Marco PANNELLA - Deputato Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 328 - seduta del 29-07-1989
Mozioni concernenti la Conferenza intergovernativa per la revisione del Trattato di Maastricht
1989 - Governo I D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 209
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , signor presidente del Consiglio , colleghe e colleghi, stamane stavo cercando in studio di recuperare con molta attenzione non solo l' atmosfera ma anche la testualità del dibattito che si svolse dal 3 all' 11 agosto del 1976. e mentre stavo leggendo la sua relazione e poi la sua replica, d' un tratto Radio Radicale , questo servizio pubblico , l' unico che abbiamo a disposizione anche per la nostra attività di rappresentanti della nazione, mi ha portato la voce conosciuta di qualcuno che ci ha presieduto negli anni drammatici e nobili di Pietro Ingrao, che ci ha presieduto spesso con impareggiabile e a volte dura maestria. era la voce del presidente — per me — Scalfaro. e lui, con quell' eleganza che solo chi ha la grande disciplina della preghiera, laica o no, riesce probabilmente a conquistare, e nei contenuti e nella forma, credo abbia ricompitato per noi l' abbiccì di un alfabeto sepolto, ma non abbastanza per non essere attivamente odiato; e questo abbiccì è l' abbiccì del diritto, dello Stato del diritto: del diritto ma anche del costume parlamentare. ho ricordato, certo, che questo collega ha già cumulato per noi testimonianze per le quali gli dobbiamo viva riconoscenza, non solo come collega, ma anche come rappresentante di un Esecutivo possibile e raro nel nostro paese: il ministro dell'Interno che in pieno agosto corre con coraggio, con umiltà e con amore a Palermo e, dinanzi al cadavere del giovane Marino, torturato, con dolore, con serenità e con amore attiva gli strumenti del diritto, della legge, quindi, in definitiva, dell' unica serenità possibile nel trascorrere del tempo e nel superarsi delle circostanze. certo, è anche il collega che in quest' Aula, per una volta accompagnato da una televisione all' altezza delle sue capacità tecniche (non di quelle aliene e altrui), nel parlare dell' assassinio del collega Moro riuscì a dare un contributo straordinario che non riesco a definire in questo momento (perché ci rifletto da molto, e non per la ragione inversa), ma che resta — credo e spero — negli archivi della nostra televisione come una « affissione » . mentre lo ascoltavo, una parola mi è rimontata da dentro, antica, sepolta: « affissione, affissione... » . ed era il modo con il quale la Camera, fino al primo decennio di questo secolo, salutava chi riusciva ad approfondire tanto e così bene le differenze da raggiungere quei momenti di unità che onorano anche chi dissente. ho quasi compitato, nella mia solitudine la parola « affissione » . vorrei che si facesse una riflessione per recuperare questa tradizione. non è che si ignori che durante il fascismo la Camera dei fasci e delle corporazioni avesse per ordine — diciamo per consuetudine — l' « affissione » degli interventi del capo del governo . ma dobbiamo pur allontanarci da quel senso di colpa e riconquistare questo strumento, questo costume. ci sia possibile dire: vogliamo che l' intervento sia affisso perché ci rappresenta, nella sostanza delle cose sperate da ciascuno di noi, anche se ciò non comporta necessariamente una puntuale adesione ai singoli argomenti che vengono sviluppati. ho pensato, ancora, a quel film di Truffaut — Fahrenheit 451 — nel quale si serbava la speranza di una civiltà in mezzo a uomini e donne in luoghi alieni, in cui ciascuno raccontava un libro perché i libri erano ormai vietati come pericolo per il presente del Governo di quel tempo. Oscar Luigi Scalfaro, questa mattina, compitava le prime lettere dell' alfabeto dello stato di diritto , che viene sepolto ogni giorno da una cultura « altra » , non dalla sua dimenticanza. egli ha ricordato che una Camera non può tollerare di essere, sia pure per una serie di circostanze e di motivi di per sé — uno per uno — tecnicamente sostenibili, ineccepibili, totalmente avulsa dal processo di caduta e di formazione di un Governo, dalla riflessione su se stessa , su quello che sta accadendo delle istituzioni nel paese, soprattutto quando l' arroganza dell' involontario antidiritto aveva fatto dichiarare qualche giorno prima a qualche potente: in 20 secondi faccio cadere un Governo! una Camera che rischi di accettare questo restando silenziosa, affidando solo — al solito — alle apparenti scostumatezze o agli eccessi dei radicali il richiamo accorato al Capo dello Stato e a ciascuno di noi, in nome dei diritti che non possono e non debbono essere non solo prescritti ma neppure negati — come è stato — con offensive motivazioni: questo, ancor più, dovrebbe offenderci! ricordate la motivazione per la quale non si è rinviato il Governo al Parlamento, che appena 8 giorni prima gli aveva confermato la fiducia? ricordate l' argomentazione con la quale si è ripetuta quella anomalia — per me sospetta di anticostituzionalità; ma, per accogliere l' invito alla doverosa prudenza, come virtù e non come calcolo, formulato da Scalfaro, dirò: sostanzialmente non costituzionale — degli esploratori, che consiste nel conferire incarichi per non costituire il Governo? pare che qualcuno chieda regole più chiare e più dure; ma importante sarebbe soprattutto non aggiungere qualcosa che non può essere accettato perché non è previsto. è stabilito che gli incarichi siano dati per governare, per presentarsi alle Camere, per fare i governi e non dunque per esplorare! il ricordo di precedenti, che diventano in tal modo prassi, è un ricordo che dovrebbe allontanare da questi strumenti materiali (chiedo scusa sempre a Mortati) o di fatto (come dice il presidente Scalfaro) della nostra vita istituzionale ma anche della nostra vita — consentitemi di dirlo — di cittadini. siamo andati oltre. si è detto che poiché vi era il rischio che lo scontro politico fosse troppo animato, era opportuno che vi fosse un esploratore che raffreddasse. dunque, se vi è sospetto che la Camera onori con passione, il proprio dovere; se vi è il sospetto che il Parlamento ritenga che qualcosa che è stato fatto debba essere negato; se vi è la necessità nelle maggioranze di confrontarsi su problemi che sono di metodi e di sistema, a quel punto anziché onorare il Parlamento e dare libero e necessario corso alla lettera scritta della Costituzione ed alle procedure scritte, paternalisticamente si afferma che è bene che venga qualcuno che faccia sbollire gli ardori del Parlamento in modo che quest' ultimo possa, alla fine, tornatigli virtualmente i lumi della ragione accecata dalla passione politica, tornare finalmente a legiferare! non siamo d' accordo: sia scritto! non possiamo fare molto di più. ma sia detto. e se il tono è duro, signor presidente , è perché l' umiltà c' è e qualche volta è necessario gridare un tantino per vincere la propria riserva o magari la nausea di una funzione e di un ruolo che non si ama e che strazia, come immagine, l' identità che è davvero altra. c' è di più: il ricordo puntuale, in questo caso! stamane abbiamo sentito che non è la prima volta che la legge materiale sta imponendo di fatto contro la Costituzione l' indeterminatezza delle legislature. e stato ricordato che qui vi furono coloro che per primi e da soli hanno chiesto, da questi banchi, l' abolizione del voto segreto . ma vi fu addirittura un accenno al voto segreto — l' ho ritrovato — il 4 agosto 1976, da uno dei quattro banchi « abusivi » lassù, tradizionalmente occupati dai colleghi comunisti. ebbene, ci offendeva il modo, perché per ottenere il risultato voluto, si giunse a dire che altrimenti saremmo stati sciolti e mandati a casa. e questo ha a che vedere, amici laici, in una misura qualsiasi, con le ragioni della nostra unità. accettare e tollerare questi comportamenti vuol dire che a questo punto né semiologia né semantica, nulla consente, a coloro che credono davvero che la civiltà liberaldemocratica sia e debba costituire la cornice essenziale per qualsiasi quadro, di rendersi riconoscibili; significa confondere la destra storica con la sinistra crispina, come forse l' amico La Malfa tenderebbe a ritenere perché è Giorgio e non Ugo, e non può avere memorie come Ugo ne avrebbe, e ne ha avute. qui, nel 1976, nel primo discorso che abbiamo avuto occasione di fare dinanzi al Governo Andreotti di allora (il Governo monocolore che si andava formando), dicevamo d' essere in quest' Aula per difendere la continuità con la destra storica e con le grandi tradizioni spaventiane, contro, forse con un po' di eccesso, quella lunga e triste linea di sinistra storica che andava — lo ripeto perché anche in me vi erano le passioni del momento — da Crispi fino ad alcune pagine di Oronzo Reale. questo per dire che non vi sarebbe volontà di rivendicare una storia che fosse unicamente legittima invenzione di oggi: ma questa è storia dei radicali, storia parlamentare, storia politica, nei marciapiedi, nelle strade come è giusto che sia, dal popolo verso le istituzioni e da queste ultime verso il popolo. tutto questo non sarebbe pertinente? in ricordo della necessità che sia impedito anche per un' ora l' accorciamento di questa legislatura, perché significherebbe statuire, imporre la Costituzione materiale anticostituzionale, per cui alla determinatezza della legislatura, come garanzia fondamentale per il paese e per il Parlamento, dobbiamo avere invece il beneplacito dei capi delle fazioni, come è accaduto nel 1987, allorquando ci siamo inchinati invece di ricordare altro. non possiamo permetterlo, colleghi e colleghe, perché la moralità comporta anche del conoscere e del sapere delle cose che ho ascoltato stamane. conoscere obbliga, costringe ad essere momento di attività morale. dobbiamo allora dire: non un minuto di questa legislatura dovrà esserci tolto. il 10 giugno, o l' 8, o il 7, del 1992 noi dovremmo eleggere il nuovo presidente della Repubblica e poi tornare di fronte al paese perché il tempo che ci è stato concesso e che dobbiamo fino all' ultimo usare per la democrazia e per il diritto, sarà mantenuto. amici, colleghi e colleghe, dobbiamo dire: tutto, tranne un' ora di meno; e creeremo — spero subito, presidente Scalfaro, presidente Piccoli, compagni comunisti — l' associazione parlamentare per la difesa della legislatura, quali che siano le evenienze per non cadere negli errori, che anche i compagni comunisti hanno pagato carissimi, della fine del marzo del 1987, quando il compagno Natta credette davvero che si potesse sacrificare molto in cambio di quel fantoccio che Ciriaco De Mita gli aveva mostrato, dicendo che si chiamava pentapartito ed era morto. così vi fu la beffa ed il danno subito dopo. quindi, signor presidente del Consiglio , lei non avrà una Camera, non avrà un Parlamento, per quel poco che dipende da noi, che possa incidere sulla durata del suo Governo con la minaccia, in un senso o nell' altro, della fine — altrimenti — della legislatura: non lo ha detto Craxi. attribuendogli sempre il peggio, ed è un errore, si è interpretata in questo modo una sua frase; una sua frase invece può voler dire, che, se cade il pentapartito, poi vi può essere il quadripartito o l' esapartito. non è vero, ma l' interpretazione fa sì che l' immagine di Craxi diventi sempre peggiore dell' identità e magari rimbalzandogli addosso lui se l' assuma. non è vero, non l' ho udita, non c' è stata questa frase; e vada quindi a riconoscimento anche di quel collega, in un momento in cui dobbiamo difendere con ferocia le regole formali della nostra convivenza, del nostro mandato e del nostro essere istituzione e non solo somma di individualità o di idee. ancora, parlate di riforme istituzionali : cominciamo a fare di nuovo le nostre... come si può onorare un presidente del Consiglio in queste condizioni? Andreotti conosce il Parlamento; ed ecco che, forse consapevolmente, forse no, ma giustamente, dinanzi ad una Camera che ha abolito la centennale norma per la quale sui programmi di Governo non vi è limite di tempo negli interventi (perché, se si deve giudicare un programma, dicastero per dicastero e nell' assieme, non è serio stabilire 59 minuti e qualcosa), ci troviamo questa volta di fronte a qualcosa di diverso dalla relazione del 1976 o del 1977, con le sue calendarizzazioni, che ha rappresentato un grande precedente che purtroppo non si è più potuto seguire, anche per motivi che abbiamo compreso da parte delle presidenze del Consiglio. noi dobbiamo riconquistare questa possibilità di dibattito, che oggi non c' è. con demagogia si sostiene che si può dire bene in poco tempo, ma non è vero; è una balla, a meno di avere la forza del poeta, applicata però probabilmente ad altro che al ragionare di diritto positivo . le conferenze dei capigruppo — me lo consenta, signor presidente — continuano a stabilire che dobbiamo lavorare fino alle 22 o alle 23, costringendo il presidente del Consiglio a sedere sul banco del Governo per dodici o quattordici ore. non vi è più neanche un minimo di stile e di ragionevolezza in questa nostra istituzione e il tutto viene sostenuto con argomenti di stupida banalità, per cui si dice: chi ci starebbe? c' è fretta! questi sono costantemente gli argomenti dati per buoni da una stampa che in questo è davvero lo specchio non di come siamo, ma di come vorrebbero che fossimo e dicono che noi siamo. altrimenti, si dice, il mare, la fretta... ma non è vero. nella Democrazia Cristiana vi sono colleghi che hanno chiesto di intervenire, che avrebbero auspicato di intervenire, ma questi colleghi o colleghe non hanno potuto farlo. invece abbiamo bisogno di contributi di altri; abbiamo bisogno che la Democrazia Cristiana nella sua pienezza possa esprimersi in queste occasioni. dobbiamo riconquistare questa possibilità. questo emergenzialismo continuo diventa poi l' emergenza del fine settimana , l' emergenza dell' idiozia bolsa! abbiamo ancora il richiamo del presidente Scalfaro quando ci dice che semmai dovremmo pensare ad altro, al diritto accentuato di controllo, vigilanza e indirizzo nei periodi di crisi, nei quali, essendo l' Esecutivo in carica solo per il disbrigo degli affari correnti, è esaltata la responsabilità oggettiva. è stato pertinentissimo Forlani quando ha ricordato che in Belgio vi sono stati cinque mesi di crisi. non è che dobbiamo seguire l' esempio di quel paese, ma è chiaro che non dobbiamo mai drammatizzare nulla, anche se un dramma va affrontato come tale. ricordo il periodo di giugno-luglio 1976 quando lei, presidente, aveva come ministro dell'Interno Cossiga, quando in quest' Aula contestavamo la consuetudine che ormai si era determinata, allora contro la lettera dei regolamenti, ed esigevamo che sull' assassinio del magistrato Occorsio il ministro dell'Interno venisse a fornire le sue spiegazioni e informazioni. lo ottenemmo il 18 settembre nella Commissione interni. già allora troviamo il presidente Scalfaro, che oggi fa questo esempio, ma quanti altri esempi potremmo e dovremmo fare! questo non ha a che vedere con i problemi di Governo? vediamolo. allora il suo intervento, presidente Andreotti, fu — l' ho già detto — molto più completo, per motivi storici e di quadro. lei aveva di fronte un Parlamento che rispondeva alle sue funzioni anche nell' ambito di quella norma che aboliva i limiti di tempo nel dibattito sulla fiducia. potremmo addirittura dire che di fronte ad un Parlamento vincolato da quel termine di un' ora per l' intervento, in fondo un presidente del Consiglio fa bene a limitarsi a delle linee, programmatiche e non non credo però che sia stato soltanto questo. forse c' è qualche altra cosa. allora, citando, fra gli altri, Montale — mi pare fosse l' 11 agosto 1976 — , lei dichiarò di avere per un momento temuto che la bussola andasse impazzita all' avventura e che quel momento lo aveva superato grazie anche al dibattito che si era svolto e ai contributi che erano venuti. e le dobbiamo, il collega Magri, se c' è, ed io, che entravamo in quel momento nel dibattito, un segnale di saluto elegante come molte delle sue cose, ma anche tollerante come molte delle sue cose, presidente Andreotti. sono lieto di darne qui testimonianza, perché vorrei che fosse chiaro a tutti, non tanto a lei, che nella intransigente opposizione, della quale parlerò tra un momento, in questi sedici anni ho acquisito, per quello che la riguarda, la stima grande di un uomo che è davvero straordinario come parlamentare, come collega. potrei fare una citazione — forse per qualcuno dei miei settori assurda, impertinente — di Simone Weil (non quella di oggi), la quale scriveva che l' amore o l' amicizia sono la costanza dell' attenzione. se posso individuare qualcosa, che costituisce sempre una contraddizione non solo legittima, ma che mi costringe e mi rende facile alla tolleranza del riconoscimento, dico che lei frequenta, lei pratica da sempre la nostra Camera, il nostro Parlamento e le istituzioni, con quella costanza dell' attenzione che è indice e capacità di amicizia e di amore, che vale anche per le istituzioni. non abbiamo mai sottovalutato, anche in quel rosario che giustamente Massimo Teodori ha rievocato, non abbiamo mai per un istante sottovalutato (ed io sempre di più, presidente Andreotti, sono attento) questa sua grande qualità, perché condivisa da sempre meno persone. sono molto grato ai compagni socialisti, così importanti, in questo momento presenti in Aula, perché la loro presenza è davvero straordinaria ed eccezionale. è rara, la più rara di tutte. non posso non sottolineare, a livello di sintomi, che il vicepresidente del Consiglio , Claudio Martelli, a parte il momento in cui parlava il segretario del suo partito, non le è stato mai accanto, così come d' altra parte il ministro degli Esteri e tutti gli altri compagni socialisti, tranne il neosocialista, onorevole Romita. sono piccoli dati; ma non c' è amore, non c' è amicizia dove non c' è costanza delle attenzioni. allora, poi si legittimano paure. ma veniamo al fatto. perché lei, proprio lei — è un interrogativo — se non per stanchezza, a Magri e a me, in buona fede azzardava nel 1976 il consiglio di essere più prudenti, di non fare di ogni erba un fascio? non credo che lo facessimo e i fatti forse ci hanno dato ragione. lei diceva di avere raggiunto ormai quella parte di « mia etade dove ciascun dovrebbe calar le vele e raccoglier le sarte » . nel 1976, per dare un consiglio, non ce ne era bisogno, però lei citava se stesso come uno che era in procinto di calar le vele e raccoglier le sarte . non è stato così. è un bene? io credo che i compagni socialisti ricorderanno il loro stupore quando nel febbraio 1987 noi radicali dicemmo che la staffetta andava fatta con Giulio Andreotti, e altre volte ancora. fummo anche delusi, presidente, quando lei nell' aprile 1987 non osò contro la fazione quanto forse avrebbe potuto e dovuto osare, nel momento nel quale è iniziato e si è accelerato quel processo di emarginazione della Democrazia Cristiana di tutto quel che sa di stato di diritto , di cattolico-liberale, tutto quel che sa di rigore e che sa di austroungarico, che sa anche di asburgico, che sa anche di mitteleuropeo, di europeo. per cui le storie, in particolare penso a quella di Scalfaro, ma anche a quella di Piccoli o oggi nelle diffidenze nei confronti di Martinazzoli, sentono che c' è qualcosa che non collima con la concezione romana dello Stato e della politica, ma che ha respiro altro e alto. ha senso che Scalfaro — non so perché — non è mai candidato alla Presidenza del Consiglio , a ministro? ha un' età verde rispetto ad altre età che pure sono ritenute mature ma non di più. Piccoli anche. Martinazzoli è lì alla difesa! ma, presidente Andreotti, perché — lo ripeto — ha accettato? lei allora, nel 1976, sentiva il dramma incombere e per un motivo o per un altro probabilmente riteneva necessario servire in quel momento. oggi non avverte drammi incombere. forse allora era per moralità, oltre che legittima e doverosa ambizione, che lei intendeva servire e ci parlò in quel modo. oggi è quasi con stanchezza, eppure oggi lei afferma qualcosa di estremamente importante perché incomprensibile — credo — a tutti noi: il pentapartito, e questo pentapartito, come fortezza. solo il pentapartito! perché? dove è scritto? non Verdi, non radicali, non indipendenti, non, non, non... perché? vorrei renderle giustizia: quando lei afferma testualmente, accalorato — devo dire: finalmente — al Senato, « è ridicolo » — non è che lei poi sia corrivo — « dire che io ho fatto questo sulla droga per far piacere a Craxi » , in effetti lei ha pienamente ragione, perché fa parte della sua cultura, ancorché poi difesa con tolleranza, con scetticismo, eccetera. nel 1981 lei diceva: se non stiamo attenti, dal divorzio all' aborto — iatture! — passeremo anche a quella della droga. il proibizionismo e l' antiproibizionismo: è un atteggiamento culturale, è un modo di guardare legittimo — e l' uno e l' altro — alle cose di questo mondo, al valore del diritto, dello Stato, della società, delle coscienze. e accaduto invece che il nostro compagno Craxi, essendo divenuto il secondo socialista del secolo che ha scoperto le virtù dell' ergastolo, abbia scoperto anche le virtù dei proibizionismi, dell' equipollenza « peccato uguale reato » . lei quindi non ha fatto che cogliere l' occasione di questa clamorosa conversione, dura e non pura, del leader del partito socialista italiano sulle sue posizioni. e quindi coglie l' occasione per fare che cosa? quello che lei raramente si permette da uomo di Governo: premiare l' ideologia rispetto al diritto positivo ed alla capacità di governare. presidente Andreotti: Mellini, io, Taradash, noi, non ci saremmo mai sognati senza vergognarci di proporre a quale Governo che sia l' antiproibizionismo sulla droga. non siamo degli ideologi, conosciamo la moralità del governare, abbiamo creato la lega internazionale antiproibizionista; noi non faremmo il suicidio dell' antiproibizionismo e l' assassinio di uno sviluppo finalmente positivo della legislazione del nostro paese al di fuori di quel quadro. quindi noi ci accingevamo a votare a dicembre contro o a favore, a seconda degli emendamenti, la legge Jervolino. che cosa è accaduto per cui la legge non si è votata? torna da Damasco-Washington Bettino Craxi, che di queste cose non ha mai masticato nulla (non gli interessano i problemi di diritto ed è un suo diritto; non ci riflette, non gli importano per motivi di opportunità, e nella politica l' opportunità è moralità), che ha scoperto che invece bisognava fare quello che avevamo impedito e tolto a proposito di aborto ed a proposito di divorzio: « peccato uguale reato! » . da quel momento, compagni socialisti, non riusciamo a votare la legge che da dicembre sarebbe stata votata e da tutti, da tutti. ma voi non potrete chiedere alla Camera un voto continuando i ricatti di Casoli e degli altri, col gioco delle tre carte , invece di difendere i vostri progetti: gioco delle tre carte quotidiano, inaccettabile e brutto, perché vuol dire che ha intera consapevolezza della falsità e dell' errore che propone. ebbene, signor presidente del Consiglio , è un servizio per l' ordine pubblico ? è un servizio per la polizia? e un servizio per la magistratura? è un servizio per la società degli innocenti che paga grazie al proibizionismo questa tassa di 2 milioni di reati connessi all' anno, derivanti solo dalla legge e non dalla merce? lei si carica di un compito del genere? perché? perché appunto i compagni socialisti le hanno consentito per un istante un eccesso che lei invece in genere non compie. a questo punto ha fatto risuonare un suo riflesso ideologico, quindi vecchio, stanco, e lo ha inserito. avvelenerà la vita della Camera, delle comunità cattoliche, di don Picchi e di tutti quanti non sono d' accordo? perché questo chiede questo! e voi, amici liberali? ti ho sentito, Costa, e sono d' accordo con te, anche se poi tu dai un giudizio diverso. ma non è che tu oggi hai chiesto la criminalizzazione per legge del semplice consumatore; tu hai detto di non essere d' accordo sulle altre posizioni. ma quale posizione di Governo? mai democrazia proletaria o noi, negli anni in cui eravamo additati come pericolosi estremisti avremmo chiesto questo al Governo, nostro o degli altri! e quindi questo è uno dei motivi per i quali siete chiusi nella fortezza pentapartitica: perché è discriminante! bel riformismo! seconda questione: le riforme istituzionali . qui i compagni socialisti non le hanno chiesto di instaurare per decreto il mutamento della Costituzione e l' elezione, come dicono loro, del presidente della Repubblica . non gliel' hanno chiesta; ringraziamoli, perché di questi tempi... è vero che ho sentito personalmente il mio amico Bettino Craxi dire in una televisione (e l' ho trascritto): « questi fanno bene, non sono d' accordo sul sistema presidenziale, ed è un loro diritto; ma non ci potranno negare il referendum propositivo subito su questo » . cioè Craxi non sa che questo non è possibile perché la nostra Costituzione ce lo vieta, e lo metteva in termini di contrattazione con la maggioranza politica. non Salvo Andò, non i suoi consiglieri abituali, ma qualcuno glielo avrà fatto presente, visto che non abbiamo avuto quest' altra bellezza, preannunciata dalla televisione (mi pare Italia oggi), a Napoli (ho il testo trascritto). ma anche qui dobbiamo vedere; perché, al di là di quello che chiede, una forza politica inserisce nella storia e nelle coalizioni cui dà vita la sua passione. ebbene, questo presidenzialismo, che crede di essere americano e che non è nemmeno sudamericano, che ignora che negli USA vi sono gli Stati, che quello presiede una federazione di Stati con il proprio governatore, le proprie leggi, le proprie polizie; e poi quel Senato, eletto in quel modo, quella Camera in quel modo... ma c' è da vergognarsi! lo dico con franchezza, amici: io sono uno di voi, e ho come riferimento la nostra storia comune! ieri ad un certo punto ho commentato « carote... carote... carote » , perché finalmente ho sentito un socialista dire « socialismo liberale » : da due anni la parola era vietata. certo, è stata aiutata, amici liberali! il segretario Altissimo da sei mesi non fa che dire: non bisogna essere antisocialisti! ma se questo fa il crispino, se fa l' illiberale, se chiede cose che nuocciono alla concezione laica, alla concezione liberale, alla unità insieme, cos' è questa stolta ripetizione quotidiana che non si deve fare l' antisocialismo? non si deve fare questa forma di antiliberalismo, di falso agnosticismo tatticistico. per questo si perdono poi voti, perché si perde identità, non immagine! il polo laico... signor presidente del Consiglio , in autunno la federazione laica riprenderà il cammino. in questo Craxi in qualche misura si è ingannato, e lo dico anche a lei... si dice: è venuto Andreotti. ma lei sa benissimo, presidente Andreotti, di avere molti più meriti di quanti ve ne siano nella lettura delle cose. dunque, Craxi aveva posto il problema del polo laico contro De Mita . arriva, poi, Andreotti e Craxi non dice più niente. anzi, dice ai liberali: « no, no, è diverso » ! finché c' è stato De Mita , Altissimo ha detto: la federazione non si tocca. quando è arrivato Andreotti, ha detto: non c' è più. sì, ha proprio detto: « non c' è più » . l' ha detto in privato e poi Martelli ha dichiarato che l' aveva detto in pubblico. insomma, diciamo pure che lo spettacolo non è stato molto bello! comunque, siccome io ritengo che il partito liberale sia anche il congresso del partito liberale e il partito repubblicano sia anche il congresso dei repubblicani, presidente del Consiglio , non vorrei che fosse già stata messa la mina per cui a settembre-ottobre qualcuno fosse in grado di dirle, in buona fede : ha visto questi? hanno detto che non se ne faceva più niente... adesso crisi! io ritengo possibile sbarazzarci di questo Governo già dal prossimo inverno, o anche prima. tutti pensano l' opposto. continuo ad essere l' imbecille della compagnia. ma perché? per un' esigenza laica, l' esigenza, amici socialdemocratici, di non contentarvi — voi! — di questo 2,7 e di comprendere che, se il Psi non muta celermente e davvero le sue posizioni, dobbiamo rilanciare il grande partito di Ignazio Silone fra la federazione laica. e questo in autunno! dobbiamo creare il grande partito di Ignazio Silone, il grande partito del socialismo liberale . presidente Capria e amico Nicola Capria, tu sai che io non faccio affermazioni né per acrimonia né per fretta e che spero, dicendo queste cose, di esorcizzarle e di rimetterne in cammino altre. ma non è con il « metodo Altissimo » — che non è altissimo, per la verità — che si può ottenere un tale risultato! quindi, può darsi che si giunga ad un' associazione per la difesa della legislatura e, per il 1991 (perché prima non si può), al referendum Galeotti (per intenderci), il referendum in base al quale nel 1992 il Senato della Repubblica dovrebbe essere eletto con il sistema britannico. basta abolire cinque parole della legge elettorale e questo può accadere. andiamo così ad un appuntamento! quello di cui ho parlato è uno dei progetti. l' altro è, per quel che mi riguarda, l' obiettivo di continuare a rivolgermi innanzi tutto ai compagni comunisti con i quali credo che la concordia, ma anche la chiarezza comune, si stiano costruendo, recuperando quella che in Togliatti era o petizione di principio o nozione esatta, mai però divenuta storia: la continuità con le bandiere del Risorgimento, che non devono essere le bandiere del patto Gentiloni, ma quelle dello stato di diritto di Silvio Spaventa e dell' Europa. in questo riconosciamo che il ruolo di tanta parte del mondo cattolico è essenziale e — devo dire — di promozione. noi non possiamo legare (per rispetto di noi stessi e delle nostre diverse idee, signor presidente e signor presidente del Consiglio ) a chi verrà dopo le ricche e drammatiche divisioni che abbiamo raccolto e hanno fatto, le poche volte in cui questa c' è stata, la nostra grandezza. noi dobbiamo legare altre divisioni e dobbiamo trovare altre unità, nel momento o prima di calare le vele. prima! possiamo farlo. questo è il senso del partito radicale transnazionale e transpartito. presidente, temo che sul suo Governo che lei ha voluto come fortezza, sul presidenzialismo, incida una forza politica che non le chiede questo, ma che si qualifica per la più demagogica, pericolosa e strumentale delle richieste sudamericane (per definirle nella loro esattezza) che propongono demagogicamente quel referendum propositivo e che lo fanno solo grazie allo strazio di mass media attuato a proprio vantaggio: continuando cioè a ritenere che si possa tentare di raccogliere voti solo grazie alla non democrazia dell' informazione, preoccupandosi di avere Berlusconi, Tg2, Tg1 se possibile, poi GBR e tutti quanti. e un' illusione degli impotenti quella di aumentare gli strumenti manganelleschi di potenza, per sopravvivere e per vincere senza convincere. lei ha « chiuso » o ha accettato di chiudere un partito che, nell' insieme, in questo momento costantemente ha dato una nuova testimonianza, anzi una testimonianza antica. lei pensa — probabilmente a ragione — che i ministri socialisti con lei terranno fede al giuramento di fedeltà alle istituzioni. i loro predecessori con De Mita e con Goria non l' hanno fatto. sono laico, non amo i giuramenti; anzi non amo, soprattutto, i giuramenti in questi momenti e in queste fasi. ma certo è che il giuramento di fedeltà alle istituzioni che pronunciano i ministri è anche rispetto all' istituzione Governo ed è certo che buona parte dei ministri socialisti, in regola con la propria moralità faziosa, hanno praticamente lavorato perché i governi non governassero e fosse chiaro che solo qualcun altro poteva governare. fino ai dati dell' assenza dai banchi del Governo della delegazione socialista; assenza pressoché totale. mai, niente in questi due giorni! non il ministro degli Esteri , non il vicepresidente del Consiglio , nulla! allora queste cose contano. e noi perché saremmo « respinti » ed esposti all' ironia che d' un tratto ci è venuta la « ministrite » acuta, e scambiando i propri vicini di oggi o di ieri con noi, il mio amico Claudio Martelli, diceva: perché non è stato fatto commissario? queste cose se le veda a casa sua, Martelli. su questo accadono scissioni, fusioni, acquisti, maggioranze e minoranze. con noi, dateci atto, tutto ciò può avvenire semmai su un referendum, su un' idea, su una legge. su questo ci uniamo, su questo amiamo la possibilità di essere uniti. lei dunque ci ha detto « no » , ma ce lo dice per gli stessi motivi per i quali dite « no » a Scalfaro, per gli stessi motivi per i quali dite « no » a coloro che credono alle regole. io ho avuto un momento, un tempo, di grande emozione leggendo alcune parole. leggevo Il Mondo ogni settimana. correvo il lunedì, poi il martedì a prenderlo e lo leggevo. negli anni in cui venivo insultato dalla Dc, anche da quella degasperiana, per intolleranza, trovai un articolo di don Sturzo, che scriveva, appunto, su Il Mondo . verso la decima riga, lessi un inciso: « il tempo dirà quanto noi che pariamo avversari avremo invece amato le stesse cose e per le stesse avremo lottato in modo diverso » ... don Sturzo, 1953, su Il Mondo . ed io che con la Fuci, con monsignor Costa, monsignor Guano, con Romolo Pietrobelli, con Carlo Garretto, con altri sin da allora dicevo, in nome di Monnier e non solo di Maritain, in nome dei cattolici liberali, e non del patto Gentiloni, in nome dell' importanza dello stato di diritto , che non dovevamo vivere storie parallele, continuo a dire « grazie » , perché oggi, amici e compagni comunisti, è finita ogni prospettiva di vecchia alternativa di sinistra. noi dobbiamo mutare sistema. e i cattolici liberali e parte, grande parte, non so se la maggior parte, comunque grande parte della Democrazia Cristiana non può che essere protagonista con noi e coloro fra di noi che lo vorranno, della creazione di questa alternativa di sistema, nella direzione del nuovo stato di diritto , della tolleranza, della libertà, quindi della responsabilità, ma anche dell' apprezzamento giusto delle culture. signor presidente , fra le altre cose di « folklore » dei radicali, mi era capitato di proporre al presidente Pertini, come presidente del Consiglio , tre nomi: anzitutto Umberto Terracini, il diritto. per me è il più grande comunista, militante nel vero, di questo secolo. lo proponevamo in quel momento, negli anni dell' unità nazionale . ma come numero due proponevamo Aurelio Peccei, che è di Roma. proponemmo tale nome in nome dell' effetto serra , in nome della biosfera ferita, in nome dell' ambientalismo inteso come nuovo umanesimo. proprio in quell' anno — credo, presidente Andreotti — un suo figliolo rientrava dagli USA, se non sbaglio, dopo essersi specializzato in alcune ricerche sull' energia solare . da dodici anni queste forze avevano previsto... io sono stato anche insultato da alcuni amici Verdi per il mio approccio laico ai problemi del nucleare. dicevo che se avessimo dovuto pagare oltre alle 170 centrali nucleari esistenti da noi, in Europa, altre due centrali, quelle che proprio volevate costruissimo quale condizione per un PEN vero e serio, un tale giocherellino avrebbe dovuto essere vostro, nato per vostra convinzione. abbiamo avuto un approccio laico a questi problemi. noi abbiamo, per convinzione, in un anno detto che eravamo lontani dall' opposizione che oggi i compagni comunisti denunciano come tipo di opposizione sbagliata di ieri. eravamo opposizione al Governo ed opposizione all' opposizione. e perfino sul caso Negri onorammo questa nostra convinzione, da quei banchi in alto, non partecipando al voto, per contestare il carattere in qualche misura sempre più fuorilegge... per dire « basta! » , da liberale, da laico. Battistuzzi, Sterpa, che sei stato così convinto e leale, con l' inizio di settembre i tempi debbono essere non solo ripresi, ma anche accelerati. il paese ha bisogno di questo! a voi, compagni comunisti, ai quali tanto dobbiamo perché avete saputo difendere, avete saputo credere nella democrazia ed in voi tanto quanto è bastato per respingere gli auspici maramaldeschi che vi davano già per vinti, credo che con la nostra fraternità di compagni, attiva, militante ed umile, potrei dire questo: due cose quest' inverno possono e debbono verificarsi perché l' indomani si possa discutere laicamente e subito del Governo, in tutti i modi. anzitutto, che venga da voi, per la prima volta in questi quarant' anni , non la testimonianza di altra alta cultura, quale quella della presidente Iotti, ma venga dal vostro interno un intervento che abbia il sapore di quello del presidente Scalfaro. sarebbe definitivo. ma che anche da qui appaia evidente che quella tradizione e quei valori sono ciò che, a monte, tutti sappiamo essere elemento essenziale per poi produrre nuove cose. in secondo luogo, una cosa che ripeto dal 1959. adesso il « ministro » Reichlin ci dica in fretta quale è il progetto di riassorbimento del debito pubblico del Pci, perché è proprio con la NEP (negli anni 1930), è proprio sulla necessità della costruzione di sacrifici che nacque un certo tipo di stalinismo. si sapeva che per costruire occorreva chiedere sacrifici. allora, il sacrificio fu lo sterminio delle popolazioni contadine del Volga-Don e di altre zone, sacrificio sull' altare della nuova programmazione. quindi, avete sempre saputo che nella storia, per problemi apparentemente economici e di riforme, è necessario compiere tremendi sacrifici. noi non ne vogliamo di tremendi, ma qui dobbiamo pur sapere che se c' è un programma di Governo , qualcuno (magari all' inizio l' Italia più povera) dovrà pur pagare quel milione e trecentomila miliardi di debito pubblico ... (anzi, forse gli zeri sono di meno) che abbiamo dinanzi e che non ci consente di entrare... sì, dico 300 mila perché faccio una proiezione probabilmente sull' anno prossimo . si tratta di un debito pubblico di un milione e 300 mila, con il quale, a cambi fissi ormai, materialmente noi non possiamo entrare in Europa, ma soprattutto non possiamo continuare in questa gigantesca truffa. credo, forse, che realisticamente noi dovremo riconoscere che è l' Italia povera che dovrà pagarla più cara all' inizio. occorrerà spiegarlo... ed al centro vi sarà l' unica cosa che Mitterrand ha dato di grande in Francia alla sinistra rispetto a Giscard d'Estaing . egli cioè ha reso i mass media alla loro dimensione contraddittoria, come il processo e la democrazia. il liberale Giscard d'Estaing aveva una informazione noiosa, non contraddittoria, una informazione quasi italiota. qui da noi non è un caso che il momento del contraddittorio, della diretta, è culturalmente sempre più abolito. se ne ha paura nelle televisioni di Stato, che dettano legge, nel senso peggiore, anche alle televisioni private. presidente Andreotti, adesso posso dire io di avere forse una parte, di avvicinarmi a quella parte della mia etade ... non creda che sia focosità tardo-giovanile! forse lei ha sottovalutato, questa volta in cui non ha pensato che la bussola impazzita potesse portarci all' avventura, la realtà. è la realtà dell' Adriatico, ma è anche la realtà del diritto, è la realtà, che stiamo pagando, di quelle leggi emergenziali che sono leggi criminogene al livello più alto, quelle che sono state « alzate » come leggi della moralità della sinistra giacobina, della difesa contro la mafia; leggi che, nelle loro dinamiche, potenziano la mafia. noi avevamo il diritto, presidente del Consiglio , di sperare che voi ci chiedeste di far parte dell' opera di Governo, da otto anni e non da otto mesi, per farvi forti. se avevamo chiesto la Presidenza del Consiglio per Aurelio Peccei, era un segnale che davamo. in quegli anni avevamo insistito sul fatto che, senza leggi straordinarie, potevano essere finalmente mandati centinaia di magistrati in Sicilia; decine di migliaia se necessario. presidente del Consiglio , vorrei fare una parentesi: per esempio, dinanzi alla stranezza che credo i compagni del partito socialista le consentirebbero, potrebbe fare una piccola riflessione rapida sulla smilitarizzazione e la professionalizzazione della Guardia di Finanza ? altrimenti, un referendum anche su questo... allora Lo Giudice o Lo Prete — non ricordo come si chiamassero — ci accusarono di tradimento. anzi Giudice e Lo Prete insorsero in difesa delle armi ed io li capivo. provammo a fare quel referendum... ma proprio questa è una misura di Governo concreta e credo forse che su essa potremmo essere d' accordo tutti, perché è essenziale. sappiamo cosa sta succedendo con la droga e connessi, quindi con la mafia. questo impazzimento? e adesso che dobbiamo lavorare sempre più a livello delle banche e a livello internazionale, vogliamo o no avere un corpo di guardie di finanza capace di leggere i bilanci piuttosto che doversi attrezzare all' uso delle armi, le altre, quelle che poi magari vengono prese, dirottate e portate altrove? credo quindi che lei abbia sottovalutato la gravità della situazione nel paese, la gravità dell' esaurirsi della Costituzione materiale, tradita ogni giorno nella sua materialità. credo che lei abbia sottovalutato troppe cose e se avessi torto i fatti ce lo diranno (anche perché non c' è più il voto segreto ). tuttavia io mi auguro che con l' inizio di settembre la federazione laica riprenda il suo corso. credo di poterglielo annunciare, perché conosco in realtà il vero stato d'animo della grande maggioranza degli amici repubblicani e liberali, passato questo momento di turbamento a livello della gestione delle istituzioni. credo che dobbiamo fare questa convenzione di settembre, e in qualche modo la faremo, presidente Andreotti. insieme con i compagni socialdemocratici cercheremo di alzare il tiro, per ridialogare anche con i compagni socialisti; soprattutto, lo ripeto, per quel che mi riguarda, nell' antica, accanita, convinta, serena, quasi gioiosa fiducia che dal mondo della Democrazia Cristiana , come dal nostro, venga il contributo a quelle nuove unità per l' alternativa del sistema che senza la gran parte, o parte della Dc, amici comunisti, io, che per vent' anni sono stato contro il compromesso storico , oggi non sarei nemmeno per un istante disposto a percorrere. questo sarebbe un accordo sul diritto e sui diritti e non più sul potere e sui poteri, come nella realtà è stato l' errore che vi portò — lo ricordate compagni comunisti? — nel 1976 a votare per quel Governo e per quello successivo. certo, anche allora era una questione di diritti, solo che in quel momento venne risolta in modo tale che noi qui dentro gridavamo che i generali divenivano prestigiosi in base alla aliquota e alla percentuale della loro capacità di tradire! e i capi militari che voi votaste per quei diritti erano tutti quelli che costituivano la P2. allora vedemmo chiaro, e ora lo vediamo di nuovo, in nome dei diritti dei soldati, del loro diritto anche ad essere altro. noi allora, per il diritto ed i diritti, credo che rappresentammo la continuità della fiducia liberale. e per finire ricordo un altro momento vissuto in quell' Aula. grazie Scalfaro, grazie presidente Scalfaro, per le parole che lei seppe dire a questa Assemblea e al deputato Abbatangelo il giorno del voto sul caso Negri. vorrei pregarvi, amici comunisti: basta! adesso il deputato Abbatangelo deve rientrare in questa Camera, perché è suo diritto rientrarvi. basta con quel voto contro le dimissioni di Mazzone! in quella occasione, il presidente della Camera di turno disse qualcosa « da affissione » a favore della Camera e di ciascun deputato.