Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
X Legislatura - Assemblea n. 128 - seduta del 17-05-1988
Concernente la sfiducia al Governo
1988 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 130
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , signori colleghi, signor ministro, per sgombrare subito il campo da un equivoco, collega e amica Cima, debbo dire che credo che l' interruzione o l' espressione un po' perplessa di Rutelli possa essere semplicemente puntualizzata e chiarita con una nozione che dobbiamo avere e che credo non possa non essere per te e per me in qualche misura significativa: le reclute dell' Olp prestano tuttora giuramento nel momento in cui entrano a far parte dell' organizzazione dell' Olp, secondo una formula che prevede l' impegno a lottare fino alla distruzione dello Stato di Israele . tu dici che questo ce l' hanno mandato gli ambasciatori israeliani? allora, o vuoi dire che io sono un agente israeliano — e questo l' ho sempre affermato, o altrimenti, è una lacuna grave che tu non ne abbia tenuto conto nel tuo intervento: una lacuna che non autorizza la tua meraviglia di fronte alla perplessità di un tuo collega deputato sull' affermazione della ormai quasi scontata ed avvenuta accettazione storica dell' indipendenza di Israele in quell' area; e la tua risposta è temeraria e pericolosa. è vero che ogni volta che incontriamo dei rappresentanti dell' Olp, o comunque arabi, ci si lascia intendere, con maggiore o minore autorevolezza o recisione, che di fatto questo problema è superato; ma è anche vero che vi sono giovani che vivono nelle condizioni che sappiamo, per i motivi che sappiamo e che sapete (anche se non solo per quei motivi), nel clima culturale, nel dato di intolleranza, di non rispetto della vita che è proprio di quell' area (e adesso anche e perfino della Cisgiordania), nel rifiuto dello stato di diritto , dei diritti umani e fondamentali. in Iraq, in Iran, nello Yemen, in Siria, ovunque, questa negazione fondamentale della civiltà giuridica ed umana comincia oggi a far pagare un dazio molto alto anche alla vita dei palestinesi dei territori occupati . ed è vero che la vecchia classe dirigente , che oggi è al governo in Israele, dovrebbe essere giudicata con chiarezza e senza timori da un parlamentare italiano, come se fosse un parlamentare della Knesset. ma ciò non accade, e poi vedremo perché. non è per « scontatezza » che continuo a riproporre, in ogni legislatura, l' istituzione di una Commissione d' inchiesta sull' assassinio di Stato di Giorgiana Masi ; continuerò seriamente a farlo, così come continuerò ad affermare che le responsabilità dell' assassinio di Moro devono essere trovate anche in quest' Aula, tra i ministri e i presidenti del Consiglio di allora. se voglio serbare questo diritto, esercitarlo e farlo divenire sufficientemente autorevole per poter continuare a lavorare alla ricerca di questa verità necessaria, devo dire per primo che di casi del genere di quello di Giorgiana Masi , sicuramente oggi nella Knesset si dovrebbe chiedere conto ogni settimana ed ogni mese! ma ciò non è possibile, e dobbiamo chiederci perché. è evidente che, nel momento in cui pronunciamo grandi discorsi, come facciamo e come faremo tra un istante, nel solco del tesoro della democrazia politica e parlamentare, dimentichiamo l' insipienza bolsa, arrogante e disperata dei ministri degli Interni che, nella situazione data, nei territori amministrati ed occupati, nelle condizioni sociali esistenti che diventano, sempre più gravi, come unica capacità e dimostrazione di prevenzione sul piano dell' ordine pubblico dispongono non già di forze di polizia , allenate cioè al mantenimento dell' ordine pubblico , bensì di giovani soldati dell' esercito, che non possiedono pallottole, né hanno la possibilità di innaffiare i ragazzi che protestano con l' acqua delle autobotti, di fronte a manifestazioni come ne conosciamo, ne possiamo conoscere e ne conosceremo a Palermo o a Catania, negli allucinanti deserti di Catania (ci arriveremo! e speriamo che vi siano le autobotti a Reggio Calabria , a Catania e a Palermo!). ma se qui, o a Parigi o dovunque, dinanzi all' evidenza di conflitti sociali e di momenti difficili che portano, a prescindere dalle situazioni immensamente drammatiche che conosciamo, a sparare contro i ragazzini perché a loro volta i ragazzi dell' esercito hanno paura di essere lapidati e quindi rispondono sparando, il ministro dell'Interno e il Governo si comportassero in quel modo, la risposta sarebbe una sola. il ministro dell'Interno laburista, di fronte a quella situazione ha detto: « va bene , non spareremo più, spaccheremo loro le ossa! » . deputato della Knesset o deputato italiano, in ogni caso io ritengo che la democrazia parlamentare e la democrazia politica impongano il dovere di accantonare i grandi dibattiti storici, per dire che quel ministro va cacciato via per insipienza, per incapacità di rappresentare un Governo invece che un' organizzazione politico-militare come l' Olp. le responsabilità del governo israeliano sono, innanzi tutto, di questo tipo. e a dicembre e a gennaio il massimo contributo al degrado, alla tragedia, come causa immediata, è venuto dall' assoluta incapacità del governo israeliano di fare onore alla causa che tragicamente o drammaticamente ha il dovere di difendere. ho sentito dall' onorevole Napolitano, poc' anzi , la citazione di quanto detto da un ex capo del Mossad. questo ex capo del Mossad affermava, evidentemente in termini tecnici (chiederò al mio compagno Ambrogio Viviani se anche lui è d' accordo), che sarebbe possibile, in una situazione di indipendenze federate, assicurare un clima di tranquillità e di serenità ad uno Stato di Israele che avesse rinunciato a qualsiasi diritto di controllo su aree che oggi sta amministrando ed occupando, portando a poche decine di chilometri dal mare il confine dello Stato di Israele . può darsi che abbia ragione, ma non mi pare che sia questo il problema vero: il problema è un altro. credo che non a caso noi stiamo assistendo imbelli a tutto ciò. malgrado Venezia (che a mio avviso fu un errore), malgrado la venuta in quelle forme di Arafat a Roma (che credo fu un errore per tutti), malgrado quelle iniziative immature e tecnicamente ingiustificate, io credo che tutti dobbiamo constatare che il prodotto delle vostre attenzioni, il « disposto congiunto » , per così dire, delle vostre attenzioni e di quelle europee, delle politiche del Medio Oriente fino ad ora messe in atto, è quello che vediamo: una tragedia sempre più difficilmente controllabile, e che certo non si contribuisce a risolvere con la « misuretta » (adesso tutta pronta: ta-ta-ta-ta-ta...!) che si propone. e non lo dico per quanto riguarda i compagni di democrazia proletaria , perché loro meritano il riconoscimento di un' azione complessa e complessiva, ma non con riferimento a coloro che , ad un certo punto, vengono a raccontare a loro stessi che con il riconoscimento dell' Olp si risolverebbe davvero qualcosa. l' Olp è una organizzazione politico-militare; non è un caso che essa non abbia potuto, voluto o saputo costituire un governo provvisorio sulla linea dell' FLN e di altre organizzazioni analoghe nel Vietnam, in Cambogia ed altrove. perché non può farlo, perché non può indicare com' è composto il suo Governo o quali sono o sarebbero i ministri, in una situazione nella quale la maggioranza assoluta dei ministri giordani è palestinese e cisgiordana e nella quale la diaspora degli intellettuali di origine palestinese che si sono formati in questi 30 anni è diaspora assoluta, costretta alla assoluta integrazione in tutti gli Stati del mondo respinti dalla realtà politico-militare dell' Olp. con questa tragedia, signor ministro degli Esteri , si sono quindi formati migliaia e migliaia, forse già decine di migliaia, di medici, di ingegneri, di intellettuali e di economisti palestinesi. essi non sono coinvolti od interessati in alcun modo dall' azione dell' Olp; e la costituzione di un governo provvisorio palestinese o cisgiordano sarebbe estremamente interessante perché porrebbe subito il problema di quanti siano e di quale sia la qualità dei rappresentanti palestinesi nel Governo di re Hussein e quanti invece lì dentro. questo non è però un problema grosso e grave; non è qui, credo, che possiamo trovare la chiave di soluzione del problema. il segretario del partito socialista , due mesi fa, ha lanciato una proposta che ritengo saggia e seria; come lei signor ministro degli Esteri ha ricordato, le buone idee, se sono davvero tali, esigono, per essere realizzate, che si tenga conto di tutta la varietà sfaccettata della realtà e non possono tradursi immediatamente in soluzione. tuttavia le buone idee sono necessarie: dinanzi alle difficoltà non occorre certo abbandonarle immediatamente, come in parte mi sembra sia stato fatto. i problemi della Palestina, come i problemi del Medio Oriente , non si risolvono con la buona o cattiva politica di Tel Aviv , così come, da 150 anni, il problema dell' Irlanda del nord (nonostante Gladstone e Disraeli, la signora Thatcher e Attlee) non si risolve a Londra; così come i problemi dei Paesi baschi non si risolvono a Madrid; così come i problemi del Kosovo non si risolvono a Belgrado; così come tutti i problemi oggi posti in termini di rispetto dei diritti umani e dei popoli, in Africa, in Estremo Oriente ed in Oriente, non si risolvono quando, come nel discorso di Napolitano, nel discorso del segretario del partito socialista italiano e nel suo discorso, signor ministro degli Esteri , il diritto allo Stato nazionale fa premio sui diritti fondamentali alla libertà, alla democrazia, alla vita, al riconoscimento dei diritti umani della persona. il problema è quello di sapere a partire da che cosa noi intendiamo operare. in Cambogia abbiamo operato a partire dall' indipendenza nazionale ed abbiamo vilmente assistito, tacendo per vergogna, per la nostra responsabilità in quella situazione, ad una indipendenza nazionale che aveva come contenuto, 10 anni fa, il prodotto congiunto di tutto il male nazista e stalinista messo insieme! le indipendenze nazionali in Africa e soprattutto nel Corno d' Africa e nell' Africa australe costituiscono un monumento all' ignominia dell' apartheid, rendendola più forte e storicamente resistente. le indipendenze nazionali africane condannano gli africani a situazioni infinitamente più atroci di vita e di morte di quanto l' ignominia dell' apartheid non garantisca loro! la tabe nazionalista, l' AIDS nazionalista ha distrutto il nostro secolo e sta di nuovo facendolo! Tel Aviv , che insensibilmente dà valore quasi religioso o greco o di tragedia alla indipendenza nazionale di Israele, si è cacciata e si trova in una situazione senza soluzione, in una continuazione tremenda! noi che continuiamo a parlare del Medio Oriente in termini di indipendenza nazionale siamo i complici quotidiani, consapevoli, dolosi e razzisti della messa a morte di migliaia e migliaia di persone, come nemmeno è immaginabile — per fortuna! — possa accadere nella Cisgiordania occupata (e non in quella liberata, perché non ne so nulla), in Siria, nel Libano, nello Yemen, per tacere evidentemente di quei monumenti di sovranità nazionale che sono l' Iran e l' Iraq, carnefici, in nome dell' indipendenza nazionale e dei valori nazionali, di milioni e milioni di persone dei loro popoli; così come d' altronde è avvenuto nel Vietnam ed in Cambogia, dove si è scelto il valore della liberazione nazionale rispetto a quello della conquista dei diritti umani fondamentali, civili, politici da parte della gente. tutti eventi questi che, per chi non ha occhi eurocentrici, hanno colorato questa seconda metà del secolo di barbarie uguali a quelle che ne hanno caratterizzato la prima metà. con la mozione presentata dal gruppo federalista europeo noi cerchiamo di offrirle un contributo, signor ministro degli Esteri , perché la conosciamo attento, in completa buona fede e da decenni assolutamente appassionato, per non dire quasi affascinato, della realtà mediorientale. ma sono più di dieci anni che noi come radicali, come non violenti , abbiamo sottolineato i rischi mostruosi derivanti dal voler ignorare che esiste il diritto alla vita del cittadino arabo e del Medio Oriente , anche quando non si scontra con l' esistenza dello Stato di Israele . che dire poi quando qualcuno, della cui amicizia credo lei si onori, signor ministro degli Esteri , mette a morte, nel corso di una sola notte, tutti gli ufficiali di una accademia di Damasco (800 ufficiali uccisi in una notte) perché c' era il sospetto che 40 o 50 di loro fossero stati affiliati, nell' ambito di una scissione del Bass, a fini di rivolta? non c' è stata televisione, giornale, partito radicale , socialista, comunista, cristiano o cattolico che per tale episodio abbia compiuto una riflessione ed abbia organizzato una mobilitazione! quando noi non sappiamo se quel sogno (che pare così concreto) di una indipendenza nazionale federale tra Cisgiordania liberata e Transgiordania di Hussein resisterebbe al colpo di stato organizzato magari dai destabilizzatori nazionali ed internazionali per avere ad Amman qualcosa di simile a Damasco o altrove, c' è da chiedersi semplicemente quanto tempo passerà prima che Arafat sia costretto ad attraversare la frontiera e chiedere asilo politico (sempre che di là ci sia ancora la democrazia politica) allo Stato di Israele . si ricordi Tripoli del Libano! si ricordino le telefonate notturne, mentre le ore che passavano sembravano quasi irrimediabili per la vita di Arafat condannato a morte (fino a quel punto) dai signori della Siria! noi non possiamo comprendere e farci comprendere se non ripudiamo questo teorema maledetto in base al quale esiste la vita dell' arabo solo se incontra lo Stato di Israele , se incontra cioè la violenza ed il degrado dello Stato di Israele . fino a dicembre, se non fosse stato per la disperata arroganza e vecchiaia dimostrate proprio in sede tecnica della classe dirigente di governo di Tel Aviv , in nessun luogo come in quei territori occupati il diritto alla vita e i diritti civili fondamentali del cittadino arabo erano garantiti. la violazione dei suoi diritti civili faceva scandalo. si poteva conoscerla. ma quel che accade a 20 chilometri di distanza, di volta in volta ai cristiano-libanesi o, in certe zone, ai drusi o ad altri, non esiste per il nostro razzismo; quello per cui a Botha chiediamo conto di certe cose, ma poi alla fine dell'anno leggiamo che in Sudafrica su mille morti ammazzati 700 sono neri e di questi 500 sono stati assassinati per collaborazionismo o perché sono zulù. noi rimproveriamo Botha ma siamo imbelli dinanzi a Pinochet; e saremo imbelli dinanzi all' apartheid fino a quando la caduta di Botha non consentirà all' Africa del sud ed australe di divenire per decenni il nuovo e gigantesco e terrorizzante teatro di guerra (con il massacro di milioni di persone) che i mercanti d' armi ed il complesso militare ed industriale avranno bisogno di riaprire se si chiude quello del Medio Oriente . certo, sto facendo una divagazione. da non violenti , ma anche assumendoci la responsabilità di leggere gli eventi, contrariamente agli amici repubblicani, noi non protestammo contro la prima azione a Tunisi, quando ci si disse che era stata compiuta non contro il governo provvisorio ma contro il quartier generale ospitato in un altro Stato. si immagini, signor ministro degli Esteri , con quale gaiezza e gioia lo facemmo, ma non ci associammo alle proteste ma denunciammo e denunciamo tutt' ora la logica di guerra e la povertà ormai intellettuale, democratica e civile dei governanti — di questi governanti — di Israele. e bene fanno a denunciarla Napolitano e tutti coloro i quali leggono e rileggono la rivolta irresponsabile, nel senso tecnico del termine, di tanti, a parte Abba Eban , del mondo intellettuale e della diaspora o anche di Israele; rivolta irresponsabile in termini tecnici, perché non è quando Marec Alter o Bernard Henry Lévy si cavano di impaccio dicendo « quei territori sono un guaio, liberiamocene! » che evidentemente viene la risposta politica, di Stato, democratica. ecco, allora, la ancorché troppo presto dismessa proposta Craxi. certo, in termini tecnici, non abbiamo l' Unione Europea , abbiamo la comunità economica europea; per cui, in termini tecnici, come si fa? il compagno Craxi era stato avventato, in termini tecnici, a fare quella proposta. ma, fino a prova del contrario, noi cerchiamo di piegare alle volontà, alle realtà ed alle necessità, ai sogni o ai disegni politici anche gli strumenti tecnico-giuridici; e diventa questo il costo della assenza dell' Europa. la proposta di una presenza dell' Europa, ancorché tecnicamente impossibile, è anche tecnicamente necessaria, perché l' assenza dell' Europa è determinante per quel che accade in questa area, così come rischia di divenirlo tra poco in Jugoslavia ed in Polonia. l' assenza dell' Europa, nel momento in cui si cerca di superarla, doveva poter consentire di ottenere che ad Hannover l' Italia ed altri Stati fossero semmai messi in minoranza ma avanzassero una richiesta all' Onu e ad Israele di deliberare un mandato fiduciario nei territori amministrati o occupati. sono invece sorti tutti i realismi, a destra e a sinistra ( « non è ancora possibile » ), mentre probabilmente l' Europa si farà solo il giorno in cui non si risponderà con l' impossibilità tecnico-costituzionale ad una necessità politica palmare e vitale immediata. signor ministro degli Esteri — è un richiamo di ordine generale — noi, come dodici paesi della Cee e come Italia, continuiamo ad esempio a rendere omaggio, nella situazione jugoslava, al mito suicida ed assassino dell' indipendenza nazionale, che sappiamo non essere oggi possibile né per l' Inghilterra né per la Germania né per noi. diciamo: « restate non allineati , restate indipendenti (tanto siete inferiori a noi, questo è il significato implicito), vi assisteremo » ; ma non diciamo che l' indipendenza dello Stato nazionale è menzogna, è fandonia e che il mercato nazionale è un mercato ingestibile anche in termini economici. consentire alla Jugoslavia, per ipocrisia o per tatticismi nord sud , di percorrere un simile cammino ha significato portarla in una situazione di fallimento. questa mattina (spero che avrà letto il dispaccio, signor ministro degli Esteri ), il presidente Mikuliè ha constatato che la costituzione jugoslava consente il pluralismo politico (credo che gli ambasciatori a Belgrado avranno avuto occasione di riferire, sette anni fa, quattro anni fa, cinque mesi fa, che noi radicali siamo andati pubblicamente, come parlamentari europei ed anche come parlamentari italiani, a sostenere questa tesi tra alcune sghignazzate) e che dunque essa è compatibile, per quello che è scritto, con l' adesione ad una unione politica che garantisca sicurezza, grandezza e forza, non a una zona di libero scambio. se tutto ciò è possibile per la Jugoslavia, non vedo perché oggi non sia immaginabile una soluzione di questo genere per Israele, anche se dall' altra parte inventiamo uno Stato-cuscinetto o due Stati confederati, i quali sarebbero esposti per il loro stesso regime a subire colpi, ogni cinque-dieci anni, del tipo di quelli verificatisi a Damasco o in altri posti, sempre per interesse dei destabilizzatori innominati, ma anche per debolezza insita in quel tipo di regime, dove i problemi della democrazia politica, dei diritti civili ed umani fondamentali delle donne e degli uomini vengono ritenuti superflui, per cedere il passo al principio della cosiddetta autodeterminazione. quindi, signor ministro, credo che i fatti finiranno per rendere attuale l' idea che noi da dieci anni testardamente, tenacemente, continuiamo a proporre. ma quando gli uomini e gli Stati seguono la logica delle cose, gli eventi della storia sono sempre tragici e costosi; quando invece riusciamo a dominare ed a organizzare, grazie ad un' idea e al suo rigore, il corso delle cose, allora è possibile che si faccia economia di esperienze tragiche, che sono — pare — le uniche unificanti in certi casi. chiedo scusa, signor presidente , per aver superato di alcuni minuti il tempo a mia disposizione e chiedo scusa a tutti i colleghi se ancora una volta da federalista europeo, da radicale e da « agente israeliano » , sono addolorato per ciò che accade in quel paese; quegli avvenimenti ricordano, peggiorate, le cose che accadevano da noi nel 1976,1977,1978 e che possono accadere di nuovo in questo momento con l' arrivo dei 180 mila miliardi a Napoli e a Reggio Calabria : avremo trecento, quattrocento, cinquecento morti, proprio per motivi politici ma anche per motivi razzistici. ebbene, ci auguriamo che venga presto il momento in cui sarà possibile per noi essere, anche formalmente, quelle donne e quegli uomini di Governo che siamo e siamo sempre stati. con chi? non ci importa. quando? a noi egoisticamente non importa, ma temo che il nostro paese, avendo fatto così accanitamente per dieci anni economia delle capacità di governo e di intelligenza dei radicali, non abbia fatto un buon affare. in noi resta questo dolore e questa convinzione.