Valter VELTRONI - Deputato Opposizione
X Legislatura - Assemblea n. 505 - seduta del 25-07-1990
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato
1990 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 96
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , la questione oggi al nostro esame è molto piccola; ma, come spesso accade, è una piccola questione che racchiude anche significati e rilievi più generali. penso che da questo punto di vista il pronunciamento che vi è stato nel corso di queste settimane nella società italiana , da parte di molti autori cinematografici ed anche del mondo cattolico e dell' opinione pubblica , sia indicativo. da numerosi sondaggi risulta che l' 81,7 per cento dell' opinione pubblica è favorevole all' introduzione di una norma che impedisca l' interruzione del film; e questo è l' atteggiamento assunto anche dai settori più avanzati del mondo della pubblicità. uno dei massimi pubblicitari italiani ha affermato: « il break come interruzione è distruttivo della dignità della pubblicità, oltre che della dignità dello spettacolo in cui viene inserito » . la normativa in discussione in quest' Aula è già legge in Francia, dov' è in carica un governo socialista, ed è stata adottata dal Senato con un voto palese che è stato espressione non degli schieramenti politici, ma delle coscienze dei singoli senatori. tale filosofia, infine, è diventata oggetto di una direttiva della Cee. questa mattina il ministro Mammì ha confessato, con molta onestà, che non vi è conformità tra l' emendamento proposto dal Governo e la direttiva della Cee, proprio perché quest' ultima si propone di evitare l' interruzione all' interno dei film, mentre nei paesi in cui non vige l' intervallo tra il primo e il secondo tempo prevede una interruzione dopo 45 minuti. da questo punto di vista , ricordo il principio generale, che ha mosso tante forze e tante energie nel corso delle ultime settimane: un' opera cinematografica, che è il prodotto di un autore, di uno sceneggiatore, di attori, nonché la costruzione faticosa e paziente di una tensione, di un tessuto narrativo, così come le opere teatrali, frutto dell' ingegno e dell' arte, non può essere spezzata, interrotta, con il rischio di non essere più la stessa. anche sotto il profilo pubblicitario, in Italia vi è una situazione anomala: assistiamo ad un milione di spots, ma incassiamo una cifra che, in termini assoluti, non ha corrispondenza con la quantità di pubblicità trasmessa. ciò dimostra che esiste una contraddizione. in Francia, dove l' interruzione pubblicitaria del film non è consentita, viene trasmessa una quantità di pubblicità di gran lunga inferiore alla nostra e si incassa molto più denaro, in quanto le tariffe sono adeguate alle inserzioni pubblicitarie. vi è poi un problema di carattere più generale, che concerne la qualità della crescita dell' economia e del mercato: è un problema che abbiamo definito dell' ecologia dell' informazione. non è detto che i due elementi debbano essere sempre separati: può crescere il mercato, può crescere l' industria (come accade in altri paesi, anche a livello europeo), senza che debba scadere la qualità della fruizione culturale da parte di milioni di persone che guardano la televisione. per tali motivi, riteniamo sia giusto approvare i subemendamenti Bassanini 0.8.75.9 e Borri 0.8.75.8, che si limitano a sancire il richiamo alla direttiva Cee , al fine della collocazione del nostro paese in ambito europeo anche dal punto di vista televisivo. insistiamo per la votazione del subemendamento, signor presidente . signor ministro, devo francamente dire che non comprendo le ragioni dell' inapplicabilità di una misura che guarda ad un dato obiettivo del sistema. le risorse pubblicitarie sono quantificabili. esse sono equiparabili nel sistema televisivo alla tiratura dei giornali per la carta stampata . e ritengo che lei, signor ministro, che è stato uno dei protagonisti della legge sull' editoria, ne abbia più di altri consapevolezza. l' introduzione di una norma che impedisca di raccogliere più del 20 per cento del fatturato pubblicitario annuo complessivo è l' unica misura che possa realmente e obiettivamente garantire possibilità di accesso a soggetti diversi, per rompere quella condizione di duopolio che la Corte costituzionale (e la nostra discussione) ha giudicato essere contrastante con le ragioni collettive. mi permetto quindi di insistere sul nostro subemendamento, ritenendo che la condizione di concentrazione esistente oggi in Italia non sia paragonabile con quella di altri paesi e che la misura da noi proposta altro effetto non avrebbe che quello di consentire la possibilità che soggetti diversi accedano ad un sistema che è chiuso a causa di una condizione di duopolio che contrasta con le più elementari leggi di mercato. ribadisco pertanto la validità del subemendamento in esame, che d' altra parte è stato appoggiato nelle scorse settimane anche da altre forze e correnti politiche, ritenendo che il giudizio di inapplicabilità che qui si è inteso esprimere non sia fondato, ma discenda da una valutazione di merito. chiedo di parlare per ritirare il mio subemendamento 0.8.75.1. ho ascoltato l' intervento dell' onorevole Bodrato, le cui motivazioni mi pare coincidano con le considerazioni da noi esposte. ritengo altresì che anche per quanto riguarda l' individuazione del limite percentuale del fatturato pubblicitario annuo vi sia margine per ragionare. per tali motivi accolgo l' invito, e non insisto per la votazione del nostro subemendamento, per ripresentarlo in riferimento all' articolo 17. noi voteremo contro l' emendamento del Governo, nonostante si sia riusciti a strappare qualche risultato con il lavoro svolto prima in sede di Comitato dei nove e quindi in quest' Aula. se si confronta la situazione di partenza, quella che esisteva nel sistema radiotelevisivo italiano qualche tempo fa, con quella che si determina oggi con la legge in esame, penso che ciascuno di noi possa riconoscere di aver dato un contributo. penso, per esempio, alla questione della presenza e dell' affollamento degli spots pubblicitari durante la trasmissione dei film. vi sono però una serie di elementi che ci inducono ad esprimere un voto negativo su questo emendamento del Governo. penso alla norma che tradisce la direttiva della Cee, o alle disposizioni sull' affollamento, o alle indicazioni, a nostro avviso non convincenti, sul tetto pubblicitario della Rai. non ci sembra che l' emendamento del Governo risponda all' esigenza di dare regole al sistema: esso si limita a fotografare la situazione esistente ed a trasferirla nella legge. e questa, francamente, dopo quindici anni di attesa, appare a tutti noi una soluzione parziale, e comunque non soddisfacente. da qui il voto negativo che noi esprimeremo in quest' Aula.