Ciriaco DE MITA - Deputato Opposizione
X Legislatura - Assemblea n. 301 - seduta del 09-05-1989
Protocollo di Kyoto
1989 - Governo II Berlusconi - Legislatura n. 14 - Seduta n. 145
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , le espressioni della mozione di sfiducia sono certo molto dure e tendono a mettere sotto accusa il Governo in tutti gli aspetti rilevanti e decisivi della sua politica; in tutti, tranne quello della politica estera , se si eccettua qualche accenno critico nel dibattito. eppure questo Governo, nella sua interezza, è stato in modo straordinario impegnato direttamente nella politica internazionale (in Europa, in Medio Oriente , nel Golfo Persico , all' Onu); nell' anno trascorso non sono accadute cose da poco, e l' Italia ha fatto sempre la sua parte in prima linea , senza tirarsi indietro, affrontando una buona dose di necessari rischi per costruire la pace. in materia di politica estera abbiamo anzi potuto registrare, anche di recente, vasti consensi parlamentari che ci onorano e confortano e che il Governo farà di tutto per continuare a meritare, fedele alla storica linea dell' Alleanza Atlantica e della progressiva integrazione comunitaria. tuttavia mi sia consentito notare come sia difficile comprendere che un Governo così accorto fuori dai confini, tanto da non meritarsi sostanziali censure ed anzi aggiungere consensi più vasti alla sua maggioranza, diventi poi in politica interna l' inservibile governo descritto in maniera così definitiva e direi liquidatoria dall' opposizione. se appena si pensi ai condizionamenti e ai vincoli reciproci tra politica estera e politica interna in uno Stato moderno, è inevitabile rilevare almeno una qualche contraddizione nel giudizio dell' opposizione. ma mi limito solo a questa osservazione. oggi il Governo è chiamato in Parlamento con il classico strumento costituzionale della mozione di sfiducia e dunque ad esso, nei suoi tre capi di contestazione, sarà mia cura attenermi. del resto, in questa sede istituzionale la discussione non è tanto nei contenuti quanto nel metodo, sulla qualità cioè del governare; e da questo punto di vista posso tranquillamente dichiarare agli onorevoli Deputati che sempre, in politica estera come in politica interna , questo Governo ha cercato di qualificarsi nell' attuazione progressiva del proprio programma come Governo attento alle coerenze, al filo unitario di ragionamento che deve legare le attività diverse, spesso obiettivamente confliggenti, della pubblica gestione. debbo in particolare ribadire questa opinione agli onorevoli Ceci, Servello, Russo Spena , Gramaglia, Luigi D'Amato , Bassi Montanari, Pannella ed Occhetto, che hanno sostenuto, con una ricchezza argomentativa di cui sono grato, tesi opposte. in questo sforzo il Governo si è imbattuto nelle difficoltà proprie e caratteristiche delle larghe coalizioni governative; difficoltà oggettive che non sono create dalla cattiva volontà degli uomini, ma semmai dalla diversità dei ruoli istituzionali e dalle relative logiche. il ruolo dei partiti della maggioranza, innanzi tutto. questo Governo ha costantemente contato e continua a contare sul sostegno leale dei cinque partiti della coalizione; di questo sostegno, in una esperienza difficile, io sono politicamente grato ai partiti della maggioranza. e sono grato anche per le critiche rivolte all' azione di governo quando esse hanno consentito correzioni di errori, spesso inevitabili, sempre riparabili. anzi, gli errori, quando veramente di errori si è trattato, sono stati tutti del Governo e mai dei partiti della coalizione. viviamo in una società che cerca costantemente, per necessità sue vitali, il cambiamento. abbiamo un Parlamento attentissimo non solo agli umori, ma anche alla cultura profonda del paese. e sempre arduo per la gestione pubblica tenere il passo rispetto a questo duplice termine di confronto ed è assurdo pretendere che i partiti che hanno dato vita al Governo debbano con tale gestione completamente identificarsi in tutte le soluzioni amministrative. ognuno dei partiti di Governo ha una sua irriducibile autonomia, una indisponibile ricchezza politica alle quali sarebbe impensabile rinunciare, senza impoverire il sistema politico e, in definitiva e alla lunga, la stessa azione di governo . ma nei governi di coalizione vi è anche un problematico ruolo istituzionale dei singoli ministri, con permanente dialettica tra i ministri finanziari e i ministri di settore e tra i diversi ministri di settore e i titolari di interessi pubblici conflittuali. il tutto complicato dal concetto stesso di « delegazioni partitiche nel Governo » . non scopriamo nulla, certo: sono cose che ci sono sempre state nei governi di coalizione, in Italia e fuori d' Italia. ma credo di non sbagliare se dico che certe realtà si sono andate negli anni indurendo ed hanno, in un certo senso, « politicizzato » anche la normale dialettica tra amministrazioni diverse. di qui la necessità di sfruttare fino in fondo, nella fase istruttoria, i poteri di coordinamento della Presidenza del Consiglio e, nella fase decisionale, il principio di collegialità. la nuova legge sulla Presidenza del Consiglio e la nuova legge sulle procedure finanziarie si muovono in questa direzione, facendo prevalere la logica complessiva di Governo sulle logiche settoriali di ministero. anche nella presentazione formale di provvedimenti relativi alla manovra finanziaria è affiorata questa netta differenza rispetto al passato. può accadere infatti che un ministro di settore si possa trovare a difendere in Parlamento un progetto che corrisponde all' indirizzo generale di Governo e non invece alle attese specifiche degli interessi facenti capo al suo ministero. ma quello che è normale nell' atteggiarsi di un Governo del moderno stato sociale di diritto, dove vi è il dovere di scegliere tra interessi ugualmente giusti ma incompatibili tra loro, può diventare un' operazione accidentata in una tradizione imperniata sul feudalesimo ministeriale. il mio recente richiamo alla responsabilità dei ministri di conformarsi con regola democratica alle decisioni del Consiglio dei ministri , ancorché sfavorevoli alle loro tesi, è in questa linea di attuazione della Costituzione e di leggi recenti. ripeto in Parlamento quello che ho detto in Consiglio dei ministri : prima delle decisioni, ogni « distinguo » è ammissibile; dopo la decisione, inviterò il ministro che si dichiara ancora dissenziente a trarre con le dimissioni le oneste conseguenze del suo atteggiamento. se non si dimetterà, mi dimetterò io con tutto il Governo, spiegandone al Parlamento e al paese le ragioni. in questo modo, il potere sostanziale di aprire la crisi passa dal presidente del Consiglio al singolo ministro. credo che non vi sia maniera più democratica per dirigere un governo di coalizione . certo, c' è anche il rischio di favorire gesti irresponsabili, ma è un rischio che si deve correre per risolvere con fermezza il problema della governabilità dei governi. è questo un problema che ha certamente implicazioni più vaste in quel processo di riforma istituzionale appena avviato e di cui avvertiamo, come recentemente sottolineato a Milano, tutta la necessità. in proposito oggi l' onorevole Occhetto ha fatto affermazioni di cui non sfuggono il peso e la novità, sia per l' opposizione sia per il sistema politico nel suo complesso. spetterà ai partiti della maggioranza valutarle adeguatamente. per quanto riguarda il Governo, esso non ha paura di chiamare le cose con il proprio nome, di riconoscere per tali le proprie difficoltà di funzionamento interno — purché siano chiari la natura, i limiti, lo sfondo nei quali queste difficoltà sorgono e si risolvono — e quanto sia profondamente sbagliato mettere sempre un timbro di conflitto interpartitico, o semplicemente un timbro politico ad un procedimento di decisione complesso per intrinseche ragioni istituzionali. altrimenti, anche l' opposizione rischia di cadere nel vizio di chi ogni giorno gabella per crisi irreversibile quello che è il normale, sia pure accidentato cammino delle decisioni governative. non mi permetterei di insegnare il mestiere a nessuno, ma ritengo che l' opposizione accorta non dovrebbe cadere in questa distorsione di immagini; dovrebbe invece andare al sodo e vedere se, alla fine di tutta l' istruttoria, questo Governo decida o non decida, se il collegamento Governo-maggioranza parlamentare abbia o meno funzionato nel corso di quest' anno. noi questo conto l' abbiamo fatto e lo facciamo continuamente: la verifica del programma è, nonostante tutto, un esercizio obbligato e insieme salutare per chi governa. abbiamo arretrati, ma anche cose avviate e grandi cose decise in tutti i campi. il Governo, mettendo a rischio la propria esistenza, ha contribuito a rivoluzionare con il voto palese prassi e costume parlamentari. abbiamo portato a compimento la legge sulla Presidenza del Consiglio e cerchiamo di attuarla anche con severe posizioni di principio; stiamo cercando di rilanciare, con una prestigiosa presidenza e il rinnovo qualificato dei membri, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro . inoltre, abbiamo chiuso il pacchetto sull' Alto Adige e varato una modernissima legge comunitaria . con i progetti di normativa antitrust, con quelli sulle società di intermediazione mobiliare e con il nuovo Istituto per il commercio estero abbiamo avviato riforme di fondo nelle istituzioni dell' economia. abbiamo inoltre presentato progetti sulle autonomie locali, sull' ordinamento regionale, sulle aree urbane, sul sistema della finanza periferica, sul sistema radiotelevisivo e su quello delle telecomunicazioni. abbiamo altresì innovato profondamente nel sistema fiscale, modificando la curva dell' Irpef, le aliquote IVA e la tassazione dei lavoratori autonomi . questo è stato il primo Governo della Repubblica a rinunciare al fiscal drag ; il Governo che ha creato il ministero dell' Università e della ricerca scientifica , il Governo dei più imponenti stanziamenti nella storia del paese a difesa dell' ambiente e quello che, dopo quarant' anni , sta per portare a compimento la legge in difesa del suolo. abbiamo affrontato antichi privilegi corporativi, come quelli delle compagnie portuali e della stabilità degli impiegati statali, e nuovi privilegi politici, come quelli delle Usl e delle Ferrovie dello Stato ; ma abbiamo anche superato moderne e penose disuguaglianze, come quella relativa alle retribuzioni degli insegnanti. non sta a me dire se sia molto o poco quel che si è fatto in un anno; ma per l' onorevole Occhetto tutto questo equivale ad una capacità nulla. allora, io mi sento di affermare, contro l' avventata fraseologia dell' opposizione, che il Governo è presente e governa. dovunque adottiamo il difficile metodo di dettare regole per le autonomie, regole — per così dire — per l' autoregolazione dei processi sociali, cerchiamo di svecchiare impostazioni di accentramento, di eliminare sacche di burocrazia parassitaria, di convincere i sindacati che ogni battaglia di retroguardia a difesa di rendite di posizione e di status è una battaglia persa per il nuovo stato sociale di diritto. nonostante le difficoltà istituzionali che ci portiamo dietro, lavoriamo dunque seriamente, senza temere né scadenze elettorali né crisi a termine. siamo nel pieno della nostra efficacia operativa e i ripetuti annunci di crisi hanno semmai avuto il benefico effetto di accelerare i nostri adempimenti programmatici. certo, come è fatale per qualsiasi governo democratico, ad un dato momento la crisi verrà, ma sicuramente non ci troverà inoperosi. signor presidente ed onorevoli colleghi , nella mozione di sfiducia si afferma in modo assai poco documentato che le recenti misure di Governo si iscrivono in un generale fallimento degli obiettivi di politica economica e si presentano del tutto inefficaci ai fini del risanamento della finanza pubblica . si potrebbe rispondere sbrigativamente, citando i risultati conseguiti dall' economia nel 1988: il prodotto nazionale e l' occupazione sono cresciuti come non si registrava dal 1980; gli investimenti, non solo di razionalizzazione, ma anche di allargamento della base produttiva , si sono intensificati; vi è stato un inserimento sempre maggiore dell' Italia nel commercio internazionale, in dura competizione con gli altri paesi più industrializzati. ma questa non sarebbe considerata una risposta adeguata, perché quando l' economia reale va bene i meriti sono attribuiti solo al quadro internazionale e alla vitalità degli operatori, mentre quando l' economia va male il demerito ricade solo sul Governo; e forse questo è giusto. e allora è giusto che il Governo non rivendichi i meriti, ma si faccia carico delle preoccupazioni che si affacciano per l' economia nazionale e delle preoccupazioni che restano per la finanza pubblica . cominciamo da questo per osservare che l' azione governativa ha conseguito risultati anche nel campo della finanza pubblica ; certo inferiori a quelli che avremmo voluto, ma tuttavia consistenti. essi sono tali da permettere di ribadire che gli obiettivi prioritari del piano di risanamento della finanza pubblica sono stati conseguiti nel 1988, sono ottenibili nel 1989 e soprattutto sono raggiungibili nel 1992, con la stabilizzazione del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo al livello definito dal programma approvato il maggio scorso dal Parlamento. basterà rilevare che il rapporto tra debito pubblico e Pil è risultato nel 1988 inferiore a quello programmato, come ha rilevato l' onorevole Forlani, che in base alle attuali previsioni tale rapporto sarà inferiore a quello programmato anche nel 1989 e che soprattutto il fabbisogno primario si collocherà in linea con quanto fissato dal documento di programmazione. tutto ciò è stato ottenuto nel contesto di un processo di redistribuzione del carico fiscale che non ha precedenti storici per la dimensione quantitativa. si è attuato il passaggio da imposte dirette ad imposte indirette per un ammontare rilevantissimo. gli impegni presi dal Governo con il ridisegno delle aliquote Irpef comportano sgravi fiscali nel triennio 1989-91 per circa 23 mila miliardi, cui si aggiungeranno restituzioni di gettito tributario, a causa dell' eliminazione del fiscal drag , per oltre 7 mila miliardi. certo, molte misure prese per il 1989 sono di natura contingente e riaprono i problemi per gli anni successivi. indubbiamente, l' accentuazione della manovra sulle imposte dirette ha contribuito a far salire un gradino alla dinamica inflazionistica, ma un processo di tale portata di riequilibrio e di perseguimento dell' equità fiscale non poteva non avere qualche riflesso anche di segno negativo. il documento di programma si proponeva di azzerare in un arco pluriennale il disavanzo corrente, ponendo come obiettivo più ravvicinato l' annullamento per il 1992 del fabbisogno primario. bisogna partire dal fatto che, sotto il profilo della concreta realtà, dall' aprile del 1988 la finanza pubblica continuava ad evolversi in modo negativo. le previsioni del fabbisogno del Tesoro si collocavano già allora intorno ai 122 mila miliardi al netto delle scadenze di fine anno , e cioè i debiti pregressi da regolare e il maggiore onere del servizio del debito pubblico generato dai più alti tassi d'interesse e dall' accorciamento della durata del debito pubblico . a fine maggio del 1988, dichiarandone esplicitamente l' inevitabile carattere congiunturale, fu realizzata una manovra che appariva necessaria premessa all' attuazione del piano di rientro approvato dal Parlamento ed insieme condizione per scongiurare una stretta monetaria. successivamente, con le misure decise nell' estate scorsa, con i provvedimenti di fine anno e quelli di gennaio 1989 il Governo ha messo a fuoco ed ha cominciato a realizzare una vasta manovra tributaria. sapevamo e sappiamo che la politica di risanamento della finanza pubblica , come posto in evidenza dal piano di rientro, richiedeva un forte impegno bilanciato sia sul piano delle entrate che su quello delle spese. questa proposizione è e resta centrale. i tempi di attuazione delle decisioni sui due versanti indicati non potevano, ovviamente, essere simultanei, come non poteva essere assicurato il parallelismo sul piano della gestione di cassa. la manovra sull' entrata, anche se non allo stesso grado per tutti i tipi di provvedimenti tributari, produce effetti rapidi sul fabbisogno del Tesoro; il processo di contenimento della spesa è invece necessariamente più lento, essendo associato alla modifica delle procedure e dei meccanismi di erogazione, nonché alla responsabilizzazione dei centri decisionali. tuttavia anche la manovra sul versante delle entrate ha incontrato ed incontra serie difficoltà. la determinazione delle basi imponibili dei principali tributi non trovava piena corrispondenza nella realtà economica. si era creata, infatti, una certa dissociazione tra strutture del sistema produttivo , distribuzione del reddito, modalità del consumo e del risparmio e individuazione giuridica del corrispondente fenomeno. la macchina fiscale è risultata inceppata da inadeguatezze strutturali e da sovraccarichi di lavoro che incidono sull' attività di accertamento e sulle possibilità di prelievo, con conseguenze anche sul contenzioso. di questo si è dovuto tener conto sia nella formulazione delle misure, sia nell' impegno di ristrutturazione e di adeguamento dell' amministrazione finanziaria . nei provvedimenti assunti si è perciò cercato di operare sull' ordinamento, in modo da ridurre le fratture tra realtà economica e giuridica, e insieme sulla macchina amministrativa, per migliorarne le strutture, finalizzandola meglio e limitando i compiti specifici su cui concretare gli sforzi. ci siamo posti due traguardi ambiziosi: quello di recuperare una maggiore stabilità finanziaria, contenendo l' evoluzione del deficit pubblico e restituendo insieme maggiori gradi di libertà alla politica monetaria ; e quello di impostare una vera e propria riforma strutturale del carico fiscale, resa urgente sia da problemi interni che da vincoli internazionali. l' ampiezza del disavanzo statale costringeva ad elevare la pressione tributaria, che per altro, bisogna dirlo, è la più bassa tra i grandi paesi industrializzati dell' Europa. ma c' era anche una sacrosanta esigenza di equità distributiva, che suggeriva di ripartire meglio il carico. ciò imponeva un riequilibrio nel nostro sistema sia con l' aumento dell' imposizione indiretta, che colpisce i consumi ma salvaguarda il risparmio, sia con il recupero dell' evasione e dell' elusione fiscale e con un allargamento della base imponibile , sia infine con una radicale modifica delle aliquote Irpef. quest' ultima corrispondeva, d' altra parte, all' esigenza di non scoraggiare la produzione di reddito con una imposizione eccessivamente progressiva, che è ripudiata dai più moderni orientamenti della politica economica . nei provvedimenti adottati dal Governo sulle imposte dirette c' è stato, dunque, un rilevante obiettivo di giustizia distributiva , ma anche di razionalizzazione del sistema in funzione di obiettivi di crescita. il nostro parametro di riferimento, fin dall' inizio, è stato quello che possiamo cominciare già a chiamare l' ordinamento tributario europeo. in questa ottica vanno considerati anche gli altri provvedimenti assunti dal Governo che riguardano l' imposizione indiretta. essi infatti, pur nella loro gradualità per non creare eccessivi riflessi sui prezzi, sono stati indirizzati verso l' armonizzazione comunitaria. abbiamo anche, attraverso la manovra del drenaggio fiscale, restituito trasparenza al funzionamento del sistema tributario e restituito verità al rapporto tra contribuente e fisco. devo difendere dunque con piena consapevolezza l' azione in materia tributaria di questo Governo. dopo anni abbiamo affrontato correttamente, con il contributo costruttivo del Parlamento — opposizione inclusa — il problema della tassazione dei redditi delle imprese minori e da lavoro autonomo . posso essere incerto se abbiamo fatto tutto quanto era possibile, ma sono certo che si tratta di una manovra che va nella giusta direzione, che apre la strada ad ulteriori miglioramenti, che accoglie indicazioni provenienti da vastissimi settori di opinione pubblica ed opinione scientifica. il principio della tassazione del reddito effettivo può essere considerato un valore nel funzionamento delle istituzioni, ma per acquistare efficacia deve essere temperato con riferimento a ciò che è fattibile e che produce risultati concreti. con i provvedimenti antielusione abbiamo anche affrontato temi di fondo del nostro sistema tributario , attardato su una società centrata sulla produzione dei beni materiali, una società che è in parte superata dalla evoluzione dei settori della finanza, dei servizi, dei macroscopici fenomeni di decentramento produttivo. ripeto: l' azione in materia tributaria condotta da questo Governo in poco più di dieci mesi di lavoro — i primi nostri provvedimenti tributari sono del luglio dello scorso anno — non ha precedenti né per l' intensità dei cambiamenti prodotti, né per la rapidità con la quale il Parlamento ha risposto alle sollecitazioni del Governo. per quanto riguarda il versante della spesa, non è ancora pienamente realizzata l' azione in materia di contenimento della spesa, che pure abbiamo iniziato con una decisa riduzione delle autorizzazioni di competenza sul bilancio dello Stato per il 1989. l' azione sul fronte della spesa si presenta strutturalmente più difficile di quella sulle entrate. nella struttura attuale della spesa pubblica sono incorporate decisioni antiche, dirette al soddisfacimento di interessi generali della collettività, ma anche la tutela di interessi specifici, spesso originati da situazioni contingenti di disagio economico e sociale , che però finiscono per permanere nel tempo ben oltre il permanere delle situazioni di disagio. nella spesa — com' è ben noto alla Camera — sono incorporati interessi che mostrano la loro reazione e la loro forza tutte le volte che vengono presentati tentativi o proposte diretti ad eliminare o a ridurre le situazioni di privilegio. a riguardo della spesa pubblica , la collettività e il sistema politico devono perciò sentire, ogni giorno, il dovere di rivedere il complesso degli interventi in essere e di sottoporli ad un nuovo giudizio di valutazione collettiva per verificare se essi rispondano ancora ai bisogni della società. leggere ed interpretare l' evoluzione dei bisogni della collettività è compito precipuo della classe politica e del Governo che ne è espressione, ma anche di chi si appresta ad essere governo alternativo. a questa responsabilità non vogliamo sottrarci e con l' impostazione dell' azione di governo per il triennio 1990-92 intendiamo anche affrontare in modo esplicito questo problema. la riforma del complesso dell' intervento pubblico è uno degli obiettivi prioritari di questo Governo; ad essa ci siamo già dedicati con gradualità, e con gradualità vogliamo continuare. i critici del Governo spesso ci accusano che la politica in tema di spesa pubblica si svolge in modo frammentario. francamente questa a me sembra una lettura superficiale e che si spiega solo se si guarda ai singoli episodi, e non al complesso dell' azione intrapresa. il Governo ha invece perseguito con tutte le sue scelte ed intende perseguire una precisa linea di modifiche strutturali che incidano sui meccanismi della spesa per metterla sotto controllo. l' autonomia impositiva degli enti locali , la riforma delle Usl e degli ospedali, l' impegno per l' autonomia universitaria (cui presto daremo attuazione) costituiscono altrettanti momenti di un disegno unitario. esso porta al decentramento delle responsabilità decisionali ed alla maggiore autonomia e responsabilizzazione dei centri di spesa, nonché alla introduzione di nuove regole per affermare la responsabilizzazione di tutti gli operatori politici ed amministrativi che svolgono un qualche ruolo nella gestione della spesa pubblica . e qui, oggi, il punto più delicato di incontro tra preoccupazione sulla finanza pubblica e previsioni sull' andamento dell' economia nazionale. dare un segnale chiaro di contenimento del deficit pubblico è infatti condizione per contrastare le aspettative inflazionistiche ed arrestare quella ripresa dell' inflazione che è ridiventata oggi il maggior terreno di impegno dell' azione di governo . ma per combattere la ripresa dell' inflazione è necessario anche attaccare le spirali messe in moto dai meccanismi in vigore . nel confronto con i sindacati abbiamo ottenuto, a mio avviso, un risultato importante, che è quello della sterilizzazione degli effetti sulla scala mobile determinati dall' aumento dell' IVA. si tratta di una misura emblematica che frena le spinte inflattive dal lato dei costi e smorza quelle tensioni che alimentano la dinamica inflazionistica dal lato della domanda. essa ha segnato la ripresa, dopo alcuni anni, di una convergenza nella lotta all' inflazione tra sindacati e Governo. le autorità pubbliche hanno agito con tempestività contro gli squilibri riaffioranti nell' economia, anche con il rialzo del tasso di sconto e con un successivo provvedimento che impone il versamento anticipato di parte dell' acconto sull' Irpef: entrambe le misure sono mirate a stabilizzare l' inflazione nel corso dei prossimi mesi, frenando la pressione della domanda interna . per evitare accelerazioni nell' indice del costo della vita , il Governo ha poi deciso di non aumentare il prezzo della benzina, facendosi carico degli oneri derivanti dalle recenti spinte dei prezzi del petrolio. si ritiene pertanto che l' inflazione, nonostante qualche possibile nuova ascesa di tipo inerziale, sia sotto controllo per effetto dei provvedimenti già presi e per effetto della convergenza internazionale su azioni coordinate antinflazionistiche. il Governo considera probabile un' inversione dell' attuale tendenza dei prezzi nel secondo semestre del 1989 e ribadisce comunque la sua volontà di contrastare l' inflazione perseguendo una coerente politica di bilancio. è implicita in tale strategia l' osservanza di una rigorosa politica dei redditi , anche in relazione ai contratti del pubblico impiego . in una linea di contenimento del deficit pubblico, che consente di realizzare la riduzione dell' inflazione e di migliorare la bilancia commerciale , occorre perciò procedere ulteriormente sui meccanismi legislativi che espandono la spesa pubblica . ci deve assistere la consapevolezza che il quadro internazionale si presenta quest' anno meno favorevole; ciò impone una vigile attenzione sulla bilancia dei pagamenti affinché la spinta della domanda interna non crei squilibri nei conti con l' estero. le difficoltà da affrontare porranno non poche sfide alla prosecuzione di uno sviluppo stabile e rapido. dobbiamo perciò contrastare senza indugi le spinte inflazionistiche ed impedire decisamente ogni tendenza negativa della finanza pubblica . a queste condizioni, ripeto, la prospettiva per l' economia è ancora positiva. abbiamo chiuso il 1988 con una notevole crescita, e se ci saranno stabilità politica e concordia sociale potremo crescere ancora a ritmi elevati nel 1989 e nei prossimi anni. signor presidente , onorevoli colleghi , la questione dell' ordine pubblico sulla quale, in termini così ingenerosi, l' opposizione chiama in causa il Governo non dovrebbe essere invece ragione di divisione politica tra le forze della democrazia. non è più la questione di Governo « forte » » o meno « forte » e di generica efficienza nella repressione delle attività criminose. la questione è quella, più generale, di una risposta istituzionale complessiva dello Stato al tentativo di sostituzione di potere che in molte zone del paese è compiuto da possenti organizzazioni delinquenziali. al centro di tutto vi è il contrabbando e lo spaccio di droga: l' attività più lucrosa, con « santuari » e appoggi internazionali, con organizzazioni e capitali di grande consistenza. subito dopo, come fattori di immediata aggregazione criminosa, vi sono le grandi commesse e gli stanziamenti pubblici. si tratta di fenomeni percepibili in tutto il paese, come sono percepibili in tutti i grandi paesi industriali. ma la loro concentrazione è massima nelle zone dove l' ossatura economica e sociale è debole, dove la disoccupazione è più alta, dove vi è una tradizione malavitosa che si perpetua, per generazioni, in intere famiglie. Sicilia, Campania, Calabria sono, purtroppo, regioni a intollerabile rischio. il rapporto del gruppo di lavoro della commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia è una denuncia gravissima, che coincide perfettamente con quella delle forze dell'ordine . ma il pericolo non riguarda solo queste tre regioni. i capitali del crimine vanno e vengono lungo i facili cammini di una struttura finanziaria fatta appunto per agevolare gli scambi leciti e proteggere il risparmio. la possibilità di penetrazione amministrativa e politica sussiste, dunque, praticamente dappertutto, con possibilità di corruttela altissime. come avvenne per gli anni del terrorismo, si pone per il nostro ordinamento la necessità di adeguamenti straordinari, connessi alla straordinarietà del pericolo, sempre però nel rispetto delle garanzie costituzionali della difesa e della separazione tra i poteri dello Stato. non è solo questione, dunque, di controllo territoriale. c' è anche questo problema, naturalmente. e infatti si moltiplicano i posti di polizia nelle zone dove più gravi sono le manifestazioni criminose. è avviato, al ministero dell'Interno , un modello generale di pianificazione ordinaria dei servizi di controllo del territorio, con particolare riguardo alle aree metropolitane e alle regioni « calde » . ma il nucleo strategico dell' azione anticriminale è pur sempre in quel pacchetto di provvedimenti che questo Governo ha varato, finalizzato agli obiettivi della lotta contro la delinquenza mafiosa e alla droga. i grandi poteri e le estese risorse assegnati all' Alto commissario per il coordinamento della lotta antimafia costituiscono un fatto istituzionale, con pochissimi termini di raffronto nell' esperienza degli ordinamenti democratici. sono certo che, superata la necessaria fase organizzativa, con la costituzione di un gruppo di intelligence, collegato ai servizi, l' opera dell' Alto commissario consentirà svolte decisive. già, per altro, dall' alto commissario è venuta una pressante sollecitazione per una più adeguata tutela di coloro che collaborano con la giustizia. di fronte a clamorose incertezze giurisprudenziali, è necessario che il Parlamento prenda posizione su questa grave questione. a giudizio del Governo, è certo necessario verificare l' efficacia probatoria delle dichiarazioni rese. ma, d' altro lato, è indispensabile garantire ai testimoni e ai loro familiari tutta una serie di misure di protezione, nella realistica considerazione che solo attraverso questi collaboratori della giustizia è possibile fare breccia e disarticolare intere organizzazioni mafiose. altro problema che è urgente risolvere è quello di modificare la normativa sugli appalti pubblici al fine di evitare pericolose infiltrazioni, attraverso la pratica del subappalto surrettizio di imprese legate alle organizzazioni criminali. la questione è all' attenzione dei ministri dell' Interno, di grazia e Giustizia e dei lavori pubblici . il programma di azione anticrimine viene poi a integrarsi e a perfezionarsi con il disegno di legge di revisione della normativa antimafia, attualmente all' esame presso la Commissione giustizia della Camera dei Deputati . il progetto governativo si propone di adeguare la prevenzione nel settore della cumulazione di patrimoni di illecita provenienza e di colpire anche collegamenti della criminalità organizzata con la droga, nella fase del reimpiego del denaro proveniente dal traffico di stupefacenti e dai sequestri di persona . in questa ottica si inquadra l' ulteriore misura del sequestro cautelativo, che può essere adottato anche prima del normale procedimento di prevenzione. questo sequestro anticipato può essere, infatti, richiesto nei confronti di indiziati di appartenenza ad associazioni mafiose o dedite al traffico di droga. completa e qualifica il pacchetto di norme anticrimine il fondamentale disegno di legge sulle tossicodipendenze, attualmente in sede di esame da parte delle Commissioni giustizia e sanità del Senato. in una concezione di valore che considera illecito l' uso di droghe, i tratti distintivi della normativa riguardano il rafforzamento e la proiezione all' estero del Servizio centrale antidroga; la possibilità di intervento anche in acque non territoriali delle navi italiane in servizio di polizia; la disciplina dell' « acquisto simulato di droga » ; i controlli di polizia sui carichi sospetti anche oltre la linea di frontiera; l' estensione del delitto di riciclaggio ai proventi del traffico di stupefacenti; l' espulsione, previo nulla osta dell' autorità giudiziaria , degli stranieri imputati di delitti in materia di stupefacenti; e l' aggravamento delle pene. i principi contenuti nel disegno di legge in materia di droga sono in aderenza con quanto concordato a Vienna, nel dicembre dello scorso anno , con la convenzione contro il traffico di stupefacenti. siamo consapevoli che il settore delle società finanziarie, fiduciarie e bancarie costituisce uno dei momenti nevralgici del passaggio delle ricchezze illecite. in tale prospettiva bisogna insistere per una regolamentazione comunitaria sulla trasparenza dei movimenti finanziari. è urgente quindi riconsiderare anche la legislazione nazionale relativa al settore bancario e parabancario alla luce degli obiettivi di lotta al riciclaggio del denaro sporco . l' importanza della collaborazione fra gli Stati è stata di recente ribadita negli incontri bilaterali di Washington fra la delegazione italiana e quella statunitense. in quella sede è stata aggiornata, grazie a diversi e validissimi apporti, la strategia contro le grandi correnti di traffico degli stupefacenti e il riciclaggio di denaro. è qui, in queste azioni, tutte avanzate, tutte già note al Parlamento, il filo della strategia del Governo contro la criminalità organizzata . si può fare di più, si può fare di meglio? il Governo, in questo campo più forse che in ogni altro, è attentissimo ai suggerimenti di tutti. è convinto, in ogni caso, di aver delineato un' organizzazione di tipo nuovo che dovrà dare i suoi frutti se completata con l' approvazione parlamentare degli altri progetti legislativi. per parte mia, devo aggiungere che su questo terreno si affaccia anche una delicata questione di tipo costituzionale, ancor più delicata in quanto il programma di Governo deliberatamente non ne fa cenno: è la questione della formazione del Governo delle città. le autorità preposte all' ordine pubblico segnalano infatti che uomini della malavita cominciano ad infiltrarsi nei consigli di piccoli e medi comuni. dare più forza ed autonomia al Governo delle città, sottraendolo, con adeguate riforme, alle degenerazioni del voto di preferenza ed agli attuali, esasperanti ostruzionismi, sarebbe perciò, se tali segnalazioni sono esatte, anche un modo per togliere spazio alla delinquenza organizzata. signor presidente , onorevoli colleghi , la mozione di sfiducia si chiude riproponendo i temi emersi nella polemica sul decreto legge in materia sanitaria. mi sia consentito affermare che in questa materia c' è stata un' autentica distorsione della verità delle cose. in primo luogo si è dimenticato, o si è voluto dimenticare, che la parte essenziale del decreto legge governativo era ed è volta a rompere l' involuzione clientelare e partitica delle Usl e degli ospedali. con le proposte di aziendalizzazione, cerchiamo infatti di incidere, nei punti di maggiore resistenza, sulla spessa coltre parassitaria che è andata addossandosi al servizio sanitario nazionale. cerchiamo di ridare la sanità ai cittadini sottraendola ai sospetti connessi ad una dirigenza spesso qualificata dalla sola appartenenza professionale ai partiti. in secondo luogo, in materia di ticket si è dimenticata o voluta dimenticare l' enorme fascia di esenti, calcolata addirittura in 14 milioni di cittadini, con gli ultimi allargamenti, e mai stata inferiore ai 10 milioni. ciò basta ad indicare quel che di giusto ed essenziale per lo stato sociale rappresenta il ticket. esso è il contributo, parzialissimo, al costo del servizio, addossato al cittadino utente come misura di deterrenza allo spreco. ed è quindi un contributo alla destinazione, qualitativamente e quantitativamente migliore, del servizio sanitario nei confronti di chi ha davvero bisogno. lo stato sociale di diritto si difende evitando gli sprechi; di medicinali mai utilizzati, di esami diagnostici mai ritirati, di posti letto occupati per ragioni improprie, di cure termali finalizzate all' assenteismo burocratico. lo stato sociale si difende responsabilizzando gestori ed utenti delle risorse pubbliche e non puntando al gratuito ad ogni costo, solo perché vi è una tradizione populista da difendere; una tradizione che può aiutare a far riuscire qualche comizio, ma che condanna alla retroguardia qualsiasi politica che ad essa ancora si ispiri. spiace certo che i sindacati, che pur conoscevano i termini reali della questione, abbiano avallato una tale deformazione della verità con il ricorso allo strumento dello sciopero generale : uno strumento che dovrebbero aver ben caro e non sprecare per futili motivi, neppure giustificati da quella vivace concorrenza per le vicine elezioni che anima invece, comprensibilmente, l' opposizione. ma il Governo può solo avvertire dell' errore che si sta per commettere con uno sciopero ingiustificato. poi, grazie al cielo , ciascuno in questo Stato è libero di sbagliare come e quando vuole. i sindacati saranno sempre considerati da questo Governo come punti di riferimento da non perdere mai di vista, neppure quando le loro decisioni, siano, come questa volta, palesemente fuori misura. signor presidente , onorevoli colleghi , il Governo si appresta, se conserverà la fiducia della Camera (e ringrazio per questo loro annuncio, al termine di autorevoli interventi, gli onorevoli De Carolis , Caria Battistuzzi, Artioli, Zaniboni e l' amico Forlani), ad affrontare grandi appuntamenti nazionali ed internazionali. nel prossimo Consiglio dei ministri , puntuali alla scadenza, esamineremo il documento programmatico che, secondo la nuova legge, dà inizio al procedimento per la finanziaria 1990. ci attendiamo che nuove norme regolamentari vengano in Parlamento a « chiudere » il sistema delle nuove procedure finanziarie fissate dalla legge numero 362 (su questo c' è davvero un ritardo!). il 27 maggio sarà ospite per la prima volta in Italia il nuovo presidente americano Bush ed il 29 e 30 saremo al vertice NATO di Bruxelles. ci attendiamo decisioni equilibrate, che tengano conto del grande sforzo di rinnovamento anche internazionale di Gorbaciov, senza pregiudicare gli interessi della difesa dell' Europa. il 27 ed il 28 giugno, dopo le elezioni europee , saremo a Madrid per quel vertice europeo che dovrà definire i termini dell' accordo sull' unione monetaria . ci aspettiamo una grande convergenza dell' Europa continentale sul processo che si è delineato con un così forte contributo italiano ed una più lungimirante visione della Gran Bretagna . il 14 luglio prossimo Parigi inviterà l' Italia ed il resto del mondo per celebrare il bicentenario della grande rivoluzione. seguirà il vertice dei sette paesi più industrializzati. contiamo di presentare l' economia italiana in condizioni di tranquillità e di contribuire positivamente all' esame dei grandi problemi del commercio internazionale, dell' ambiente, del debito con i paesi in via di sviluppo . respingendo la mozione di sfiducia , la Camera consentirà dunque al Governo di continuare a lavorare seriamente secondo questo programma.