Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 488 - seduta del 02-07-1990
Sul semestre di Presidenza italiana della CEE
1990 - Governo VI Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 488
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il Governo è lieto dell' incontro odierno perché offre la possibilità di scambiare opinioni e di ricevere indicazioni dal Parlamento circa l' attualità comunitaria, sin dalle primissime battute del nostro turno di Presidenza. un turno che si prevede molto impegnativo per la complessità della posta in gioco , che non è soltanto quella di sviluppare l' integrazione comunitaria (e già sarebbe un impegno di lunga lena) ma anche di contribuire a ridisegnare la mappa dei rapporti internazionali dopo i profondi rivolgimenti del 1989. abbiamo proprio stamane dato a Castel Porziano il più cordiale benvenuto al presidente Delors e alla commissione Cee con cui il Governo ha tenuto un incontro congiunto inteso a gettare le basi di un' opera comune che ci auguriamo proficua per tutta la Comunità. una singolare coincidenza storica vuole che le due ultime presidenze italiane, quella del 1985 e l' attuale, si collochino in momenti di particolare intensità per la vita europea. questo fatto carica il nostro paese nel suo insieme di una grande responsabilità, al cui adempimento dovremo tutti accingerci con serietà e con immaginazione politica. è vero, la responsabilità della Presidenza ha dei limiti obiettivi: non può certo decidere da sola, ma deve, per così dire, dirigere l' orchestra in modo che produca armonia e non suoni discordanti. l' armonia, nel nostro caso, la si trova nel maggiore impulso che riusciremo a dare all' integrazione comunitaria nella direzione, indicata ormai quarant' anni fa, dall' Unione Europea . avendo esercitato nel 1985 la funzione di presidente del Consiglio della Comunità Europea ed assumendo ora quella di presidente di turno del Consiglio europeo , non posso esimermi dal ricordare la situazione di sei anni fa e di sottolineare le correlazioni tra ieri ed oggi. la nostra Presidenza del 1985 si aprì, nel gennaio, in una fase di relativa euforia per il progredire della costruzione europea, non disgiunta però da incertezze circa la portata effettiva dei risultati raggiungibili. dopo armi di aspre polemiche interne, che ci avevano portato sull' orlo di uno sconfortante « europessimismo » , la sofferta soluzione al problema del contributo britannico al bilancio Cee, intervenuta al Consiglio europeo di Fontainebleau del 1984, restituì fiducia agli stati membri ed alle istituzioni nel metodo comunitario. potemmo così rimettere in moto la macchina, fino allora inceppata, del processo di integrazione, schiudendo la via alle successive trasformazioni. alla Presidenza italiana spettò l' arduo compito di risolvere anzitutto i complessi problemi legati all' adesione di Portogallo e Spagna e di preparare il terreno che avrebbe portato, a Milano, all' approvazione dell' obiettivo del mercato unico ed alla decisione di convocare la conferenza intergovernativa per la riforma dei trattati. nello stesso periodo riuscimmo anche a sciogliere alcuni difficili nodi che si trascinavano da tempo: l' adozione dei programmi integrati mediterranei e la riforma (la prima dopo il 1970) del sistema delle risorse proprie comunitarie. la decisione di Milano di avviare le trattative che avrebbero portato, soltanto pochi mesi dopo, all' atto unico europeo, ha avuto — pur con le sue insufficienze — un rilievo storico nella vita della Comunità. quel documento, per quanto inadeguato — questo era ed è tuttora il giudizio del Parlamento e del Governo italiani — conteneva i germi dell' evoluzione futura, che soltanto ora fioriscono grazie all' eccezionale congiuntura internazionale. l' atto unico ha dimostrato una capacità propulsiva tale da avviare la trasformazione del mercato comune in un grande spazio economico e sociale , privo di barriere interne, ed a postulare l' esigenza dell' unione economica monetaria come logico coronamento dello stesso mercato unico : in breve ha aperto concretamente la strada verso l' Unione Europea . ricordo questi eventi per fare tesoro dell' esperienza, proprio rispetto alle questioni alle quali saremo confrontati durante questo semestre. sono convinto infatti che, al di là delle discussioni e delle divergenze che naturalmente troveremo di fronte, sia importante non perdere slancio e non vanificare la spinta che ci viene dal lavoro comune di questi ultimi anni. vorrei menzionare a questo proposito il grande contributo della presidenza irlandese appena conclusasi, anche per l' efficienza dimostrata dal suo pur numericamente ridotto apparato diplomatico. anche oggi, come sempre in passato, la nostra azione sarà ispirata ai principi dell' integrazione sovranazionale iscritti nei trattati istitutivi, che sono il cemento morale e politico dell' edificio comunitario e rappresentano il segreto della sua durevolezza. a questo riguardo vorrei ricordare quali sono, a nostro giudizio, i principi del metodo comunitario: il progressivo trasferimento di poteri dal livello nazionale a quello sovranazionale; il rafforzamento delle istituzioni comunitarie e l' ampliamento delle loro competenze; il corretto e democratico rapporto fra le istituzioni stesse. l' unione economica e monetaria è l' appuntamento primario e più vicino che abbiamo di fronte. un accurato lavoro preparatorio è svolto in varie sedi da parte dei ministri dell' Economia e delle Finanze, dei ministri degli Esteri , dei governatori delle banche centrali, degli esperti monetari. senza voler risalire troppo indietro, l' attuale fase negoziale trae spunto dal rapporto del comitato Delors, che vede una politica monetaria centralizzata in una nuova istituzione di tipo federale, il sistema europeo di banche centrali, ed un più stretto coordinamento delle politiche economiche di bilancio nazionali. il Consiglio europeo di Dublino del 25 e 26 giugno ha deciso che la conferenza intergovernativa si aprirà il 13 dicembre 1990 ad iniziativa delle autorità italiane. sarà compito della Presidenza intensificare il lavoro preparatorio sull' unione economica e monetaria e mantenere uno stretto coordinamento tra questa e l' unione politica. non escludo a questo scopo di convocare un Consiglio europeo straordinario fra la fine di ottobre e i primi di novembre. le modifiche istituzionali conseguenti all' unione economica e monetaria, nonché il suo corretto funzionamento, ed in generale l' attuale stato delle relazioni internazionali, impongono un salto di qualità nell' assetto istituzionale globale della Comunità: l' introduzione dunque di ulteriori elementi di integrazione, coerenti con il metodo comunitario. sono sempre d' attualità i concetti del rafforzamento delle istituzioni comunitarie, dall' ampliamento delle loro competenze al superamento della dicotomia, sopravvissuta allo stesso atto unico , tra competenze comunitarie e cooperazione politica. il Parlamento europeo ed il Parlamento italiano — ricordo a questo proposito la risoluzione adottata dal primo nel marzo 1990 ed il nostro referendum « costituzionale » del giugno 1989 sono stati tra i più convinti fautori del metodo comunitario, sempre con una forte sottolineatura della necessità di elementi di equilibrio e di democrazia. il Parlamento europeo in particolare ritiene — ed il governo italiano condivide questa impostazione di dover esplicare sempre più la sua naturale vocazione di garante della legittimità democratica della Comunità. collegata a ciò è la richiesta di Strasburgo di partecipare a pieno titolo al processo legislativo , alla nomina e al controllo della commissione, alla ratifica dei più importanti accordi esterni conclusi dalla Comunità e delle modifiche costituzionali. per tutte queste richieste il Parlamento europeo sa di poter contare sul fermo appoggio italiano, appoggio che faremo valere nelle varie fasi del negoziato. il dibattito sulla riforma istituzionale , e segnatamente sul ruolo dell' istituzione parlamentare, pone il problema dei rapporti tra l' Assemblea di Strasburgo ed i parlamenti nazionali. è un problema molto delicato e complesso che si intreccia al ben noto principio di sussidiarietà, la cui soluzione merita un' attenta riflessione comune. la Camera dei Deputati ospiterà a questo scopo, in autunno, le assise europee: sarà quella un' importante occasione per fare il punto della situazione alla vigilia della conferenza intergovernativa sull' unione politica. la pazienza e la perseveranza del presidente Delors e degli stati membri maggiormente impegnati sul fronte europeistico hanno avuto una prima positiva risposta: Dublino ha infatti deciso, all' unanimità, di convocare la conferenza intergovernativa sull' unione politica in base all' articolo 236 del trattato. la conferenza si aprirà, sempre ad iniziativa italiana, il 14 dicembre 1990: i suoi lavori dovranno concludersi rapidamente « nella prospettiva » — è detto nel documento — « della ratifica dei suoi risultati, da parte degli stati membri , prima della fine del 1992 » . anche in questo caso spetterà alla Presidenza italiana sollecitare un adeguato lavoro preparatorio; e noi ci accingiamo all' opera con grande senso di responsabilità , con notevoli ambizioni, ma anche con molta prudenza, consapevoli soprattutto del bene supremo rappresentato dall' unità del quadro comunitario. tale immagine della Comunità dovrà altresì proiettarsi all' esterno attraverso l' individuazione degli strumenti adatti all' obiettivo dell' impostazione di una politica estera dei dodici sempre più omogenea ed unitaria. intendiamo pertanto utilizzare interamente le possibilità che ci vengono offerte a tale scopo dal meccanismo della cooperazione politica europea . in proposito è nostra intenzione situarci su una linea di continuità con il recente Consiglio europeo di Dublino, che ha rivolto un' attenzione particolare al conflitto araboisraeliano e agli sviluppi intervenuti in Africa australe. in Medio Oriente il perdurare dello stallo del processo di pace e la situazione che si prolunga nei territori occupati costituiscono fonte di notevole preoccupazione. è importante in questo contesto cercare di incoraggiare le prospettive di dialogo che dovessero presentarsi e sviluppare contatti con le parti direttamente interessate, nel tentativo di ridurre le differenze tra le rispettive posizioni. quanto al Sudafrica, i recenti sviluppi intervenuti sul piano interno sono stati accolti con soddisfazione dai dodici, i quali hanno incoraggiato tali cambiamenti ed intendono continuare a sostenere il processo in corso . se gli sviluppi del dialogo in atto dovessero confermarsi, diverrebbe configurabile una revoca progressiva e graduale delle misure sanzionatorie a suo tempo decise. ci impegneremo affinché i dodici non perdano di vista il problema dello sviluppo di tutto il continente africano. è un problema non solo tuttora irrisolto, ma che sta dando luogo a preoccupanti sintomi di destabilizzazione politica in molti paesi, a cominciare dal Corno d' Africa , regione cui ci legano particolari vincoli. la Presidenza italiana dovrà dispiegare uno sforzo di tutto rilievo per conseguire progressi significativi nel mercato interno . non ci riconosciamo però in una lettura esclusivamente economicistica del mercato unico , al cui buon funzionamento basterebbero la libera circolazione di merci, capitali, servizi e cambi rigidi tra le monete. abbiamo invece una concezione fortemente evolutiva del grande mercato, incentrata nella rivendicazione di una incisiva politica sociale e nella realizzazione dell' Europa dei cittadini. intendiamo valorizzare la dimensione sociale finora trascurata, nonostante i voti del Parlamento europeo , del comitato economico e sociale , delle parti sociali . è necessario varare al più presto tutte le iniziative, inserite nel programma di azione della commissione, volte a dare concreta applicazione alla carta sociale di Strasburgo. condividiamo quindi la scelta della Commissione di privilegiare, nella misura del possibile e secondo appropriate interpretazioni dei testi vigenti, le basi giuridiche che implicano decisioni a maggioranza. daremo così un segnale politico netto: la Comunità è un grande stato sociale , con sempre più elevati standards di protezione dei lavoratori e dei cittadini. anche nel campo dell' Europa dei cittadini — altra reminiscenza della Presidenza italiana del 1985 — i progressi non sono stati all' altezza delle attese. altri problemi si sono aggiunti: penso anzitutto al controllo dei flussi migratori, provocati dalla spirale del basso sviluppo e degli alti tassi di natalità nelle aree a sud del continente. occorre coordinare le politiche nazionali in materia di immigrazione dei paesi terzi, eventualmente programmando i flussi ed introducendo disposizioni comuni in materia di ingresso e soggiorno dei lavori extracomunitari. la politica ambientale è una priorità d' obbligo per tutte le presidenze comunitarie e l' Italia farà la sua parte soprattutto per valorizzare il carattere transnazionale. vorremmo potenziare le intese sul Mediterraneo e sviluppare con tutti i paesi interessati un piano a favore della catena alpina. la lotta alla droga è un altro tema centrale del semestre, una vera e propria battaglia da ingaggiare sul fronte della repressione del narcotraffico e su quello della prevenzione. a quest' ultimo riguardo cercheremo di varare disposizioni per una campagna di informazione e sensibilizzazione sugli effetti della droga e sul recupero dei tossicodipendenti. temi non meno importanti riguardano la ricerca e la protezione civile . nel primo caso andrà valorizzata la capacità della Comunità di dotarsi di tecnologie d' avanguardia, per la gestione delle risorse ambientali e biologiche, per lo sviluppo dell' informatica, della comunicazione, delle fonti di energia alternativa. nel secondo caso, andrà coordinata sempre di più l' azione dei dodici nel prevenire e nel porre rimedio alle catastrofi, sia che si verifichino sul territorio comunitario sia nei paesi terzi. la protezione civile , la cultura, l' istruzione, la sanità sono settori ancora situati in una zona grigia fra il coordinamento intergovernativo e la competenza comunitaria piena. la nostra scelta va a questa seconda opzione per gli ovvi vantaggi che comporta in termini di efficacia giuridica e di economia di scala: in questo senso indirizzeremo la nostra azione durante le trattative per la riforma dei trattati. la nuova architettura europea dovrà trovare il suo fondamento nella riaffermazione della centralità e della priorità del processo di coesione comunitaria. sarà l' Europa dei dodici a costituire uno dei pilastri su cui si fonderanno gli equilibri continentali nel quadro della nuova architettura europea. da qui partiranno le trame di rapporti di cooperazione economica a largo raggio con gli altri paesi europei , quelli orientali e quelli dell' EFTA, e la ridefinizione dei contenuti e degli obiettivi della Csce. incombe anzitutto ai dodici ed alle altre democrazie industrializzate l' onere e la responsabilità di portare al successo la fase che si è aperta nell' Europa centro-orientale e nella stessa Unione Sovietica . il primo e più vicino a noi di questi processi è rappresentato dall' unificazione tedesca. si tratta di un avvenimento di portata storica e di enorme rilievo politico e morale: il grande favore con cui la Comunità ha accolto questa prospettiva sottolinea che essa può realizzarsi adeguatamente soltanto sotto un tetto europeo ed in armonia con un rinnovato slancio verso l' Unione Europea . la Comunità e gli altri paesi occidentali hanno intrapreso, in particolare con il cosiddetto esercizio dei G24, una strategia di collaborazione con l' Europa centro-orientale nei più svariati settori, facendo appello alla solidarietà tra le due Europe. e molto recente la firma del trattato istitutivo della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, un importante strumento per qualificare l' azione di quaranta paesi a favore di quell' area, tutti consapevoli del peso storico delle decisioni che andiamo assumendo per rendere irreversibili i nuovi assetti. nel frattempo la Comunità ha concluso la prima generazione di accordi commerciali di cooperazione con l' est ed ha avviato nuove forme di cooperazione in settori di grande importanza, come la formazione professionale ed aziendale. nel prendere atto delle straordinarie trasformazioni in corso , la Comunità ha avvertito il bisogno non solo di contribuirvi concretamente, ma anche di ancorare i rapporti con quei paesi ad un quadro di intese politiche ed economiche privilegiate. siamo così alla vigilia della seconda generazione di accordi con l' Europa centro-orientale, che sintonizzino il grado di collaborazione all' attuazione delle riforme. un occhio al riguardo va riservato all' unione politica, in omaggio all' impegno assunto a Dublino di sostenere gli sforzi in direzione della democrazia e dell' economia di mercato . un ruolo decisivo nel processo di riavvicinamento delle due Europe sarà svolto dal Consiglio d' Europa , del quale andranno valorizzate le funzioni di garante dei valori democratici e dei diritti fondamentali dell' uomo. l' adesione dei paesi centro-orientali al Consiglio d' Europa , via via che essi consolideranno le riforme in atto, contribuirà da un lato alla irreversibilità della democratizzazione ed alla diffusione dei livelli occidentali in materia di diritti umani e, dall' altro, consentirà loro di partecipare a pieno diritto ad una istituzione comune delle due Europe; una istituzione in grado di forgiare una nuova normativa comune ed una nuova collaborazione in materia di cultura, ambiente e protezione sociale. un posto di assoluto rilievo nella nuova mappa continentale spetta ai paesi del libero scambio, con i quali da moltissimi anni abbiamo relazioni speciali in virtù della comunanza dei valori morali, civili, ideali e della convergenza di interessi politici ed economici. il rafforzamento interno della Comunità ed il suo accresciuto ruolo esterno non possono prescindere da una ulteriore valorizzazione dell' EFTA. anche in questo caso siamo alla vigilia di intese di associazione rafforzata, per rendere i paesi EFTA partecipi delle principali politiche comunitarie e soprattutto di quelle relative al mercato unico . non si tratta comunque di trasferire automaticamente i meccanismi e le procedure comunitarie dai dodici ai nostri vicini; né si tratta di operare, in questa fase almeno, un nuovo ampliamento della Comunità. il nostro obiettivo, più pragmatico, è di realizzare uno spazio economico comune, retto da regole e da meccanismi istituzionali comuni, i quali, pur rispettando l' autonomia decisionale delle parti, le associno tutte in concreto alla impresa comune. l' altro pilastro della nuova architettura europea poggia sul processo Csce, nella sua nuova e più aggiornata versione di complesso di regole comportamentali per lo sviluppo della cooperazione in Europa in un rinnovato quadro di sicurezza. gli obiettivi, i contenuti e le regole fissati ad Helsinki nel 1975 andranno sottoposti a verifica alla luce degli ultimi sviluppi e con l' obiettivo di utilizzare il quadro Csce per definire una nuova concezione della sicurezza in Europa, in cui l' Alleanza Atlantica seguiterà a svolgere una funzione essenziale. il vertice a 35 di autunno richiederà una accuratissima preparazione, tenendo conto che la credibilità della nuova Europa si gioca nella ridefinizione delle intese di Helsinki. le accresciute responsabilità dei dodici confermano la necessità di rafforzare la solidarietà transatlantica. l' amministrazione americana mostra adesso di considerare l' Europa non più soltanto una potenza commerciale temibile perché competitiva, ma anche un vero e proprio interlocutore politico, riconoscendo la valenza strettamente politica dell' integrazione comunitaria. il governo italiano da sempre considera essenziale la solidarietà dei rapporti con gli USA e con il Canada. in quanto Presidenza ci adopereremo per avviare a delineare un quadro istituzionalizzato di rapporti tra Washington e Bruxelles in tutti i temi di comune interesse. a dicembre si chiuderanno i lavori dell' Uruguay round, l' ultima ambiziosa tornata dei negoziati commerciali multilaterali. i nodi da affrontare sono particolarmente delicati perché siamo alla vigilia di un rafforzamento del sistema multilaterale degli scambi: getteremo forse le basi di una vera e propria « organizzazione internazionale del commercio » . problemi importanti dovranno essere risolti in alcuni settori negoziali: in primo luogo l' agricoltura, e poi il tessile, la proprietà intellettuale, i servizi. lo sforzo della Comunità è di contribuire a rafforzare con nuove norme il multilateralismo a fronte delle ricorrenti tentazioni protezionistiche e di rapporti privilegiati fra singole aree. dovremo invece puntare ad una soluzione globale, che codifichi una serie di concessioni reciproche contemperando gli interessi di tutte le parti contraenti. tutto questo è possibile solo in un quadro multilaterale e con l' attiva partecipazione dei paesi in via di sviluppo . l' attenzione ai vicini europei non deve offuscare il nostro essenziale impegno a favore dei paesi in via di sviluppo . in quei dirigenti si va diffondendo il timore di un nostro preteso calo di interesse alle loro sorti. i problemi del Mediterraneo sono sempre ed ancora molto gravi e non possiamo assistere passivamente alla loro degradazione, che sfocerebbe gradualmente in una spirale di disordine e di sottosviluppo foriera di terribili conseguenze per tutti. la nostra strategia per la cooperazione allo sviluppo è di consacrarle risorse aggiuntive, fino all' 1 per cento del Pil comunitario: solo in questo modo potremo sperare di ridurre il divario tra zone ricche e zone povere e praticare una gestione non egoistica della nostra crescente prosperità. priorità assoluta dedicheremo al Mediterraneo. qui il tasso di sviluppo demografico, le condizioni ambientali, le tensioni politiche, sociali e religiose ed i laceranti conflitti tuttora aperti rendono ancora più drammatico il problema della crescita economica e democratica. fenomeni nuovi si vanno tuttavia delineando nel quadro mediterraneo e medio orientale , ai quali la Comunità presta la dovuta attenzione. il nuovo integrazionismo regionale, dapprima manifestatosi con l' istituzione del Consiglio di cooperazione del Golfo, si è arricchito da un anno a questa parte di due nuove realtà: l' Unione del Maghreb arabo ed il Consiglio di cooperazione araba. con ambedue le organizzazioni la Presidenza italiana intende aprire un dialogo ad ampio raggio per cercare di dare il contributo comunitario ad un disegno politico mirante alla stabilità ed allo sviluppo dell' area. le proposte della Commissione per una politica mediterranea rinnovata saranno il banco di prova della volontà dei dodici di dare concreta collaborazione a quei paesi. sarà nostro impegno far sì che le proposte, specie sotto il profilo finanziario, non siano vittime di attenuazioni e di riduzioni. già adesso la loro attuale versione ci pare appena sufficiente allo scopo. l' Italia si farà anche promotrice, nel corso del semestre, di nuove iniziative finanziarie per lo sviluppo del Mediterraneo. l' America Latina è l' altro grande quadrante che ha visto sorprendenti e pacifiche mutazioni in senso democratico. anche in questo caso la Comunità è chiamata a dare un contributo importante in termini di sostegno politico e di aiuto economico. daremo al riguardo il massimo stimolo, sulla scia degli intensissimi contatti da noi avuti nell' ultimo periodo praticamente con tutti i governi latino americani , grazie ai viaggi miei e del ministro degli Esteri ed alle visite reseci in Italia, e grazie agli importanti accordi sottoscritti. in conclusione, la Presidenza italiana è attesa al varco di importanti scadenze. ma la nostra credibilità ed il nostro prestigio internazionali non si giocheranno soltanto sulla serietà del nostro impegno politico ed amministrativo a gestire la Presidenza, impegno che certo non mancò — e ci fu universalmente riconosciuto — all' epoca della precedente Presidenza. la nostra credibilità si misura anche e soprattutto con la nostra capacità di far fronte, tempestivamente e completamente, agli obblighi derivanti dalla partecipazione dell' Italia alla Comunità. il nostro pensiero corre anzitutto al ritardato ed al mancato ricevimento delle direttive comunitarie, ai casi purtroppo molto numerosi di mancato adempimento delle sentenze della Corte di giustizia , ai ricorsi tuttora aperti davanti alla stessa, al contenzioso con la Commissione in materia di aiuti di Stato. il nostro sforzo collettivo dovrà essere quello di tradurre sempre il nostro grandissimo sentimento europeistico in concreta azione legislativa e di Governo. altrimenti, il giudizio sulla nostra Presidenza sarebbe certamente negativo.