Bettino CRAXI - Presidente del Consiglio Maggioranza
X Legislatura - Assemblea n. 117 - seduta del 20-04-1988
Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 1978 e 1979
1988 - Governo I Spadolini - Legislatura n. 8 - Seduta n. 499
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , signor presidente del Consiglio , era certo difficile immaginare che questo dibattito parlamentare si sarebbe aperto in una atmosfera di lutto, di dolore e di tensione. ora vi sono sentimenti che sovrastano altri e riflessioni che debbono avere la precedenza su altre. io rinnovo, a nome dei socialisti italiani, un sentimento di profondo cordoglio per le vittime dell' attentato di Napoli e per la morte del senatore Ruffilli assassinato a Forlì. voglio rendere ancora una volta omaggio alla figura di un uomo colto, gentile e pieno di umanità che io conobbi per la prima volta più di vent' anni or sono quando egli già collaborava con valore alle ricerche dell' Istituto di scienza della Pubblica Amministrazione di Milano (che avevo allora l' onore di presiedere) e che ho incontrato per l' ultima volta poche settimane fa al tavolo di un confronto politico, nel corso del quale egli contribuiva con lucidità a chiarire gli orientamenti della Democrazia Cristiana sulle questioni istituzionali all' ordine del giorno . responsabile solo delle sue idee e del suo pensiero, maturato nel rigore degli studi e dell' appassionata ricerca, cresciuto nella tradizione e nella cultura del cattolicesimo democratico, totalmente indifeso di fronte ai suoi aggressori, Roberto Ruffilli è stato la vittima di un assassinio rituale, di un crimine simbolico, di una barbarie agghiacciante e purtroppo già dolorosamente conosciuta. un delitto che, se non è dovuto alla stessa mano di altri che lo hanno preceduto, è stato molto probabilmente concepito dalla stessa mente; un delitto che non rappresenta l' episodio di una lotta armata che possa pretendere di rovesciare le istituzioni e nemmeno un attacco che possa paralizzare il cuore dello Stato; esso è solo una espressione maniacale, il frutto di un fanatismo patologico, una velleità che ha bisogno di sangue per potersi alimentare. in pochi giorni abbiamo così rivisto insieme il volto sanguinario del terrorismo interno e quello del terrorismo internazionale: il primo rappresenta l' eredità maledetta degli « anni di piombo » , certo delimitata ma forse proprio per questo ancora più difficile da distruggere in modo definitivo; il secondo viene da lontano, è il riflesso di conflitti ancora tragicamente aperti, è il segno di un surriscaldamento dei circuiti internazionali del terrorismo che è in atto e che può fare ancora una volta dell' Europa e anche del nostro paese il teatro di nuove sanguinose imprese. l' estremismo islamico, che gode di alte protezioni a Teheran, campeggia sulla scena con le sue imprese terroristiche e sanguinarie: dalla tragica avventura dell' aereo kuwaitiano all' annunciato assassinio del colonnello Higgins, comandante in capo aggiunto delle forze dell' Onu in Libano. ebbene, onorevoli colleghi , condannare senza remissione, incoraggiare le forze dell'ordine ad intensificare i loro sforzi per rinsaldare le difese e sostenerle con fiducia nella loro azione, rinsaldare i legami di solidarietà e di collaborazione internazionale per la lotta antiterroristica, dare prova di fierezza senza nervosismi e senza retorica, mantenere una forte solidarietà tra di noi attorno a valori e principi che ci accomunano è tutto ciò che abbiamo il dovere di fare. la sola cosa che non dovrebbe essere fatta è quella di spargere paura, di illustrare e propagandare un quadro di terrore che da un lato è lontano dalla verità e dall' altro rappresenta esattamente ciò che desiderano i professionisti della morte e del terrore. contro di loro lo Stato è saldo, la democrazia è forte, il popolo italiano è unito. abbiamo attraversato prove ben più difficili, in condizioni che per un lungo periodo furono negative e sfavorevoli. ci sono oggi mezzi, uomini, capacità ed esperienze che, impiegati con efficacia, possono fronteggiare ogni nuova situazione. il Governo, come ha già ben detto il presidente del Consiglio , sa di dover riportare in primo piano nel suo programma di azione questo compito e questa lotta. nella notte che ha preceduto il barbaro crimine di Forlì, in modo egualmente barbaro, di fronte a sua moglie ed ai suoi figli veniva assassinato a Tunisi il leader palestinese Abu Jihad . se veramente il governo di Israele, come è ormai certo, è responsabile di questa impresa di stampo terroristico, c' è da chiedersi con sgomento dove si voglia andare, dove si voglia spingere un conflitto che, passo dopo passo, può avviarsi verso una fase esplosiva. non si è trattato di una rappresaglia, di una vendetta in nome del Signore, di una normale ritorsione militare, ma di un micidiale, cinico e calcolato attacco politico contro ogni tentativo di annodare tenui fili di dialogo e di approfondire ricerche di sbocchi politici e negoziali. una cosa è certa: la gravità della situazione odierna prepara solo il peggio che potrà accadere domani o dopodomani. la politica della forza non aprirà strade alla pace e non farà mai uscire la situazione dal vicolo cieco in cui si trova. in quella tormentata regione tutti hanno bisogno della pace: ne hanno bisogno i palestinesi, che vogliono la pace e una patria, e ne ha bisogno il popolo di Israele, che vuole la pace nella sicurezza. c' è il verso di una bella canzone, che cantavano i maquisards francesi, che dice: « quand un ami tombe , un ami sort de l' ombre à sa place » (quando un amico cade, un amico esce dall' ombra e prende il suo posto). sarà così anche nell' Olp: un altro palestinese prenderà il posto di chi è caduto e la lotta continuerà. si è fatto solo più profondo il solco dell' odio. ciò che avviene in Cisgiordania, con i ragazzi che affrontano i militari con le pietre e che perdono la vita, con uomini e donne praticamente inermi che alzano barricate, ci richiama alla mente pagine non dimenticate della nostra storia. i popoli oppressi presto o tardi prendono coscienza e si ribellano: è nel loro dovere ed è nel loro diritto. e la disperazione, purtroppo, può aprire la strada al peggiore ed al più fanatico estremismo. occorre subito un grande sforzo internazionale per impedire che si richiudano tutte le possibilità di una prospettiva di pace, uno sforzo che deve provenire da più parti: dalle grandi potenze, dagli Stati arabi e dall' Europa. l' Europa è Europa dai buoni principi e dalla debole volontà. l' Italia di per sé sola non può fare molto; l' Europa potrebbe fare molto, anzi moltissimo. signor presidente del Consiglio , sappiamo tutti che anche la politica estera è un banco di prova essenziale per giudicare la bontà di una politica, il valore e lo spessore di un' azione di governo . e ci sono molti appuntamenti che attendono l' Italia. essi riguardano l' Europa comunitaria ed i suoi progetti di avvenire, quelli che sono in marcia in vista del mercato unico e quelli che ci sono indicati dalla visione lungimirante degli europeisti più convinti e purtroppo anche meno ascoltati; riguardano i rapporti tra l' est e l' ovest dell' Europa, ora che le vie si stanno facendo più larghe, ora che si sta levando un vento di fiducia e che il muro del tempo della guerra fredda aspetta solo un piccone ritardatario che lo spazzi via; riguardano la ulteriore riduzione degli armamenti, ora che l' accordo sugli euromissili è stato firmato. abbiamo salutato questo evento storico con la particolare soddisfazione propria di chi dovette assumere una decisione difficile quando questa si rese necessaria, giacché era necessario ristabilire quell' equilibrio su cui poi si è fondata, con la nuova leadership sovietica, una effettiva possibilità di accordo. si tratta del ruolo dell' Italia in questo Mediterraneo difficile, un ruolo attivo ed ineludibile di dialogo, di cooperazione e di pace, nel quadro di un più ampio dialogo euro-arabo. si tratta del forte impegno che si è venuto concretizzando nella politica di aiuti e di cooperazione verso aree e paesi poveri e poverissimi, che ha suscitato attese e speranze che l' Italia non deve deludere. ebbene il Governo, sotto il profilo dell' azione internazionale e per le prospettive di azione interna, ha presentato un buon programma. e il risultato di un negoziato, di una chiarificazione, della continuità di esperienze precedenti e di un' ampia convergenza, che consente alla coalizione democratica che ha governato in questi anni di riprendere ancora una volta il cammino. forse appunto perché si tratta di un buon programma, esso è parso subito destinato a suscitare meno dispute di quante non ne susciti invece il ripetersi di una formula e il riproporsi di una coalizione. è un programma che indica, a nostro giudizio, un vasto campo di azione; indica obiettivi e priorità importanti, a partire da ciò che è necessario per smuovere dal ritardo e dall' immobilismo e rimettere pienamente in moto le politiche meridionali. l' economia italiana ha mantenuto il suo slancio, ma tra le aree forti del centro-nord e le aree deboli del sud il divario si accentua; il ciclo espansivo continua, i livelli produttivi crescono, ma non egualmente gli spazi occupazionali, con un divario anche qui vistoso tra il nord e il sud, dove si concentrano stagnazione e disoccupazione, con i giovani e le donne in prima fila a farne le spese. l' economia italiana continua a dare segni di buona salute , e lo Stato vede invece aggravarsi quella malattia cronica che è l' abnorme disavanzo della finanza pubblica . il benessere si diffonde, ma ancora in modo disuguale, con sacche di povertà, aree di bassi salari, aree di insufficiente protezione sociale, aree di diseguaglianza fiscale. sono queste le contraddizioni con le quali siamo alle prese, che sono grandi ingiuste e financo pericolose. il Governo vi si cimenterà, ma avrà bisogno di una grande collaborazione della maggioranza, del Parlamento, delle forze sociali , senza di che le probabilità di venirne a capo risulteranno minime. il programma delinea un tracciato in materia di politica nucleare che pone fine, con un nuovo accordo, a contrapposizioni e polemiche paralizzanti. così almeno ci si augura che sia. un complesso di riforme nel campo della giustizia vengono riproposte per rispondere in modo adeguato alla richiesta tanto diffusa nel paese di una giustizia più moderna, più efficiente e più giusta. vi è un annuncio di nuove regole destinate, se non a far trionfare, per lo meno a favorire correttezza e risanamento morale nell' amministrazione della cosa pubblica . vi è un ampio spazio per la protezione sociale e per le riforme che sono da tempo all' ordine del giorno ; e vi è tutta la necessaria attenzione per i problemi della salute dei cittadini e della difesa dell' ambiente. nel programma si può cogliere la lista delle questioni non risolte e per le quali da tempo sono state avanzate adeguate proposte, ed insieme vi sono novità importanti: tra queste, l' impegno per l' elevazione dell' obbligo scolastico a sedici anni; una proposta di regolamentazione equilibrata del sistema radiotelevisivo; i lineamenti di una moderna legislazione antitrust. tutto sarà più difficile per questo programma di Governo — e lo sarebbe per chiunque — se non si faranno più larghe e più spedite le vie istituzionali e con esse più moderna, più attrezzata e più trasparente la Pubblica Amministrazione . su un pacchetto delimitato, ma non per questo meno significativo, di riforme istituzionali si è raggiunta un' intesa, che naturalmente consideriamo aperta alla possibilità di intese parlamentari più vaste. e infatti sacrosantamente vero che le istituzioni sono di tutti e che perciò sono sommamente auspicabili le convergenze più ampie, così come è ugualmente vero che anche il più sincero desiderio di unità non riuscirebbe a conciliare tra loro principi diversi che fossero presentati in modo incontrovertibilmente inconciliabile. onorevoli colleghi , si tratta delle prime riforme, non di tutte le riforme che sarebbero possibili e sono necessarie. è ciò che pare maturo, attraverso una presa di coscienza generale che è tardata a venire, dopo un travaglio ed una difficoltà di anni che io ho ragione di ricordare forse meglio di altri. per altre riforme verrà il tempo, quando verrà, sull' onda dell' esperienza e di una riflessione anche più approfondita, che spetta di fare soprattutto a chi non ha una visione statica e conservatrice della democrazia e che avverte come in una democrazia libera tanto più agisce e può agire l' espressione diretta della sovranità popolare , tanto più si irrobustiscono e si rafforzano le istituzioni. una legislatura che si mostrasse incapace di realizzare questa opera, non riuscendo a percorrere con sicurezza il tracciato proposto, si condannerebbe da sola all' impotenza. una maggioranza che non si mostrasse capace di assolvere gli impegni, che assume con questi significativi programmi, si condannerebbe alla crisi e alla dissoluzione. onorevole presidente del Consiglio , il programma ha rappresentato il terreno di incontro tra di noi; esso ha costituito il punto di partenza per la ricostruzione di una maggioranza e di una coalizione di Governo. noi sottolineiamo l' importanza del programma non per introdurre una artificiosa separazione fra programma e politica. il programma contiene una politica, un insieme di indirizzi politici, determina l' esigenza di una solidarietà politica. conosciamo benissimo la sorte che tocca ai programmi quando essi non sono sorretti da una adeguata volontà politica, da uno spirito di collaborazione, da un rapporto leale e solidale di maggioranza e di Governo. per parte nostra opereremo perché i programmi siano realizzati, gli accordi rispettati, gli equilibri non alterati, secondo una regola impegnativa di comune responsabilità. so bene che le critiche politiche che vengono rivolte alla ripresa di questa coalizione e di questa formula hanno un certo qual fondamento. la coalizione ha attraversato, in rottura aperta, la prova del fuoco delle elezioni. tuttavia l' area elettorale che essa copre ne è uscita, nel complesso, rafforzata. quanto ai rapporti politici, è evidente che il ripetersi di dissensi, di polemiche, di crisi non poteva non lasciare le tracce di un logoramento e di una difficoltà visibili e del resto non sottaciute. sintomatico è stato anche l' inizio di una nuova trasmigrazione periferica, particolarmente accentuata negli ultimi due anni, che ha visto da un lato il formarsi di coalizioni in genere di sinistra e laiche, dall' altro l' accorparsi, ormai in diverse centinaia di comuni, del partito comunista con la Democrazia Cristiana e in molti casi anche con altri a far loro da contorno. ed è così che al momento delle decisioni politiche impegnative e di indirizzo ci siamo ben guardati intorno, come del resto hanno fatto anche altri, per valutare se si trattasse di una difficoltà o di una crisi irreversibile, se si delineassero in concreto sbocchi politici diversi o se qualcuno indulgesse solo in peccati di desiderio. abbiamo scrutato l' orizzonte politico per vedere se stessero spuntando o meno novità vere e se con esse stessero per apparire delle alternative reali che potessero da parte nostra essere intraprese o contrastate. la conclusione che ne abbiamo tratto è stata che, in mezzo a tanto movimento, a tante spinte confuse, a tanta varia progettualità, non davano mostra di prendere corpo e forma le condizioni necessarie perché una ipotesi alternativa potesse considerarsi concreta, reale e realizzabile. penso che questo dovrebbe essere onestamente riconosciuto anche da parte di chi ha presentato proposte alternative (per la verità di natura e qualità sostanzialmente aggiuntiva: l' allargamento della formula di Governo, l' estensione di collegamenti parlamentari) ma mai, almeno nel corso di questa crisi, proposte alternative nel senso pieno e tondo della parola; proposte considerate quindi evidentemente da tutti, allo stato delle cose , non attuali e non realizzabili. il partito socialista , accusato di volta in volta di usare e di abusare di un potere di interdizione, di sfruttare una sorta di rendita di posizione , di godere impropriamente di un diritto di veto, ha invece solo un ruolo ed una responsabilità rispetto ai problemi della governabilità democratica così come oggi essi si configurano. a questa responsabilità democratica non vogliamo sottrarci purché concorrano condizioni che noi possiamo considerare accettabili e soddisfacenti per un nostro impegno diretto nella maggioranza e nel Governo. non vogliamo che si creino situazioni di vuoto politico da rappezzarsi con quel che capita. non vogliamo situazioni di instabilità che servono solo a far degradare e far arretrare la vita democratica . così come si è presentato lo scenario politico parlamentare, tanto all' indomani delle elezioni che dopo l' esaurimento un po' forzato del primo Governo della legislatura, era abbastanza naturale che ad un certo punto si tornasse a tentare e a ritentare di rianimare e di far riprendere il cammino della comune responsabilità alla precedente coalizione, cercando di superare o di accantonare contrasti troppo accesi, dispute più o meno astratte di dottrina politica e di strategia e impegnandoci a sciogliere, con soluzioni approfondite e meditate, alcuni nodi difficili di ordine programmatico. per parte nostra abbiamo rispettato anche in questa occasione, senza obiezioni e senza condizioni, un principio di alternanza alla guida del Governo, quello stesso che avevamo rivendicato sin dal lontano 1979 come necessario per il buon equilibrio delle coalizioni. non ci saremmo impegnati a fondo per determinare una piattaforma programmatica che consideriamo significativa, come invece abbiamo fatto con un contributo leale e costruttivo, se non avessimo nutrito il proposito di favorire un periodo di stabilità politica e governativa, necessario per realizzare gli interventi e le riforme che sono annunciate, per fronteggiare una situazione interna che torna a presentare un certo numero di difficoltà ed una situazione internazionale che vede, da un lato, delle luci incoraggianti e, dall' altro, delle ombre terribilmente inquietanti. va da sé che non firmiamo cambiali in bianco per nessuno. il Governo ha o dovrebbe avere tutto ciò che gli occorre per bene operare e per ben governare. ha nelle sue mani una grande responsabilità cui assolvere. ha di fronte a sé una situazione complessa e deve saperne essere all' altezza . il presidente del Consiglio , sottolineando ieri l' ispirazione riformista o riformatrice del programma del Governo, ha auspicato il realizzarsi di un costruttivo rapporto con l' opposizione parlamentare e, se possibile, ha aggiunto, « qualcosa in più » . è un auspicio che io sottoscrivo partendo dall' idea che ogni convergenza programmatica possibile contribuisce utilmente a ridurre le distanze innanzitutto fra le forze di progresso o tra quella parte di esse interessata a superare divisioni che hanno prodotto e producono solo debolezza, contese paralizzanti ed incomunicabilità. non si tratta di inaugurare doppi tavoli o doppi giochi. si tratta di mantenere come bussola le grandi questioni economiche, sociali, internazionali, civili, istituzionali e morali e di perseguire con coerenza e senza rincorse demagogiche gli obiettivi che da esse derivano lungo la strada del cambiamento, del rinnovamento e del progresso. lungo questa strada non c' è e non ci sarà un solo appuntamento di rilievo al quale i socialisti intendono mancare. così è stato in questi anni, che sono stati per noi anni di lavoro, di responsabilità, di difficoltà e di lotte, ma anche di maturazione, di consolidamento e di crescita. e così sarà in futuro. ecco, signor presidente del Consiglio , questo è il senso e la motivazione del nostro sostegno che sarà ad un tempo attento e leale. queste sono le ragioni della fiducia che il Governo riceverà dai deputati socialisti.