Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
X Legislatura - Assemblea n. 28 - seduta del 08-10-1987
1987 - Governo VII Andreotti - Legislatura n. 10 - Seduta n. 618
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signora presidente colleghe e colleghi, signor presidente del Consiglio , signor ministro degli Esteri , credo che sin dall' inizio di questa particolare vicenda, ed anche prima (non escluso alcun momento al quale essa può essere ricondotta), le posizioni del gruppo federalista europeo e del partito radicale siano state puntuali, costanti, ferme, attente e presenti. la direzione di tale presenza mi pare sia stata assolutamente chiara. dinanzi al problema dell' opportunità di questo atto la nostra risposta, fin da quando il problema è stato posto, è stata quella di sconsigliare nettamente la scelta di opportunità che il governo italiano ha fatto. poi, ad un certo punto, è accaduto qualcosa; così come adesso il capogruppo socialista sta distraendo il Governo (e non se ne accorgono...), il segretario del partito socialista , ad un certo momento, ha creduto necessario intervenire alle spalle del Governo o del Parlamento, dicendo che bisognava andare. così come adesso, di nuovo, la posizione socialista di partito distrae il Governo, il ministro degli Esteri e il presidente del Consiglio (e non se ne accorgono: credono di stare in sede di partito e non in questo ramo del Parlamento, dal collega De Michelis , al collega Andreotti, al collega Goria), lo stesso è accaduto in un momento nel quale avevamo bisogno della massima concentrazione. su un problema di opportunità, non su un problema finalistico, su un problema immenso, su quello, ripeto, di opportunità, il dibattito è uscito dalla sede propria che è il Governo o il Parlamento, per divenire (come è accaduto per il Concordato, ne parleremo domani) un dato strumentale all' affermazione di un' immagine, non di un' identità, nella fattispecie — dobbiamo pur riconoscerlo — quella dei nostri compagni socialisti, i quali sembrano sentire sempre di più, in certi momenti, la necessità di ammantarsi di Tricolore, di decisionismo, cosa che del resto mi pare assolutamente legittima. si tratta di vedere, anche, se i pretesti per fare questo siano validi e non si tratti, invece, di consumare anche quel tipo d' ipotesi che si porta innanzi. eravamo contro, come spesso accade a noi, legati sempre più nella volontà, per lo meno nostra, dalla prospettiva di un discorso comune con i compagni socialisti. ci siamo trovati a rappresentare in qualche misura non due posizioni antitetiche, perché la posizione socialista era interna ad astratti riferimenti di tipo ideologico; si difendevano i motivi dell' intervento con argomenti, a mio avviso, veramente inconsistenti sul piano della concreta realtà. noi ci muovevamo, ancora una volta, sul piano della rivendicazione del diritto di giudizio di opportunità politica, giudizio di opportunità che può attraversare i partiti, ritenendo che, in questo caso, è saggio, in termini di Governo, signor presidente del Consiglio (mi spiace non sia presente il ministro della Difesa altrimenti l' avrei detto a lui in particolare), cercare di far corrispondere la necessità con l' opportunità. interventi di questo genere si fanno quando si può sostenere la necessità di quell' atto. mi pare che nessuno, nemmeno i compagni socialisti o il ministro della Difesa possa finalmente parlare in termini di necessità: altrimenti sarebbe una condanna per tutti quegli altri paesi che, pur presenti nel Golfo, pur avendo problemi del genere, non hanno preso analoga decisione... in questo periodo, da federalista europeo, se mi consentite, ma ancor più da militante radicale mi accade di essere sempre meno in quest' Aula del nostro paese e sempre più in giro. devo dire che siamo l' unico paese che sta ancora discutendo accanitamente su questo problema. devo affermare, francamente, che chiedere a un Governo che ha compiuto una scelta del genere — per quel che ci riguarda l' abbiamo detto, l' abbiamo dimostrato, abbiamo cercato di pesare, continuiamo ancora la polemica — il ritiro delle navi, ci pare francamente corrispondere ad un atto più meccanico, più automatico che di buon governo delle responsabilità e delle ragioni che, come opposizione, abbiamo messo da parte. sicché il Governo questa volta non ha nemmeno tentato di fare, signor presidente del Consiglio , come ha fatto durante la crisi con i Verdi e con noi, un passettino più esplicito; lei, infatti, ha parlato genericamente, nella sua replica, di cose valide nei documenti di tutti. noi abbiamo suggerito una posizione diversa; non abbiamo proposto il ritiro perché riteniamo che questo non abbia senso se non instaurando un muro contro muro che su un problema di opportunità non è giusto porre in essere. abbiamo suggerito di compiere uno sforzo per colorare diversamente e convertire la nostra presenza in una direzione che è quella che voi stessi avete fin dall' inizio proclamato (per lo meno, in gran parte, lo ha fatto il ministro degli Esteri , poi, comunque, tutto il Governo): ricorrere, cioè, all' Onu e, forse, alla Comunità Europea , ancorché sappiamo che, l' assenza di politica europea del nostro Governo, e del nostro Parlamento che va avanti ormai da mesi e mesi, non ci consente evidentemente, in realtà, di avere come punto di riferimento la Comunità, che con la Presidenza della Commissione da parte di Delors e con la presidenza danese sta davvero toccando i livelli più bassi di presenza e di candidatura di presenza europea nelle varie situazioni del mondo. a questo punto, quindi, dobbiamo prendere atto che ancora una volta, (sarà la venticinquesima) tra Libano, Siria e Golfo discutiamo in Assemblea al di fuori di un dibattito di contesto sulla politica estera . i motivi con cui avete liquidato la nostra richiesta di disporre finalmente di una unica Commissione esteri-difesa — perché solo così oggi si può affrontare validamente una discussione in materia — sono i motivi squallidi della irresponsabilità e della incapacità di governare le situazioni e le responsabilità. che senso ha, infatti, dibattere oggi in sede di difesa o di esteri? dove comincia l' una e dove finisce l' altra? anche da questo punto di vista , dunque, ancora una volta possiamo affermare che il nostro Governo ma anche il nostro Parlamento, dal 1953, non hanno tenuto un dibattito generale di politica estera , uno solo. stiamo chiedendo da tre anni quali siano le finalità — oggi — di una politica estera . certo, se andassimo sino in fondo nella nostra richiesta di comprendere, di avere un dibattito generale, dopo due anni di preparazione nella Commissione esteri sui principi conduttori di una politica estera , ci accorgeremmo che il soggetto nazionale, non solo quello italiano, è improprio ad una politica estera che abbia un minimo di decenza e di significato ed anche ad una politica della difesa. così tutto quanto scorre, mi sembra, abbastanza tristemente, oggetto degli eventi della storia; la storia stessa esprimendo molto di più la logica delle cose che quella degli uomini. dico ciò, se mi consentite, confermando la convinzione radicale che questo, come abbiamo detto, non sarebbe stato opportuno e nell' augurarci che tutti i colleghi di ogni parte vogliano soccorrere anche le inadeguatezze del Governo; ma non polemicamente, perché la nostra mozione suggerisce che si compiano gli atti politici che il Governo riterrà percorribili verso una maggiore qualificazione nella direzione dell' Onu o comunque delle forze da una parte neutrali e dall' altra della NATO, per cercare di coordinare quella presenza. il caos nel Golfo, il caos delle presenze è di per sé elemento di rischio. il mancato coordinamento di tali presenze è un fattore sbagliato. allora, se una forza di opposizione — vivaddio — quale noi siamo, cerca in questa circostanza di ridimensionare il dissenso che c' era stato (essendo l' immagine del paese ormai legata a quella decisione), dobbiamo cercare non di uscircene, bensì di governare la situazione esistente al meglio. ci auguriamo davvero che la settarietà — magari per antiretorica, per distrazione — non valga e venga votata quella parte della mozione radicale che consegna in un documento del Parlamento quel che, qua e là, il Governo ogni volta afferma, senza che il tutto si traduca mai in una indicazione del Parlamento stesso. ecco, dunque, signora presidente, il documento che voteremo. ribadiamo che il problema di fondo è che, se ci fosse una sciagurata mina a fare danno, questa molto probabilmente sarebbe italiana. questo è il problema di fondo per i governi della Repubblica da dieci anni a questa parte; si è approfittato di questa occasione per portare a termine lo sconcio della truffa della Garibaldi, della tuttoponte... chiarendo tutto questo, dicevo, sicuramente non abbiamo, signora presidente, nessun motivo per passare da una posizione di sfiducia, non preconcetta ma chiara, nei confronti del Governo ad una posizione di fiducia. non ne facciamo un dramma, ma ci auguriamo si voglia votare la mozione radicale e che, signor presidente del Consiglio , con la mitezza che è bandiera, pare, del presidente del gruppo della Dc e sua, con mitezza sostanziale, voglia forse riconoscere le buone ragioni per le quali i radicali ed il gruppo federalista europeo propongono a questa Camera una integrazione alle due posizioni, sia quella della opposizione sia quella del Governo.