Marco PANNELLA - Deputato Appoggio
X Legislatura - Assemblea n. 301 - seduta del 09-05-1989
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato
1989 - Governo Ciampi - Legislatura n. 11 - Seduta n. 293
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signora presidente, signor presidente del Consiglio , signor ministro, colleghi, forse avrebbe una sua serietà dire: « ma di che cosa stiamo parlando? che cosa stiamo facendo? a che serve? chi lo sa... » ; la tentazione è forte, anche perché a quest' ora della mattina forse si pongono problemi di pressione, non politica ma di altra natura, nonché tensioni ed input di carattere opposto che molto difficilmente vengono dall' occasione, dal perché, dal tema, dall' argomento. sappiamo che il Governo non governa nulla, è governato dalla situazione, quindi è sgovernato; sappiamo che la sua responsabilità in questo non-governo è una responsabilità certa, sicura, ma relativa, perché, nella fatiscenza del nostro sistema istituzionale e soprattutto nella fatiscenza del sistema politico (parlo delle partizioni politiche quali si sono verificate e si verificano nel nostro paese), è molto difficile pensare ed immaginare che il Governo della nostra società, del nostro tempo, delle nostre istituzioni, delle nostre urgenze sia oggi realmente praticabile da chicchessia. certo, esistono dei margini consistenti, importanti di responsabilità, per i quali si può parlare di buon governo o di cattivo governo: dobbiamo continuare a vigilare, evidentemente, affinché quel tanto di governo istituzionale che oggi incide nella realtà di ogni giorno, nella vita delle donne e degli uomini e nella nostra società sia il migliore possibile. ma occorre anche guardarsi dal non essere coerenti rispetto alle cose che tutti ormai sappiamo e diciamo, e cioè che è il sistema politico , che sono le istituzioni a dover essere assolutamente ed urgentemente riformati; dobbiamo evitare di non essere coerenti con questa impostazione, con questa convinzione, che si diffonde sempre di più. è certo lodevole, in qualche misura, lo sforzo con cui il presidente del Senato , in questi giorni, sta cercando di togliere questo alibi alle pigrizie, dicendo, per una sua sensibilità relativa al posto che occupa ed alla funzione che svolge: « no, la colpa è della politica, non delle istituzioni, che grosso modo assicurano... » . c' è molto di vero in queste affermazioni: certo, la partitocrazia esiste, oggi tutti ne conveniamo; sappiamo dunque che non si è trattato di un eccesso critico, polemico, qualunquistico. si è individuato un sistema italiano proprio, venuto a delinearsi con sempre maggiore evidenza nella Costituzione materiale (lasciamo da parte il buon Mortati), quella che materialmente vive nel nostro paese, nella Costituzione materiale dei partiti, del sistema dei partiti, del monopartitismo imperfetto (se badiamo alla realtà della struttura politica del nostro paese ed ai suoi riflessi ideologici); ancorché dobbiamo, come radicali, segnalare che non possiamo dolercene. eravamo molto soli, proprio molto soli ideologicamente, politicamente, quotidianamente — quasi al punto di esserlo umanamente — nel denunciare quello che con tolleranza oggi viene chiamato consociativismo. dietro questa parola vi sono state le pagine più nere della vita delle nostre istituzioni, le più distruttive, il punto terminale al di là del quale, evidentemente, non si è potuto proseguire. concezione materiale della Costituzione, concezione materiale degli stessi statuti dei partiti, concezione materiale del diritto: si sono praticamente distrutte la legge scritta, la Costituzione scritta; le riforme che si sono fatte sono state riforme in peggio, fino ad arrivare comunque a ciò che noi avevamo in parte previsto, mi pare in modo esplicito, vale a dire alla ingestibilità e alla non governabilità, attraverso i partiti ed il sistema dei partiti, delle ragioni stesse per le quali ciascuno forse sente ed avverte responsabilità ed ideali politici. la grande scissione che caratterizza culturalmente il nostro tempo è di nuovo quella, assoluta, tra scienza e potere, come ha dimostrato quello che stiamo vivendo... non parlo di grandi scienziati o di grandi intuizioni, parlo, ad esempio, del Club di Roma : Aurelio Peccei ed un gruppo di persone sicuramente serie e di buona volontà , avendo mezzi relativamente molto modesti, a metà degli anni Cinquanta avevano avvisato i figli o i fratelli o i genitori di una certa generazione, avevano avvisato tutti in modo evidente, patente, che noi stavamo mettendo a sacco il pianeta, direi il pianeta stesso delle idee, della cultura, oltre che la terra, l' acqua, il sole. questo era di un' evidenza enorme e Peccei, Mansholt (su un altro piano) ed altri ancora avevano avvisato, avvertito, mostrato a chi avesse occhi per vedere che quella morte delle ideologie della quale si parlava in modo stucchevole, filosofeggiando, era invece lì, documentata, con tutte le degenerazioni idealistiche (come si diceva una volta nei dibattiti tra marxisti, marxiani e marxologi che andavano di moda), oggettivistiche o invece volontaristiche. sta di fatto che il divorzio tra la democrazia reale e la democrazia (il socialismo reale è ormai sepolto: la sua egemonia oggi non è nemmeno più un ricordo) finalmente ci libera; possiamo parlare della migliore delle realtà, che rischia di produrre, anzi produce un cammino assassino. il problema storico, oggi, è quello della democrazia reale, che rischia di stare alla democrazia come il socialismo reale stava al socialismo. se il Governo della società, il Governo del tempo, il Governo dei problemi, il Governo delle idee, deve pure in qualche misura essere assicurato attraverso l' istituzione, non dobbiamo negare che il divorzio, più specificamente italiano, fra la struttura partito e la partitocrazia, fra il sistema elettorale e la concezione continentale pseudopluralistica che è la nostra, fra le ragioni della politica italiana , dei partiti italiani, delle istituzioni italiane e quanto si produce, rende tali ragioni praticamente esangui e senza capacità di vivere. nel momento in cui i compagni comunisti compiono un atto serio, consistente, non criticabile da parte di coloro che si domandano se esso può essere tatticamente di aiuto al Governo (francamente questo non mi interessa), quello che mi preoccupa è che accettare di esercitare questa ritualità seria nell' attuale situazione significa forse ritardare — magari forse solo di tre mesi, di cinque mesi, di un anno — la presa di coscienza dell' urgenza di attuare ciò che si è deciso, anche perché lo si è deciso in ritardo. quello del « governo ombra » è un problema che il partito radicale dal 1980 ha ufficialmente posto come metodo e come esigenza; dunque il partito comunista ha ragione a porlo, ma non si tratta di un nuovo stilema, di una cosa per domani. invece, chiedere sfiducia in questo contesto, sapendo che comunque non la si avrà e che si è accettato culturalmente l' abominio del massacro totale del dialogo istituzionale, del quale il paese non conoscerà nulla se non una sua caricatura, rende normale e giusto il fatto che i colleghi stamattina non ci siano e che verranno quando ci sarà da ascoltare il segretario Occhetto o il segretario Forlani, man mano che ci si avvicinerà al voto. tutto questo deve essere tenuto presente perché rappresenta la conferma che il metodo del « governo ombra » e il rinnovamento totale del dialogo e della sua pratica sono ormai essenziali. stamattina avevo il desidero, la voglia (ma non l' ho fatto sia per debolezza sia perché mi sarei posto il dubbio che forse avrei potuto fare di più e prepararmi meglio) di alzarmi e dire che in tutte le discussioni del genere si può raccontare quello che si vuole, ma anche che questa è un' occasione del tutto marginale e soprattutto tale da continuare ad autorizzarci ad andare avanti senza porre il problema, assolutamente vitale, del trattamento che viene riservato non solo al Parlamento, ma a tutto e tutti dai mass media del nostro paese. quando si svolge un dibattito come questo, è giusto e normale non essere presenti se non, tutt' al più , per ascoltare il proprio leader (e magari non sempre). in questo momento non è presente nemmeno un deputato della maggioranza, non ce n' è uno! perché? sono tutti responsabili, sono tutti ipocritamente antidemitiani. non ce n' è uno! siamo ormai arrivati ad un punto tale che certe verità non hanno più caratteristiche politiche ma presentano addirittura caratteristiche matematiche, corrispondono cioè ad astrazioni: non c' è un solo deputato dell' area della maggioranza! ecco, adesso arriva il vicepresidente Bianco e lo ringraziamo... in questo momento il suo ufficio non è in causa. dobbiamo ringraziare invece la presidente della Camera che, essendo qui, non rende necessaria la presenza del vicepresidente Bianco per ragioni del suo ufficio. quindi egli, evidentemente, è presente per altri motivi. assuefarsi a queste cose, pensare di poter continuare ad affrontare i dibattiti in queste condizioni, significa che i problemi che davvero dobbiamo governare, compagni comunisti, quelli sui quali dobbiamo eventualmente, dopo averne verificato le possibilità di alternativa, andare allo scontro, sono questi: non un deputato di una maggioranza forte, non uno, magari per ritualità o per rispetto, né un presidente di gruppo o un vicepresidente è qui! ormai manca anche il senso della praticabilità, della messa in causa di un minimo di pudore rituale. ciò è vetusto; tutto questo è morto, è fradicio e l' avete portato avanti! questo allora volevo dire: chi governa le istituzioni in questo caso ha pure un po' di responsabilità. non dico di più. io non cado in quella forma di astrazione, signor presidente del Consiglio : lei non è che in realtà abbia molta più responsabilità di quanta ne abbiamo noi, quattro o cinque imbecilli senza potere che girano in quest' Aula e in questo paese da un po' di tempo. ella ha sicuramente più responsabilità di quanta ne abbia il partito comunista , perché gli stessi vostri programmi, lo stesso guardare a voi stessi, il problema del Governo delle realtà, dei vostri problemi e dei nostri, dimostrano che certi quesiti non ve li ponete nemmeno! altrimenti sulla droga, ad esempio, dareste al paese il contributo di gente che ha l' esperienza del Governo e dell' amministrazione del Governo. questi scontri quasi di tipo ideologico sono una vergogna, anche perché la posizione ideologica fondata sulla civiltà dell' ergastolo scelta dal nostro compagno ed amico Craxi è affidata al nulla e sarà travolta. quando, in un certo secolo, un socialista scopre l' ergastolo ed il suo valore per una volta ciò costituisce una notizia. Benito Mussolini, che da socialista scopri le virtù dell' ergastolo e di altre cose, certo era un segnale; ma che poi nello stesso secolo ci sia un secondo, un terzo o un quarto a scoprire queste virtù (con quello che abbiamo prodotto nel frattempo a sinistra, a destra e al centro su questo argomento) è sicuramente testimonianza del nulla. alcuni di noi appartengono ad alcune correnti culturali per cui riteniamo che... esistono forse i demoni, e qualche volta sono anche simpatici, ma al demonio non crediamo del tutto; sappiamo e riteniamo di credere che il male è soprattutto l' assenza di bene e che in questo momento paghiamo lo scotto dell' assenza di un elemento che abbia un minimo di verità. come dicevo, signor presidente del Consiglio , un Governo che non si faccia ricco dell' esistenza — non dico dell' essere — dell' amministrazione è un Governo che evidentemente non governa più nulla. forse il suo predecessore sapeva meglio mascherare il nulla, oppure sapeva meglio sostituire con altre cose ed altri interessi il vuoto di iniziativa politica e di Governo reale che è stato vostro, comune all' uno e all' altro. dicevo, circa il problema della droga, che continuiamo a parlarne avendo come unico terreno di scontro o di attenzione un problema che non è nemmeno quello dei tossicodipendenti, perché dei tossicodipendenti di oggi non ve ne occupate. l' onorevole Craxi, i socialisti e coloro che hanno quella posizione si occupano solo di qualche tossicodipendente pentito o di qualche tossicodipendente d' oro: come c' erano i bambini d' oro dell' ONMI, ci sono i tossicodipendenti d' oro (perché i miliardi li andremo a dare), si sostituiscono i bambini d' oro dell' ONMI con i tossicodipendenti d' oro... ma si riparla solo di questo, perché del tossicodipendente vivo, vero quale è, del tossicodipendente nell' esercizio di un assassinio obbligato, di un suicidio obbligato dalla legge non c' è traccia: egli non ha diritto di parola . e i tossicodipendenti possono dire: « in questo momento, avendo io il vizio o la maledizione di una droga, non sono peggiore, in termini morali, di colui che consuma la droga lecita. ma voi con la vostra legge, siccome in questo momento anche le caratteristiche patologiche della mia esistenza sono quelle che sono, voi mi costringete ad andare ad essere ammazzato o ad ammazzare. voi ammazzate in me le residue ragioni di vita, perché per legge mi costringete, visto che voi, che bevete il vostro alcool, che avete le vostre droghe, che avete gli psicofarmaci, voi, con un bicchiere di whisky in mano, firmate la condanna a morte per me e per gli altri » . ma questo è un problema forse di lucidità e di rigore, di conoscenza; con un cinismo da quattro soldi e d' accatto, si improvvisa per motivi strumentali, d' un tratto, l' interesse su un tema che forse va trattato come lo trattiamo noi da decenni, che forse va vissuto per poter pretendere con umiltà di dare un' indicazione. torno a dire: che cos' è un Governo che accetti che alla televisione, sui giornali, per le strade, si parli di un fatto marginalissimo, quello di cui si parla, quello che viene buttato nelle case attraverso le televisioni? il pericolo, il terrore, è che ci saranno più drogati! ora, non è forse il caso, signor presidente del Consiglio , che lei si dia una guardatina attorno, che si informi un tantino. dai suoi poliziotti (non da coloro che sono incaricati di fornire le opinioni « conformi » ), per dire ai magistrati quante sono le vittime del proibizionismo? sappiamo che coloro che muoiono per eroina o per altro sono — per quanto sia tremendo dirlo — quantitativamente una cosa risibile, grottesca rispetto ai morti per alcool e a tutti quelli che produciamo attraverso la pubblicità ( « il bicchiere di vino, di whisky, è buono... » ). il problema è che la legge (non quindi la virtù malefica e demoniaca di un prodotto; non è lo zolfo, di nuovo la pietra filosofale, non è un prodotto agricolo qualsiasi) provoca il fatto che milioni di donne, di uomini, in genere i più deboli e i più anziani, subiscano lo scippo: i reati, per il 70 per cento , sono infatti connessi al regime proibizionista. ciò significa che il 70 per cento delle denunce da cui sono sepolti i commissariati sono relative al proibizionismo; significa che il 70 per cento del lavoro dei commissari e il 70 per cento delle vittime è prodotto della legge, della proibizione. mi appassiono a queste cose perché ci vivo dentro. se un presidente del Consiglio ha i bilanci da ridurre, se ha di fronte il non funzionamento della polizia (e mi dicono che quel 70 per cento crea purtroppo sfiducia nella polizia, perché oggi, quando uno va a fare una denuncia, quelli magari, si mettono a ridere o a piangere), il non funzionamento della magistratura, ebbene, il Governo dovrebbe mettere a nostra disposizione almeno le esperienze, senza bisogno non solo di De Mita , ma nemmeno di De Rita ; dovrebbe mettere a disposizione questi dati di riflessione e dire: guardate, nel nostro tentativo di governare l' amministrazione, questa storia ci sta creando problemi tremendi. lo ripeto, purtroppo questo è ancora il punto dolentissimo, perché non è marginale, di dissenso con i compagni comunisti: i Carnevale ed i garantismi sono tutti eccessivi; il garantismo è sempre un eccesso. scusate, il garantismo è una cosa che, in termini di efficienza immediata, non serve alla giustizia o all' idea che uno se ne fa. grazie, Mellini; mi accingo a dirlo. ho detto che apparentemente avere una norma rituale per uccidere ed assassinare — anche nel rito di certe operazioni tribali o in alcune operazioni di antropologia vi è un minimo di forma e di procedura che si ritiene necessaria e che ci viene dai millenni — è la garanzia della forma, fino a quella della società. ebbene, nell' attuale situazione, in cui abbiamo la giustizia in crisi, in relazione a questo fatto è possibile, signor presidente del Consiglio , che lei, in base alla sua diretta esperienza, non ci venga a dire forse — come lei dice — che bisognerebbe fare un attimo di riflessione anche su questo, sul fatto che dai dati che ci vengono forniti dovremmo forse valutare il costo del proibizionismo e della legge, non della droga. e forse, piuttosto che la nuova telenovela... me la immagino, perché uno lo conosco e l' altro lo indovino: adesso ci sono Bardellino e Sica che sono in dialogo. abbiamo le grandi attese, lo ha detto il giornale-radio questa mattina. c' è Bardellino che sta parlando; anzi, non è Bardellino ma un altro, non importa, è un uomo della serie. c' è il nuovo grande confidente e Sica sta lì e dice: dimmi, figliolo, raccontami. ma la giustizia dovrà molto valutare questo fatto. il problema è che in questo modo stiamo facendo vincere la mafia; dovete darci una strategia... la ringrazio molto, signora presidente. dunque, signor presidente del Consiglio , volevo dire che nel momento in cui voi avete un problema di strategia nella lotta contro la mafia, è possibile che non riconosciate, per onestà intellettuale e per semplicità, che forse una battaglia magari, non la guerra, potrebbe essere vinta se decriminalizzassimo e se d' un tratto ci accorgessimo che le ragioni della lotta contro un potere finanziario, politico e istituzionale (che sta divenendo insostenibile) esigono che si pensi almeno a studiare questa ipotesi? niente! ecco il divorzio fra sapere e potere; il divorzio fra conoscenze, esperienze e decisioni. in questo siamo, siete tutti quanti uniti. ecco perché non ho voluto dedicare il tempo di questo intervento alla requisitoria contro la poca cosa che è sempre di più qualsiasi governo della Repubblica (desidero sottolinearlo), ma a questo tema specifico. è un problema purtroppo assolutamente e necessariamente vincente; il dolore è se questa vittoria della ragionevolezza contro il proibizionismo accadrà tra due, tre o quattro anni perché un presidente degli USA o della Repubblica francese deciderà di passare dal proibizionismo all' antiproibizionismo. sarebbe la condanna nostra e della democrazia. i compagni comunisti hanno un atteggiamento molto civile ed importante di risposta comunque alle proposte del suo Governo, alle proposte direi abbastanza folli ed irresponsabili, che esigono quindi olio di ricino e manganello televisivo per essere imposte al paese dai nostri compagni socialisti. questo « manganellamento » , questo olio di ricino rischia di essere la caratteristica di questo dibattito, ma che ritroveremo anche durante le elezioni. e questa metafora non è poi molto arbitraria. certo è che oggi la televisione (e i residui di consociativismo nella televisione) è una responsabilità insostenibile, compagni comunisti. bisogna mandarlo all' aria prima che inizi la campagna elettorale l' equivoco, anzi, della stessa rete. certo che la terza rete è un po' meglio! ma quell' equivoco mandatelo all' aria! vogliamo creare slancio e capire che rinunciamo ad alcuni « averi » per il nostro « essere » diversi e comuni? si denunci allora da domani l' accordo radiotelevisivo! lo si faccia fuori completamente, e poi vedremo se licenzieranno, malgrado la loro professionalità (per esempio, il direttore del Tg3)! signora presidente, concludo, di fatto, il mio intervento con questa ultima proposizione, se mi consente. signor presidente del Consiglio , non credo nemmeno che voterò: se ne avrò tempo passerò in Aula e lo farò. credo che i compagni comunisti avranno legittimamente, per un' ultima volta, usato ritualmente in modo corretto uno strumento che è quello, direi doveroso, delle vecchie opposizioni nei confronti dei vecchi governi. mi auguro, però, che potremo presto proporre mozioni di sfiducia per l' alternativa che avremo preparato anche nelle istituzioni. e lei, presidente del Consiglio , ci ha raggiunti, come radicali, su questa posizione ufficiale. signora presidente, ci auguriamo che il progresso delle posizioni che noi vi diamo, lasciando cadere questa illusione dell' alternativa di sinistra e di uno schieramento che rende necessaria qualsiasi piccola parte errante dello schieramento, comprenda anche il problema dell' alternativa di sistema e dell' alternativa istituzionale. e tutto questo non poteva non abbracciare anche parte, grande o piccola, della Democrazia Cristiana così come dei nostri schieramenti. tutto qui, signor presidente del Consiglio . le auguro di riuscire a fare, prima di andarsene, un po' più di bene a lei, a noie al paese, perché veramente altrimenti sarebbe un ben triste bilancio per lei e quindi anche per noi.