esami nella sede parlamentare. ciò soprattutto in concomitanza con una forte attivizzazione del Quirinale, con il susseguirsi sempre più frequente di interventi e di prese di posizione su varie materie di ordine politico ed istituzionale da parte del presidente della Repubblica . è invalsa nei fatti, ed in alcuni casi è stata esplicitamente formulata, una singolare teoria secondo cui, in virtù della irresponsabilità che la nostra Costituzione assicura al Capo dello Stato , il solo proposito di discutere in Parlamento di argomenti e questioni oggetto di interventi del presidente della Repubblica verrebbe a configurarsi come una indebita invasione di campo, come una inammissibile forma di sindacato. questo imbarazzo di fronte al Parlamento, che si traduce in concreto in un impedimento per il Parlamento stesso, è divenuto operante da alcuni mesi a questa parte, precisamente dall' inizio del dicembre del 1990, a ridosso di quel passaggio che gli organi di informazione hanno battezzato con l' immagine di « venerdì nero » , un passaggio concernente i rapporti tra Presidenza della Repubblica e Presidenza del Consiglio , di cui abbiamo letto in innumerevoli indiscrezioni e ricostruzioni giornalistiche — più o meno fantasiose — , ma che non è mai stato trattato e valutato di fronte alle Camere, espressione della sovranità popolare . in questo stesso clima è divenuto impossibile, in occasione dell' ultima crisi ministeriale, quel dibattito politico che pure un documento approvato da questa Assemblea imponeva. è necessario con grande chiarezza porre un punto fermo che impedisca il prolungarsi di questa situazione; e lo si deve fare nel nome e nel più pieno ed integrale rispetto delle norme in vigore , che definiscono poteri e responsabilità degli organi dello Stato e i loro reciproci rapporti. tutti i poteri e tutte le responsabilità! voglio essere assolutamente preciso; vanno rispettati e garantiti i poteri del presidente della Repubblica , fatto salvo il diritto di critica di cui ogni cittadino dispone di fronte ad atti e comportamenti di qualunque magistratura, diritto più volte richiamato e sottolineato dallo stesso Capo dello Stato , e non può e non deve essere revocato in causa il principio di irresponsabilità che la Costituzione afferma; vanno rispettati e garantiti i poteri dell' Esecutivo nei limiti imposti dal fatto che esso trae investitura e legittimità dal Parlamento; vanno rispettati e garantiti i poteri del Parlamento, la funzione legislativa come quelle ispettiva, di controllo e di indirizzo. vanno rispettati e garantiti i poteri di ogni altro organo e soggetto istituzionale, secondo le attribuzioni e le garanzie previste dalla Costituzione e dalle leggi della Repubblica, la Corte costituzionale e il suo presidente, il Consiglio superiore della magistratura , con il suo vicepresidente. ma, onorevoli colleghi , onorevole Andreotti, non ritenete che sia preoccupante ed indice della serietà della situazione nella quale ci troviamo che due principi basilari dello stato di diritto debbano essere qui richiamati e sottolineati? non vi rendete conto del punto cui siamo giunti? quando si verifica o si determina una situazione per cui può apparire, o addirittura viene affermato, che i poteri di un organo fondamentale dello Stato per essere tutelati devono cancellare o sacrificare i poteri di un altro organo, allora ci si trova in una situazione di disordine e di confusione, alla quale occorre porre immediatamente rimedio. e questo Governo non ha saputo affrontare l' attuale situazione di grave confusione istituzionale. ne consegue che il pericolo concretamente presente è che il disordine, la confusione e le tensioni si scarichino sul Parlamento, limitando o mettendo in mora i poteri ed i doveri del Parlamento. noi qui dobbiamo ricostruire pienamente la possibilità che il Parlamento eserciti tutti i propri poteri. vogliamo che il Parlamento svolga la funzione essenziale che ad esso viene attribuita nel nostro ordinamento costituzionale. la nostra sfiducia al Governo trova in ciò il suo fondamento. le difficoltà, gli ostacoli che il Parlamento ha incontrato nell' esercizio delle sue funzioni devono, infatti, essere ricondotte e noi le riconduciamo rigorosamente — nell' ambito delle responsabilità dei rapporti che la Costituzione prevede. il Parlamento ha un rapporto diretto ed obbligato con il Governo che, a sua volta, è obbligato al rapporto con il Parlamento. quindi, non indugiamo in disquisizioni su generici conflitti o disarmonie fra organi e poteri dello Stato fuori da quanto la Costituzione prescrive. tutte le volte che il Parlamento non ha potuto e non può affrontare problemi cruciali per la vita della nazione, e comunque presenti al dibattito ed al confronto nel paese, è stato a causa di un rifiuto o di una resistenza dell' Esecutivo. e il Governo che ha messo in mora il Parlamento. ed è avvenuto per ragioni squisitamente politiche perché si tratta di argomenti, qualunque ne fosse l' origine prima, sui quali la maggioranza che esprime il Governo registra una difficoltà o divisioni al suo interno; divisioni fra l' uno e l' altro partito o anche difficoltà nel partito maggiore. no! il Parlamento non può accettare queste limitazioni all' espletamento delle sue funzioni. ecco il primo motivo della nostra sfiducia che investe direttamente ed esclusivamente il Governo, perché esso non può defilarsi, non può venir meno ai suoi obblighi adducendo come alibi l' eventualità di conflitti fra organi dello Stato e addirittura fra Parlamento e presidente della Repubblica . anche qui voglio essere chiarissimo: è il comportamento del Governo che può risultare lesivo del principio di irresponsabilità. può risultare lesivo quando si pretende di estenderlo dal presidente della Repubblica , per il quale è costituzionalmente stabilito, all' Esecutivo, per il quale è assurdo il solo evocarlo, ed è contrastante con tutte le norme che reggono il nostro sistema. ecco da dove nascono confusione e disordine! del resto, questo Governo porta come un marchio il suo vizio di origine. la crisi, che doveva concludersi con il varo di questo gabinetto, si è aperta e si è svolta avendo al centro il tema delle riforme istituzionali . l' approdo è noto a tutti: quel tema dominante, fino a risultare in alcuni momenti esclusivo, fu accantonato; l' accordo fu fatto intorno al rinvio della questione dichiarata decisiva. il Governo è nato con una lesione congenita che lo rende inabile ad agire su un terreno che, per essere interdetto all' Esecutivo, non scompare certo dall' agenda della vita nazionale. noi ci troviamo di fronte, onorevoli colleghi , ad un vuoto. il Governo, essendosi neutralizzato a causa delle divisioni e delle incertezze interne alla maggioranza esattamente sul punto cruciale della vita politico-istituzionale, ha determinato un' area di incertezza che riproduce continue e forti turbolenze. da qui nasce il blocco delle decisioni, il blocco delle riforme. come dimenticare che il Governo venne qui ad imporre il voto di fiducia per costringere la Camera a non esprimersi sulla riforma elettorale dei comuni? come non vedere che il patto sul quale è nato questo Governo — l' accordo sul rinvio delle riforme istituzionali — legittima l' idea che sia la paralisi parlamentare a bloccare le riforme e non i veti incrociati delle segreterie dei partiti di Governo? ecco che cosa c' è all' origine del tentativo di sottrarsi al confronto con il Parlamento. la causa prima è l' incapacità di questo Esecutivo di garantire il livello richiesto oggi alla funzione di Governo. non è accettabile, non è immaginabile che il Parlamento possa vedere ridimensionate le sue funzioni. il Parlamento deve anzi svolgere, proprio in questa situazione, tutto intero il suo ruolo. da qui può e deve venire l' impulso ad un equilibrato rapporto tra i poteri dello Stato e ad un corretto esercizio delle responsabilità di ciascuno. argomentando per chiedere — come immagino — a questa Camera di respingere la nostra mozione di sfiducia , sono convinto che lei, signor presidente del Consiglio , sentirà dunque l' obbligo di esporre a questa Assemblea, che non ha ancora potuto udirle, le posizioni del Governo su questioni di grande rilievo, oggetto di interpellanze del nostro gruppo su materie di stretta competenza dell' Esecutivo. le abbiamo chiesto e le chiediamo ancora per sua memoria quali siano gli intendimenti del Governo a proposito del ruolo del Pubblico ministero , se il Governo intenda procedere alla proclamazione dello Stato di emergenza in zone del paese particolarmente colpite dalla criminalità organizzata , per quali ragioni continui ad esercitarsi il segreto sugli atti costitutivi della struttura Gladio dopo che da parte sua si era dichiarato che ogni vincolo di segreto era caduto e se sia prevedibile quando finalmente il segreto verrà rimosso. infine, quale sia il bilancio di attuazione delle direttive approvate dal Parlamento sulla scorta della conclusione dell' apposita Commissione d' inchiesta ed in armonia con la legge che scioglie la Loggia P2 . non noi soltanto, ma questa Assemblea nella sua interezza ha il diritto di avere da lei questa risposta e l' obbligo di pretenderla. non solo — e dico una cosa di cui va soppesata tutta l' importanza — l' insieme del paese ha il diritto di sapere se Governo e Parlamento hanno abbassato la guardia nella difesa della legalità democratica e se tutto viene fatto per impedire non solo una sorta di riabilitazione, ma una strisciante realizzazione degli obiettivi che furono propri del progetto politico della P2. signor presidente , onorevoli colleghi , già all' atto di presentazione di questo Governo per ottenere l' investitura del Parlamento misi in rilievo quanto grande fosse la sfasatura fra il suo orizzonte programmatico ed i bisogni e le urgenze del paese. a poche settimane di distanza l' esperienza ha dimostrato come questa sfasatura determini disordine ed inquietudine. l' Italia è in una fase delicatissima che da più parti è definita di transizione; si sente cioè la necessità di aprire, di governare e di concludere un itinerario al termine del quale risultino riformati e ridefiniti i meccanismi e le regole che determinano la nostra vita politica ed istituzionale. e una necessità universalmente avvertita e segnalata ed oggi non ho certo motivo di pentirmi, anzi me ne rallegro, di aver affermato in quella dichiarazione di voto sulla fiducia, rispondendo negativamente, onorevole Andreotti, alla sua richiesta di abbinare il referendum sulle preferenze alle elezioni politiche : « noi la riforma delle istituzioni la vogliamo davvero, anche per questo daremo tutto il nostro sostegno al referendum per una nuova disciplina sulle preferenze che può introdurre un' innovazione limitata, ma significativa ed incisiva, e che può dare impulso ad un più generale processo di riforma » . ebbene, oggi è opinione larghissima che anche l' esito del referendum del 9 e 10 giugno indichi quanto sia diffusa fra i cittadini questa convinzione. in una situazione del genere due devono essere a nostro avviso i riferimenti essenziali nel comportamento di ogni organo dello Stato e di ogni attore politico: l' impegno più deciso per dare risposta alla domanda di riforme e il più rigoroso rispetto delle norme in vigore , dei poteri e delle responsabilità, così come sono attualmente stabiliti. questi due riferimenti non sono in opposizione, ma si sostengono e si irrobustiscono a vicenda . isolare o contrapporre l' uno all' altro non può che provocare marasma e vanificare le stesse possibilità di riforma. anche e soprattutto per questo il Parlamento non può restare muto o vedere cancellate dalla sua agenda le materie che il Governo non ha voluto o saputo inserire nel suo programma, ma che sono più che mature nel paese e nella coscienza dei cittadini. tanto più, in una fase di transizione, è il Parlamento, espressione della sovranità popolare , la sede e il potere in cui la volontà di riforma ed il rispetto delle norme si incontrano e si armonizzano. è così in ogni ordinamento democratico ed è così in particolare nel nostro. è improduttivo e alimenta germi di dissoluzione un rimbalzo continuo tra sollecitazioni alla riforma, provenienti dalle più diverse parti politiche, e l' afasia di un Governo che ha messo a fondamento del suo patto costitutivo l' accantonamento di tale problema. solo la piena assunzione di responsabilità da parte del Parlamento e il pieno esercizio dei poteri ad esso attribuiti garantiscono l' ordine istituzionale e la concretezza e l' efficacia del processo di riforma. il Parlamento è il depositario di ogni potere in materia di riforma elettorale ed istituzionale. il Parlamento, nel rispetto comunque delle norme in vigore , è il solo che possa decidere senza strappi di legittimità anche in materia di procedure e di strumenti finalizzati alle riforme. per questo motivo noi respingiamo l' attacco lanciato al Parlamento, il disprezzo verso il Parlamento, il tentativo di annullare la volontà del Parlamento e ogni forma di scioglimento autoritativo dello stesso. contro tutto ciò diciamo che oggi vi è assoluto bisogno che il Parlamento operi immediatamente, raccogliendo anche la sollecitazione scaturita dalla consultazione referendaria. questa Camera non deve vedere interrotta in anticipo la propria attività, poiché ha il diritto — essa sola, assieme all' altro ramo del Parlamento — e il potere di attivare il processo di riforma. a questo proposito chiedo al presidente del Consiglio dei ministri come interpreti il suo potere di controfirmare gli atti presidenziali e in particolare quello previsto dall' articolo 88 della Costituzione. da parte nostra pensiamo che questo Parlamento abbia davanti a sé un anno di attività, che deve essere utilizzato per approvare una legge elettorale in grado di consentire ai cittadini di eleggere il nuovo Parlamento con regole nuove che garantiscano in primo luogo il potere dei cittadini e la moralità della vita politica. da parte nostra abbiamo già indicato una precisa linea di riforma istituzionale : dare ai cittadini il potere di determinare con il voto gli indirizzi, i programmi e la maggioranza di Governo; attribuire ad una Camera — con un ridotto numero di membri — la pienezza del potere legislativo ; rafforzare i poteri e le competenze delle regioni facendo capo ad una seconda assemblea nazionale , la camera delle regioni; regolare e riformare poteri e strumenti essenziali, la Pubblica Amministrazione e, in primo luogo, l' informazione. al presidente della Repubblica , da questa sede e con la più viva consapevolezza della responsabilità che la Costituzione gli attribuisce, ho da sottoporre soltanto una riflessione. è nostra ferma convinzione che per ragioni storiche e funzionali è necessaria una riforma del nostro sistema politico e degli assetti istituzionali. tale convinzione si accompagna in noi alla fermissima volontà di procedere secondo quanto la Costituzione prevede e prescrive, alla convinzione che il confronto tra le diverse proposte ed ipotesi debba avvenire — come è previsto e prescritto alla Camera e al Senato — senza che alti poteri dello Stato intervengano a sostegno di questa o quella soluzione. questo è il nostro ordinamento attuale. questo è ciò che ha detto la Costituzione. qui e solo qui, secondo i modi che la stessa Costituzione ha indicato, è possibile modificare quanto attualmente in vigore e avviare quella nuova fase costituente che il paese attende per riformare le istituzioni e rinnovare la Repubblica. onorevoli colleghi , lasciatemi dire, con grande preoccupazione, che ogni giorno la nostra Repubblica è turbata da ricorrenti polemiche che scuotono il nostro ordine istituzionale: la lettura dei giornali di oggi credo abbia rappresentato per tutti noi un motivo di profondo turbamento. io mi permetto di chiedere a tutti di fare fino in fondo il proprio dovere. ci sono momenti in cui nessuno e nessun partito devono essere tentati da interessi e disegni di parte. e per questo che vi dico che, al di là della nostra mozione di sfiducia al Governo, sono in gioco interessi più alti e generali e che l' Italia oggi ha bisogno di un Governo che non sfugga ai suoi doveri e di un Parlamento che eserciti appieno, senza intralci e ipoteche, i suoi poteri. ma voglio dirvi ancora una volta, in modo sinceramente preoccupato, che soprattutto l' Italia ha bisogno che tutti noi, tutti i settori delle autorità dello Stato, avvertano, in un momento così difficile, l' obbligo della responsabilità e del rigore dei comportamenti, nell' interesse supremo della Repubblica. non si può andare avanti a lungo in questo modo. è bene che tutti ci pensino in tempo, che ciascuno faccia la parte che gli compete, se vogliamo che il passaggio ad una nuova fase della Repubblica avvenga in un quadro di sicurezza e di fiducia democratica, se vogliamo per davvero il rinnovamento senza avventure. per questo obiettivo noi siamo fermamente schierati sul fronte della rifondazione democratica dello Stato, e lo faremo con tutto l' impegno di sinceri democratici.