Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 571 - seduta del 11-01-1991
Sulla vicenda Gladio
1991 - Governo VI Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 571
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , le interrogazioni e le interpellanze alle quali il Governo è chiamato oggi a rispondere riguardano, in primo luogo, la richiesta di un' informativa completa e dettagliata sull' organizzazione cosiddetta « Gladio » , con particolare riferimento alla legittimità e alle modalità della sua costituzione, nonché alle attività da essa svolte, ivi compresi i reclutamenti. su queste richieste, che comportano un' indagine per così dire storica, se ne innestano altre che riguardano il comportamento del Governo che ho l' onore di presiedere. mi riferisco in particolare ai rilievi concernenti la mancata attuazione delle decisioni adottate dal Consiglio di gabinetto (segnatamente per quanto riguarda la costituzione di una commissione di saggi) e le supposte divergenze tra la Presidenza della Repubblica ed il Governo. una premessa mi sembra necessaria. il Governo, anche in virtù di precisi inviti del Parlamento (a tale riguardo vorrei dire ai colleghi, che hanno domandato perché sono stati inviati dei documenti alla Commissione stragi, che non si tratta di atti segreti: c' è un voto della Camera espresso il 2 agosto 1990 sulla mozione Quercini, approvata con 191 voti a favore e 47 voti contrari; quindi, forse è bene, nel ricostruire le vicende, che almeno gli atti interni del Parlamento non vengano disattesi), ha ritenuto, anche in considerazione dei mutati rapporti tra le nazioni europee, di aprire alle esigenze della magistratura gli archivi dei nostri servizi segreti e di far conoscere al Parlamento la portata esatta di taluni passaggi storici che avevano portato anche in passato a strumentalizzazioni e a conclusioni fuorvianti. se oggi siamo qui a parlare di « Gladio » , lo si deve alla circostanza di aver ritenuto nostro specifico dovere la collaborazione piena, cioè senza reticenze, con la magistratura. e tale collaborazione, facilitata, come ho detto, dalla mutata situazione internazionale, si è concretizzata nel togliere il vincolo del segreto di Stato con riferimento ad una materia sulla quale era stato opposto e confermato. può destare meraviglia presso un osservatore sereno la circostanza che le rivelazioni su « Gladio » abbiano suscitato tanta eco in Parlamento e nella nostra opinione pubblica . dico questo soprattutto se facciamo un paragone con la ben più contenuta risonanza che analoghe vicende hanno prodotto nelle nazioni e nei parlamenti vicini. queste mie parole non devono essere considerate come un rimprovero o come una critica, perché è giusto che una nazione come la nostra, che ha dovuto subire più di altre le conseguenze del terrorismo ed accumulare anche tanti scacchi nella ricerca delle responsabilità connesse alle stragi dei due precedenti decenni, provi una sensibilità del tutto particolare di fronte ad ipotesi peraltro mancante di qualsiasi obiettivo riscontro con la struttura di cui ci stiamo oggi occupando. ma è essenziale, senza voler pronunciare una sorta di assoluzione a priori , distinguere tra istituzioni e persone che le incarnano in un determinato momento, tra legittimità di talune strutture ed eventuali deviazioni di uno (o di più di uno) dei suoi componenti. queste ultime, però, lasciamole alla paziente e rigorosa ricerca dei magistrati e delle Commissioni parlamentari e non facciamole conseguire a giudizi sommari. ciò mi induce a richiamare l' attenzione dei colleghi deputati su alcune linee grida, che dovrebbero orientarci in una materia quanto mai delicata nella quale, se è più giusto esigere trasparenza informativa e rimozione di segreti, dovrebbe evitarsi, con eguale oggettività, il ricorso a facili induzioni e a lanci di messaggi inquinanti alla pubblica opinione , senza che siano basati, almeno, su qualche riscontro pur minimo. tutto ciò che si muove entro e attorno ai servizi di informazione implica internazionalmente criteri particolari di discrezionalità e di comportamento nei responsabili, ma tutto deve rientrare nelle esclusive finalità istituzionali, senza ingerenze nella vita politica ed in qualunque altro campo estraneo alla sicurezza della nazione. quando si è derogato da questo preciso limite, sono sorte isolate deviazioni che nel passato hanno recato gravi danni sia al buon nome dei servizi stessi, proiettandosi sull' amministrazione militare e civile dello Stato, sia all' armonia tra forze politiche (di Governo o di opposizione), che non deve essere turbata da sospetti, intrusioni, attenzioni su fatti personali che per nulla riguardano la lealtà verso la Costituzione e la salvaguardia da legittime obbedienze esterne. in ordine al riconoscimento di alcune anomalie, il Parlamento approfondì ampiamente tale tema, come si desume dalle reazioni della Commissione Alessi. a tale riguardo vorrei dire, se mi consente — onorevole Rodotà prescindo dal suo giudizio critico sul modo in cui funziona il Consiglio dei ministri : forse quello del governo ombra funziona meglio, ma io non lo conosco bene — che lei ha letto soltanto un passo della relazione Alessi, certamente importante, che io mi permetto di rileggere: « se nelle liste si fossero trovati i nomi delle personalità che guidano la vita politica democratica della nazione (...), l' indizio avrebbe recato con sé la caratteristica di sintomaticità valida per desumere ineluttabilmente uno scopo eversivo, un programma di assalto contro l' ordine costituzionale o l' equilibrio politico esistente » . si tratta di una frase certamente grave. però, immediatamente dopo, vi è un' altra fase: « ... ma alla perentorietà positiva della proposizione logica, ha corrisposto la perentorietà negativa del risultato delle indagini. le liste non erano intonate a significato politico » . questo è quanto è scritto. mi scusi, onorevole Rodotà; siccome lei ha fatto una citazione, avrebbe dovuto farla completa! e ricordo il rispetto che anche coloro che hanno redatto le relazioni di minoranza, compreso il senatore Terracini, hanno sempre avuto, durante e dopo, per la persona dell' onorevole Alessi e per la sua grande obiettività... no? allora a chi era rivolta, a mio nonno? dicevo che proprio il riconoscimento di alcune anomalie — che il Parlamento approfondì ampiamente — ci rafforza nel dovere di evitare giudizi negativi generalizzati, oltre che accrediti gratuiti di illiceità. mi sembra qui — non dispiaccia al alcuno ascoltarlo — che vada respinta, una volta per sempre, la tesi che in Italia non si sia avuta una vittoria comunista perché lo avrebbero impedito forze più o meno occulte degli apparati di sicurezza o simili. la verità storica è che il popolo italiano , sempre votando liberamente, ha risparmiato alla nostra patria le involuzioni e le avventure da cui con tanta fatica si stanno risollevando gli Stati che ne soffrivano. e veniamo al tema. avevo detto « non dispiaccia ad alcuno ascoltarlo » , ma sapevo che sarebbe dispiaciuto. beh, se questo lei lo chiama « volare basso... » ! io però ringrazio Dio che non abbiamo dovuto volare in quella direzione! e veniamo al tema. che vi sia stato per un lungo periodo il rischio di un attacco sovietico all' Europa occidentale non è davvero contestabile. e sempre di più, man mano che nei paesi di quella che veniva chiamata « l' altra Europa » si sviluppa la critica anche archivistica del passato, si confermano i pericoli da cui si è scampati. in queste condizioni, accanto alle ben più consistenti strutture di difesa militare alleata, era nata l' idea della predisposizione di piccoli nuclei di cittadini che, in caso di occupazione militare, potessero assolvere a compiti propri dei partigiani. come dissi al Senato l' 8 novembre dello scorso anno , un' organizzazione riservata, creata per l' ipotesi di un' invasione nemica del nostro territorio, può anche apparire oggi — e in effetti appare — superata; ma la sua costituzione va inquadrata in un preciso momento storico, cioè in quel clima di guerra fredda che aveva avuto come punti di riferimento più drammatici Berlino, la Polonia, l' Ungheria, la Cecoslovacchia e le stesse nostre frontiere orientali. non posso passare sotto silenzio (spero che questo veramente non dispiaccia) l' approvazione, anche con la firma e con il voto del gruppo comunista, da parte del Senato il 19 ottobre e della Camera il 1° dicembre 1977, dell' ordine del giorno con cui sia il patto atlantico che la Comunità Europea venivano definiti « termini di riferimento essenziali della politica estera italiana » . l' Alleanza Atlantica è stata ed è, per riconoscimento di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, uno strumento non di offesa, non di attacco ma di difesa e di preservazione della pace. ed i piani operativi della NATO sono stati sempre inquadrati in una logica di resistenza all' invasione. non può dunque destare sorpresa che, tra questi piani potessero trovare collocazione misure complementari destinate ad entrare in funzione nel deprecato caso di uno sfondamento, da parte del nemico, dei confini nazionali. a questa logica ubbidisce l' accordo di reciproca collaborazione sottoscritto dal Sifar e dal servizio americano il 26 novembre 1956, avente per oggetto l' organizzazione e le attività del complesso post-occupazione comunemente denominato « stay-behind » . in concreto, si trattava di costituire reti di resistenza addestrate per operare nei settori della raccolta delle informazioni, del sabotaggio, della guerriglia, della propaganda e delle attività volte a favorire il recupero di persone rimaste in territorio occupato dal nemico. osservo che tale ultima attività rivestiva particolare importanza e delicatezza, attesa la necessità di mantenere i collegamenti tra le zone occupate ed il Territorio Libero . con la sottoscrizione di tale accordo vennero definitivamente poste le basi per la realizzazione dell' iniziativa indicata in codice con il nome di « Gladio » . elemento essenziale dell' intera operazione era l' installazione in Sardegna di un centro destinato a fungere da base di ripiegamento, a dirigere le operazioni delle reti clandestine che avrebbero dovuto operare nei territori occupati e ad addestrare il personale. desidero precisare che la scelta della Sardegna quale territorio destinato ad ospitare la base operativa di Gladio non fu dovuta a chissà quali macchinazioni. se lei vuole fare la propaganda al turismo sardo, non posso darle torto! i piani predisposti all' epoca dallo stato maggiore della difesa italiano e coordinati con quelli della NATO prevedevano infatti l' isola quale estremo baluardo di difesa nel caso di invasione straniera del territorio nazionale . a proposito dell' accordo che ha dato origine a « Gladio » , desidero precisare che del relativo testo è stata data conoscenza il 15 novembre al comitato per i servizi di informazione e di sicurezza . su quello tornerò dopo! stante la caratteristica di segretezza del comitato, io credo che anche altri atti di cui sia per obblighi internazionali vietata la pubblicità possano lecitamente essere inviati al comitato stesso. si fugherà così ogni fondamento a sospetti e ad insinuazioni di sconfinamenti in ambiti di non stretta difesa militare. mi preme sottolineare che questa struttura chiamata « Gladio » , istituita, come ho detto, da un accordo bilaterale sottoscritto da due paesi appartenenti all' Alleanza Atlantica , era e rimase esclusivamente nazionale: le sue attività, però, vennero, con il passare degli anni, ad essere sempre più programmate e coordinate in ambito NATO. vorrei, a questo punto, richiamare i momenti più significativi di questo processo di integrazione. nel marzo del 1959 il capo ufficio R (r significa ricerca) del Sifar veniva chiamato a partecipare ai lavori del comitato clandestino di pianificazione e coordinamento operante nell' ambito dello Shape, di cui facevano parte numerosi paesi della NATO con il compito di studiare il coordinamento dell' attività informativa ed offensiva in caso di guerra, con riguardo ai territori eventualmente occupati dal nemico. nell' aprile del 1964 l' Italia entrava a far parte del comitato clandestino alleato, che è una emanazione del comitato di pianificazione con il compito di studiare e risolvere i problemi di collaborazione tra le diverse nazioni alleate per il funzionamento delle rispettive reti di stay-behind. nel gennaio del 1969 il comitato di pianificazione e coordinamento, di cui ho teste parlato, faceva pervenire al Sid, intanto succeduto al Sifar, le direttive diramate dallo Shape sia per l' impiego delle reti Gladio sia per l' impiego di forze militari regolari in operazioni da effettuare in territorio occupato dal nemico. queste direttive saranno poi modificate ed aggiornate nel 1972, nel 1976 e, infine, nel 1981. così, la struttura riservata italiana confluì progressivamente in un' organizzazione strettamente collegata alla pianificazione militare dell' Alleanza Atlantica . ma, tengo a precisarlo, si trattava di finalità di carattere prettamente militare, anche se perseguite attraverso il ricorso a metodologie ed a tecniche diverse dalle normali strategie e ottiche delle forze armate regolari. queste attività di contrasto non potevano non essere contemplate, come ho detto, dai piani generali di difesa del territorio previsti dalla maggior parte delle nazioni alleate. esse facevano capo a ristretti nuclei di persone che per età, sesso ed occupazione avevano buone possibilità di sfuggire ad eventuali deportazioni e capaci di fungere, in caso di necessità, da centro di coagulo di tutti i patrioti. nuclei ristretti, dunque, coperti dalla massima riservatezza, capaci di ridurre al minimo ogni danno derivante da defezioni o da incidenti. la rete di resistenza si articolava in diversi servizi, dall' informazione al sabotaggio, dalla propaganda e resistenza generale alle radiocomunicazioni, dalla cifra al ricevimento e sgombero di persone e materiali. secondo il piano di lavoro predisposto dal Sifar, la costituzione e l' organizzazione della struttura Gladio comportava la formazione di personale direttivo attraverso appositi corsi di istruzione presso la divisione addestramento dell' Intelligence Service britannico, il reclutamento dei capi-rete e degli agenti, del quale parlerò tra poco, la pianificazione geografico-operativa dei vari servizi nell' Italia settentrionale, da concordare con gli uffici operazioni delle tre forze armate e con i servizi informazioni USA, la scelta del materiale, d' accordo con il servizio americano, ed un apposito stanziamento di bilancio. uno dei punti su cui maggiormente insistono le interrogazioni e le interpellanze presentate riguarda, appunto, la modalità del reclutamento e la affidabilità dei reclutati. il reclutamento del personale avveniva attraverso quattro distinte fasi, e cioè l' individuazione, la selezione, la sottoscrizione dell' impegno ed il controllo. l' individuazione veniva effettuata sia dai quadri già facenti parte dell' organizzazione stay-behind sia da elementi del servizio responsabili dell' organizzazione stessa. non esistevano preclusioni di sesso, età e idoneità al servizio militare e, dall' entrata in vigore della legge 24 ottobre 1977, numero 801, i criteri di reclutamento furono ancorati ai principi stabiliti dalla legge stessa, che prevedeva, ad esempio, l' esclusione di membri del Parlamento, di consiglieri regionali, provinciali e comunali, di magistrati, di ministri di culto e di giornalisti. la selezione veniva effettuata dai responsabili dell' organizzazione sulla base delle informazioni ricavate attraverso i normali canali del servizio. la sottoscrizione dell' impegno veniva attuata soltanto dopo il positivo superamento della fase selettiva solo per coloro che offrivano garanzie di piena affidabilità. il controllo degli appartenenti, infine, era affidato ai responsabili dell' organizzazione. alla data del congelamento della struttura risultavano essere stati reclutati complessivamente per le esigenze della « Gladio » 622 elementi. onorevole Cicciomessere, qui dobbiamo accordarci. lei fa questo ragionamento: il numero non è credibile, perché è piccolo. vi sono delle altre fonti che dicono diversamente. questo argomento si può ritorcere: se il numero è quello indicato, allora forse non è proporzionata tutta la polemica che si sta costruendo attorno. però, signori, dico questo: nei confronti del Parlamento ritengo che noi (e successivamente indicherò come siamo arrivati all' accertamento della procedura) dobbiamo fornire i dati che l' amministrazione, sotto la sua responsabilità, assume essere esistenti. spiego: se vi sono contestazioni da fare, naturalmente devono essere avanzate; ma non si può sostenere in partenza che i dati non sono validi. credo che non vi sia amministrazione, Governo, responsabile politico che, dovendo assumere una posizione, non debba rifarsi, chiedendo tutti i controlli possibili, alle informazioni degli organi responsabili. altrimenti verso quale forma andiamo? dovremmo istituire servizi paralleli, ricorrere ad agenzie private; non so quale sia il metodo con il quale agire diversamente. quindi affermo qui e rilevo che abbiamo controllato nelle forme legittime alla luce del sole; siamo tutti interessati a vedere totalmente chiaro in questa materia. alla data, dicevo, del congelamento della struttura risultavano essere stati reclutati complessivamente per le esigenze della Gladio 622 elementi, dei quali 223 nella posizione di effettivi, 354 nella posizione di riserva; 45 nel frattempo erano deceduti. i relativi elenchi, già trasmessi al comitato Segni, verranno allegati alla relazione che il Governo si accinge a presentare alle Camere. questo è importante perché, avendo di fatto (le riservatezze sono sempre relative) ascoltato e letto gli elenchi che fino a questo momento e fino ad assumere una posizione definitiva ci sembrava più giusto tenere in una certa riservatezza, abbiamo ottenuto un vantaggio dalla pubblicazione dei giornali, e certamente, di qui a pochi giorni, lo avremo dalla pubblicazione del documento che il Governo presenterà. ci sarà ben qualcuno, nell' ipotesi che voi fate, che apparteneva alla « Gladio » e non figura nei documenti. verrà allora fuori e potrà dire che l' elenco non è giusto. vorrei allora sapere quale sia il modo diverso per arrivare alla verità!... voi potete sorridere quanto volete, ma è possibile che nel nostro paese (tutti ci meravigliamo di come sia stata mantenuta in tutti questi anni la riservatezza sugli elenchi e sul servizio) vi sia qualcuno che, non essendo compreso, non essendovi il suo nome, che potrebbe in ipotesi emergere in un secondo momento, per cui si potrebbero caricare su di lui sospetti di responsabilità particolari, magari per mettersi al sicuro... se trovate un metodo diverso venitecelo a spiegare, e senz' altro ciò sarà utile a tutti. è già stato pubblicato l' elenco anagrafico per età di questo personale, l' 83 per cento del quale è nato prima del 1945. rispondendo alla richiesta specifica contenuta nell' interpellanza dell' onorevole Matteoli, debbo rilevare che nessuno degli aderenti all' organizzazione risulta — carte della Commissione alla mano — essere stato iscritto alla loggia massonica P2. per tutti gli appartenenti alla struttura ho disposto l' effettuazione di severi controlli. prima di riferire al Senato l' 8 novembre scorso indicemmo riunioni interministeriali, presenti il comandante generale dell' Arma dei carabinieri , il capo della polizia, il segretario generale del CESIS e i direttori dei servizi, per fare accertare uno ad uno che tutti i reclutati non avessero avuto né prima né dopo controindicazioni di sorta. dissi con fermezza ai responsabili (memore di esperienze passate) che se avessero messo il Governo in condizione di dire al Parlamento cose inesatte questo avrebbe comportato le automatiche dimissioni dei responsabili stessi. dai riscontri incrociati effettuati sia dall' Arma dei carabinieri , sia dalla Polizia di Stato , non emersero elementi ostativi al reclutamento. comunque tutto ciò appartiene al passato. infatti, venuti meno — speriamo in modo irreversibile — i presupposti politico-militari sulla base dei quali era stata a suo tempo costituita la rete stay-behind, il ministro della Difesa ne ha disposto, in data 27 novembre 1990, la soppressione congiuntamente allo scioglimento di tutta l' organizzazione ad essa connessa. abbiamo provveduto pertanto a trasmettere ai comitati alleati le relative comunicazioni. parimenti si è predisposto per ogni singolo membro dell' organizzazione la comunicazione delle decisioni governative con il conseguente venir meno di ogni obbligo a suo tempo assunto, compreso quello della riservatezza. a tale riguardo vale la pena di informare che, dopo la nostra iniziativa, decisione analoga a quella del governo italiano è stata adottata dai governi belga, francese e lussemburghese, mentre altri governi non hanno per ora ritenuto di adottare lo stesso provvedimento. per quanto attiene poi al materiale già in dotazione all' organizzazione, comprensivo di vestiario, equipaggiamento ed armamento accantonato presso il centro addestramento guastatori di Alghero (dopo lo smantellamento degli anni 70) lo stato maggiore dell' esercito ne ha disposto il versamento a diversi enti della regione militare della Sardegna. in adesione alle richieste del giudice istruttore del tribunale di Venezia si è provveduto alle operazioni di ricerca e di dissotterramento del materiale custodito nei dodici depositi (i cosiddetti « nasco » ), a suo tempo non recuperati sui 139 esistenti. le relative operazioni hanno portato al rinvenimento della quasi totalità dei materiali, fatta eccezione per i due depositi situati nel comune di Villa Santina in provincia di Udine, sembra scomparsi già nel 1972, e per il « nasco » interrato nel cimitero di Brusulio (Cormano di Milano), ove le ricerche sono risultate sinora infruttuose. consentitemi ora una parola sul punto riguardante gli oneri finanziari connessi alla struttura, come richiesto dalle interpellanze. le spese per l' avvio dell' operazione furono sostenute con il concorso del servizio americano. esse riguardavano principalmente terreni e costruzioni per 385 milioni di lire , contributi annuali (dal 1957 al 1975) per un miliardo circa di lire; contributi per materiali operativi per un miliardo e 300 milioni di lire . il contributo americano ha soddisfatto solo in parte le esigenze finanziarie relative alla gestione della struttura; le rimanenti esigenze erano a carico del servizio italiano. la documentazione relativa agli anni precedenti al 1981 non è consultabile in quanto distrutta ai sensi della vigente normativa che regola la tenuta e la conservazione degli atti d' archivio. per gli anni dal 1981 al 1990 le spese complessive sono ammontate a lire 3 miliardi 409 milioni, che corrispondono ad una media annuale di poco più di 340 milioni. a tale riguardo, desidero precisare che il servizio assicura che i membri dell' organizzazione non ricevevano alcun tipo di compenso fisso, se non un rimborso spese nei periodi di effettivo addestramento svolto. ritengo, onorevoli colleghi , di aver così risposto a buona parte dei quesiti posti sul punto nelle interpellanze e nelle interrogazioni. mi riferisco, in particolare, alle interpellanze degli onorevoli Zolla, Battistuzzi, Capria e La Malfa . un altro gruppo di quesiti, posti anche in alcune delle interpellanze che ho appena menzionato, riguarda più specificamente il problema della legittimità della struttura e alcune « successioni di fatti » ai quali fa diretto riferimento l' interpellanza dell' onorevole Occhetto. ferma restando l' incontestabile opportunità dell' iniziativa (chi ha vissuto le angosce della improvvisazione durante l' occupazione tedesca può apprezzarlo più degli altri) e la sua indispensabile natura riservatissima, c' è chi ha posto il quesito relativo alla sua conformità all' ordinamento giuridico costituzionale. anche stamane diversi colleghi sono tornati sul punto. in Senato il 5 dicembre il Governo prese posizione con questa affermazione del ministro Maccanico, competente per gli affari regionali ed i problemi istituzionali: « circa la costituzione della struttura, il Governo è dell' opinione che essa sia stata pienamente legittima » . io stesso, nel ricordato rapporto al Senato dell' 8 novembre, lo affermai esplicitamente. e nella identica linea si mossero il presidente della Repubblica nel saluto alla scuola allievi carabinieri il 4 dicembre ed il ministro della Difesa Rognoni il 2 dicembre a Redipuglia, in occasione del suggestivo rito di accoglienza della salma di un caduto sul fronte russo. il 5 dicembre vi fu la riunione del Consiglio di gabinetto, nella quale esaminammo, tra l' altro, i problemi, anche esteri, connessi con la decisa soppressione dei nuclei « Gladio » . in tale sede concordammo di richiedere al Parlamento, al quale si era deciso di inviare la completa documentazione sul cosiddetto Gladio (compreso l' elenco degli appartenenti, su cui restavano da valutare i modi ed i tempi di pubblicazione esterna) un giudizio anche sulla sua legittimità costituzionale , in modo da dissolvere ogni motivo o pretesto di polemica. a rafforzare l' opinione governativa pensammo di richiedere — per inoltrarlo alle Camere — anche l' avviso autorevole degli ex presidenti della Corte costituzionale . del mancato seguito di quest' ultimo adempimento si è fatto un gran parlare. dirò subito che l' idea traeva origine da una proposta del partito repubblicano , appoggiata anche da altri, per la costituzione di una commissione di saggi scelti fuori dalla mischia politica. la scelta dei presidenti emeriti della Corte costituzionale rispondeva, appunto, a tale criterio. se la Commissione non poté essere convocata, nonostante la cortese adesione di massima degli illustri personaggi, fu per il fatto che il senatore Elia fece presente la ritenuta incompatibilità con la sua attuale posizione di presidente della Commissione affari costituzionali. lo stesso senatore Elia tenne a far notare che, in occasione dell' intervento da me pronunciato in Aula a Palazzo Madama , aveva manifestato apertamente adesione alle tesi illustrate dal Governo. in tali condizioni, mancando la partecipazione unanime, si è ricorso ad altra strada, che istituzionalmente individuammo nell' Avvocatura generale dello Stato, la cui autorevolezza ed obiettività son ben note. l' Avvocato generale dello Stato, Giorgio Azzariti, ha prodotto uno studio ineccepibile, che per intero allegheremo alla relazione che presenteremo nei prossimi giorni al Parlamento. di tale studio mi limiterò qui a citare le conclusioni: « ... non sembra possano condividersi le critiche rivolte alla creazione della cosiddetta organizzazione Gladio, dovendosi invece escludere ogni violazione di alcun precetto costituzionale. infatti: non trattandosi di una associazione tra privati cittadini ma di un organizzazione creata dallo Stato per il perseguimento di fini propri dello Stato stesso il carattere militare dell' organizzazione e la disponibilità assicurata di materiale bellico non sono in contrasto col divieto posto dall' articolo 18 della Costituzione. la natura dell' organizzazione destinata a dar vita ad un' attività clandestina di sabotaggio e di guerriglia nel territorio nazionale occupato dal nemico giustifica il segreto finora mantenuto — in deroga al principio della pubblicità dell' azione amministrativa — sull' organizzazione stessa. l' accordo del 29 novembre 1956 raggiunto tra i servizi di informazione militare italiano e statunitense per la creazione dell' organizzazione clandestina non è un trattato internazionale ma costituisce esecuzione ed attuazione del trattato NATO approvato con legge numero 465 del 1949... » . di fronte a molti di voi io sono un giurista « minore » : fra l' altro quest' anno festeggio i 50 anni della mia laurea, che si sarà pure prescritta! tuttavia, vi chiedo di avere rispetto per un documentato studio, che vi sarà fornito, dell' Avvocato generale dello Stato, la cui competenza istituzionale e personale credo non sia da discutere. riprendo la lettura: « non era perciò necessario, né era possibile, data la segretezza che doveva circondare l' operazione, sottoporre l' accordo ad approvazione del Parlamento, in applicazione dell' articolo 80 della Costituzione... » . il 7 dicembre si riuniva il Consiglio dei ministri , cui riferimmo sulla riunione del Consiglio di gabinetto, confermando l' avviso negativo per un' inchiesta parlamentare ad hoc , ma ribadendo la volontà del Governo di sottoporre al giudizio del Parlamento anche l' affermazione circa la legittimità della costituzione di « Gladio » . la riserva dei colleghi socialisti si riferiva alla volontà di attendere la valutazione parlamentare, ma lo stesso vicepresidente Martelli dichiarò che non aveva dubbi sulla costituzionalità. piena fu la disponibilità espressa di continuare a fornire al Parlamento tutti gli elementi. « dobbiamo scrollare di dosso la leggenda » — io dissi introducendo l' argomento — « che non si voglia far luce su questa vicenda. semmai, faremo più del necessario perché non rimanga alcuna zona d' ombra » . una lettura parziale del comunicato del Consiglio di gabinetto da parte di alcuni commentatori aveva intanto suscitato nel presidente della Repubblica l' impressione che in qualche maniera il Governo come tale si dissociasse dalla tesi della legittimità costituzionale di « Gladio » , nonostante le dichiarazioni mie, dei ministri Maccanico e Rognoni. forse influì su questo anche il passo di un' intervista del ministro Formica, che per altro si affrettò a scrivere al presidente Cossiga una lettera per fugare ogni dubbio di poco riguardo. il presidente riteneva che se la richiesta di un parere esterno voleva significare dubbi, ne derivava la necessità che chi aveva sostenuto il contrario si mettesse temporaneamente da parte. nel comunicato del Consiglio dei ministri si legge testualmente: « in relazione al comunicato emesso dopo la riunione del Consiglio di gabinetto » — che va letto nella sua integrità e senza chiose — « il presidente Andreotti ha ricordato che è stata confermata l' opinione del Governo, già comunicata il 5 dicembre al Senato dal ministro per gli Affari regionali ed i problemi istituzionali, dottor Antonio Maccanico, che la costituzione e la struttura « Gladio » sono pienamente legittime, come era stato già ribadito sia nelle comunicazioni del presidente del Consiglio al Senato l' 8 novembre scorso, sia dal ministro della Difesa nel discorso di Redipuglia. affermazioni queste alle quali il presidente della Repubblica — per quanto di sua competenza e responsabilità, essendo questa la sua personale convinzione — ha aderito, facendola propria nel discorso di inaugurazione dell' anno accademico della scuola ufficiali carabinieri » . nello stesso comunicato è rinnovato l' invito ai membri del Governo ad astenersi da giudizi e commenti che non sono compatibili con il rispetto dovuto al presidente della Repubblica . ma, a parte la legittimità della struttura, su cui noi non abbiamo dubbi alla stregua di tutta la documentazione e dei pareri sin qui acquisiti, era ed è giusto verificare se vi siano state in qualunque momento connessioni illecite o anche semplici utilizzazioni improprie. è chiaro infatti che, fuori dell' addestramento per svolgere il compito fissato nella malaugurata ipotesi di una occupazione nemica, nessuno aveva il diritto di chiedere prestazioni di qualsiasi natura ai reclutati per « Gladio » . vengo ora alle cosiddette « deviazioni » . su questo argomento, e direi soprattutto su questo, chiarezza e trasparenza ci guidano nel dare adeguata risposta alle ipotesi avanzate circa le connessioni tra l' « operazione Gladio » e gli eventi del giugno-luglio 1964. il Governo ha trasmesso al Parlamento i documenti a sua disposizione, liberati da ogni precedente vincolo di segretezza ed omissione, riferiti a quegli eventi. so bene di inoltrarmi su un terreno delicato, dato che il richiamo agli avvenimenti della primavera estate del 1964 suscita in noi il ricordo di momenti particolarmente difficili, avuto riguardo non soltanto alla situazione economica generale in quel momento assai preoccupante, ma anche e soprattutto alle tensioni sviluppatesi tra le forze politiche sull' opportunità di proseguire l' esperienza del centrosinistra. si parlò, allora, di elezioni anticipate e di timori di tentativi di sovvertimenti. sono altresì consapevole di toccare un argomento che suscita sensibilità, sul quale è necessario fare massima chiarezza al fine di sgomberare il terreno da pregiudizi, da sospetti e da ricostruzioni più o meno interessate. certamente le parole, per quanto autorevoli, possono non bastare a tranquillizzare gli animi e la decisione del Governo di trasmettere al Parlamento tutte — dico tutte — le documentazioni in suo possesso sugli eventi del giugno-luglio 1964 risponde a questa esigenza di chiarezza e di trasparenza. i rapporti con i relativi allegati, i testi trascritti degli interrogatori, i nastri magnetofonici così come sono stati rinvenuti negli archivi, sono stati trasmessi ai presidenti delle Camere che, a loro volta, li hanno fatti pervenire ai presidenti del comitato parlamentare per i servizi di informazione e di sicurezza e della commissione parlamentare d' inchiesta sul terrorismo e sulle stragi. il Parlamento dispone dunque del materiale necessario per esprimere un giudizio fondato sulla completa cognizione degli atti. al Governo non consta, da un esame obiettivo di questi ultimi (non parlo delle bobine, che abbiamo trasmesso sigillate come erano), che vi sia la pur minima connessione tra le attività della struttura « Gladio » , destinata ad entrare in funzione nell' ipotesi di occupazione nemica del territorio nazionale , e le predisposizioni contenute nel cosiddetto « piano Solo » . ripeto, la struttura « Gladio » era stata concepita, in Italia come nelle nazioni alleate, per il caso di un conflitto armato e di occupazione nemica del territorio nazionale . essa, pertanto, non fu mai attivata perché, per fortuna, l' ipotizzata minaccia non ebbe a manifestarsi. e quando cominciò a diminuire il rischio di un' invasione nemica, l' attività addestrativa del personale nello specifico settore delle operazioni di guerriglia e di sabotaggio venne progressivamente ridotta fino alla cessazione, che i servizi ci dicono risale al 1983. soltanto di recente, però, ho appreso con meraviglia che il direttore del Sismi aveva considerato la possibilità di impiegare il personale a suo tempo reclutato per « Gladio » a beneficio della lotta contro la criminalità organizzata . più precisamente, il 1° agosto del 1990 il direttore del servizio impartiva — senza chiedere autorizzazioni (che non sarebbero state date) e senza informare le autorità politiche — disposizioni scritte, affinché il personale in questione venisse gradualmente addestrato a recepire indicatori di attività illegali. il Sismi precisava in seguito che tali disposizioni, avendo come finalità quella di utilizzare la potenzialità informativa di « Gladio » nella lotta contro i trafficanti di droga, rivestivano carattere interno, e quindi non era parso necessario portarle a conoscenza dell' autorità politica. dal canto suo, il ministro della Difesa , che come me aveva avuto notizia di tali disposizioni soltanto il 13 dicembre scorso (cioè ad avvenuto scioglimento della struttura di « Gladio » ), disapprovava il comportamento del servizio, dato che esso era il risultato di una iniziativa che, date le caratteristiche del « Gladio » , non avrebbe potuto comunque essere adottata. io non voglio, certamente, puntare il dito contro nessuno. ma non posso esimermi dal dire che ci troviamo talvolta di fronte a comportamenti che, se anche sembrano dettati da un eccesso di zelo, debbono, tuttavia, ritenersi assolutamente intollerabili e da cui per l' avvenire dobbiamo rigorosamente premunirci. ho ritrovato tra le mie carte il testo dell' indirizzo da me pronunciato all' atto del passaggio delle consegne allorché riassunsi la carica di ministro della Difesa nel marzo del 1974. mi sia consentito di leggerlo. in quell' occasione avevo detto: « ... io, come ministro copro tutti coloro che , anche sbagliando, hanno fatto il proprio dovere, hanno camminato nei propri binari. e posso coprire, oltre quei tracciati, altri tracciati, cose che io so, ma certamente non posso coprire cose che io non so. questo vale in modo rigido anche da adesso in poi. e sono sicuro, del resto, che è una tradizione, che non c' è da innovare. cioè ognuno che fa il proprio dovere e che esercita le proprie competenze avrà dal ministro, come è suo dovere, tutta la copertura di carattere politico, di carattere generale . però bisogna che nessuno, eccitato da chiunque, pensi di fare il proprio dovere non facendolo. questo credo che sia indispensabile dirlo e se qualche altro, in ipotesi, chiedesse a qualcuno di voi, qualche cosa che non ritiene essere nelle proprie competenze, nei propri doveri, abbia il coraggio di scaricare su di me la risposta negativa, di venirmene a parlare, perché noi veramente dobbiamo evitare non solo la sostanza delle cose che non vanno, ma anche l' apparenza delle cose che non vanno » . onorevoli colleghi , alcune interrogazioni (primi firmatari gli onorevoli Servello, Bassanini e Bellocchio) riguardano — e concludo — l' imminente nomina del nuovo direttore del Sismi. mi riservo di entrare in argomento nelle prossime settimane, per non confondere due temi di spessore molto diverso. desidero solo dire che, anticipando una riforma di legge da me auspicata, avevo chiesto al comitato parlamentare di discutere con me preventivamente la scelta, ma non ho avuto adesione al riguardo. il Governo provvederà tempestivamente. posso però dichiarare che la consueta artiglieria diffamatoria che si è messa in movimento in proposito è veramente squallida ed inopportuna: vorrei pregare tutti i colleghi di non incoraggiare mai, anche non volendolo, tale metodo e di avere nei confronti dei dipendenti dello Stato — militari e civili — il massimo rigore, ma anche il rispetto che ogni cittadino ha il diritto di avere. signor presidente , onorevoli colleghi , dire che il Governo fa e farà tutto il possibile per fornire la massima collaborazione al Parlamento e ai magistrati che a vario titolo indagano sulle vicende di cui ci stiamo occupando non costituisce espressione rituale e, in un certo senso, scontata. si tratta invece di un comportamento responsabile che (e ritengo se ne possa dare agevolmente atto) non è rimasto confinato nel limbo delle intenzioni, ma si è tradotto in azioni concrete portate avanti con coerenza e, se mi si consente di dirlo, non senza difficoltà. è pertanto con serenità di spirito e in piena tranquillità di coscienza che ritengo di poter riaffermare oggi, dinanzi a questa Assemblea, la volontà di tutto il Governo di non deflettere dalla linea di condotta alla quale abbiamo inteso attenerci.