Massimo D'ALEMA - Ministro della Difesa Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 15 - seduta del 12-09-1987
1987 - Governo I Craxi - Legislatura n. 9 - Seduta n. 118
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

onorevole presidente , onorevoli colleghi , a nome del gruppo comunista riaffermo il nostro « no » : no alla decisione grave e avventurosa di inviare le nostre navi da guerra nel Golfo Persico , no a questo Governo diviso, confusionario e debole. ciò che preoccupa non sono i muscoli di questo Governo ma la sua debolezza, la cui decisione di porre la questione di fiducia aveva anche lo scopo di coartare e controllare la maggioranza di fronte ad un problema così delicato; debolezza nel difendere la politica indipendente e coerente del nostro paese, debolezza nel difendere il coraggio di un impegno di pace rispetto ai ricatti politici interni e alle pressioni internazionali, rispetto ad una indegna campagna volta a condizionare l' opinione pubblica : campagna tanto più grave in quanto viene da una stampa non di rado condizionata e controllata da quegli stessi gruppi del capitalismo italiano che appaiono coinvolti o comunque beneficiati dal traffico delle armi, quel traffico che ha alimentato cinicamente la lunga, tragica, sanguinosa guerra tra Iran e Iraq. assai grave è che la decisione del Governo finisca per premiare ed incoraggiare questa campagna, nella quale torna alla luce tutto il peggio della cultura della borghesia italiana: ipocrisia, cinismo, retorica nazionalista, persino etnocentrismo venato di razzismo. tutto ciò segnava il pericolo di uno scivolamento a destra non solo delle scelte concrete della politica nazionale, ma anche nel senso comune e nell' orientamento culturale. il partito comunista intende lottare contro questo pericolo sul piano politico, sul piano culturale. non è stato inutile il confronto parlamentare chiesto ed ottenuto dal Pci e da altre forze di opposizione, anzitutto perché attraverso il confronto parlamentare si è ottenuto di ristabilire un nesso fra l' iniziativa italiana e l' azione di pace dell' Onu, in un primo momento, in realtà, di fatto negato dal Governo. ora si sentono accenti diversi sull' interpretazione da dare a questo nesso: se cioè si debba intendere la decisione di rinviare a martedì la partenza delle nostre navi come un puro atto di cortesia verso il segretario generale dell' Onu, oppure come una decisione politica che implica, — come ha detto il compagno Minucci, e riprendo qui la sua richiesta — , che si torni in una sede politica e parlamentare a una valutazione dei risultati di quella missione e delle prospettive dell' azione di pace delle Nazioni Unite . noi lo chiederemo, non per un gioco al rinvio, ma perché ci sembra questa la via maestra per recuperare un ruolo utile e corretto del nostro paese, in una situazione così delicata e complessa. non consideriamo concluso qui il confronto parlamentare, né tanto meno, naturalmente, la battaglia politica e nel paese e l' impegno nostro a suscitare una reazione unitaria e combattiva dell' opinione pubblica e delle forze di pace . vorrei rassicurare il compagno Mattioli e altri: altro che blanda opposizione del partito comunista ! la nostra azione intende essere ferma, forte e unitaria, senza che ragioni meschine, calcoli di gruppo alimentino polemiche insensate tra le forze che oggi vogliono, debbono, possono impegnarsi insieme. abbiamo ascoltato le parole dei rappresentanti del Governo e della maggioranza, i molti argomenti, parte dei quali per la verità più contro che non a favore della partenza delle nostre navi. il dibattito conferma che la decisione di inviare le nostre navi nel Golfo Persico non è soltanto grave e pericolosa, ma è insensata, inefficace rispetto ai fini che si propone o che si dichiarano, controproducente rispetto all' obiettivo vero che occorre perseguire, che è quello della pace. in realtà questo dibattito, con le sue contraddizioni e il malessere che ha portato alla luce nella maggioranza, conferma che l' unico pezzo d' Italia galleggiante che si intende difendere con le fregate ed i caccia mine è questo Governo, che galleggia sulle acque limacciose di una maggioranza divisa, che si regge su ricatti e condizionamenti reciproci, in un gioco distruttivo e pericoloso. possiamo misurare quanto grave e dannosa sia la situazione che si è determinata, se è possibile che una decisione di questa portata venga assunta con una così grave lacerazione tra le forze democratiche e con l' apporto determinante, in realtà, anche se mascherato dal voto di fiducia , della destra missina. la ricerca di una solidarietà e di un dialogo, che pure hanno conosciuto momenti anche aspri di dissenso e di scontro tra tutte le forze democratiche sulle grandi scelte della politica estera , ha rappresentato un fatto di forza per il nostro paese, è stato condizione di indipendenza e di prestigio per l' Italia nel mondo. francamente non credo che ci fosse bisogno delle rassicurazioni del compagno Napolitano per sapere che il partito comunista non è oggi responsabile di uno strappo di questa ricerca unitaria; lo strappo viene dalla maggioranza e dalle decisioni del Governo che operano in contraddizione con la politica che il nostro paese ha seguito in questi anni in quella parte del mondo. ma ciò che colpisce è che una decisione di questo rilievo possa essere assunta non solo contro l' opposizione di sinistra, ma contro il mondo cattolico, cioè, in definitiva, contro la maggioranza del popolo italiano , delle sue grandi forze popolari. i segni di travaglio e di incertezza nella Democrazia Cristiana , gli accenti sinceri che si sono sentiti in questo dibattito, non assolvono la Democrazia Cristiana dalle sue responsabilità, anzi manifestano la situazione di contraddizione e di impotenza del maggior partito italiano, che paga al mantenimento di un equilibrio di potere il prezzo alto di uno strappo con il proprio vitale retroterra culturale e ideale. ma se la Democrazia Cristiana appare colpita e perdente, non credo che sia vittorioso il partito socialista , se non forse perché esso ha dato l' impressione di poter esercitare ancora una volta il proprio potere condizionante. ma per quale politica? per quali finalità? nella logica di una politica senza principi, di un potere fine a se stesso . e ciò segna non soltanto uno strappo con una tradizione lontana e nobile del socialismo italiano, della quale per la verità non sembra che il partito socialista si preoccupi molto, ma anche con i segni più recenti di un impegno del partito socialista per una politica di indipendenza e di dignità del paese; e direi anche una contraddizione con la domanda di cambiamento, di riforme che, malgrado le ambiguità della sua politica, il partito socialista ha raccolto nelle elezioni di giugno. per queste ragioni non ci sentiamo isolati né perdenti; anzi, questo dibattito mostra quanto spazio c' è per una battaglia per la pace, per una cultura di pace, per una concezione ed una pratica nuova del rapporto fra nord e sud del mondo, per affermare l' indipendenza e la dignità vera del nostro paese. e a chi, con una certa volgarità e rozzezza, ha voluto vedere nella stretta di mano tra un comunista e un esponente del mondo cattolico il riaffiorare di disegni oscuri e inconfessati vorrei dire che nulla è più chiaro e confessato, nella nostra politica della volontà, dell' intento di ricercare l' unità con il mondo cattolico nell' impegno per la pace. così come, a dispetto dell' asprezza con cui si è voluto scavare un solco, non cesseremo di ricercare l' unità nello stesso senso con le forze socialiste e laiche. se qualcuno, infine, ha potuto pensare che un partito comunista indebolito elettoralmente potesse essere spettatore attonito e impotente di fronte ad una svolta così grave, si è sbagliato: non ci manca l' energia e l' orgoglio di un grande partito che non ha perduto il senso del suo ruolo di forza nazionale unitaria di pace e di progresso. questa opposizione e questa battaglia unitaria peseranno nel Parlamento e nel paese.