Valter VELTRONI - Deputato Opposizione
X Legislatura - Assemblea n. 330 - seduta del 31-07-1989
Ratifica ed esecuzione del Trattato sull'Unione europea con 17 protocolli allegati e con atto finale che contiene 33 dichiarazioni, fatto a Maastricht il 7 febbraio 1993
1989 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 81
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signor ministro, prendo atto della dichiarazione resa dal ministro dell'Interno , che ritengo impegnativa per il Governo e che certamente si deve leggere alla luce del combinato disposto di alcuni elementi ricordati dal ministro. egli infatti ha parlato dell' espressione del voto entro il mese di ottobre di quest' anno ed ha sostenuto che, nel caso in questione, non ricorrono le condizioni per lo slittamento delle elezioni. i novanta giorni per la celebrazione e elezioni decorrono pertanto dalla data della nomina del commissario prefettizio. ritengo che il combinato di queste affermazioni consenta di superare le perplessità e le preoccupazioni — comprensibili — avanzate dall onorevole Dutto, che tuttavia attengono ad un complesso di problemi certamente diversi da quelli dei quali ci occupiamo oggi. il collega infatti si riferiva alle difficoltà organizzative di ciascun partito e non già alla necessità di rispettare le leggi, i tempi da queste stabiliti e le regole del gioco . per noi comunisti è motivo di grande soddisfazione il fatto che si sia giunti al punto terminale, alla stazione conclusiva di una vicenda che si è protratta per un tempo anche troppo lungo, e che a tale risultato si sia pervenuti grazie alla fissazione della data delle elezioni. si può ragionevolmente ritenere — senza che ciò possa prestarsi ad equivoci — che nell' accelerazione del processo derivante dalla denuncia del malessere istituzionale che si è determinato a Roma, nell' apertura della questione di carattere istituzionale oltre che politico costituita dalla crisi capitolina, nella conduzion e della battaglia nel Consiglio comunale di Roma, nella città e sul piano nazionale, abbia senz' altro esercitato una funzione fondamentale il partito comunista . mi permetta di dire, signor ministro, che la sua affermazione che la denuncia e la sollecitazione di altre parti politiche non avrebbero esercitato alcuna funzione in questa vicenda appare un' excusatio non petita , e quindi un' accusatio manifesta . la parola è ora agli elettori, com' è doveroso, giusto e corretto: quando ogni altra risorsa si è venuta esaurendo, la parola dev' essere data — come s' è detto in altr e occasioni — al popolo sovrano . mi auguro — lo dico molto schiettamente ed esplicitamente — che nei giorni e nelle settimane che abbiamo dinanzi nessuno (penso magari a qualcuno che non sia in quest' Aula o a Roma, o che non sia impegnato nelle battaglie e nelle vicende politiche della nostra città) ritenga di dover determinar e una sorta di intervento esterno al fine di modificare il corso naturale e legale delle cose, quel corso che ci deve condurre alle elezioni entro la fine di ottobre. d' altra parte, è stata troppo profonda la lesione, la ferita istituzionale inferta alla capitale d' Italia. pochi giorni fa, in quest' Aula, un uomo sicuramente di opinioni politiche diverse dalle mie, l' onorevole Scàlfaro, ha posto con grande drammaticità l' accento sulla questione istituzionale che si è proposta con la recente crisi di Governo . penso che questo sia quanto mai vero, soprattutto se si considera la situazione del Consiglio comunale (che si deve ritenere il più importante d' Italia, perché è il Consiglio comunale della capitale) rispetto alla quale è stato necessario dispiegare una iniziativa, non solo del partito comunista e di tutte le forze di opposizione, ma anche dei partiti che componevano la disciolta maggioranza. è stato necessario sollecitare l' attenzione e la responsabilità — che si è manifestata — del presidente della Repubblica ; è stato necessario far riferimento ad organi istituzionali per affrontare e risolvere una crisi che avrebbe potuto e dovuto essere risolta attraverso gli strumenti della politica. Roma, anche da tale punto di vista , è diventata una questione nazionale, proprio perché, se si confronta il degrado della città ed il processo di privatizzazion e delle istituzioni con gli ultimi fatti accaduti, si può avere contezza del pericolo e della gravità della situazione della capitale. signor ministro, la sua esposizione, il suo costante richiamo ad articoli di legge credo costituisca, nella sua freddezza, la migliore testimonianza del venir meno del rispetto della legge che si è determinato a più riprese nel Consiglio comunale di Roma, nonché della responsabilità che per questo fatto ha il partito del quale ella fa parte, la Democrazia Cristiana . credo non sia inutile — lo faccio adesso, proprio perché prima ho voluto ascoltare la sua opinione, le sue posizioni e i suoi impegni — soffermarmi sulle anomalie istituzionali di questa vicenda, iniziatasi con la comunicazione giudiziaria del marzo del 1989 che, bisogna ricordarlo, succedeva ad un' altra comunicazione giudiziaria che aveva portato alle dimissioni del primo sindaco democristiano di questa legislatura, il senatore Signorello. a quella comunicazione giudiziaria giunta all' onorevole Giubilo ha fatto seguito una situazione di grande disagio, di grande malessere e di grande confusione. vi sono state sedute del Consiglio mandate deserte dalla maggioranza, in particolare dalla Democrazia Cristiana ; altre sedute sono state sconvocate; mai il Consiglio comunale ha avuto la possibilità di porre sovranamente all' ordine del giorno la discussione delle dimissioni del sindaco e della Giunta. si sono quindi avute le dimissioni di 46 consiglieri e l' autoscioglimento del Consiglio comunale . i socialdemocratici, i repubblicani, i socialisti e i liberali hanno deciso di non partecipare più ai lavori della Giunta e, nonostante ciò, questa ha continuato a riunirsi e un giorno ha pensato bene, sotto la presidenza di Giubilo, di riunirsi per sette ore approvando 1200 delibere per una spesa di 1200 miliardi, in una condizione kafkiana di isolamento e di lontananza dal Consiglio comunale e dalla città. non so se si tratti — come ha detto l' onorevole Franco Russo — di una questione di ordine pubblico ; certo si tratta di una violazione assai grave ed elementare del minimo rispetto dei doveri e della responsabilità istituzionale che ciascuna forza politica , ed anche i singoli uomini (anche quando siano chiamati ad assumersi responsabilità più grandi di loro) devono saper assolvere. nessuno può negare che nel far accelerare questo processo, nel far emergere tutta intera la gravità della situazione della capitale sia stato importante il ruolo della denuncia istituzionale che noi abbiamo sollevato. ora, appunto, saranno gli elettori a decidere e credo che questo pronunciamento rappresenterà qualcosa di utile, qualunque sia il suo esito, nell' interesse della città, del popolo e, se mi si permette di dirlo, anche della politica. infatti, se un colpo è stato inferto, esso riguarda proprio l' immagine, il ruolo e la funzione della politica ed anche la trasparenza, la credibilità e l' autorevolezza del palazzo capitolino. mi soffermo sugli anni che sono trascorsi dal 1985, guardo al proposito di rivincita che allora si era determinato, guardo ai due sindaci che sono stati eletti, ma guardo anche alla paralisi delle decisioni che è stata determinata dalle crisi ricorrenti, dal malessere, dalle contraddizioni interne al Partito di maggioranza relativa o allo schieramento di pentapartito. guardo all' addensarsi di poteri esterni — sono stati anche questi richiamati da diversi colleghi — che hanno pesato e condizionato la decisione politica, all' emergere di scandali e, in generale, ad una incapacità di affrontare i problemi della capitale, del degrado ambientale, della vita culturale, dei servizi, del traffico, i problemi di una città che oggi ha bisogno di un più alto livello di progettualità e di decisione politica. penso che tutto questo sia mancato a Roma nel corso degli ultimi quattro anni ed abbia costituito un fattore moltiplicatore e di accelerazione della crisi istituzionale, che non è stata determinata solo dal fatto che Giubilo è venuto meno, in una maniera che ad un certo punto mi è sembrata persino stravagante, a tutte le regole del gioco scritte e codificate nel corso di molti anni. abbiamo assistito a molte violazioni delle regole fondamentali del gioco e penso che colleghi più anziani di me, data la loro esperienza, possano darne conto; raramente, però, si è verificata una situazione di questa natura, soprattutto in una città importante come Roma. la crisi istituzionale è stata anche accelerata dalla incapacità ad assumere decisioni impegnative e da una serie di « autogol » che hanno pesato sull' immagine del Campidoglio. dico questo con la massima pacatezza, ma anche con la massima schiettezza. penso, in particolare, alla vicenda delle mense, al tentativo di nominare a cariche di responsabilità persone che nominabili non erano, all' incidente delle targhe alterne, alla vicenda dei fondi per i mondiali. siamo di fronte ad uno stato di degrado che non abbiamo denunciato soltanto noi. vorrei ricordare in quest' Aula le parole alte che sono state pronunciate su questo argomento dal pontefice ed anche le valutazioni espresse dall' l'Osservatore Romano . a tale stato di cose — questa considerazione vale sia per la Giunta che si è dimessa sia per quella precedente — bisogna saper rispondere in modo adeguato, rispettando l' esigenza di offrire a Roma una più alta qualità della vita ed una maggiore capacità di svolgere fino in fondo il suo ruolo e la sua funzione di capitale moderna di uno Stato che deve essere anch' esso tale. noi manifestiamo una preoccupazione per la vicenda che, lo ripeto, è stata descritta in quest' Aula dal ministro dell'Interno con una freddezza che testimonia quanto sia grave la situazione al comune di Roma; è la preoccupazione per una sorta di degrado morale, per una assenza di capacità di governo, per il venir meno di parole quali « solidarietà » nell esercizio della stessa funzione di Governo. tutto ciò rende matura e necessaria una riflessione critica e deve altresì far ritenere maturo e necessario il superamento di una logica di puro potere che premi la capacità di esercizio del Governo, la progettualità, la possibilità di far vivere valori e capacità di decisione nell' ambito di queste grandi coordinate. in tale quadro non si è collocato in verità il pentapartito nel corso di questi anni. certo, non si può far riferimento a previsioni legislative, ma vorrei ricordare un fatto assai grave: nel corso di questa legislatura il comune di Roma ha trascorso più della metà dei suoi quattro anni di esperienza in una situazione di crisi. si è trattato di crisi che si sono ripetute con una certa frequenza, tanto da far pensare che quella attuale sia stata in sostanza una legislatura sprecata per la città di Roma in una fase di passaggio molto importante. penso che della gravità di tale situazione oggi vi sia maggiore consapevolezza tra le forze laiche; ne abbiamo avuto testimonianza attraverso gli impegni significativi che sono stati assunti anche in questa fase di particolare accelerazione della crisi del comune di Roma. ritengo che in tali impegni vi sia anche la consapevolezza e la coscienza della necessità di superare una certa subalternità nei confronti della Democrazia Cristiana . se me lo consentite, colleghi, vorrei rivolgermi in particolare ai compagni socialisti per dire loro che Roma è un laboratorio che anticipa e prefigura lo svolgimento degli eventi politici nazionali; e non lo è da oggi. voi a Roma avete collaborato con la Democrazia Cristiana di Andreotti. credo l' abbiate conosciuta e che da tale esperienza dovreste trarre alcune conseguenze impegnative per il vostro ruolo, a Roma e fuori dalla capitale. sono tutti fedelissimi dell' attuale presidente del Consiglio i responsabili della crisi e del malessere istituzionale di cui nessuno in quest' Aula può negare la portata e l' evidenza. ho ascoltato con grande interesse le parole di critica e di denuncia, anche violente, che proprio lei, onorevole Marianetti, ha pronunciato nei confronti di quella che, se non sbaglio, ha definito qualcosa di simile ad una cricca. ma dopo, cosa succederà a Roma? se vi sarà ancora una collaborazione con la Democrazia Cristiana , credo che si correrà molto il rischio di una accentuazione del malessere istituzionale. penso non sia utile il « toto sindaco » che si è aperto sui giornali. mi chiedo che altr o debba succedere nella città di Roma per spingere voi, e mi permetto di dire anche le altre forze laiche, a fare un passo fuori dall alleanza subalterna e da una posizione tutt' altro che protagonistica, come è stata quella da voi assunta nel corso di questi anni. noi non riproponiamo esperienze passate, anche se naturalmente verrebbe la voglia di fare i conti e di evidenziare le differenze tra certi momenti della Giunta di sinistra (della quale voi socialisti siete stati protagonisti come noi e come altri) e quello che è successo nell' ultimo quadriennio. il giudizio degli elettori ha pesato, e noi non riproponiamo, ripeto, vecchi schieramenti e vecchie ipotesi. siamo convinti che ci voglia un grande rinnovamento e che il comune di Roma ne abbia bisogno per essere riportato alla trasparenza. Quintino Sella diceva che non si va a Roma senza un idea generale. ed io credo che questa idea generale noi tutti (tutte le forze progressiste: le forze di sinistra, le forze laiche, le forze ambientaliste, le forze cattoliche) dobbiamo essere in grado di ripristinare, perché altrimenti il rischio è che la crisi di immagine, di prestigio e di autorevolezza del comune di Roma abbia effetti molto negativi sulla vita democratica della città. per queste ragioni penso che sia necessario dar vita ad una esperienza che raccolga l' apporto di forze vive , di progresso, e che una simile alternativa e una simile possibilità di ricambio siano qualcosa di fisiologico per la vita delle istituzioni comunali. l' onorevole Sbardella (che non vedo oggi in Aula tra i partecipanti a questo dibattito, pur essendosi alquanto occupato — mi pare — di tutta la vicenda) dalle colonne di un settimanale ha affermato che Giubilo è stato un ottimo sindaco della capitale. ho quindi ragione di credere che se Giubilo è stato un ottimo sindaco, egli sarà anche il capolista della Democrazia Cristiana nelle prossime elezioni. valuteremo tutte le scelte che verranno fatte e giudicheremo i comportamenti e la coerenza delle azioni. mi sia però consentito dire una cosa. si può appartenere a qualsiasi parte politica , ma di fronte a quanto è accaduto al comune di Roma credo ciascuno di noi debba avere anche la forza di riflettere con la propria coscienza, tenendo presente che vi sono interessi generali che devono, soprattutto in determinati momenti, prevalere su quelli particolari. di fronte a quanto è accaduto si sono espresse la coscienza sofferta e l' inquietudine del mondo cattolico, delle forze vive , delle professioni, delle componenti più sane e più dinamiche della vita della nostra città. e la nostra città reclama una più alta capacità di assicurare ad un tempo (questa è per noi la modernità) la trasparenza e la funzionalità delle istituzioni e la capacità di armonizzare la crescita e la modernizzazione con una più alta qualità della vita e — me lo si consenta — con una maggiore dirittura morale di coloro che sono chiamati a governare la città. credo che di questo Roma abbia bisogno, e ne ha tanto più bisogno oggi, di fronte alla crisi verticale determinatasi nell' istituzione comunale e al malessere che attraversa la città. mi auguro che la decisione che oggi ci è stata comunicata da parte del ministro dell'Interno sia rispettata, perché essa è, appunto, conforme alle leggi dello Stato, a regole del gioco che non sono state scritte oggi, e risponde anche all' interesse della città che crede in una possibilità di cambiamento e vi aspira.