Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 574 - seduta del 16-01-1991
Sulla situazione del Golfo Persico
1991 - Governo VI Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 574
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

onorevole presidente , colleghi, ieri sera il governo americano ha informato i paesi impegnati nel Golfo che, ritenendo purtroppo esaurito ogni tentativo di fare accettare da Saddam Hussein il ritiro dal Kuwait, all' una — ora italiana — sarebbe stata attuata una prima operazione contro obiettivi militari. il presidente Bush, poco dopo, si è rivolto alla nazione americana per ricordare tutti gli inutili tentativi di giungere ad una soluzione pacifica che evitasse il ricorso alla forza. ha aggiunto che le prime operazioni sono state condotte soltanto dall' aviazione (hanno partecipato all' azione aerei statunitensi, sauditi, kuwaitiani ed inglesi) e sono state dirette contro obiettivi militari in territorio iracheno. al momento attuale, le operazioni vengono condotte dalla Francia, dal Kuwait, dal Regno Unito e dagli americani contro significativi obiettivi militari, quali postazioni missilistiche e radar. in queste condizioni si verificano le premesse per lo sviluppo del nostro impegno, come risulta dalle dichiarazioni rese ieri dal Governo per l' ipotesi che fallissero i tentativi estremi di persuasione che sono febbrilmente continuati lungo tutta la giornata. per le unità italiane vige la regola del comando operativo nazionale e del controllo operativo delegato a chi dirige le operazioni in loco. per quanto riguarda in particolare le forze aeree, il comando operativo è affidato al centro americano di coordinamento delle forze aeree di Riad. per le forze navali, invece, occorre distinguere in base alle missioni che verranno loro affidate: quelle impegnate in compiti statici, come ad esempio attività di pattugliamento, rimangono sotto esclusivo comando nazionale mentre, nell' ipotesi in cui si tratti di missioni integrate, passano sotto il controllo operativo di chi dirige le operazioni. la partecipazione effettiva avrà comunque inizio soltanto dopo il voto del Parlamento. la vocazione del nostro paese non è quella di seguire iniziative individuali, ma piuttosto di concorrere insieme ad altri a sistemi di sicurezza basati sul ruolo centrale delle Nazioni Unite . tanto maggiore, quindi, è il nostro sentimento di apprezzamento per i militari italiani impegnati nell' operazione del Golfo per far rispettare le risoluzioni dell' Onu. il conflitto non è soltanto uno scontro tra USA ed Iraq né una guerra santa tra paesi islamici ed Occidente, né tanto meno una lotta tra ricchi e poveri. a fianco degli USA, tra l' altro, sono schierati sedici paesi islamici, non solo appartenenti all' area del Golfo, ciascuno dei quali è intervenuto per opporsi ad una sopraffazione. gli USA sono stati i primi ad intervenire, ma soltanto su richiesta del Kuwait e dell' Arabia Saudita , al fine di evitare che il sopruso si estendesse ad altri paesi. è anche vero che essi forniscono l' apporto maggiore, ma si tratta di una situazione già registratasi in altre occasioni, nel corso delle quali gli USA hanno pagato un alto tributo in termini di vite umane . non dimentichiamo che nel corso del secondo conflitto mondiale — al quale mi sono riferito nell' intervento di ieri — nel solo territorio italiano sono morti 38 mila americani e si è registrato un elevatissimo numero di feriti. tra l' altro, uno tra i feriti più gravi degli scontri verificatisi nel 1945 nella regione tosco-emiliana fu l' attuale leader della maggioranza al Congresso americano , senatore Dole, il quale nel dibattito dei giorni scorsi ha affermato esplicitamente che nessuno vuole la guerra e nessuno l' aborrisce più di coloro che ne hanno combattuta una, anche se in questo caso è doveroso schierarsi in favore dell' uso della forza, se considerata come estrema misura di polizia internazionale al servizio delle risoluzioni dell' Onu, non essendo risultati validi tutti gli altri mezzi. onorevole presidente , colleghi, anche in questa nuova situazione il Governo crede necessario esprimere, sia pure in modo molto sintetico, il proprio avviso sui principali quesiti posti nel dibattito di ieri. è opportuno innanzitutto sottolineare positivamente, anche se senza sorpresa, che le Camere sono unanimi nel ritenere che l' occupazione del Kuwait da parte irachena e la relativa annessione rappresentano un fatto internazionale delittuoso e come tale non tollerabile, se si vuole davvero voltar pagina dopo la lunga paralisi di un' Onu praticamente congelata dalla filosofia incostruttiva della guerra fredda . avvertiamo intimamente l' amarezza per la sconfitta che l' ordine giuridico internazionale ha registrato non riuscendo ad imporre consensualmente il ripristino della legalità nel Kuwait. l' opposizione ha impostato il suo dissenso su due assunti. primo: l' obiettivo del ritiro dal Kuwait è sacrosanto, ma andava perseguito con mezzi diversi da quelli militari. secondo: non sarebbe equo il rigore che si sta dispiegando verso l' Iraq tenuto conto che per altre gravi violazioni del passato al rifiuto di obbedire alle risoluzioni dell' Onu non ha fatto seguito alcuna conseguenza. orbene, nessuno può rimproverare fretta alla procedura sviluppata dall' Onu. la fiducia nel ritorno indietro consensuale comportava tempi lunghi e pazienti, anche se nel frattempo la vita nel Kuwait è stata progressivamente sconvolta, le sue strutture divelte e, quel che è peggio, il suo mondo del lavoro — composto per due terzi da stranieri — disperso in campi profughi esteri o obbligato a massicci rimpatri che hanno creato gravissimi problemi umani ed economici. dal 2 agosto, in parallelo con gli interventi risolutivi dell' Onu, si è dispiegata un' articolata azione persuasiva verso Bagdad, nella quale l' Italia non è stata certamente disattenta e poco attiva. ho già sottolineato ieri che non abbiamo tralasciato occasione di contatti, promuovendo tra l' altro — un e a nazione, per quel che ne so — l' invito a Roma ad una autorevole delegazione di parlamentari iracheni per un ampio e franco scambio di valutazioni. più volte, rispondendo ai loro appelli, abbiamo chiesto ed ottenuto il nulla osta dell' Onu per inviare in Iraq e in Kuwait vaccini e medicinali. posso dire che non vi è stata grande o piccola iniziativa volta ad appoggiare le risoluzioni dell' Onu che non abbia avuto il nostro sostegno, poco ostentato, ma continuo ed apprezzato. Roma è stata più che mai un crocevia di consultazioni, di persona o per messaggi, in particolare — ma non solo — con i paesi del terzo mondo , di cui abbiamo condiviso le conseguenze provocate dall' aggressione in Kuwait e incoraggiato i tentativi di conciliazione, a cominciare da quelli del tunisino Benalì e del libico Gheddafi, fino a quelli recentissimi dello Yemen e della Francia. l' ostacolo pregiudiziale è sempre stato il rifiuto di Saddam Hussein ad accettare l' idea del ritiro delle truppe e della cancellazione dell' annessione del Kuwait. l' onorevole Craxi ha portato alla Camera la testimonianza dell' ex presidente nicaraguense Daniel Ortega , reduce martedì da Bagdad, che io stesso ho incontrato, circa l' indisponibilità di Saddam Hussein anche all' uso della parola « ritiro » . inoltre il presidente Mitterrand, attivissimo in questi mesi, anche in virtù di margini offertigli dalla forte presenza delle tre forze armate francesi inviate nel Golfo, ha dovuto ieri dichiarare con tristezza che Saddam non ha pronunciato neppure una parola che possa aver cambiato il destino. senza esito è rimasta purtroppo anche un' ulteriore iniziativa del Vaticano, che apprezziamo profondamente, per scongiurare il ricorso alle armi; mi riferisco ai messaggi che il pontefice ha indirizzato al presidente Bush e a Saddam Hussein , rivolgendo a quest' ultimo l' esortazione a compiere un gesto generoso che evitasse la guerra. noi non vogliamo dare giudizi personali su Saddam Hussein , il quale non può — credo — rimproverare al resto del mondo pregiudizi negativi e tanto meno volontà persecutorie. si potrebbe dire che, nella fase della guerra con l' Iran, in cui sembrava l' Iraq dovesse soccombere, vi fu una mobilitazione di sostegno quasi ecumenica, capifila l' Egitto, l' Arabia Saudita , gli USA e l' Unione Sovietica . a questa valutazione, se si vuole « di male minore » , furono sacrificati tutti gli altri giudizi, dalla macchinazione per l' impiccagione di ufficiali comunisti, perché non rispettavano il monopolio della propaganda riconosciuto nell' armata ad un solo partito (e i comunisti erano suoi alleati di Governo in quel momento), al silenziatore messo sulle proteste per l' uso delle armi chimiche con effetti tragici su uomini e donne del nemico. di più: l' Onu fu unanime nel condannare Israele nel 1981, quando bombardò la centrale di Tamus in costruzione, sostenendo di averne diritto per il timore che si potesse tramutare in un laboratorio nucleare non a fini pacifici. e forse questa compattezza dell' Onu bloccò altre operazioni ostili di chi voleva impedire che l' Iraq avesse un potenziale bellico da renderlo non vulnerabile. mi sembrava doveroso ricordare queste vicende, non prive certo di significato. avremmo potuto fare di più durante il semestre di Presidenza italiana? da un lato chiari e fermi nella posizione di principio non dovevamo indebolire l' Onu con iniziative particolari, dando a Bagdad — il che purtroppo per altri versi è avvenuto — l' impressione di una divisione di campo attraverso cui tenere duro sulla non obbedienza all' ordine internazionale. vorrei però dire che entro questa cornice si è fatto molto, utilizzando anche la contemporanea presidenza algerina dell' Unione magrebina: con Shad Ibenjerid abbiamo avuto frequenti incontri, anche senza annunciarli sempre, per costruire un modello che consentisse a Saddam Hussein di fare un passo nel senso giusto. l' Italia da sempre, ma in particolare in questa fase più acuta della crisi, ha voluto valorizzare il ruolo dell' Olp per la ricerca di una soluzione pacifica, tenendo fino a ieri sera contatti con Arafat che si è fortemente prodigato. e qui rispondo all' altra obiezione fondamentale circa i due pesi e le due misure che l' Onu userebbe oggi rispetto a tutto il suo passato. non è un artifizio intellettuale dire che, proprio perché fino ad ora le risoluzioni dell' Onu sono state disattese, era ed è necessario un cambiamento radicale, che oggi è possibile proprio perché con la fine della guerra fredda e della contrapposizione abituale tra USA e Urss, l' Onu ha potenzialmente un ruolo costruttivo mai prima conosciuto: per questo non deve fallire. queste stesse considerazioni erano state svolte a Tarek Aziz a Ginevra dal segretario di Stato Baker, che aveva tenuto a sottolineare come l' Iraq si fosse posto nell' illegalità, proprio mentre si offriva all' Onu la possibilità di intervenire non più con grida manzoniane . la comparazione va quindi fatta non con il passato dell' Onu, ma con il suo futuro se non si adotteranno, risolto il caso Kuwait, identiche misure anche nei confronti di tutti gli Stati che già oggi o in un domani assumessero iniziative di sopraffazione e di aggressione. questo sarà il banco di prova e so che gli americani lo hanno assicurato senza equivoci al governo di Bagdad, togliendo ogni alibi per resistere a quello che è uno stretto dovere. la conferenza per il Medio Oriente è ora un impegno più che mai netto, preciso, indifferibile e noi valutiamo questo come lo strumento per assicurare davvero un' esistenza sicura a tutti gli stati nei propri confini, compreso certamente lo Stato di Israele . vorrei ora citare un messaggio ricevuto dal presidente degli USA nel quale tra l' altro è detto: « il Governo dell' Iraq ha avuto ogni opportunità per ritirarsi. gli USA ed i suoi alleati della coalizione hanno preso ogni possibile iniziativa per non lasciare all' Iraq alcun dubbio sulle conseguenze di una sua volontà di non uniformarsi alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza entro il 15 gennaio. gli USA avrebbero preferito fortemente che l' Iraq si fosse uniformato pacificamente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza e la comunità internazionale ha fatto sforzi diplomatici esaustivi a questo fine. l' Iraq ha rifiutato e ignorato i colloqui diretti del segretario di Stato Baker con il ministro degli Esteri Tarek Aziz , gli sforzi personali del segretario generale delle Nazioni Unite Perez de Cuellar nel corso della sua missione a Bagdad, gli sforzi di sostegno della Comunità Europea , della Lega araba , del Movimento dei non allineati e di numerosi paesi ed enti singoli, privati e pubblici. nel corso di questi sforzi sono state date assicurazioni all' Iraq che se si fosse ritirato pacificamente non sarebbe stato attaccato, avrebbe potuto negoziare una soluzione pacifica dei suoi contenziosi con il Kuwait dopo il ritiro, così come è stabilito nella risoluzione del Consiglio di sicurezza . le sanzioni economiche non collegate ad aspetti militari sarebbero state riviste velocemente. gli USA non cercavano alcuna presenza permanente nella regione; gli USA avrebbero continuato a ricercare una soluzione pacifica della questione arabo-israeliana. tutti questi sforzi diplomatici sono stati rigettati; le sanzioni economiche e l' embargo delle Nazioni Unite non sono riuscite a costringere l' Iraq ad adeguarsi e non vi era alcun indizio che vi sarebbero riuscite nel futuro prevedibile. in realtà l' Iraq ha dichiarato che non riconosce le risoluzioni del Consiglio di sicurezza e che non le avrebbe osservate. abbiamo ammonito l' Iraq ad evitare l' impiego di armi di distruzione di massa (chimiche, biologiche e nucleari) ed a rispettare i suoi obblighi derivanti dalle norme sui conflitti armati e dal Protocollo di Ginevra del 1924. l' impiego di tali armi provocherebbe un sensibile ampliamento delle ostilità e degli obiettivi. le operazioni degli USA e della coalizione vengono condotte nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali applicabili sulle regole di conflitti armati, ivi incluso il tentativo di rendere minimo il rischio per le vittime civili » . alla conclusione del messaggio si legge: « speriamo di portare le ostilità alla conclusione appena possibile, compatibilmente con l' applicazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza . l' Iraq può ancora evitare ulteriori distruzioni attraverso il ritiro incondizionato, immediato e completo dal Kuwait » . onorevoli colleghi , il Governo, nell' invitare il Parlamento, a dargli il più ampio sostegno in queste scelte così impegnative di politica internazionale , fa appello al necessario spirito di coesione, che ha caratterizzato del resto l' atteggiamento dei parlamenti delle altre grandi democrazie. vorrei a questo riguardo ricordare che, al termine di un confronto molto appassionato nel Senato americano, un autorevole esponente dell' opposizione, il senatore Nunn, ieri più volte citato, ha concluso: « abbiamo avuto un dibattito molto rigoroso. penso che ora sia venuto il momento per noi tutti di allinearsi dietro il presidente » . onorevole Capanna, lei sa, come tutti gli altri colleghi, e forse anche un po' di più, quali siano stati tutti gli sforzi che abbiamo compiuto dal 2 agosto fino a ieri sera.