Giulio ANDREOTTI - Presidente del Consiglio dei Ministri Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 474 - seduta del 25-05-1990
Sull'ordine pubblico
1990 - Governo VI Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 474
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , colleghi, credo che la replica possa essere molto breve, perché pochissimi giorni fa, il 17 maggio, la Camera ha discusso a lungo dei problemi della criminalità ed ha ascoltato due ampie relazioni, del ministro dell'Interno Gava e del ministro della Giustizia Vassalli, corredate anche da una documentazione aggiuntiva, che è stata allegata al resoconto stenografico . credo che l' iniziativa di far ricorso ad una norma che esiste nel regolamento della Camera — ieri il collega Mellini l' ha criticata — quella della sfiducia individuale, meriti un immediato chiarimento. la critica rivolta nel testo della mozione, con la quale si invoca l' applicazione dell' articolo 115 del regolamento della Camera, non attiene infatti alla persona del ministro dell'Interno , ma ad una situazione, quella della lotta alla criminalità, che ci riguarda tutti; comunque riteniamo che nel caso specifico la questione riguardi il Governo e non un singolo ministro. riteniamo che del dibattito di ieri possa essere colta una espressione della collega Becchi, la quale ha affermato che la nostra è una società complessa. forse questa espressione offre in un certo senso la chiave di volta per trovare un giusto approccio nei confronti del problema della criminalità. dobbiamo senza dubbio constatare, cifre alla mano, che siamo in presenza di livelli profondamente inquietanti del fenomeno, anche se con punte varie ed anche se in alcuni comparti importanti è possibile registrarne una diminuzione. su questo credo che non debbano esistere differenti valutazioni da parte dei diversi gruppi della Camera. ritengo tuttavia che debba essere ribadito che, quando cerchiamo di inquadrare i nostri problemi in un ambito comparativo più vasto — so che esiste il rischio che questo ragionamento appaia come una sottovalutazione della intensità drammatica, talvolta tragica del fenomeno emerge come il fenomeno non sia soltanto nostro. poiché ho notato che le osservazioni formulate dal ministro dell'Interno in questa sede sulla comparazione della situazione esistente con quella di paesi a noi vicini, relativamente a determinati e più gravi tipi di reato, sono state accettate con beneficio di inventario, desidero rilevare che i dati, statistiche ufficiali alla mano — mi riferisco soltanto agli omicidi ed alle rapine — sia in cifre assolute sia in rapporto alla popolazione (il confronto non sarebbe altrimenti attendibile), sono i seguenti: in Italia si sono avuti, nell' ultimo anno statisticamente considerato, il 1988 (ma successivamente non si registrano apprezzabili diversità), 1.275 omicidi — certamente un numero enorme — con una percentuale del 2,2 per cento su 100 mila abitanti. nello stesso anno, nella Germania federale si sono avuti 2.543 omicidi, con una percentuale del 4,2 per cento ; nella Francia si sono avuti 2.567 omicidi, con una percentuale del 4,6 per cento . se prendiamo in considerazione le rapine, in Italia si sono avute 28.868 rapine (lo ripeto, si tratta di cifre spaventose che non sto assolutamente sottovalutando), con una percentuale di 50 su 100 mila abitanti; nella Germania federale 28.952, con una percentuale un po' inferiore, pari al 47,3 per cento ; in Francia 50.415 rapine, con una percentuale di 90 su ogni 100 mila abitanti. cito questi dati perché, se usciamo da una dialettica comunemente esistente tra opposizione e Governo, dobbiamo sforzarci di capire un po' di più questo fenomeno. ma citare questi dati non significa assolutamente sottovalutare un aspetto che invece esiste. all' interno della nostra nazione questi fenomeni si accentuano nell' Italia meridionale, anche in connessione con la sovrapopolazione e il tasso di disoccupazione che in quelle zone è doppio rispetto al resto d' Italia. questi dati ci dimostrano però che in tutti i tipi di società, pur così diverse, tali fenomeni si presentano con una complessità che è comune. del resto, si fanno considerazioni analoghe se si prendono in considerazione le relazioni dei paesi che da poco si stanno aprendo ad un tipo di vita più rappresentativo e libero, o perché prima non si conoscevano le statistiche, oppure perché, trattandosi di analisi molto obiettive, una vita più libera comporta maggiori tentazioni nei confronti del rispetto della legalità. queste discussioni, quindi, sono utili se portano delle idee, se si fanno delle proposte; altrimenti, se si deve soltanto enunciare dei fatti (in merito ai quali arriverò in seguito ad una conclusione), se ne può ricavare la soddisfazione di non apparire disattenti, ma un simile comportamento non aiuta a creare i modi per correggere queste tendenze. se devo guardare ai fatti concreti, ce n' è uno che può sembrare piccolo, ma per una delle zone d' Italia è importante. ci si è soffermato ieri a lungo l' onorevole Valensise: si tratta del problema del bestiame di proprietà ignota che sarebbe la causa di un tipo particolare di criminalità. tale fenomeno non è stato sottovalutato; anche ultimamente si è fatta una serie di riunioni arrivando alla conclusione, presso il ministero dell'Agricoltura , di rendere obbligatorio in queste zone il censimento del bestiame. credo che questo sia stato uno dei sistemi che ha permesso di superare in Sardegna questo tipo di criminalità molto malefico, che porta, con una sproporzione enorme, a sopprimere vite umane . non mi soffermo, perché non è questa la sede — e anche a questo riguardo vi prego di non dire che sottovalutiamo il fenomeno — ma non è nemmeno giusto che all' indomani di un' elezione che si è svolta regolarmente in tutta Italia, si dia, prendendo lo spunto da alcuni fatti certamente gravi che si sono verificati, un' immagine globale della nostra come di una nazione in cui non si riesce ad esprimere liberamente il proprio voto nelle consultazioni elettorali. è stata citata anche un' espressione tratta da un' intervista del ministro della Sanità : gliene ho parlato ieri ed egli mi ha detto che è stata una forzatura del suo pensiero. comunque — ministri o no — se sappiamo che esistono forme di intimidazione o qualunque altra situazione che faccia in modo che non ci si esprima liberamente o che si rinunzi a candidature o qualunque altro fatto di questo genere, abbiamo l' obbligo di denunciarlo alla magistratura, o almeno in questa sede, facendo nomi e cognomi. credo che ciò sia di giovamento per poter disporre di un quadro obiettivo più esatto. come si è mosso il Governo in questi mesi? con continuità rispetto al passato. torno per un attimo al concetto della complessità; vi sono spesso atteggiamenti contraddittori in molti di noi. chi è anziano qui dentro ricorda, per esempio, che il ministro dell'Interno protempore veniva accusato duramente quando permetteva di far entrare un agente dell' ordine pubblico in un' università; ciò era considerato veramente un qualcosa di medioevale. ricordo cose terribili e chi volesse, potrebbe elaborare un piccolo studio o una tesi di laurea su tutto ciò. un giorno accadde un fatto grave in un' università: un ragazzo fu ucciso. quel giorno, le stesse persone — con una disinvoltura straordinaria — si alzarono e chiesero le dimissioni del ministro dell'Interno perché la polizia ed i carabinieri erano arrivati troppo tardi per mettere ordine in quell' università. cito tutto ciò perché, quando cerchiamo di regolare questa società che si trasforma, qualche volta vogliamo una cosa e quella opposta. la stessa riforma del codice di procedura penale che abbiamo adottato rappresenta senza dubbio un grande allargamento delle garanzie ma contemporaneamente — ieri lo hanno detto a Vassalli e a me tutti i rappresentanti dell' associazione magistrati, senza alcuna distinzione al loro interno — rende indubbiamente ancora più ampia quella che è una serie pressoché illimitata di possibilità di farla franca, se non in primo, almeno in secondo grado. vorrei dire che quando poi si è cercato di « frenare » , come facemmo alcuni mesi fa in questa sede, per evitare che in determinati casi vi fossero delle scarcerazioni, anche in quella occasione vi è stata una grande contraddizione. quando si celebrarono i maxiprocessi, sentimmo frasi elogiative, forse giuste perché essi erano il segno anche visivo di una volontà di combattere la mafia; successivamente, con enorme disinvoltura, ascoltammo la critica che diceva: non si può celebrare un processo che dura cosi tanto, i termini trascorreranno, eccetera. quando, dicevo, cercammo di evitare che fossero scarcerati quanti erano già stati condannati in primo grado — alcuni erano rei confessi, quindi non poteva trattarsi di errore giudiziario — quelli che ora vogliono le dimissioni (noi non possiamo chiedere le dimissioni del governo ombra , perché non è un istituto previsto dalla Costituzione!) si opposero duramente in questa sede all' approvazione di quel decreto legge . voglio dire, senza nessun sottinteso di carattere generale , che quando abbiamo dovuto affrontare fenomeni gravi di lotta contro la legalità abbiamo potuto spuntarla nel momento in cui si è verificata una forma di consenso che può essere limitato a questi aspetti ma che dovrebbe comunque esistere. credo che davvero nessuno possa giovarsi di ciò e dire: io non c' entro. ritengo che tutti dobbiamo cercare di lavorare in una determinata direzione. come ci siamo mossi? mi soffermo, innanzitutto, sul tema più delicato, quello del famoso coordinamento. ognuno vuole il coordinamento, purché gli altri si coordinino con se stessi ; questa è la regola alla quale noi dobbiamo quotidianamente cercare di reagire. sono stati fatti passi avanti: si sono unificati alcuni strumenti, utilizzando anche tecniche che oggi l' elettronica ci mette a disposizione; spesso si sono tenute una serie di riunioni — alcune presso di me, nella maggior parte dei casi alla presenza del ministro dell'Interno — per esaminare insieme i problemi e dare anche visivamente, « per li rami » , alle diverse forze dell'ordine pubblico il senso di un coordinamento. è stato ampliato il potere dell' Alto commissariato , consentendogli di utilizzare anche i servizi di informazione. mi riferisco a quell' Alto commissariato che altro meraviglioso capitolo del volere e del non volere! — quando non c' era tutti lo auspicavano, mentre da quando c' è tutti cercano, più o meno surrettiziamente, di screditarlo e di rendergli la vita difficile. questo è un altro fatto su cui bisognerebbe una buona volta mettersi d' accordo, per sapere che cosa vogliamo. certamente credo che la nostra grande forza, in tutti questi decenni, sia stata di aver sempre resistito alla tentazione di difendere l' ordine, la legge, la convivenza al di fuori delle norme della legalità ordinaria. ritengo che sul serio questo sia stato e sia un fatto formativo. penso che questa forma di coordinamento si stia sviluppando. l' Alto commissario sta svolgendo sotto un certo aspetto un lavoro prezioso, con l' apporto o meno dei magistrati. anche questo infatti è sconcertante: il Consiglio superiore prima ha mandato dei magistrati a collaborare con l' Alto commissario , poi li ha ritirati, non perché fossero ammalati o perché servissero altrove, ma perché si è scoperto che non era utile avere magistrati che svolgessero quella funzione, (come se prima li avesse mandati l' Onu e non lo stesso Consiglio superiore della magistratura !). vi è presso l' Alto commissariato un' attività di studio, di analisi, di elaborazione. sono state preparate delle monografie; e c' è chi ci ride sopra, parlando di una « biblioteca » : non si tratta di biblioteca, ma veramente di un modo di andare al fondo di alcuni problemi. vi sono degli studi (per esempio, sull' influsso della tentazione a delinquere che proviene dai benefici economici della Comunità) che ci consentono oggi di muoverci non più vagamente, ma lungo linee molto precise e con risultati che già sono in atto. per quello che riguarda, ancora, l' altra linea sulla quale ci siamo mossi e lungo la quale il ministro Gava, in collegamento con il ministero degli Esteri , ha lavorato moltissimo, osservo che si è cercata la strada del rafforzamento delle intese e delle collaborazioni internazionali, che sono sempre più necessarie. sia con gli strumenti che già esistevano (il « gruppo Trevi » ed altri), sia con nuovi accordi, per poter avere una collaborazione anche con i paesi dell'est , dove adesso ciò è possibile, stiamo stringendo le maglie, con risultati notevoli. perfino con la Svizzera, che è piuttosto restia a forme di collaborazione di questo genere, siamo riusciti a raggiungere intese per quel che riguarda le attività bancarie, intese utilissime, anzi indispensabili, per fronteggiare il fenomeno del cosiddetto riciclaggio di denaro sporco . ancora in questi mesi — e so che il ministro l' altro giorno vi ha fornito anche alcune cifre — due riunioni ci hanno consentito di constatare l' esistenza di un punto debole: il notevole numero di latitanti per reati seri. da luglio dell' anno scorso , più volte ci siamo incontrati per fare il punto della situazione; si è studiato il modo di fronteggiare questo fenomeno. il ministro l' altro giorno vi ha detto che soltanto negli ultimi mesi sono stati assicurati alla giustizia 3.018 latitanti, di cui 52 classificati di estrema pericolosità. è un altro dei risultati che credo debbano essere ricordati per una valutazione positiva di questo periodo. vi è poi il problema della giustizia. in precedenza ho parlato del codice; devo dire che certamente dobbiamo cercare di vedere i problemi della giustizia più organicamente; e oggi che sono state approvate alcune riforme del regolamento possiamo farlo meglio di un tempo. è necessario considerare anche l' opportunità di giungere alla votazione di alcuni provvedimenti pendenti da diverso tempo. dobbiamo tener conto del fatto che l' influsso negativo determinato dai ritardi della giustizia lo si rileva non solo nel settore penale (che certamente è il più... vociferante, per così dire), ma anche in quello civile, che fa registrare un ingente numero di cause arretrate. negli ultimi tempi è ripreso il dibattito su alcuni provvedimenti che attendevano da tempo di essere esaminati. siamo impegnati a trovare la copertura necessaria per dar vita all' istituto del giudice di pace , che probabilmente consentirà di smaltire l' arretrato della giustizia e sul quale vorrei richiamare la vostra attenzione. onorevoli colleghi , ci troviamo in una delicata posizione internazionale. siamo infatti firmatari di una Convenzione sui diritti dell' uomo : il cittadino che non ottenga giustizia in tempi ragionevoli può promuovere un ricorso; cosa che alcuni hanno fatto. poiché è probabile che otterremo diverse condanne (questa diventerà una conseguenza abituale), si evidenzierà la necessità di porre rimedio ai danni finanziari, psicologici, morali e politici che dovremo subire in campo internazionale . per questo dobbiamo sederci attorno ad un tavolo per dibattere questi problemi anche con il Consiglio superiore della magistratura , al fine di trovare valide soluzioni. il nostro paese deve risarcire i danni quando i processi civili durano troppo. non abbiamo però il potere di imporre ai magistrati di prendere ad un certo punto una decisione definitiva. si tratta di un problema nuovo, che desidero solo citare ma che deve stimolarci a realizzare qualcosa di più utile, di meno complesso e farraginoso. ci ripromettiamo di esaminare i problemi della giustizia prima dell' estate in una apposita riunione del Consiglio dei ministri , per redigere successivamente un rapporto globale. d' altra parte, si registrano notevoli carenze nei ruoli e nelle strutture giudiziarie. per questo il ministero di Grazia e Giustizia e l' Iri (che ha operato servendosi delle sue aziende specializzate) hanno studiato le possibili soluzioni per modernizzare dal punto di vista tecnico le singole corti, con lo scopo di sostenerne l' attività. nel nuovo codice di procedura penale è compresa una norma che consente, in termini molto brevi e sentita una commissione consultiva parlamentare, di proporre rettifiche con un atto interno, senza bisogno di approvare un' apposita legge. si tratta di una procedura seguita anche in altre occasioni, ed il ministro della Giustizia ha già cominciato a lavorare ad una serie di adempimenti per apportare le correzioni necessarie. chi deve comprarsi il nuovo codice di procedura penale farà quindi bene ad attendere ancora un po', per evitare di acquistarne uno non aggiornato! al di là della battuta, mi premeva richiamare la vostra attenzione su questi importanti problemi. talvolta i giudici manifestano un certo scoraggiamento, senz' altro pericoloso soprattutto se si evidenzia in alcune zone del paese; per quel che sta a noi, dobbiamo quindi riconoscere che i problemi connessi all' amministrazione della giustizia sono prioritari nella vita di una nazione. non mi dilungherò ulteriormente, anche perché non sono stati portati argomenti che possano farmi cambiare opinione sull' operato del ministro dell'Interno . vorrei però concludere il mio intervento nello stesso modo con il quale l' ho iniziato: ci sono tanti argomenti sui quali possiamo e dobbiamo sollevare polemiche, anche aspre, anche di grande contrapposizione; tuttavia dobbiamo fare in modo che esse siano positive e costruttive. senza dubbio, se non riusciremo a correggere il fenomeno grave della criminalità nell' Italia meridionale, porremo il Mezzogiorno in una posizione involutiva di grave pericolosità a fronte di quella che potrà essere (e sarà per tante altre zone dei dodici paesi della Cee ) la possibilità di sviluppo e di investimenti che arriverà con il completamento del quadro europeo entro il 31 dicembre 1992. non possiamo consentire che permanga l' immagine di un insieme di regioni nelle quali la criminalità è presente in modo capillare e — questo è il paradosso — si sviluppi maggiormente laddove si compiono investimenti per risolvere le questioni di carattere sociale e far fonte alla disoccupazione. dobbiamo cercare, allora, di correggere questi aspetti, di non generalizzarli e non demonizzarli. talvolta si leggono articoli che in maniera semplicistica sostengono che tutta la criminalità sarebbe legata agli stranieri; altre volte si afferma che sarebbe tutta legata al sud: su questo terreno dobbiamo stare particolarmente attenti. può darsi che questo sembri un discorso non politico, ma è senz' altro un discorso dettato dalla mia profonda convinzione. e ritengo veramente che nessuno possa cavarsela dicendo: « io non c' entro! » , perché in un certo senso tutti c' entriamo. avrà risultati positivi anche la riforma della scuola, se daremo il nostro contributo serio alla scuola per arginare, con un' azione preventiva, le manifestazioni degenerative presenti in alcune regioni. ritengo che abbiamo fatto il nostro dovere. tuttavia, finché continueranno a registrarsi le statistiche attuali — anche se, lo ripeto, dal punto di vista internazionale non sono le più inquietanti — non potremo davvero considerarci soddisfatti.