Marco PANNELLA - Deputato Opposizione
X Legislatura - Assemblea n. 117 - seduta del 20-04-1988
Sull'assassino del giudice Borsellino e di cinque agenti della sua scorta
1988 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 26
  • Comunicazioni del governo

signora presidente, signor presidente del Consiglio , devo al collega Mellini una battuta, una riflessione fatta poc' anzi che mi consente subito di entrare nel vivo dei problemi quali penso vivano in questo momento nel nostro Parlamento e nella nostra vita politica. Mellini mi faceva notare che, ufficiale o sottaciuta ma ben presente, la parola chiave di questo momento politico è « transizione » (transizione — come dire? — ammiccante, transizione ideologica, transizione minacciata o promessa) e notava altresì che molto probabilmente questo « transizionismo » sta alla transizione come il trasformismo sta alla trasformazione. l' uso sottaciuto o gridato di una realtà che vuole essere di transizione copre, con questo « transizionismo » socialista, o anche dell' intero Governo, la realtà del trasformismo che sempre più chiaramente, mi pare, è la risorsa alla quale pericolosamente si intende far ricorso. abbiamo letto, anche stamane, una intervista del vicesegretario del partito socialista relativa ad una interpretazione dei moventi di proposta e di dissenso radicali che non mi sembra sia utile a nessuno, né a chi la pronuncia né a chi la ascolta. la realtà è una sola ed è che il programma di Governo , signor presidente del Consiglio , con disarmante ingenuità e innocenza lei ce lo ha proposto in allegato; e non è un caso che il segretario del partito socialista abbia detto che la motivazione di quest' incontro è in quell' allegato. non vorrei disturbarli! la ringrazio, presidente. dunque abbiamo testé ascoltato un' affermazione con cui si è ribadito quello che con accenti abbastanza chiari aveva detto anche il presidente del Consiglio . questo è un Governo di programma ed il programma è così mutato, così diverso da quello del Governo Goria, da giustificare il pensiero, la convinzione che il destino di questo Governo sarà altro da quello Goria. a parte la conclusione necessaria, logica della questione di Montalto di Castro , il segretario del partito socialista , ma anche lei, signor presidente del Consiglio , su ciò non ci avete detto nulla di nuovo. quello su cui insistevamo, e di cui il paese ha bisogno, non è di dimostrare che alla fine si è capaci di seppellire, dopo che l' ha sepolto il paese, l' equivoco-Montalto, ma che avviamo una grande politica energetica e industriale. sin dall' inizio di questa legislatura, in base ai risultati delle elezioni, abbiamo tentato di far comprendere a voi della Democrazia Cristiana e agli altri membri laici del Governo che, solo con un apporto franco e chiaro di chi ha vissuto in proprio e si è formato sulla riflessione, sulle necessità sulle opportunità di un grande piano energetico di trasformazione industriale, solo con questa presenza, si poteva assicurare al paese ed al Governo un vero piano energetico. di questo non v' è parola, signor presidente del Consiglio , nemmeno nell' allegato! quanti milioni di tonnellate di petrolio occorrono? come scongiurare il passaggio da megacentrali nucleari a megacentrali di altro tipo? praticabile e necessario solo Mattioli, solo la cultura ambientalista? o, se mi si consente, anche quella radicale, per elementi di storia concreta e di lotta politica e civile vissuta (con una parte sempre più cospicua dei compagni eletti nelle liste comuniste)? invece, naturalmente, tutto ciò è stato espunto! si era detto di un grande programma di riforma della giustizia. un momento fa si è evocato il suo allegato, ma si è pur detto che per quel che riguarda la riforma della giustizia vi sono delle riproposizioni. perché le cose già proposte ieri, in tanti anni di regime di pentapartito (con le varianti Spadolini, Craxi, Goria) dovrebbero oggi essere riproposte, signor presidente del Consiglio , se non per attribuirle capacità demiurgiche che non credo lei voglia assegnarsi e alle quali voglia eventualmente far ricorso? perché mai questa riforma radicale, in positivo, dell' amministrazione della giustizia dovrebbe realizzarsi, quando ciò non è avvenuto le altre volte? proprio ora che, per esempio, personalmente ritengo mio dovere dimettermi da deputato, dinanzi all' atto di usurpazione e di tradimento costituzionale che abbiamo compiuto votando una legge che abroga totalmente quella responsabilità civile diretta del magistrato che il paese, per l' ottanta per cento , aveva deciso che si dovesse estendere! esisteva nei nostri codici per il dolo e la concussione; per certi casi, il paese ha stabilito che tale responsabilità dovesse estendersi. la soluzione Andò è « andata » ed è stata quella di far fuori completamente questa volontà del paese e tale esigenza. si è peggiorata la situazione dei nostri codici grazie al referendum, promosso dal collega Andò (e « andato » ), da socialisti, liberali e radicali, appoggiati da tanti altri. tutto questo, signor presidente del Consiglio , ci preoccupa non per rancori né per amarezze. lei sa che noi ci siamo sempre fatti carico di tale problema: forse non lo sa da sempre, ma l' ha compreso, anche se da poco che ha rappresentato la linea costante della nostra presenza e nel paese e nel Parlamento, quando abbiamo rivendicato, per esempio, un Governo eptapartito, o comunque un Governo nel quale tutti i leaders della maggioranza fossero presenti in base ai risultati elettorali (sciaguratamente anticipati!), che non consentivano altro discorso. perché la stabilità è fondata non sulla mera evocazione del suo valore, ma mi sembra fondata sulla forza, sulla solidità e su un programma. non si trattava, come un momento fa si è ancora ciecamente affermato, di un allargamento... tanto è vero che non lo avete fatto! era altro: dare ingresso e accesso ad altre correnti politiche nuove ed antiche in funzione di Governo. invece, c' è questa piccola trovata: abbiamo il pentapartito, nel quale è indubbio, signor presidente del Consiglio — e bisogna darne atto al segretario della Democrazia Cristiana — che per suo merito o no (e si sta distruggendo in questo Governo) abbiamo quell' equilibrio più favorevole ai laici, che, grazie soprattutto, per così dire, alla volontà costituzionale democratica e legittima del presidente Pertini, era stato donato (e non già conquistato) ad alcuni personaggi politici del nostro firmamento politico e parlamentare. il dono della Presidenza del Consiglio a Spadolini e a Craxi (che altrimenti non sarebbero forse stati, dopo dieci mesi, ancora segretari dei loro partiti) ha costituito un evento storico, cui si era giunti (ora probabilmente lo comprendiamo) per precisi motivi. ma proprio perché non era stato conquistato quel dono lo si è dilapidato. l' anno dopo, signor presidente del Consiglio , per mantenere quel posto donato, si è concesso il potere locale alla Democrazia Cristiana in tutte le Giunte e le regioni in cui era possibile farlo, e si è pagata la permanenza in posti donati e non conquistati con quella certa elezione da « unità nazionale » della Presidenza della Repubblica, che ha costituito un altro modo per « smentire » il patrimonio che si sarebbe dovuto rappresentare. e l' anno ancora successivo si è regalato al segretario della Democrazia Cristiana quel patto della « staffetta » che ha posto una ipoteca pericolosa per il futuro. avverte, signor presidente del Consiglio , l' alternanza che rispunta? le sarà riproposto la « staffetta » tra un anno o non so quando. il patto della « staffetta » è stato inserito per continuare, permanere, durare, non nel senso in cui si dura in un Governo ma nel senso in cui si sopravvive a funzioni che si sono per avventura conquistate. ancora: nel luglio di quest' anno vi è stato il rifiuto di trarre le dovute conseguenze dalla sconfitta del disegno del segretario della Democrazia Cristiana (nel quale era stato successivamente irretito il segretario del partito comunista ) per arrivare ad elezioni anticipate , in parte contro il referendum, ma soprattutto per rilanciare l' asse del dialogo tra il grande partito della maggioranza e il grande partito dell' opposizione e delle istituzioni. il segretario della Democrazia Cristiana , al di là del suo 1,5 per cento in più fu battuto con quella scelta, il partito comunista fu battuto. le forze Verdi, radicali, i socialisti, le forze laiche nel loro assieme, malgrado il costo pagato da repubblicani, liberali e socialdemocratici furono, invece, vincenti, in termini di strategie proposte all' elettorato. ebbene, allora si è creduto di essere furbi e di poter dire: lasciamo fare ad un « governetto » , non muoviamo le cose. tutto questo con il risultato che lei, signor presidente del Consiglio , ha ora pienamente il diritto, rispetto agli alleati laici ed a coloro che hanno una visione dello stato di diritto diversa dalla sua, di esprimere la sua profonda convinzione (che tutti conosciamo, che caratterizza la sua storia ed altresì la componente democristiana più strettamente a lei legata) che il periodo più importante della nostra vita nazionale negli ultimi trent' anni sia stato quello dell' unità nazionale . il tutto, in base ad una visione che con lo stato di diritto non ha molto a che fare. e ce ne preoccupiamo anche per lei, signor presidente del Consiglio ! ed eccoci all' illusione dei due tavoli, all' illusione, signor presidente del Consiglio , compagni comunisti, che si possa davvero ritenere che ve ne sia uno proprio del governo politico ed un altro del governo delle istituzioni (riguardante quindi, la loro attuazione e riforma), come se si trattasse di due maggioranze e di due responsabilità diverse! in questo modo si arriva solo ad una concezione amministrativistica, qualunquista, clientelare, assistenzialista e sudista del Governo — sono del sud anch' io! — , cioè una concezione di sottogoverno e di sottopotere! quante volte lei, signor presidente del Consiglio , ha detto « non incriminateci per come aggreghiamo voti e consensi! non ne avete il diritto, voi milanesi, in quanto sono le condizioni storiche (ma io direi anche quelle culturali) che a questo ci costringono! » . ebbene, se tale è l' idea di fondo, ne potrete uscire solo quando comprenderete e accetterete che il momento vero del Governo, quello che consente di governare le condizioni storiche, è quello della attrazione, della appropriazione del diritto come strumento sociale e della responsabilità delle maggioranze di avere la loro propria capacità di specifiche riforme. ora non potete che arrivare ad una conclusione: l' illuminismo di Natta! l' astrazione di Natta che oggi afferma e ripete: sì, sì le riforme le facciamo assieme! ma, vivaddio, non bisogna buttare via il bambino con l' acqua sporca! è vero che ormai — finalmente! — struttura e sovrastruttura si nominano poco, ma è assurdo pensare che forze storicamente, socialmente e culturalmente caratterizzate in modo assolutamente diverso, il che è proprio della democrazia, possano comporsi, in un certo modo, quando al loro interno, in senso conservatore o progressista, agiscono interessi incomponibili, se non nella unità dialettica della democrazia, certo in termini di Governo comune. il Natta che crede, quindi, che si possa passare alla riforma degli enti locali , alla riforma degli strumenti della spesa pubblica , in modo illuministico (questo mito, appunto, dell' unità istituzionale), senza tener presente che vi sono non solo vischiosità, ma anche rappresentanze di interessi legittimamente opposti e divisi (perché governare è scegliere, e scegliere è sacrificare un interesse rispetto ad un altro), costituisce un' ipoteca che pesa sulla pienezza del suo Governo, onorevole De Mita , e di tutti i governi. le do atto che la sua, presidente del Consiglio , è convinzione profonda e non è, in fondo, tattica ammiccante, come per altri; ma è convinzione sulla quale forse occorre riflettere. lei sa quanto nella sua, per così dire, docilità, oltre che mitezza, Roberto Ruffilli quattro, cinque o sei anni fa su questo chiosasse, commentasse diversamente, avesse posizioni di ricerca, nell' ambito della tradizione cattolico-democratica, ma anche di quella cattolico-liberale cui era in fondo sensibile. e infatti, Radio Radicale ha trasmesso alcune sue dichiarazioni relative alla mia proposta di passaggio al regime anglosassone del sistema uninominale « secco » . egli affermava, cioè che sarebbe stato un bel sogno se tale riforma si fosse potuta realizzare, ma che per il momento (questa la sua obiezione) non si era in grado di attuarla o si pensava ad altro. questo tipo di dichiarazione, che risale — credo — a due, due anni e mezzo fa, mi sembra sia stata ritrasmessa da Radio Radicale . e ancora, presidente del Consiglio , l' idea che nel momento in cui Annibale è alle porte il popolo debba essere unito è giusta, ma che il Governo debba essere necessariamente quello di tutti è sbagliato! governo delle istituzioni, governo dei momenti fondamentali...! quando si dice « dobbiamo governare l' evenienza terroristica insieme » (e non è così, presidente del Consiglio , che si deve fare), io ho un momento di angoscia. noi tutti abbiamo una cultura (contro la quale, da molto tempo, dall' inizio, noi radicali ci siamo costituiti in tentativo di opposizione e di alternativa) necrofila, tesa a valorizzare antropologicamente la violenza. dieci, quindici, venti disperati che potrebbero essere aggregati per idee romantico-brigatiste di un altro tipo, da banditi di contrada, da Robin Hood , ci trovano, si trovano, per così dire, un' alibi ideologico. immediatamente, nel nostro paese sono promossi, per ciò solo, a protagonisti. La Repubblica dedica le prime dieci pagine del giornale all' atto disperato, vile, squallido, di seconda cronaca nera, di due o tre individui che entrano in casa di Ruffilli ed avvertono forse, ripeto, forse (chissà se l' hanno soggettivamente!) la convinzione che il loro atto può avere significato politico. ma in quel momento sparano, ammazzano! lo vedono inerme, hanno bisogno di ammazzare se stessi ... sono caratteristiche di patologia! e su questo, giù le grandi interpretazioni! ma diciamo che hanno ammazzato il nostro collega, il nostro amico (se mi è consentito) per quello che lui era (lasciamoglielo in morte!), non per quello che rappresentava in termini di contiguità con i leaders e con gli uomini di potere. lo hanno ammazzato perché era un uomo di cultura ed inerme, ed è forse più facile ammazzare un inerme uomo di cultura. ma se vi fosse dietro la « mente » — è un' ipotesi che può formularsi — e se la « mente » , signor presidente del Consiglio , volesse impedire questa cosa esplosa come i colpi di pistola di Forlì, questa cosa che è la grande novità del suo Governo (mi riferisco alle riforme istituzionali , che sono del Governo, sì, ma per necessità, perché siano forti!); dicevo, se vi fosse tale « mente » e se volesse — pensi un po'! — impedire le « riforme Maccanico » , o le « riforme Giannini » che cosa dovremmo fare? le abbiamo lette ieri sui giornali, colleghi, tali riforme sono anche quelle elettorali: Maccanico, forse nella sua innocenza, ha tirato fuori l' unico accordo possibile, perché il resto sono chiacchiere. forse Maccanico, affermando che si dovrebbero cambiare le leggi europee, locali, nazionali, ha spiegato l' arcano del resuscitarsi del Governo Goria a direzione De Mita , con la piena accettazione da parte dei compagni socialisti e l' ostilità dei compagni comunisti. loro hanno guardato attorno, hanno ben scrutato — diceva Craxi — per vedere se vi fossero possibilità di miglioramenti, di allargamenti, di soluzioni più opportune. ma non ve ne erano, non le scorgevano: i radicali no, i Verdi no, magari gli indipendenti di sinistra no, perché poi — l' ha detto — o vi era l' alternativa piena e tonda, o niente! o la rivoluzione o il caos! abbiamo una tradizione nenniana: o la Repubblica o il caos. siamo nella linea di un certo Nenni, invece che di un altro... tra le riforme, c' è quella della Presidenza della Repubblica. ora, io credo che l' unica riforma istituzionale che i compagni socialisti abbiamo proposto riguardi la storia della Repubblica di Weimar , grosso modo. mi pare che una cosa del genere non venga neppure menzionata. si dice: « dopo! » . e su questo, vi è l' unità politica della maggioranza? e sulle altre riforme dell' apparato statale? voglio proprio vedere quando andremo a concepire le riforme degli enti locali ! quelle non le farà De Mita ! o le farà dando forza istituzionale alla realtà delle casse calabre, o non so di cos' altro, perché il diritto nasce dalla volontà di rappresentanza delle forze che legittimamente, storicamente si ritiene di rappresentare. politica estera : ma certo! abbiamo sentito un momento fa che purtroppo i più convinti europeisti, i socialisti, i radicali, i democristiani — non so chi di essi siano — non sono ascoltati. noi dicevamo che il problema non è tanto di ascolto, quanto di vocazione; ma la vocazione è un termine culturalmente alieno alle forze laiche. ma non facciamo questioni culturali! però se poi si scomoda la vocazione di un sessantenne, per dire che tutto si spiega con il fatto che quel sessantenne si è scoperta la vocazione ministeriale o meglio il destino ministeriale. devo allora dire che, ancora una volta, si rischia, forse, di non essere utili né a se stessi né agli altri, fornendo questo tipo di spiegazioni per la realtà che viviamo. l' imbarazzo nel quale mi trovo riguarda tutta la prima parte del discorso del segretario del partito comunista , Natta; essa è francamente demitiana, coeva, non coetanea, del suo pensiero, signor presidente del Consiglio ! da Forlì, da quella « cosa » , discende, ed è vero, l' unità nazionale ! bisogna essere uniti, perché le cose sulle quali importa operare storicamente non possono essere fatte se quelli dell' unità (ieri lei ha detto unione, signor presidente del Consiglio ) non sono uniti...! ma quali sono queste cose? il compagno Natta non lo ha detto! neanche lui! il compagno Natta pensa che questa sia opposizione critica, che su ciò possiamo fondare un' alternativa, modesta ma plausibile, con i due tavoli? poi c' è l' unità antifascista, l' unità antiterrorista, l' unità istituzionale, tutte le unità possibili! vi è poi invece il « confronto critico e duro » al quale francamente noi come radicali non crediamo. non crediamo a questo machiavellismo di una parte e dell' altra! non crediamo che sia utile, dopo quel che abbiamo già dilapidato del « dono » di Pertini (e forse anche dei radicali), che la centralità democristiana sia favorita da certe polemiche tra i laici: gli anatemi...; i radicali hanno il destino ministeriale; i liberali e i repubblicani sono conservatori, e via dicendo; solo noi socialisti... questa è una storia che si trascina dai tempi della legge sulla fame nel mondo ! già allora avremmo potuto avere, legittimante un destino governativo. non si accettò nemmeno Fortuna, perché un cardinale o un vescovo disse che non andava bene... la verità è che si voleva altri! quindi, se c' è qualcosa che pesa, probabilmente, è questa volontà di escludere, che va superata, giustamente. il compagno Natta, finalmente, dopo venti anni che è superata, nei loro confronti, si accorge che lo è e lo dice... ma essa si è trasferita solidamente dal partito comunista ai Verdi, a democrazia proletaria e al partito radicale . questi sono coloro che debbono essere sempre esclusi! ed è così « cultura » questa, che anche i compagni socialisti, in fondo... lo so che Bettino Craxi è un po' attonito quando mi vede insistere e dire che si dovrebbe cambiare il Governo e che vi sono anche i radicali. la cultura, infatti, è quello del: « no! » . sono altro! sono bravi, sono buoni, sono pazzi, bisognerebbe inventarli se non ci fossero, ma governiamo noi! governate l' energia? governate la giustizia? governate la politica nel Mezzogiorno? quale altro settore della vita delle istituzioni governate? certo. ci siamo posti il problema di un altro governo, troppo piccolo per lei signor presidente del Consiglio ... ci si rimprovera: « i radicali, Pannella, loro, ci proponevano un grande Governo De Mita ... proprio loro! » . no! e ammiccano ai compagni comunisti, agli altri e via dicendo. un grande Governo De Mita ? ma certo, noi crediamo alla democrazia ed onoriamo la stabilità del Governo e il valore di tale stabilità perché siamo convinti che essa (come ha dimostrato l' esperienza Craxi) alla fine privilegia, in prospettiva, le forze moderne e laiche! quindi, noi siamo dei leali interessati. lei sa, lo sa così bene che noi abbiamo il privilegio di conoscerla mentre lei ha soltanto il privilegio di averci esorcizzato (quindi, lei è più debole nei nostri confronti, signor presidente del Consiglio !) che da circa trent' anni , contro un certo sudismo petrolifero, populista, clientelare ed erudito, abbiamo sempre individuato una posizione contrapposta ed opposta. ma da laici, nel momento in cui i risultati delle elezioni, le sue dichiarazioni, quelle del suo partito e quelle degli altri, ci pongono il problema di un programma di Governo — noi diciamo di un progetto o di alcuni progetti — in quel momento riteniamo che la polemica ad hominem , la polemica ad correntem , la polemica nei confronti di qualcuno, per quel che è stato, sia un qualcosa di illegittimo. cioè, è solo chi non sa governare le opportunità e i governi che può, a questo punto, dire: ma quello non è quello che... la vita colpisce e affranca; la vita muta. certo, sarebbe stato necessario ad Antonio Gava avere nel suo Governo dei radicali! lo sarebbe stato perché è necessario sapere che i problemi della giustizia non sono chiacchiere ma sono i problemi gravi (gravi e tutti ancora sconosciuti ai più) della organizzazione criminale che domina in Campania, a Napoli e domina tante parti della nostra vita politica e della vita delle istituzioni. tenerci fuori non è prova di intelligenza politica, e nemmeno di prudenza. che cosa si temeva? noi radicali, signor presidente del Consiglio , siamo riusciti in un colpo, ci siamo riusciti a fondo: noi abbiamo fatto fuori il nostro, come partito nazionale; noi d' ora in poi non andremo più ad elezioni in quanto partito radicale . ma dobbiamo farli fuori tutti, questi partiti. la riforma anglosassone, o qualsiasi altra. i numi hanno il loro tempo e credo che, in fondo, anche qui a sinistra, il problema, come intuì Amendola nel 1963, è molto di nome, molto più di quanto non si pensi (certo non esclusivamente). sarebbe un bel giorno quello in cui si facessero fuori i vecchi partiti, per lasciare i morti seppellire i loro morti. ormai delle sigle, di quelle cose di cui siamo fieri — per le quali il mio partito è nato nel 1898, l' altro nel 1896, l' altro nel 1921 — ci sarebbe un tantino da averne pudore, o magari da vergognarsene, perché il modo per onorare i valori che presero quella forma non è pretendere di servire quella forma all' interno della quale muoiono, ma dimostrare che sono fecondi e capaci di dare altro a se stessi , al paese e a tutti. signor presidente del Consiglio , è evidente che se questa riforma del Regolamento parlamentare relativa al voto segreto funziona, lei non avrà l' aiuto di verità che ha avuto Goria. pensate a quel che è accaduto al momento della legge finanziaria , che voleste contro di noi: una legge infausta, malfatta, brutta, come tutte le vostre « riformette » istituzionali. voi infatti di novellistica delle riforme istituzionali ci avete inondato dal 1976. quella che era l' emergenza è stata emergenza di tutto. pensate alle leggine omnibus: avete riformato tutto, con la scusa del terrorismo e dell' unità nazionale . con la scusa di un terrorista avete riformato i concetti di spesa di un comune, portando allo sfascio la spesa pubblica . voi siete dunque attenti, attenti ai vostri demoni. voi siete quelli della novellistica, quelli della riforma continua, per poter illudervi così di governare le vostre difficoltà, non i problemi dinanzi ai quali avete delle difficoltà. avete la Corte costituzionale , che adesso ha fatto eco. non ce ne adontiamo, nemmeno in questo caso: ci dispiace un po' che sia eco nostra quella Corte costituzionale che ha proclamato urbi et orbi che in Italia la certezza del diritto non c' è più e, quindi, la conoscenza della legge non è più da presumere, è praticamente impossibile. devo dire che la Corte costituzionale nel dichiarare questo non ha fatto praticamente altro che constatare i risultati del suo apporto, dai tempi soprattutto del presidente Elia, che non a caso forse pesa poi più di altri, o di altri che c' erano, nell' immaginare meccanismi continuamente novellistici e riformistici unitari, piegando sempre all' opportunità (ma di una parte, perché l' opportunità nella politica è nobile, è moralità) la formulazione e la formazione delle leggi. lei quindi, signor presidente del Consiglio , sarà aiutato da un certo punto di vista , ma non da un altro. devo aggiungere che oggi, ad esempio, il segretario del partito socialista ha avuto accenti già diversi. ma il vicepresidente del Consiglio socialista, in occasione degli eventi luttuosi di Forlì ha detto che, come allora, si è voluto colpire non un solo uomo, un esponente politico, ma un progetto politico; è così dicendo toglie a Roberto Ruffilli la sufficienza piena della sua umanità e della sua storia. si vuole millantare che questo è il Governo che si è formato per procedere — sia pure con umiltà — ai grandi mutamenti istituzionali nel nostro paese. ebbene, che anche il vicepresidente del Consiglio socialista inauguri le sue dichiarazioni con questa affermazione (corretta, mi pare, come dicevo, un pochino oggi) evidentemente ci dimostra quanto tutto ciò rischi di essere fabbricato sulla sabbia. signor presidente del Consiglio , non ci risulta, contrariamente a quanto è stato detto, che la Democrazia Cristiana in ultima sede, in ultimo appello, abbia detto « no » alla presenza dei radicali e dei Verdi, perché non è stato necessario, perché questa richiesta non è venuta; anzi è venuta l' ammiccante — o chiara — richiesta di andare in una direzione diversa. fra tre, cinque o sette mesi signor presidente del Consiglio , che cosa sarà cambiato rispetto alla debolezza di Goria, a parte la sua maggiore esperienza e valentia? qual è il valore aggiunto ? guardi che, se commettiamo l' imprudenza di dare legittimazione, dignità politica, storica, antagonistica o protagonistica a certi banali episodi di cronaca nera, pur dolorosissimi, noi rischiamo molto; voi rischiate molto, signor presidente del Consiglio . badate che non è più possibile continuare a non risolvere, a non sentire l' urgenza vera del piano energetico, ma soprattutto di un grande dibattito con le forze in campo. solo Mattioli avrebbe potuto introdurre all' interno della maggioranza un testo utile per un nuovo piano energetico di Governo, che avrebbe permesso alle altre forze di arricchirlo e di modificarlo. non c' era nessun motivo di ritenere che esistessero regioni tanto forti, in termini esistenziali, rispetto agli ideali democristiani o ad altri, per dire ai Verdi e ai radicali quello che è stato detto, dopo le elezioni che voi voleste e che andarono nel modo che si sa. è difficile dirlo, ma il nostro dovere è quello di cercare di lottare contro questo Governo affinché se ne vada, affinché ce ne sia un altro. potremo ancora dire: di nuovo « l' eptapartito » con De Mita , con i segretari politici? non lo so: ogni appuntamento ha una sua particolarità. può sembrare quasi risibile dire questo dopo aver ascoltato l' intervento di Natta che, purtroppo, a mio avviso, è apparso estremamente debole per una opposizione: non si mobilità nulla, da questo punto di vista , non si rappresenta davvero un' alternativa concreta nell' oggi, certo non un' alternativa piena e tonda, ma neanche un' aggregazione possibile. c' è semplicemente uno scambio di posti: appena riesco a prendere il posto dei socialisti, ne approfitto (come avviene in alcune Giunte); e viceversa, da parte socialista: non appena posso, prendo il posto dei comunisti (come avviene appunto in altre Giunte o nell' intero paese). noi daremo questo apporto. lo daremo, credo, in modo abbastanza puntuale, quando dall' allegato si passerà alle azioni concrete. ma, mi creda, sarà difficile. lei si accorgerà, signor presidente del Consiglio , quando un' informazione agiografica e lottizzata sia pericolosa. è strano che il collega Natta si dolga delle lottizzazioni solo quando entra in campo Berlusconi e non quando esse operano in regime ufficiale all' interno della Rai-TV. insomma, anche queste cose bisogna dirle. a mio avviso l' informazione fornita da Berlusconi, in termini stretti e dal punto di vista dei dibattiti politici, oggi è addirittura peggiore — lo ripeto — dell' altra. farà più favori agli uni che non agli altri; ma sull' esclusione volgare — sottolineo « volgare » — con gli Zucconi e gli altri, di un certo tipo di settarismo che anche nel suo partito lei conosce, signor presidente del Consiglio , non c' è nemmeno da discutere: è quasi peggio, è peggio. detto questo, non siamo contrari a che si stabilisca e si disciplini la molteplicità delle fonti televisive. si renderà conto che lei — assieme ai suoi coetanei altrettanto illustri — non conosce bene il Parlamento. avete frequentato di più i governi, ma non il Parlamento; non lo amate molto, non lo sentite, per cui non lo conoscete molto. ciascuno di noi ha le sue caratteristiche. ebbene, vi renderete conto come questa informazione non dica mai nulla sugli apporti di idee, sulle ragioni, sulle mozioni, sulle posizioni espresse in Parlamento (e se questo avviene qui figuratevi altrove). vi renderete conto di quanto tutto ciò rappresenti impoverimento per voi, impoverimento del regime. per concludere, ricordo che lei ha chiuso il suo discorso soffermandosi sulla necessità che il sistema politico generale sia mutato. lo ha fatto anche Natta e per una volta, mi si consenta un' eccezione (che non fa la regola), mi pare che il collega Rodotà abbia pienamente ragione quando dice che Natta sembra quasi che sia qui « l' eletto » dell' alternativa contro De Mita , contro la Democrazia Cristiana e contro i governi pentapartiti, nel momento in cui dà questo annuncio alla Maria parlamentare: « verrà; avremo » ! siete astratti. provateci un po'! lei ci ha provato a fare il rinnovamento, e adesso si trova forte perché la federazione dei baroni si è rafforzata di numero e forse anche di qualità. non ci saranno più correnti; sono... baronie, non so come altro chiamarle. ma nel paese ci provi lei a mutare — con Scotti, eccetera, adesso, sono 130 mila miliardi per il Mezzogiorno — le realtà di spesa nel Mezzogiorno. ma badate, lì non sono mica comunisti; lì vi fanno fuori se davvero volete mutare fino in fondo le realtà. la Cassa farebbe fuori persino Misasi se la contraddizione si avverasse. ecco l' astrazione; ecco la necessità delle alternanze vere nella democrazia, perché vi sono cose che può compiere solo una forza storica, cose che lei non potrà mai compiere, anche se se lo augura; perché è solo l' altra forza, nella sua pienezza, che potrà farlo. credere il contrario è illusione. Crispi e i trasformisti, non erano persone che pensavano diversamente da noi; non è che volessero essere trasformisti. il destino poi ha dimostrato la sterilità, l' inanità, la velleità trasformista, con la conseguenza di rischi di esplosione di violenza, in certi momenti, contro sé e contro gli altri. presidente del Consiglio , spero che lei mi possa rimproverare di non aver letto sufficientemente bene e di non essere stato equo nel giudicare e l' allegato e le sue parole. intendiamoci bene: noi sappiamo che gente come noi può forse dare quel che vorrebbe dare a sé e agli altri in un paese più sereno e migliore. noi siamo per il « tanto meglio tanto meglio » , e lo abbiamo dimostrato in tutta la nostra esistenza. noi siamo l' unica forza a sinistra che può rivendicare di avere una caratteristica; siamo l' unica che ha capacità storiche di aggregazione. le altre sinistre, tutte, hanno la responsabilità di non avere avuto questa capacità storica di aggregazione. sul divorzio, su altri valori, abbiamo provocato la grande aggregazione civile e democratica di coloro che si appassionavano a questi temi, in campo cattolico e in campo laico. abbiamo provocato una aggregazione civile forte all' indomani di quel referendum che avevamo vinto tutti, che nessuno aveva perso. la stessa cosa è avvenuta per l' aborto. e si vorrebbe far credere che noi siamo elementi incontrollabili! abbiamo dimostrato in tutta la nostra esistenza, anche degli anni tenerissimi dell' università, fino ad oggi, per ciascuno di noi, che questa capacità di aggregazione è invece l' essenza del nostro esistere. penso che lo spartiacque non passi (siamo transnazionali, ma la nostra convinzione anche della transpartiticità è sempre più grande) tra il supposto blocco conservatore, popolare, democratico della Democrazia Cristiana e quello progressista; no, passa all' interno di queste due correnti politiche e culturali. se noi lasceremo alle generazioni che verranno, solo più o meno lustrati o ancora incartapecoriti o mummificati, gli stessi partiti che abbiamo avuto in eredità, noi avremo mancato di onorare i padri che ci dettero una eredità che loro avevano costruito. ecco perché noi volevamo, signor presidente del Consiglio , il partito del Governo, il partito della maggioranza: perché nascesse contemporaneamente il partito dell' opposizione. tutto ciò forse è disarmato; ma siamo attenti anche ai fatti. sappiamo che in realtà del Governo adesso ci si occuperà poco; tutti saranno tesi a vedere se il 29 maggio o il 29 giugno si confermeranno o meno certi successi elettorali. appena votata la fiducia è su questo e di questo che ci si occuperà soprattutto, non del Governo o del Governo del paese; e non perché quei risultati siano importanti in sé, ma perché non il comportamento politico fino ad allora, ma l' aver ottenuto l' uno, il due per cento in più consentirà di legittimarsi ancora come leadership eventuale. io ho l' impressione che già l' « accordicchio » ce l' avete. è quello di cui non si parla: alle elezioni europee una lista unica nazionale che consenta ai compagni socialisti di « imbarcare » i resti eventuali, magari dei radicali, dei socialdemocratici, dei liberali, e via dicendo. se questo è l' accordo, non si starà più a guardare la percentuale dei voti. ma i compagni comunisti, che mi pare non abbiano grande respiro di opposizione nemmeno loro, in questo momento, probabilmente, proprio perché hanno capito, non ci staranno, e questa cosettina sarà una po' più faticosa. devo dire però che di tutto questo, non avendo noi il problema di avere voti sulle nostre liste, ci occupiamo pochino. ho terminato, signor presidente della Camera, colleghi, signor presidente del Consiglio . io temo che lei, signor presidente del Consiglio , abbia peccato — non so se per una volta — di scarsa ambizione per il suo partito, per sé e per il suo Governo; di un eccesso di realismo che pagheremo tutti, che pagherà il paese e che pagherà anche lei. che cosa accadrà? noi dovremo rimboccarci le maniche, augurarci che la maturazione dei compagni comunisti, sicuramente così forte e così importante, riesca a mettere tra parentesi, diciamo così, l' errore di questa posizione di oggi; così come è stata costretta dall' elettorato a mettere tra parentesi l' errore della chiusura della legislatura l' anno scorso . ed allora potremo forse sperare di riprendere il cammino. ma noi avevamo fatto l' unica proposta di Governo che anche lei avrebbe potuto e dovuto sottoscrivere, perché era l' unica di Governo del possibile di oggi. non era consumazione del possibile esistente, ma immaginazione di quel nuovo possibile (poco, forse) che c' era e che era necessario per dare forza ad un programma. quella formula eptapartita avrebbe costretto a fare un programma vero. non l' avete voluta; ed allora noi saremo di nuovo quelli di sempre; diremo ai nostri compagni che il problema dell' Europa, i problemi trasnazionali, le nostre petizioni sono ancora l' unica cosa che c' è di aggregante; diremo che lo squallido tradimento costituzionale operato sul referendum sulla giustizia, la squallida operazione di resa alle peggiori volontà delle peggiori componenti della magistratura vanno respinti non solo nel contenuto, ma nel metodo. ci batteremo su questo. personalmente ritengo — ve lo ripeto — che abbiamo perso anche a quel proposito una grande occasione. i referendum sono quello che sono perché la Corte costituzionale di Elia ha reso impossibili in Italia dei referendum seri, impedendo le grandi questioni, non permettendo il referendum sui reati di opinione con l' affermazione che i quesiti non erano omogenei. quella Corte costituzionale , Corte dell' emergenza, anno dopo anno, ha distrutto il tessuto, l' intuizione, il dettato costituzionale sul valore dei referendum. e poi ci si dice: « ma la domanda non era abbastanza chiara » ! e magari ce lo sentiremo dire da Elia quando verrà a proporre (spero sarà lui, non Maccanico) questa o quell' altra riforma. grazie, signor presidente . temo che i federalisti europei, i radicali, si troveranno costretti ancora una volta ad essere molto presenti in politica, anche nelle elezioni, se non in quanto tali. credo che il nostro apporto sia necessario, ahinoi, più di ieri.