Giuliano AMATO - Ministro del tesoro Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 182 - seduta del 03-10-1988
Esposizione economico-finanziaria ed esposizione relativa al bilancio di previsione
1988 - Governo De Mita - Legislatura n. 10 - Seduta n. 182
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , dopo l' ampia ed analitica esposizione del ministro del Bilancio , per la parte concernente le linee essenziali della cosiddetta manovra di bilancio, a me spettano soltanto alcune precisazioni. la manovra di bilancio per l' anno 1989 si muove all' interno di due cornici che sono state precostituite dal Parlamento o quanto meno definite con la sua approvazione. la prima di esse, che è un atto interamente parlamentare, è la riforma della disciplina delle contabilità di Stato, che ha assegnato ai vari ingredienti della manovra contenuti in parte diversi, in parte innovativi rispetto al passato. ne è conseguito un disegno di legge finanziaria molto snello nel suo articolato (se non ricordo male, si tratta soltanto di quattro o cinque articoli) ed una traduzione di tutte le decisioni di stanziamento o di definanziamento in cifre che compaiono nelle tabelle allegate , comprese le due nuove tabelle E ed F, che dovremo sperimentare nella loro gestione parlamentare, in quanto è possibile che, materialmente, regolamentarmente e politicamente, su di esse vengano scaricate alcune delle pressioni che in passato si indirizzavano sull' articolato; e tutto ciò con particolare riguardo alla tabella E, che concerne i nuovi stanziamenti derivanti da leggi vigenti. non vi sono norme modificative di meccanismi di spesa, in quanto queste compaiono nei disegni di legge connessi, che hanno tutti la comune caratteristica di contenere proposte atte a ridurre la spesa, mai ad incrementarla, o a controllare andamenti di spesa. il secondo elemento scaturito dalla decisione presa dal Parlamento riguarda non la forma, ma la sostanza, trattandosi del cosiddetto piano di rientro, cioè del documento programmatico economico-finanziario che il Governo aveva presentato nel giugno scorso e che, dopo una discussione parlamentare ed opportune definizioni di indirizzo in quella sede, è stato approvato dalla Camera e dal Senato con due risoluzioni di contenuto assai vicino. a questi due contesti precostituiti si accompagnavano, al momento della stesura dei disegni di legge finanziaria e di bilancio, due contesti non precostituiti e in parte innovativi rispetto a quelli che erano stati tenuti presenti nel luglio scorso. il primo riguardava la previsione di un tasso di sviluppo per il 1989 superiore di almeno mezzo punto rispetto a quello previsto durante la stesura del documento programmatico preliminare. il secondo riguardava la sopravvenienza di una previsione di fabbisogno tendenziale per il 1989 che, rispetto a quella che era stata tenuta presente nella stesura di quel documento, è superiore per due principali motivi che, per la verità, si sono sgonfiati successivamente. infatti, quando alla fine di luglio arrivammo ad ipotizzare e un fabbisogno di 147 mila miliardi, lo facemmo, fra l' altro, sulla base di una previsione di entrate tendenziali, fornita dal ministero delle Finanze , che era inferiore a quella delle entrate tributarie tendenziali del piano di rientro, nonché per il fatto che era emersa una spesa sanitaria che il quel momento risultava maggiore di quella che il ministero della Sanità nel corso del mese di settembre ha ritenuto di certificare. in ogni caso, il fabbisogno tendenziale con cui abbiamo fatto i conti nel settembre si presentava più alto — e tale è rimasto — di quello tenuto presente dal piano di rientro, anche se in misura inferiore proprio per lo sgonfiamento di alcune previsioni. sulla base di tali elementi di cornice e di partenza, quindi, la manovra di bilancio ha realizzato dati aggregati che nell' insieme possono ritenersi soddisfacenti, nei limiti in cui si può essere soddisfatti di numeri di questa portata. le entrate finali risultano essere, in competenza (leggo l' allegato numero 10 al disegno di legge finanziaria, che contiene il quadro di sintesi delle previsioni per il 1989, e raffronto con quelle assestate per il 1988)... la ringrazio, signor presidente . le entrate finali, dicevo, risultano di quasi 341 mila miliardi, con entrate tributarie dell' ordine di 282 mila miliardi, in competenza, contro 251 mila dell' assestato 1988 e 311 mila di entrate finali. a fronte di queste abbiamo spese complessive per 516.189 miliardi, contro i 515.405 miliardi dell' assestato 1988. già confrontando tali dati si vede lo sforzo compiuto per contenere le spese: c' è una crescita delle entrate di competenza dell' ordine di circa 30 mila miliardi e una crescita delle spese di competenza dell' ordine di 700 miliardi. il che comporta un saldo netto da finanziare che risulta inferiore in valori assoluti (147.391 contro 149 mila miliardi dell' assestato 1988) e, quindi, un risparmio pubblico che, al netto degli interessi, manifesta una crescita (21 contro 12,989). merita qualche maggiore spiegazione e chiarimento l' andamento, rispettivamente, delle spese correnti e delle spese in conto capitale . la lettura delle spese correnti (a dati grezzi, non qualificati) manifesterebbe un andamento piuttosto vigoroso, perché si passa da 377 mila miliardi, che, al netto degli interessi, scendono a 298 mila miliardi (previsioni assestate 1988), a 410 mila miliardi per il 1989. il dato, preso in questi termini, segnala una crescita piuttosto cospicua: nella prima configurazione l' incremento è infatti pari all' 8,9 per cento ; nella seconda è pari al 7,2 per cento (dato che i 410 mila miliardi scendono, al netto degli interessi, a 319 mila miliardi). una prima correzione è di sicuro ammessa; una seconda la rimetto alla valutazione dei colleghi. una prima correzione — dicevo — sicuramente va fatta perché l' assestato 1988 non tiene ancora conto di una esorbitanza di spesa sanitaria manifestatasi in seguito, che deve essere presa in considerazione per rendere omogenea la cifra del 1989, che valuta la spesa sanitaria nella sua interezza, almeno in base alle previsioni attuali. questa, se valutata in 6 mila miliardi (come è scritto), aumenterebbe quella cifra di 298 mila miliardi che va raffrontata con quella di 319 mila miliardi, al netto degli interessi; a quel punto si verificherebbe una crescita intorno al 6 per cento , se non sbaglio. se consideriamo poi come spesa da valutare in qualche misura a parte, perché coperta da ulteriori entrate tributarie, quella da imputare al contratto-scuola, la crescita delle spese correnti al netto degli interessi si aggirerebbe intorno al 4 per cento , non di più. mi rendo conto che questo secondo elemento presenta un grado di opinabilità superiore al primo. infatti io le calcolo in 286 mila miliardi, considerando quelle aggiuntive; ma mi rendo conto che questo è un dato opinabile. l' ho riportato perché mi sembrava giusto farlo; reputo però più indiscutibile il primo del secondo. ad ogni modo, vi è una crescita, sia pure limitata, delle spese correnti . si nota invece (ed è l' effetto del lavoro che è stato fatto contando prevalentemente sui residui di stanziamento, che in passato erano stati tenuti regolarmente nel cassetto come se non esistessero ai fini della spesa dell' anno dopo) che la spesa in conto capitale risulterebbe come nuova competenza. voglio fare a questo riguardo una correzione: non tanto la spesa in conto capitale , quanto la nuova competenza assegnata per la spesa in conto capitale è in valore assoluto inferiore a quella risultante dall' assestato per il 1988: 77 mila miliardi contro 83 mila. ciò non impedisce, però, che quando si passa alle valutazioni di cassa si trovi una previsione di spesa in conto capitale che è esattamente quella del piano di rientro (che la voleva di un punto superiore al Pil nominale). questo è l' effetto del lavoro che con molto garbo e anche con eccessivo apprezzamento nei miei confronti ha già illustrato il ministro Fanfani: il lavoro svolto sulla riduzione anche drastica dell' assegnazione di nuova competenza per il 1989 ogni volta che risultavano e risulteranno disponibili residui di stanziamento in entità adeguata per le varie amministrazioni. ciò rispecchia un indirizzo che il Parlamento unanimemente, direi, ha ripetutamente espresso come indirizzo negli anni passati e che ha anche tradotto in norma nella nuova disciplina di contabilità, chiedendo per una serie di voci in tabella che accanto al nuovo stanziamento il Governo opportunamente e giustamente indichi i residui di stanziamento disponibili. questa, infatti, è una forma di spesa che deriva da precedenti autorizzazioni e che finisce per essere effettuata non in forma occulta (perché si seguono procedure tipizzate), ma in modo non trasparente rispetto a quello che si discute in Parlamento quando ci si occupa di previsioni di stanziamento ed aspettative di spesa. in tal modo, si contribuisce a creare quella assurda divaricazione tra due previsioni di competenza e tre previsioni di cassa con le quali facciamo i conti ogni volta che cerchiamo di orientarci negli andamenti della spesa pubblica . devo aggiungere che questo è stato il motivo principale della riduzione della nuova competenza per il 1989; ma si è anche tenuto conto, come già si era fatto l' anno precedente , dei tempi oggettivi di decisione parlamentare sui nuovi provvedimenti. si è seguito anche quest' anno il principio secondo il quale per nuove iniziative legislative (questo riguarda i fondi globali, non le tabelle di stanziamenti già previsti) non ha gran senso prevedere uno stanziamento uguale per ciascuno dei tre anni, compreso il primo, quando si consideri che una parte del primo anno è sicuramente destinata all' elaborazione legislativa del provvedimento ed una successiva parte all' avvio delle procedure amministrative che poi portano ai processi di erogazione della spesa. senza nulla togliere quindi all' importanza delle iniziative legislative che si ritiene di proporre, pare corretto che lo stanziamento abbia una sua linearità nel secondo e terzo anno, mentre nel primo sia ridotto, in relazione ai mesi di possibile utilizzazione dello stanziamento stesso in sede amministrativa. vi è poi un terzo fattore che incide sulla riduzione della competenza. mi riferisco alla classica operazione di rimodulazione, che tuttavia ha un suo significato. non c' è dubbio che dopo il 1990 viene il 1991 e quindi verrà il 1992; siccome però per certe voci di spesa si ipotizza, a politiche costanti, che lo Stato debba continuare ad intervenire, lo spostamento verso l' esercizio successivo di ciò che non risulta possibile spendere in quello imminente salvaguarda le caratteristiche e l' impegno nell' intervento ma evita di cumulare competenza immediata. questo è un aspetto al quale il Governo attribuisce una grande importanza. non c' è dubbio che la massa spendibile che negli anni scorsi abbiamo messo in circolazione si potrà via via ridurre, fino a renderla governabile, soltanto a condizione che adeguiamo la competenza nuova che immettiamo nel sistema a ciò che già quest' ultimo registra ed è in grado di utilizzare nel corso dei mesi. altrimenti, si avranno postazioni che inizialmente rivestono un valore puramente simbolico e che spesso Governo e Parlamento adottano allo scopo di poter dire ad un segmento della società: « ho destinato a te X miliardi » , pur sapendo perfettamente che tale somma, almeno per quell' esercizio, è del tutto irrealistica; ma poi questo valore che è simbolico all' inizio, diventa reale tre, quattro, cinque anni dopo, trasformandosi in massa spendibile che va a gravare su fabbisogni di posteri o di « semiposteri » in modo del tutto improprio. l' aspetto cui facevo riferimento, quindi, oltre a servire a risparmiare nell' esercizio imminente, ha anche la funzione di regolare in modo più corretto ed appropriato gli andamenti della spesa degli esercizi futuri. un altro dato che si segnala, per chi ha a cuore anche il mercato finanziario , è che il 1989, rispetto alle abitudini patologiche invalse in Italia, sembra un anno tranquillo in termini di debito patrimoniale. chi legga la tabella relativa noterà che la differenza tra il saldo netto ed il ricorso al mercato è di « soli » 30 mila miliardi. dico « soli » perché siamo nel Parlamento italiano; ed altri potrebbe sembrare ben più che poco. tuttavia, rispetto alle scadenze di debito patrimoniale che ci attendono negli esercizi futuri, questi neppure 30 mila miliardi del 1989 sembrano più facilmente gestibili di ciò che verrà dopo sul medesimo terreno. per quanto riguarda il fabbisogno, vi è stata una piccola correzione da parte del Governo. nella relazione previsionale e programmatica questo era stato fissato in 117 mila 250 miliardi; il Governo ha poi ritenuto di prevedere subito in tabella gli stanziamenti per quelle anomale situazioni di disoccupazione che gravano su Palermo e su Napoli. compensandoli in piccola parte, abbiamo ritenuto di aumentare di 100 miliardi il fabbisogno; ricordo che queste due postazioni di competenza superano i 100 miliardi. tutto ciò ci ha portato ad una cifra complessiva di 117 mila 350 miliardi, e questa è la ragione della differenza rispetto alla cifra che era circolata in precedenza. sottolineo la riduzione di 30 mila miliardi rispetto alla valutazione tendenziale di luglio, che tuttavia non dà luogo a maggiori entrate o minori spese in misura corrispondente a tale ammontare, ma comporta per quasi un terzo, come ha già detto il ministro Fanfani, una revisione delle stime che a luglio avevano portato a un tendenziale di 147 mila miliardi. in particolare, dopo aver acquisito i dati di agosto sulle entrate (i tecnici dicono che sono i più significativi per valutare l' andamento dell' esercizio, quindi le proiezioni da farsi per l' esercizio successivo), il ministero delle Finanze ha adeguato nuovamente verso l' alto le previsioni tendenziali di entrata (quindi al netto di nuove misure che aveva fornito per il documento di luglio) e le ha portate più o meno al livello del piano di rientro. la spesa sanitaria è risultata ridimensionata rispetto alle previsioni forniteci all' inizio di luglio di circa 3 mila miliardi, per effetto, a quanto pare, dei risparmi e dei contenimenti dei consumi dovuti al ticket sulla farmaceutica introdotto a fine luglio. questo è un dato di grande interesse perché a metà luglio le previsioni del ministero della Sanità per il 1988 per la spesa farmaceutica erano superiori a 11 mila miliardi, con una proiezioni per il 1989 che oltrepassava i 13 mila miliardi. a settembre la previsione per il 1988 è scesa a poco sopra i 10 mila miliardi e al medesimo livello, con l' ipotesi di prezzi costanti, si è adeguata anche per il 1989. ciò dimostra come forme modeste di contribuzione del cittadino possano non tanto e non soltanto implicare una maggiore spesa a carico del consumatore, quanto, chiaramente, ridurre consumi che a quel punto vengono meglio disciplinati da parte dello stesso cittadino. grazie principalmente a questo sul versante della spesa, e grazie alla revisione delle entrate tendenziali sul versante fiscale, la previsione di fabbisogno già al netto di misure si era avvicinata ai 120 mila miliardi, superandoli di poco. su questi 120 mila miliardi hanno operato le nuove misure di entrata e quelle di minore spesa, tra le quali indiscutibilmente va annoverata la stessa riduzione della competenza, che è stata poi effettuata, rispetto al tendenziale, per circa 27 mila miliardi, come è già stato ricordato. naturalmente la proiezione di cassa della competenza è assai eterogenea e probabilistica, tenendo conto della diversità dei procedimenti di spesa (non soltanto tra quella corrente e quella in conto capitale , ma all' interno della stessa spesa corrente ). posso dire con assoluta franchezza che abbiamo quantificato con molta prudenza l' effetto sulla Cassa della minor competenza, attestandolo mediamente sul 10 per cento , attribuendo cioè a 25 mila miliardi di minor competenza mediamente 2.500 miliardi di minore cassa. si tiene conto quindi della media ponderata. vi sono poi, evidentemente, le misure adottate nei provvedimenti collegati. caratteristica di queste misure rispetto a quelle che possono ritenersi necessarie per ridurre la dinamica della spesa incidendo sui suoi meccanismi è in realtà quella di non includere ancora quelle che possono chiamarsi le riforme « forti » della spesa pubblica , cioè la riforma della sanità e quella delle prestazioni previdenziali. questo è inevitabilmente il prezzo che tutti gli anni dobbiamo pagare per il fatto di lavorare in sessioni di bilancio . è difficile immaginare che si possa chiedere al Parlamento di collocare nell' ambito della sessione di bilancio l' approvazione di talune misure connesse. non sarebbe serio, infatti, considerata la dimensione dei problemi esistenti all' interno della cosiddetta riforma sanitaria e della cosiddetta riforma pensionistica , chiedere al Parlamento di votare entro il 31 dicembre riforme così impegnative. in realtà, nei mesi successivi all' approvazione della legge finanziaria dovremo trovare, tutti insieme, lo spazio parlamentare per occuparci di queste riforme. altrimenti si può soltanto incidere, come si è cercato di fare quest' anno, su quei meccanismi che possono essere modificati con normative più semplici, che si prestano ad un approfondimento parlamentare in tempi brevi, e che per ciò stesso, riguardano alcuni « quartieri semicentrali » della spesa pubblica , ma non il « centro storico » . ciò accade a proposito dei trasporti in concessione e delle linee di navigazione di preminente interesse nazionale ; ho qui con me, inoltre, l' elenco di alcuni contenimenti della spesa sanitaria che riguardano principalmente il prontuario (per il quale il Parlamento aveva già approvato un meccanismo), alcuni ritocchi alle confezioni dei farmaci e alle esenzioni da ticket che, curiosamente, sono sfuggiti all' attenzione di molti. il Governo propone il mantenimento dell' esenzione da ticket per i pensionati, per gli indigenti e per le loro famiglie, ritenendo che i livelli di reddito dei lavoratori attivi siano ormai tali da consentire che questa modesta partecipazione alla spesa sanitaria possa gravare sul bilancio familiare. infatti, i redditi dichiarati dai lavoratori dipendenti (che sono necessariamente quelli, dal momento che non è dato ai lavoratori dipendenti di dichiarare redditi diversi da quelli che percepiscono) sono ormai a livelli nettamente superiori rispetto a quelli di cui invece ancora godono i pensionati. per quanto riguarda le altre categorie, si può presumere che nessuno abbia realmente redditi inferiori a quelli più bassi dichiarati dai lavoratori dipendenti . è questa la logica che ispira un ridimensionamento del ticket a favore di pensionati, indigenti e loro familiari. questa è già una modifica significativa, che si può chiedere al Parlamento di discutere in tre mesi; assai più arduo sarebbe chiedergli di discutere e di approvare, entro gli stessi tre mesi, materie più complesse come la trasformazione delle unità sanitarie locali, la trasformazione della contabilità, la responsabilità sul bilancio delle singole unità operative e così via . abbiamo poi adottato norme transitorie per le regioni a statuto speciale , chiamando anch' esse a concorrere allo sforzo di risanamento per l' anno prossimo . vi sono poi norme che, contando sui residui che hanno le amministrazioni dello Stato e sugli stanziamenti per gli enti locali , dimensionano gli investimenti degli enti locali stessi e prevedono una loro autonomia impositiva, attraverso proposte di tributo che hanno come unica esigenza (che il Governo ritiene ferma ed irrinunciabile) quella di rappresentare un ventaglio; di non fissare cioè un tributo uguale per tutti i comuni, da applicare obbligatoriamente da parte di tutti, ma di stabilire un' offerta di opzioni che i comuni debbono sentirsi in grado di scegliere, di applicare o meno, di applicarne uno o due. la caratteristica di questa proposta di tributo è tale che, restando essa ferma, consente il lavoro parlamentare più aperto e più costruttivo, allo scopo di aggiungere altre ipotesi di tributo, sempre a ventaglio, di sostituirne alcune, tra quelle che il Governo ha proposto, qualora si raggiungano (com' è più che possibile) intese soddisfacenti in questa materia. il disegno di legge vuole affermare il principio della facoltatività e della opzionalità nell' ambito di una pluralità di tributi; non intende certo andare al di là di questo indirizzo, che il Governo ritiene di dover difendere in modo fermo. sulla base di tali premesse, il fabbisogno enunciato è un fabbisogno possibile, ma non vi è dubbio che esso non è certo. ho già avuto modo di affermare che il fabbisogno dell' anno in corso potrà avvicinarsi ai 118 mila miliardi: alcune spese (quella sanitaria, per esempio, preannunciata dal ministro Donat-Cattin a luglio) stanno emergendo adesso, e si assiste ad un effetto singolare della tesoreria unica, sul quale dovremmo riflettere in Commissione bilancio, più che in Assemblea. devo infatti far presente che si stanno verificando al riguardo alcuni effetti (su questo anni fa avevo riflettuto) che taluno segnalò quando si decise di istituire la tesoreria unica. mi riferisco alla tendenza di alcuni centri periferici a procedere ai pagamenti con grande rapidità, o addirittura ad effettuare anticipi di pagamenti, dal momento che — lo dico pudicamente — non vi è più alcun controinteresse a non utilizzare i fondi, da parte di enti che li tengono su conti infruttiferi in una tesoreria unica. l' effetto positivo che quindi la tesoreria unica ha prodotto negli anni. e nei mesi in cui è stata alimentata da conti bancari che si andavano prosciugando si sta ora esaurendo, e viene sostituito da un effetto di accelerazione della spesa degli enti decentrati, rispetto al tempo in cui tra lo spendere e il non spendere... io non l' ho detto, ma lei lo ha interpretato, onorevole Mellini! e una considerazione molto realistica. si tratta di un argomento da approfondire! quando infatti, in occasione delle riunioni sull' andamento del fabbisogno, ho constatato l' esistenza di quella che — non senza lugubre ironia — viene chiamata dagli addetti ai lavori vivacità della spesa, mi è stato fatto notare che poteva essere l' effetto di questa aspettativa che anni fa alcuni avevano segnalato. per tale motivo ora ripropongo, questa tematica, pur ritenendo che la Commissione bilancio sia la sede più adatta per approfondire tale argomento. per tornare al fabbisogno, quello del 1988 sta procedendo, mentre quello relativo al 1989 è in condizione di rispettare gli obiettivi che ora ci prefiggiamo. non dobbiamo per altro dimenticare che la spesa sanitaria e quella previdenziale sono ancora in attesa delle loro radicali riforme; in loro mancanza, gli andamenti di questi settori presenteranno elementi di imprevedibilità. questo devo dirlo per la sanità, ma anche per l' Inps, che nell' ultimo conto ufficialmente trasmesso ai propri organi interni e ai ministri responsabili indicava la cifra di 37.800 miliardi come previsione di disavanzo a carico del Tesoro (si trattava di fine luglio), contro quella di 36 mila miliardi prevista congiuntamente. ho sentito dire che a fine settembre tale cifra potrebbe ammontare a 38.800 miliardi. tutto questo dipende senza dubbio da tante ragioni: si tratta di situazioni ancora intrecciate a causa dell' assenza di una riforma. se vedessimo la situazione in chiave aziendale, l' Inps potrebbe dire a me che ciò è dovuto alla mia cassa integrazione guadagni , ed io, a mia volta, potrei dire all' Inps che è dovuto alle sue gestioni; probabilmente invece l' aumento del disavanzo è dovuto ad entrambi i fattori: la verità è che, in assenza di riforme forti, episodi di questo genere possono continuare a verificarsi. devo aggiungere — e voglio farlo con grande chiarezza — che la previsione tendenziale del maggior costo per interessi per il 1989 era di 10 mila miliardi in più e che il fabbisogno, previsto dal Governo in oltre 117 mila miliardi, contempla questo maggior costo non a10 mila, ma a 6 mila, scontando due circostanze che si verificheranno, o meno, a seconda del verificarsi di determinati eventi. queste due circostanze sono: una efficacia della nostra azione correttiva, che riduca il premio di rischio, e quindi i tassi d'interesse da noi praticati, ed un allungamento delle scadenze, che per ciò stesso trasferisce più in là nel tempo quote di interessi che a scadenze raccorciate ricadano sull' esercizio. pur continuando a nutrire forti preoccupazioni, devo dire con una nota di ottimismo che uno degli effetti dell' apprezzamento — non saprei come spiegarlo diversamente — che in fondo si è registrato nei confronti dell' avvio della manovra del Governo è stato il ritorno, che stiamo appunto sperimentando, del mercato sulle lunghe scadenze. come riferiva prima il ministro Fanfani, sino all' inizio dell' estate vi erano fortissime difficoltà a collocare i titoli del debito pubblico sul medio periodo: tutto era incentrato sui buoni ordinari del tesoro, cioè sul monetario, con una propensione alla scadenza trimestrale veramente parossistica, e con difficoltà addirittura sull' anno, all' interno degli stessi buoni del tesoro. il che aveva contribuito non poco a creare la previsione di un incremento di 10 mila miliardi per il 1989. come i colleghi sanno a fine agosto, seguendo un andamento generale di crescita dei tassi americani ed europei, si è aumentato il tasso di sconto di mezzo punto e correlativamente sono stati aumentati di mezzo punto anche i tassi sui titoli pubblici. poiché il problema del nostro rapporto con il mercato non era un problema di mezzo punto, desta grande interesse il fatto che, a partire da metà settembre, si sia registrato un fortissimo interesse per i titoli biennali e ancor di più per quelli quadriennali. a metà settembre, per la prima volta da quando sono ministro del Tesoro , si è proceduto al riparto per i titoli quadriennali: non mi era mai successo! nell' emissione che è in corso da stamani, il riparto si preannuncia ancora più consistente. ove non si ritenga che un aumento dei tassi di mezzo punto abbia cambiato di colpo le aspettative del mercato, si deve ritenere che ciò sia l' effetto positivo che la serietà dell' impostazione dimostrata dalla manovra del Governo sta ora proiettando sul mercato. ciò significa che, se si lavora seriamente, possibilità di ridurre il costo del finanziamento del debito pubblico sussistono realmente. è in relazione a queste due aspettative (che si possano cioè allungare le scadenze e ridurre gradualmente i tassi) che io ho fatto una previsione in qualche modo ottimistica: non 10 mila miliardi come avevo immaginato a luglio, ma 4 mila in meno di quei 10 mila miliardi. si tratta, naturalmente, sempre di un costo aggiuntivo; sia chiaro che non si riduce la spesa per gli interessi di 4 mila miliardi: si riduce di 4 mila il previsto incremento di spesa per gli interessi, collocandolo sui 6 mila miliardi. anche questa previsione rientra nella cifra più generale dei 117.350 miliardi. quest' ultimo dato, come tutti i numeri, è obiettivo. si tratta di una cifra che dipende in parte da ciò che abbiamo fatto e in larghissima parte da ciò che ancora non abbiamo fatto. è quindi uno sprone proprio a fare ciò che ancora non abbiamo fatto. se riusciremo a realizzare quell' obiettivo (come è possibile), i risultati, in termini di finanza pubblica e di credibilità interna ed internazionale del paese, saranno certo non eccelsi, ma incoraggianti. se avremo realizzato infatti quell' obiettivo alla fine dell'anno , vorrà dire che a quel punto (e mi riferisco a quel momento e non ad oggi, perché oggi si tratta solo di un numero proiettato nel futuro) il rapporto fabbisogno-PIL sarà sceso al 10,2 e il fabbisogno primario al di sotto del 2 per cento . se riuscissimo infatti a mantenere il disavanzo nella cifra di 117.350 mila miliardi, che incorpora 96 mila miliardi di interessi (87 mila del settore statale più i 9 mila della Cassa Depositi e Prestiti , ferrovie ed altre aziende), il fabbisogno primario andrebbe a 21 mila miliardi circa, scendendo al di sotto del 2 per cento del Pil. saranno vicini a quei risultati che possono portare al risultato della stabilizzazione nel 1992.